I segreti della Farmacia Mojon

Se girate per i caruggi certo conoscerete la Farmacia Mojon: si trova in Via di Fossatello ed è una farmacia moderna e molto fornita.
Oggi non vi parlerò dei suoi medicamenti o magari di rimedi segreti che possono giovare alla vostra salute, torno a scrivere di questa farmacia per quei segreti del suo passato, per le vicende lontane che racchiude tra le sue mura e per la valenza storica della famiglia Mojon.

I Mojon provenivano dalla Spagna, là era nato nel 1729 Benedetto che si laureò in farmacia all’Università di Madrid, fu lui il capostite di una famiglia di scienziati.
Illustre e stimato studioso, Benedetto venne a vivere a Genova e fondò quella farmacia che ancora porta il suo nome, all’epoca era una delle più importanti della città.
Benedetto ebbe diversi figli, tra di essi alcuni si distinsero come lui in scienze diverse come la chimica, la farmacia e l’anatomia: in particolare mi riferisco a Giuseppe, Antonio e Benedetto, tutti furono apprezzati e stimati per i loro studi.
Il loro cammino nel mondo si intreccia inesorabile con la storia di Genova e dell’Italia, ritengo così giusto ricordare, seppure in modo molto succinto, ognuno di loro.
Giuseppe fu professore di chimica all’Università di Genova, tra gli altri sono notevoli i suoi studi di mineralogia e quelli sulle malattie epidemiche verificatisi a Genova nel 1802, fu stimato membro di diverse società scientifiche.
Un giorno per caso, i miei occhi hanno trovato il suo nome.
Sbiadito, quasi illegibile, sulla stele del suo monumento funebre a Staglieno.

Narra appena di lui, del suo tempo in questa città e tra la nostra gente, è una tomba forse dimenticata.

A Giuseppe Mojon
nato in Genova l’anno 1772
professore di chimica
nella patria Università
dal 1802 al 1837
rapito all’Italia
nell’anno 64.mo di sua vita

Di Giuseppe e di suo fratello Benedetto si legge nel volume Storia della Università di Genova del P. Lorenzo Isnardi edito a Genova nel 1867 dalla Tipografia dei Sordomuti.
Benedetto fu medico e studioso di anatomia e patologia, fondò con altri la Società Medica di Emulazione e pubblicò uno studio sulla musicoterapia, importante anche un suo approfondimento sul dolore, fu autore di diverse pubblicazioni sulla fisiologia e di studi scientifici tra i quali uno dedicato al colera.
Benedetto ebbe per compagna di vita la milanese Bianca Milesi, donna volitiva ed eclettica.
Artista e scrittrice, fu amica di celebri pittori e si distinse per i suoi scritti dedicati alla pedagogia e all’educazione dei bambini, tema che le era molto caro.
Da coraggiosa patriota Bianca Milesi era un’appassionata appartenente alla Carboneria e nella sua tumultuosa esistenza diede più volte il suo contributo alla causa.
Giunta a Genova da Milano, in precipitosa fuga dalla polizia austriaca, conobbe nel 1825 Giuseppe Mazzini, qui incontrò anche Benedetto Mojon che amò sempre con sentimento autentico e vero.
Con lui andò a Parigi, per riparare al sicuro in tempi difficili, là Benedetto e Bianca morirono a distanza di poche ore uno dall’altra, colpiti entrambi da letale colera nel 1849.
Nel tempo della loro vita genovese vissero insieme in un prestigioso palazzo in Via Balbi.

Il terzo dei fratelli Mojon a distinguersi in ambienti scientifici si chiamava Antonio: fu lui a occuparsi ancora della farmacia e a portare avanti l’impresa di famiglia.
E un giorno, sempre in uno dei miei giri a Staglieno, mi è capitato di leggere il suo nome, anche questa volta è inciso su una lapide che ha subito le ingiurie del tempo.

Il nome dei Mojon ricorre poi spesso in in libro poderoso suddiviso in sette volumi: è il Diario Politico di Giorgio Asproni, deputato repubblicano che consegnò ai posteri il suo ricordo della storia d’Italia in forma di arguto e brillante memoriale.
Su queste pagine si trovano aneddoti, momenti importanti per la nostra nazione e a volte anche notizie curiose, il Diario Politico copre un periodo che va dal 1855 al 1876.
Asproni qui a Genova aveva un carissimo amico: si tratta di Giuseppe Mojon detto Pippo, il figlio di Antonio dal quale aveva ereditato la farmacia.
Tempo fa dedicai un articolo a questa loro amicizia, lo trovate qui.
Erano tempi di grande fermento, era l’epoca della spedizione di Pisacane e delle sedizioni mazziniane, nel libro di Asproni emerge anche il legame tra Pippo Mojon e Giuseppe Mazzini, a diversi livelli Mojon prese parte alla vita politica del suo tempo.

In quella farmacia, come in altre, ci si riuniva per discutere, per leggere i giornali, erano luoghi d’incontro sicuri.
Sono trascorsi molti anni da allora, oggi la farmacia appartiene a una diversa famiglia.
Per un caso del destino il mio precedente articolo è capitato sotto gli occhi della Dottoressa Zucca che appunto è proprietaria della Farmacia Mojon.
Da lei ho ricevuto un invito del quale ancora la ringrazio, la dottoressa mi ha detto che aveva da mostrarmi una particolarità della sua farmacia che non tutti conoscono.
E così eccomi in Fossatello, con tutta la curiosità del caso.
E guardo a terra: nel pavimento della farmacia c’è una botola.

Cari amici, io sono certissima che questo segreto fosse ben noto al deputato Asproni, come vi ho detto lui andava spesso a trovare il suo amico Pippo Mojon.
E ad esempio il 9 Luglio 1859 così scrive:

Stamani ho avuto un abboccamento a solo con Pippo Mojon, nella stanzina piccola dove ha la cassaforte della sua farmacia.

Ecco, ora io non saprei dirvi precisamente dove fosse la stanzina piccola, accidenti, magari lo sapessi!
So però che se aprite la botola della Farmacia Mojon trovate una scala che conduce a un ambiente sotterraneo e a quanto pare qui ci si riuniva in gran segreto, in quei tempi lontani quando Genova era la culla del Risorgimento e quando qui si cospirava per fare l’Italia con i cuori ardenti di amor patrio.
Lascio a voi immaginare le parole e gli sguardi d’intesa, i saluti solidali tra persone che condividevano certi ideali.
Accadeva molti anni fa in Via di Fossatello, questi sono i segreti della Farmacia Mojon.

Nella fabbrica dei dolci di Cavo

E’ una piazza di caruggi, uno dei luoghi che amo.
E come molte zone della città vecchia, Piazza Pinelli è scenografica e ricca di suggestioni, ci sono palazzi nobiliari che celano meraviglie, presto vi porterò su per certe scale.
Io passo spesso da quelle parti, da Via San Luca vado verso il Porto Antico.

Piazza Pinelli

E ogni volta che attraverso Piazza Pinelli mi accoglie un effluvio di profumi deliziosi che proviene dalla fabbrica dei dolci.
E insomma, era da tanto che volevo sbirciare lì dentro ed è giunto questo giorno, così oggi vi porto con me nella fabbrica dei dolci di Cavo, la pasticceria di Via di Fossatello che ben conoscete.

Cavo

Il laboratorio ha questa sede da circa quattro anni, qui si preparano le bontà che troverete varcando la soglia del locale storico di proprietà di Alessandro Cavo e Linda Celenza.
E come è logico che sia, nella fabbrica dei dolci si inizia a lavorare presto, bisogna pensare ai dolcetti per la colazione e non solo!

Cavo (2)

 Io sono arrivata a metà mattinata e in quel momento i pasticcieri erano intenti a preparare le meringate.

Cavo (4)

E ci si dava da fare con lo stampino per i canestrelli, che lavoro!

Cavo (3)

questa perfezione geometrica nel disporli sulla teglia suscita tutta la mia ammirazione.

Cavo (5)

E poi io sono curiosa, questo si sa!
Così ho chiesto che cosa fosse questo macchinario e la mamma di Alessandro mi ha spiegato che si tratta di una raffinatrice che loro hanno da diverso tempo.

Cavo (6)

Dolce, impalpabile e zuccherosa meringa.

Cavo (7)

Ovviamente servirà per decorare le torte, eccole qua!
La meringatina mignon è il mio peccato di gola preferito, lo confesso.

Cavo (9)

E qui vedete un trionfo della specialità di Cavo, gli amaretti di Voltaggio.

Cavo (9A)

Una distesa di baci di Alassio, che meraviglia!

Cavo (11)

E baci di dama, la dolcezza non finisce mai!

Cavo (10)

E ancora i canestrelli finalmente pronti!

Cavo (12)

E anche se siamo in estate, non temete, da Cavo trovate il pandolce genovese tutto l’anno.

Cavo (13)

E voilà, le meringate sono fatte, oltre che buone sono bellissime!

Cavo (24)

Nel frattempo non si smette lavorare e i pasticcieri si mettono all’opera dietro ad altre torte, questa volta alla fragola.
Che bellezza la fabbrica dei dolci, sinceramente non sapevo da che parte guardare!

Cavo (15)

 Quegli amaretti morbidi e delicati, se passate da Cavo portatevene a casa una confezione, vi assicuro che non vi durerà tanto.

Cavo (16)

 Un sacchetto trasparente, un nastro colorato e la sublime dolcezza degli Amaretti di Voltaggio, rifasciati nella carta bianca e rossa.

Cavo (17)

Dalla fabbrica dei dolci tutto questo arriva nella mia pasticceria preferita dove si può pranzare, premiarsi con una golosa merenda o prendere un aperitivo sfizioso.
E certo, da Cavo si può fare una colazione molto speciale.

Cavo (18)

Infatti qui non avrete che l’imbarazzo della scelta, provate ad assaggiate i cronuts.

Cavo (19)

E poi ci sono i chifferi e le viennesi.

Cavo (20)

E i gobeletti, tipici dolci genovesi.

Cavo (21)

E torte di tanti tipi, tra le tante in questo locale troverete la buonissima Torta Mazzini, il dolce preferito dal celebre patriota genovese.
E poi ancora, ecco le crostate con la marmellata.

Cavo (22)

A rendere tutto questo unico nel suo genere non è solo la qualità degli ingredienti e la perizia nel saper preparare i dolci e tutto il resto.
A fare la differenza è l’amore per il proprio lavoro, una grande capacità imprenditoriale, è la protervia nel coltivare un sogno bello, è  il sorriso gentile che sempre vi accoglie quando entrate da Marescotti.
Questo fa tutta la differenza, il sogno della Marescotti me lo aveva raccontato Linda tempo fa e io lo avevo scritto per voi in questo articolo.
E più nel dettaglio potrete ascoltarlo dalla voce di Alessandro che è stato protagonista di una puntata della trasmissione Sconosciuti di Rai Tre, qui trovate il link.
Ascolterete la sua voce, la storia di questo locale storico, lo vedrete camminare per le strade delle città vecchia, le stesse strade che io vi mostro spesso su queste pagine.
E’ di questo che ha bisogno la nostra Genova, di progetti che si realizzano, di idee vincenti e di belle realtà che rendono vivo il nostro amato  centro storico.
Ed è per questo che sono felice di avervi portato laggiù, nella fabbrica dei dolci di Cavo.

Cavo (23)

Guardando i tetti tra Via Lomellini e Via del Campo

Nel weekend appena trascorso a Genova si sono svolti i Rolli Days, un evento che offre sempre l’occasione di visitare splendide e antiche dimore, alcune di esse sono state aperte per la prima volta in questa circostanza.
E così sabato mattina ho potuto vedere le sale di Palazzo Andrea Pitto, una meraviglia di Genova alla quale dedicherò presto ampio spazio.

Palazzo Pitto

Le giornate dei Rolli per me sono anche un’opportunità per scoprire l’altra Genova, la città dei tetti che tanto amo.
E sapete?
Oltre al prestigioso edificio e alle sue stanze affrescate, in questa mattinata di maggio sono stata nuovamente in una casa privata.
Eh sì, i genovesi sono spontaneamente generosi e amano condividere la bellezza che loro vedono ogni giorno.
E che dire di me? Sulla mia strada incontro persone disponibili e per di più abitano sempre in luoghi meravigliosi, all’ultimo piano dei palazzi dei caruggi, se non è fortuna questa!
E quindi ringrazio il padrone di casa per la sua cortesia, mi ha fatto un regalo bellissimo.
Oggi guarderemo i vicoli da lassù, dalle finestre di Palazzo Pitto accessibili al pubblico per i Rolli Days e poi andremo ancora più in alto, sopra i tetti.
Sopra Via del Campo, la bella strada di Genova resa nota dal più celebre dei nostri cantautori.

Via del Campo (2)

E se camminate in questa via la vedrete così.

Via del Campo

E poi si prosegue, gli edifici di Via Campo sono antichi e ricchi di storia.

Via del Campo (3)

In una precedente circostanza mi affacciai da certe finestre quasi nei pressi della Porta dei Vacca, da quel punto si può apprezzare una veduta particolare, da sotto non potresti mai immaginarla.

Via del Campo (4)

Ma torniamo nella parte bassa di Via del Campo verso Palazzo Pitto.
E se ti fermi ancora di fronte a un altro vicoletto, sopra di te i tetti quasi si sfiorano.

Via del Campo (5)

E poi sali le scale e ti ritrovi in saloni splendidamente decorati, una ricchezza che lascia senza fiato.
E poi le finestre si aprono e davanti a te hai la Torre dei Piccamiglio.

Via del Campo (6)

E vasetti con le piante, comignoli e luce che batte.

Via del Campo (7)

Se vuoi capire quanto possano essere stretti certi caruggi guardali così, in questa maniera.

Via del Campo (8)

E ancora, altre finestre e un’inedita prospettiva sopra Via Lomellini, l’infilata delle case e laggiù in fondo le alture di Genova.

Via Lomellini

E ancora, guarda verso Fossatello, lassù c’è un terrazzino che è un trionfo di piante, cose da caruggi.

Via Fossatello

E guarda, guarda ancora.
Ancora vasi e la strada che si snoda tortuosa, le persone si intravedono appena, nell’edificio sulla sinistra si trova la  Pasticceria Marescotti che tutti voi conoscete bene.
Quanto sono alte le case dei caruggi, una vertigine che non finisce di entusiasmarmi.

Via Fossatello (2)

E poi sali, guarda ancora su Via del Campo.
Caruggi, panni stesi e un altro terrazzino.

Via del Campo (9)

E poi sali, sali ancora.
Verso la casa di chi mi ha ospitato, la vista da lassù è stupefacente.
E fiori e aria di mare e ancora lei, ancora più da vicino, la Torre dei Piccamiglio, ve la mostrai da un diverso punto di vista, in questo post, allora mi trovavo in una casa che è a breve distanza da Palazzo Pitto.
Magie di caruggi, ti sposti di pochi metri e tutto cambia.
La Torre, io un giorno salirò lassù, statene certi.

Via del Campo (10)

Sopra ai tetti.
E mare e spiovenze e ardesie.
E se mi portassero qui ad occhi chiusi e mi facessero vedere questa veduta saprei dire dove mi trovo?

Via del Campo (11)

Da lassù si vedono cose incredibili, credetemi.
Quando passate in Piazza Fossatello alzzate lo sguardo verso Palazzo Pallavicini, è l’edificio che vedete a sinistra nell”immagine sottostante.

Palazzo Pallavicini

E chi c’è sul tetto?

Palazzo Pallavicini (2)

Ah, ecco chi è quel felino che si vede da lassù, se ne sta acquattato tra le ardesie e vigila sulla quiete degli abitanti della Superba!

Palazzo Pallavicini (3)

Lassù è tutta una fantasia di spiovenze scivolate, quella è la città dei tetti misteriosa e ogni volta nuova, la città che regala sempre qualche scorcio che non hai mai veduto anche se vivi qui da tutta la vita.

Tetti

C’era un cielo terso e qualche nuvola soffice all’orizzonte.

Via del Campo (12)

C’erano le barche ormeggiate al Porto Antico, c’erano gli alberi del galeone dei pirati, il mare azzurro e la Lanterna.

Genova

E la Torre svettante e orgogliosa, sopra i tetti di Via del Campo.

Via del Campo (14)

Le Madonnette di Genova, dai caruggi a Sant’Agostino

Se volete conoscere Genova dovete camminare per i suoi caruggi.
Se volete conoscere Genova dovete alzare lo sguardo verso le tracce di una devozione antica, verso quelle edicole che un tempo ospitavano le immagini sacre di Maria e dei Santi.
Oggi vi porto a fare una passeggiata particolare, tra i vicoli e il Museo di Sant’Agostino, tra passato e presente, tra le edicole che ancora si trovano in quei caruggi e alcune statue che potrete vedere in quel Museo.
Lì si trova la statua della Madonna che un tempo era situata nell’edicola posta  sulla casa di Paganini.
L’infinita dolcezza di quegli sguardi si posa su di voi e si prova una sorta di emozione difficile da spiegare, le custodi silenziose dei nostri caruggi sono là, in Sant’Agostino.

Museo di Sant'Agostino

Il culto della Madonna ha origini antiche in questa città, Lei fu anche proclamata Regina di Genova e trovate qui la motivazione.
Ai giorni nostri nelle edicole sono esposte copie fedeli delle statue originali, bisogna andare in quel Museo per trovare i visi benevolenti e i sorrisi che un tempo si posavano sui genovesi.
E bisogna conoscere Genova e i suoi caruggi per poter ricondurre ogni Madonnetta alla sua collocazione originaria.
Vi porto con me, in Via Prè, amo molto questa antica strada.

Via Prè (5)

E lì, dove la via ha inizio poco dopo la Commenda c’è questa bella edicola che ritrae il Beato Botta in contemplazione della Madre di Cristo.

Beato Botta 1

Eccolo il Beato Botta in preghiera, la scultura risale al XVIII secolo.

Beato Botta 1a

Sempre in Via Prè, poco distante, c’è un’altra edicola che ritrae lo stesso soggetto religioso.

Beato Botta 2

E ancora ecco la statua che un tempo era lì collocata.

Beato Botta 2a

E già che siamo da queste parti facciamo una deviazione in Piazza dei Truogoli di Santa Brigida, un angolo di caruggi davvero suggestivo.

Piazza dei Truogoli di  Santa Brigida

E fermiamoci davanti all’edicola.

Piazza dei Truogoli di Santa Brigida

E’ dolce e tenera l’immagine seicentesca della Madre di Dio qui ritratta con Gesù e San Giovannino.

Piazza dei Truogoli di Santa Brigida 9

Le belle e numerose edicole di Via Prè, a loro ho dedicato un intero articolo, lo trovate qui.
La nostra passeggiata continua, scendiamo e arriviamo in Piazza Del Campo.

Piazza del Campo (3)

 

Anche qui troviamo un’edicola, collocata proprio sopra i banchi di frutta e verdura, sacro e profano convivono armoniosamente nei caruggi.

Piazza del Campo (2)

Ed è particolare la statua della Madonna che qui si trovava, è attribuita ad un artista del ‘300, lo scultore che la eseguì faceva parte della scuola che lavorò al restauro della cattedrale quando questa subì diversi danni a causa di un incendio nel 1296.

Piazza del Campo

Andiamo ancora oltre e ci troviamo in Via di Fossatello, qui aveva posto un dipinto, un olio su ardesia che ritrae la Madonna del Cardellino.

La Madonnetta

Anche quest’opera si trova nel Museo che tutti i genovesi dovrebbero vedere.

Via di Fossatello

Camminiamo ancora, ci inoltriamo in Via della Maddalena dove troveremo un’edicola dedicata a Sant’Antonio da Padova che merita certo attenzione, ho già avuto modo di scriverne in questo articolo.

Via della Maddalena

Il Santo di Padova è ritratto in una statua lignea.

Via Della Maddalena (2)

E tiene a sé il Bambino Gesù.

Via della Maddalena 1

Torniamo in San Luca, dove sono davvero numerose le edicole votive, come del resto in tutto il centro storico.
E qui ci fermiamo nei pressi dell’Archivolto di San Raffaele.
Eh, su quei fili elettrici così a vista non dico nulla ma potete immaginare quale sia il mio pensiero.

Via San Luca- Madonna con il Bambino

E ancora si trova uno sguardo dolce e amorevole.

Via San Luca - Madonna con il bambino 1a

E poco distante ancora una nicchia per la Madre di Dio.

Via San Luca  - 2

E questa è la statua che lì si trovava.

Via San Luca

Genova era questo, le Madonnette nei caruggi, ce n’erano ovunque.
Si cammina, nel saliscendi e nella penombra dei vicoli, arrivate in Via di Scurreria Vecchia, un altro vicolo che è tutto sfumature di colore.

Via di Scurreria Vecchia (2)

E andiamo ancora oltre, la strada si incrocia con Vico Indoratori e lì si trova questa edicola.

Via di Scurreria Vecchia

Anche qui era collocato un dipinto, attribuito a un artista della famiglia Calvi, l’opera risale al ‘500 e forse ne fu autore proprio Lazzaro Calvi, celebre pittore.
Il dipinto ritrae la Madonna con il Bambino tra i Santi Giovanni Battista e Lorenzo.

Via di Scurreria Vecchia 1

E’ un’emozione grande camminare tra le Madonnette di Sant’Agostino, qui ci sono anche statue che provengono da luoghi che hanno subito sconvolgimenti e profonde trasformazioni, luoghi che non abbiamo saputo difendere come avremmo dovuto.
Lei è la seicentesca Madonna con il Bambino benedicente attribuita a Domenico Amadeo,  si trovava dall’edicola situate nel pilone sotto il Ponte di Carignano, in Via Madre di Dio.

Madonna con il Bambino Benedicente (3)

Perduta la strada, a noi è rimasta questa Madonna.

Madonna con il Bambino benedicente

Ed è piena di grazia e bellezza la statua di Maria che un tempo era nella chiesa di San Silvestro, ormai perduta sotto i bombardamenti della II Guerra Mondiale.

Madonna della Misericordia Chiesa di San Silvestro

Dolcezza infinita nel suo sguardo.

Madonna della Misericordia - Chiesa di San Silvestro

E ancora, altri caruggi, andiamo giù da Salita del Prione.

Salita del Prione

Anche lì troverete una bella edicola che un tempo ospitava la Madonna.

Salita del Prione (2)

Lei calpesta il maligno che ha le fattezze di un drago, la Madonna pura e candida scolpita nel marmo bianco volge lo sguardo a Dio.

Salita del Prione

Queste Madonnette che oggi troviamo in uno dei Musei più interessanti della città erano un tempo per le nostre strade, a loro ci si rivolgeva confidando le proprie speranze e i propri pensieri.
E no, davvero non potete dire di conoscere Genova se non avete mai veduto queste sue antiche vie e i tanti volti della Madonna che potete incontrare qui, in Sant’Agostino.

Madonna con Gesù e San GIovannino

Non tutte sono state salvate, va ricordato che purtroppo nel passato, quando ancora erano esposte nelle edicole, alcune statue sono state sottratte e sono così andate perdute.
Questo rende ancora più care e preziose le Madonnette che invece sono al sicuro dento al Museo.
Accanto ad ognuna c’è una scheda esplicativa che illustra la sua storia e la collocazione originaria dell’opera, io ve ne ho mostrate alcune, ve ne sono altre che potrete scoprire da voi.

Museo di Sant'Agostino (2)

Qui in Sant’Agostino, c’è parte del nostro passato, c’è il ricordo di luoghi che non possiamo più vedere perché non siamo stati capaci di difenderli.
Quartieri interi, strade e piazze, pietre millenaria.
Là, in Piccapietra, un tempo sorgeva la Porta Aurea, non ne è rimasta più traccia.

Porta Aurea

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Sulle sue braccia aperte si posa il drappeggio del mantello, è sottile ed eterea la Madonna che un tempo si trovava sopra la porta perduta di Genova.
Lei è ancora tra noi, nella pace e nel silenzio di Sant’Agostino.

Madonna dell Misericordia - Porta Aurea

In Via del Campo c’era un pizzicagnolo

Una passeggiata in Via del Campo, una delle strade più amate della Superba.
In certi anni lontani, molto tempo prima che uno dei più celebri figli di Genova rendesse immortale questa strada così caratteristica.
Una zona di grande passaggio, in certe epoche sulla vicina Piazza della Nunziata si teneva il mercato.
E quindi si può ben immaginare la confusione, questa è un’immagine del 1905.

Piazza della Nunziata

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Ma noi andiamo in Via Del Campo, oltre l’antica Porta dei Vacca, un luogo che conserva tanti sinistri segreti, alcuni di essi potete leggerli qui.
Varchiamola, in certi altri anni per alcuni versi più difficili per altri forse più felici.

Porta dei Vacca

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Che pullulare di botteghe!
Ce n’è per tutti i gusti e per ogni esigenza!
Il signor Luigi vende latta, poco più in là c’è una bella merceria che in vetrina esibisce certi pizzi raffinati, da Degrossi si comprano i turaccioli.
E poi qui, a due passi dal porto, non può che esserci il negozio dei Leveratto, vendono generi da marinaio.
E da Parini invece si trovano i cordami, c’è un negozio di scope e una coltelleria.
E poi commestibili e panifici, botteghe di cereali e frutta secca, macellai e salumieri, bottiglierie e drogherie.
In Via del Campo, nel cuore pulsante di Genova.
C’è anche un banco del Lotto per chi volesse tentare la fortuna!

Banco del lotto

E poi c’è la bottega di un pizzicagnolo.
E qui, lavora anche un garzone di nome Gerolamo, ogni volta che va a trovare i parenti torna indietro con le mentine e le caramelle per i figli del pizzicagnolo.
E quando piove tanto e i fondi si allagano i bambini del pizzicagnolo usano le casse del tonno come barche per giocare!
E’ una gran dote la fantasia, è vero?
E uno di loro è nato proprio qui, in Piazzetta degli Ebrei.
Tra il negozio e la casa c’era una sorta di passaggio, una porta con un grande lucchetto.
E poi?
Beh, lì vicino c’è un bel negozio di scarpe e poco più in là una friggitoria che serve farinata fumante!
E lungo la strada alcuni alllestiscono improvvisati banchetti per vendere le banane e urlano a voce alta per richiamare i clienti.
Li avete sentiti, vero?
E la storia di quello che porta la ricotta la conoscete? Beh, sapete cosa fa questo bel tipo? Quando la consegna al pizzicagnolo, continua a dar ditate alla ricotta e non fa che ripetere quanto è buona!
E insomma una scena simile ti rimane impressa nella mente!
Se conoscete Genova sapete che quello è un piccolo fatto di strade e piazzette.
E là dietro, in Via Lomellini c’è un lussuoso albergo e un ristorante che esibisce eleganti arazzi.
E poi certo, ci sono le bottiglierie e i bar, ad esempio Plassino, in Via di Fossatello, a dire il vero non credo di esserci mai stata!
Ah, c’è anche un altro locale che accoglie una clientela raffinata, vi si servono paste e dolci deliziosi, si chiama Marescotti e questo invece mi sembra proprio di conoscerlo!

Cavo (3)

Sono ricordi che restano, anche quando il tempo passa.
Il figlio del pizzicagnolo si chiama Candido, è un anziano signore ed è in vacanza qui con sua moglie Eugenia.
E’ lui ad avermi raccontato del negozio di suo papà e di Via del Campo in altri anni, alcune altre notizie sono tratte dalla mia guida Pagano del 1926, dove sono elencati i negozi strada per strada.
Ho fatto avere al signor Candido la copia della pagina che riguarda Via del Campo e lui è stato contento di trovare il negozio di famiglia e altre botteghe delle quali si rammenta.
Ed è da tanto tempo che lui non va più in quelle strade, dice che non sono più come lui le ricorda.
E sapete, a un certo punto gli ho chiesto se aveva memoria di Marescotti e lui mi ha domandato:
– Ma lei come fa a conoscere Marescotti?
E così gli ho raccontato che quel locale sta vivendo una seconda vita e lui ha fatto un sorriso.
Sapete, sto cercando di convincere il Signor Candido a tornare in Via del Campo e in quei posti che lui conosce insieme a me.
E no, non ci sono più i banchetti con i venditori di banane e la friggitoria che faceva la farinata è scomparsa ma io credo che con gli occhi del ricordo si possa vedere tutto.
C’è ancora l’antica strada dove è cresciuto il signor Candido.

viadelcampo[1]

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Buona Pasqua a tutti voi!

E ancora è tempo di auguri, domani è Pasqua.
Cade una pioggia persistente e fastidiosa, così è a Genova e in tante parti d’Italia.
E si mugugna per il maltempo, ma mi viene da sorridere a leggere le parole che Costanzo Carbone dedicò al lunedì dell’Angelo nel suo Giro di Ronda, un testo del 1937.
Ah, le gite sui prati e il vino di Polcevera per brindare sotto il primo sole!
E tutti a raccoglier ginestre, il fiore giallo che illumina la Liguria quando arriva la bella stagione.
Che peccato, scrive Carbone, da qualche tempo a Pasqua il cielo è grigio e carico di pioggia, la gita fuori porta diventa così un pranzo in trattoria a Casella o a Torrazza, a Sant’Olcese o a Sant’Eusebio.
E ancora piove, in questi giorni come allora.

Giornata di pioggia

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, così recita un noto proverbio, ma non c’è luogo più accogliente della propria casa, sarete d’accordo con me.
E si portano in tavola i piatti della tradizione, a Genova si usa mangiare le lattughe ripiene e la cima di vitello.

Cima (2)

E certo non può mancare la deliziosa torta pasqualina, cucinarla a dovere è una vera arte, un tempo si usava stendere ben trentatré sfoglie, un numero che corrisponde agli anni di Gesù.
E io avevo una zia che era un’ottima cuoca, non so quante fossero le sfoglie della sua torta Pasqualina ma ricordo che da piccola rimanevo incantata per quei tanti veli quasi impalpabili che uno sull’altro coprivano la torta salata più celebre di Genova.

Torta Pasqualina

La Torta Pasqualina, tanto amata da guadagnarsi gli elogi di Giovanni Ansaldo, risale al 1930 il suo articolo tanto memorabile quanto significativo: Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.
Oh, quante sono! Le foglioline di maggiorana e i mazzi di bietole, la prescinsêua e le uova, le iniziali del padrone di casa incise sulla sfoglia e l’olio che unge la torta come ultima finitura.
Un testo che fa venire l’acquolina in bocca, se non lo conoscete merita di essere scoperto, lo trovate qui, edito da Sagep in un volume che riporta anche alcune ricette.
L’articolo si apre con una dedica a una persona, a Sciä Carlotta, ostessa in Sottoripa, sempre trafelata a servire questa delizia della cucina ligure agli avventori del suo locale.
Lei le conosceva una per una le ventiquattro bellezze della Torta Pasqualina, a lei va l’augurio di Ansaldo, che la Pasqua le porti palanche e clienti, così scrive l’autore.
E nel ricco archivio di antiche cartoline di Stefano Finauri c’è un’immagine di questa celebre trattoria che ispirò la stesura di Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.

Trattoria Carlotta

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

A Genova, come altrove, a Pasqua si mangia la Colomba che fa bella mostra di sé in tutte le pasticcerie.
Così è da Cavo, ormai lo sapete, questa è la mia pasticceria preferita: ecco il loro dolce di Pasqua fasciato in carta dai colori confetto, sulla vetrina si riflettono gli antichi palazzi di Fossatello.

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo Colombe

E Pasqua è la gioia dei bambini che ricevono l’uovo di cioccolato, che meraviglia cercare la sorpresa!
E allora questa è la mia maniera di farvi gli auguri, userò  un’ immagine della vetrina di Cavo dove si può ammirare uno splendido uovo riccamente decorato.
E faccio mie le parole di Giovanni Ansaldo, che la Pasqua porti anche a voi tante palanche.
E vi porti serenità, gioia e un uovo di cioccolato bello e buono come questo.
Buona Pasqua a tutti voi!

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo - Uovo di Pasqua

I dolci intermezzi della Marescotti

Stasera vi offro un dolce intermezzo in un luogo che i miei lettori affezionati ormai conoscono, la Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo, uno di quei posti dove si sta semplicemente bene e quindi vi si torna sempre, per un tazza di tè servita con un’alzatina ricolma di pasticceria secca o per un aperitivo con le amiche.
E allora eccoci ancora qui, in Via di Fossatello.

Cavo

Una dolce digressione in questa giornata d’inverno.
A tutti noi piacciono le torte, quelle di pasticceria creano subito un’atmosfera di festa.
Il cabaret, la carta colorata, il nastro e la striscia di cartone che protegge un dolce preparato ad arte.
E sì, se si è in tanti si compra una torta intera!
Ma come soddisfare un piccolo peccato di gola?
Con un dolce intermezzo: le tortine della Marescotti.
Eccole, di tante qualità diverse, c’è torta Zena e la torta al caffé.

Dolci

Non sono neppure tanto piccine, sazieranno la vostra voglia di dolce, ve lo assicuro!
E ci sono anche altre delizie, tra queste vorrei mostrarvi una piccola selezione di dolcetti che hanno allietato i miei dopocena.
Una meringatina bianca e rosa, impreziosita dai frutti di bosco.

Meringatina

E ancora meringa, questa volta accompagnata da uno dei miei gusti preferiti, il pistacchio.
Ma che meraviglia!

Meringata al pistacchio

La pasticceria è un’arte, oltre a scegliere ingredienti di ottima qualità occorre saper presentare i dolci con cura ed attenzione e queste tortine, oltre che buone, sono bellissime.
Quando passate dalle parti di Fossatello, se ancora non la conoscete fate un passo alla Marescotti, troverete diverse delizie per il vostro palato.
Un cuore morbido di cacao, la codetta e i riccioli di cioccolato.
Sono i dolci intemezzi della Marescotti.

Dolce al cioccolato