Li riconosci sempre i turisti nella tua città, sono quelli che in genere si guardano attorno con espressione stupefatta, capaci di meravigliarsi di ciò che per taluni è un luogo dell’abitudine.
Un’antica torre, una chiesa dalle pietre millenarie, una creuza che dalle alture conduce verso il mare.
Una strada mai percorsa, la vetrina di un negozio che suscita curiosità, la scelta delle delizie gastronomiche da provare.
Focaccia, Porto Antico, pesto, vicoli, un cartoccio di pesce, un giro in battello e una gita in riviera, tramonto e gelato alla panera davanti al mare.
Sogni.
Panchine e stanchezze.
Sospiri e ringhiere.
E amori.
Nascono amori nelle città, noi non lo sappiamo ma accade ogni giorno.
All’ombra degli alberi, nel languore delle serate estive si scoprono nuove strade da percorrere in due.
Amori, passeranno gli anni e tornerà il desiderio di rivedere la città della Lanterna dove tutto iniziò in un giorno lontano.
E memorie.
E vicoli, piazzette, tavolini all’aperto, risate, foto ricordo.
Due date, arrivo e partenza.
A questo pensavo mentre passavo in Piazza delle Vigne davanti a Palazzo Grillo, edificio nobiliare ora divenuto prestigioso hotel.
Accade persino di innamorarsi, in posti come questo.
Accade, a volte così, in vacanza nei caruggi.
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Sopra i tetti
Sopra i tetti, ancora.
Lassù c’è sempre una città che tu non conosci, una città diversa da quella che sei abituata vedere.
Basta andare su per certe scale e se possibile aprire una finestra.
Sopra i tetti vedrai gli abbaini.
E poi, se guardi giù, mattoni e finestre spinte in fuori.
Che posto sarà mai questo? Lo riconoscete?
Tetti d’ardesia che si incrociano.
E laggiù un passaggio tra un palazzo e l’altro, cose che si vedono nei caruggi.
Ed è diversa la prospettiva da lassù, questo è Vico alla Casa di Mazzini, lo vediamo così da Via Cairoli.
Ed è come dicevo, è tutta diversa la città dei tetti.
E quindi, gironzolando per la città vecchia, non mi lascio mai scappare l’occasione di entrare in qualche portone.
E poi guardo fuori, sempre.
Si tratta solo di imboccare certe scale, a volte impervie e faticose, certe scale ti spezzano il fiato.
Si tratta solo di salire qualche piano e affacciarsi, in questo caso su uno scorcio di Piazza delle Vigne.
E poi un po’ più su.
Troverai ardesie spioventi, cielo e terrazzini.
Le ringhiere, una sdraio, le piante fiorite.
Si tratta solo di trovare certe finestre che già sono pura poesia.
E a volte serve un pizzico di fortuna, può capitare infatti di avere un’amica che abita in una casetta incantevole, lassù, sopra i tetti.
O forse no, non è fortuna, del resto le amiche non si scelgono a caso, giusto?
Si hanno passioni in comune, interessi simili, amore per gli stessi luoghi.
Apri la finestra e guarda fuori.
E sì, l’edificio sulla destra è proprio Palazzo Rosso, sede di un prestigioso museo genovese.
E affacciati dall’altra parte, sulla prospettiva di caruggi che si perde in queste ristrettezze, perché Genova è proprio così e qualcuno vede questi tetti dal salotto di casa.
E lassù, in cielo, c’erano certe nuvole grigie.
Magie di Genova, quando vai lassù, in alto.
Si tratta solo di trovare certe finestre che già sono pura poesia.
Certe finestre
Non tutte le finestre sono uguali.
Certe, se sai vederle, si schiudono su stupori e ti lasciano scorgere bellezze alle quali è facile rivolgere l’attenzione.
Se a me venisse chiesto di spiegare con una sola immagine la meraviglia dei palazzi dei Rolli sceglierei questa fotografia.
Una persiana socchiusa, colori polverosi e tutto ciò che ancora hai da scoprire.
Certe finestre riflettono il quotidiano e il semplice fluire della vita.
E accanto alla vita di ogni giorno scorre il tempo degli anni passati, è nel rintocco di una campana, non suona in quell’istante ma se vuoi la sentirai comunque.
Certe finestre poi svelano fenditure di caruggi.
No, non tutte le finestre sono uguali.
Alcune sono protette da creature dalle fattezze sinuose e là, dove le case sono così vicine, puoi vedere altre finestre dentro a quei vetri.
Tu devi soltanto aspettare la luce, è lei a sollevare il velo che nasconde l’invisibile.
Certe finestre sono accarezzate da un calore fugace.
E altre ancora sono presidiate da figure austere che rimangono ritte accanto a certe prospettive acquose e liquide, confuse come tutto ciò che devi ancora immaginare.
Certe finestre vengono travolte da una vaghezza sfumata, così effimera e rara.
E tutte insieme, in certi giorni, compongono un insolito mosaico, se guardi bene vedrai la basilica delle Vigne e il suo antico campanile.
Arduo intuire cosa potresti vedere dentro a certe finestre, non dipende certo solo da te.
Tu intanto alza lo sguardo, sempre.
Certe finestre sono come musica e tu devi soltanto comporre la tua melodia, per ognuno di noi è diversa.
E il pentagramma è lì, attende le tue note.
Non tutte le finestre sono uguali.
Alcune riflettono comignoli e tetti, sono spazi aperti dentro a uno spazio immaginario.
Certe finestre sono fatte di aria e di cielo e di arte ricreata nel marmo.
E tutto appare nella sua vera essenza, vedrai una croce tremula nei riflessi d’autunno, una corona e i putti dai gesti gentili.
E saprai anche tu che non tutte le finestre sono uguali.