Sopra i tetti

Sopra i tetti, ancora.
Lassù c’è sempre una città che tu non conosci, una città diversa da quella che sei abituata vedere.
Basta andare su per certe scale e se possibile aprire una finestra.
Sopra i tetti vedrai gli abbaini.

E poi, se guardi giù, mattoni e finestre spinte in fuori.
Che posto sarà mai questo? Lo riconoscete?

Tetti d’ardesia che si incrociano.

E laggiù un passaggio tra un palazzo e l’altro, cose che si vedono nei caruggi.

Ed è diversa la prospettiva da lassù, questo è Vico alla Casa di Mazzini, lo vediamo così da Via Cairoli.
Ed è come dicevo, è tutta diversa la città dei tetti.

E quindi, gironzolando per la città vecchia, non mi lascio mai scappare l’occasione di entrare in qualche portone.

E poi guardo fuori, sempre.

Si tratta solo di imboccare certe scale, a volte impervie e faticose, certe scale ti spezzano il fiato.

Si tratta solo di salire qualche piano e affacciarsi, in questo caso su uno scorcio di Piazza delle Vigne.

E poi un po’ più su.
Troverai ardesie spioventi, cielo e terrazzini.

Le ringhiere, una sdraio, le piante fiorite.

Si tratta solo di trovare certe finestre che già sono pura poesia.

E a volte serve un pizzico di fortuna, può capitare infatti di avere un’amica che abita in una casetta incantevole, lassù, sopra i tetti.
O forse no, non è fortuna, del resto le amiche non si scelgono a caso, giusto?
Si hanno passioni in comune, interessi simili, amore per gli stessi luoghi.
Apri la finestra e guarda fuori.

E sì, l’edificio sulla destra è proprio Palazzo Rosso, sede di un prestigioso museo genovese.

E affacciati dall’altra parte, sulla prospettiva di caruggi che si perde in queste ristrettezze, perché Genova è proprio così e qualcuno vede questi tetti dal salotto di casa.

E lassù, in cielo, c’erano certe nuvole grigie.

Magie di Genova, quando vai lassù, in alto.
Si tratta solo di trovare certe finestre che già sono pura poesia.

Il Presepe in ardesia di Traso

Dovrete imboccare la Statale 45, a poca distanza di Genova vi attende un Presepe che davvero merita una visita.
Si trova a Traso di Bargagli, dopo aver percorso la salita che vi conduce lassù il vostro sguardo troverà l’orizzonte delle montagne.

Traso (1)

E là, nell’oratorio accanto alla chiesa, potrete ammirare una suggestiva Natività.

Traso (2)

Il Presepe di Traso è meccanizzato ed è interamente costruito in ardesia, tetti spioventi e casette sono fatti con questa pietra tanto cara ai liguri.

Traso (3)

Ed oltre a ciò ha una singolare caratteristica: il borgo che costituisce lo scenario della nascita di Gesù è straordinariamente popoloso e vivace, davanti alle abitazioni si svolge così la vita di ogni giorno.

Traso (4)

Un mondo dove ognuno ha la propria fatica, la vita ferve e sono diverse le rappresentazioni di botteghe e di antichi mestieri.

Traso (5)

Scroscia l’acqua limpida dalla fontanella.

Traso (6)

E i sarti cuciono con cura ed attenzione davanti al loro banco carico di stoffe.

Traso (7)

Ecco i loro abiti in bella mostra!

Traso (8)

Di fronte alla sua semplice dimora un uomo espone le sue ceste.

Traso (9)

E un altro è in attesa di vendere le sue verdure.

Traso (10)

Guizza il fuoco nel forno di Nanni, si impasta il pane e si preparano dolci e altre delizie.

Traso (10a)

Traso (11)

Un uomo vende i suoi formaggi.

Traso (12)

E c’è chi invece offre vasi di coccio.

Traso (13)

Si mescola la polenta nel pentolone.

Traso (14)

E la vita scorre attorno alla piccola chiesa contornata di muschi e rocce.

Traso (15)

E c’è una giovane donna con le sue ochette.

Traso (16)

E un vecchio con un cappello calcato sul capo e una pelliccia sulle spalle, c’è una grande cura dei dettagli, in particolare per quanto riguarda gli abiti.

Traso (17)

Instancabili contadini che non temono la fatica tagliano la legna.

Traso (18)

Una tenda scostata, una scopa appoggiata al muro, un frammento di quotidiano che si intravede.

Traso (19)

Non manca la cava d’ardesia ed il lavoro è ininterrotto.

Traso (20)

E poi guardate dentro a quelle casette, vedrete una cucina, la stufa e le credenze, seggioline minuscole e pentole di rame appese alle pareti, tendine leziose e utensili.

Traso (21)

E una tavola imbandita, un cane accoccolato sul tappeto e una donna seduta.

Traso (22)

Un mondo nel mondo, tra le casette di questo paesino immaginato che diviene reale.

Traso (23)

Non manca lo speziale con le sue bottiglie e i suoi rimedi medicamentosi.

Traso (24)

Scorre l’acqua, scende giù e lei è intenta a lavare i suoi panni.

Traso (25)

E prima giorno e poi è notte, si accendono le luci nelle piccole casette.

Traso (26)

Un riflesso accarezza i muri e i tetti di ardesia, ammantando ogni angolo di un tiepido chiarore.

Traso (27)

Un presepe significativo, amorevolmente allestito dagli abitanti di Traso, un presepe che è anche solidarietà, le offerte lasciate dai visitatori sono destinate all’Ospedale Gaslini.
Andate a vederlo, sono certa che vi incanterà, c’è ancora tempo per poterlo fare e come potete leggere nel cartello qua sotto c’è anche la possibilità di visitarlo al di fuori degli orari previsti contattando i numeri indicati.

Traso

Vi perderete per le viuzze di questo paesino dove tutto è così semplice e così vero.

Traso (28)

Tra quelle luci e tra quelle casette il mondo accoglie il Figlio di Dio.

Traso (29)

Sui tetti, davanti a San Lorenzo

Tra tutte le vedute incantevoli che Genova sa offrire alcune sanno lasciarmi senza fiato.
E si colgono dalle finestre delle abitazioni private, dai terrazzini che si affacciano sui tetti e su prospettive insolite.
Ed è accaduto ancora, l’altro giorno ho incontrato una persona conosciuta grazie a questo blog e d’un tratto l’ho sentita pronunciare queste parole:
– Sai mia mamma abita in una casa sopra i tetti e ha un terrazzino, ti interesserebbe per caso andarci?
E così nel giro di pochi minuti abbiamo raggiunto un’abitazione nel cuore dei caruggi e una finestra si è aperta sulla città.
Davanti a me i corsi di Circonvallazione a Monte e le alture, sulla sinistra il profilo inconfondibile del Seminario.

Tetti (2)

E ancora, l’ascensore di Castelletto, gli eleganti palazzi della Spianata, su tutto domina imperioso e svettante il campanile delle Vigne.
In primo piano, un altro terrazzino.
Ecco, non è tanto distante ma da lì la vista sarà del tutto diversa, lo so bene ormai!

Tetti (3)

E poi guarda il vicolo.

Tetti (4)

E ancora guarda, questa casa si affaccia sul museo diocesano, una veduta rara ed unica.

Tetti (5)

E sotto le volte c’erano dei tavolini apparecchiati con raffinatezza, immagino che fosse in programma qualche evento particolare.

Tetti (7)

Le vedute impreviste di Genova, devi andare in alto per poterne godere.

Tetti (8)

E allora trovi finestrelle, riflessi di cielo, comignoli e ringhiere.

Tetti (9)

E poi, da un terrazzino all’altro.
Guarda, lui l’aspetta lassù, è già giunto a destinazione, lei invece sta salendo la scaletta che porta al terrazzino panoramico di Palazzo Rosso.

Tetti (10)

Riuscite a vederli i due visitatori?
Ecco un dettaglio dell’immagine soprastante, queste sono le splendide vertigini della Superba.

Tetti

Sotto questo turchese così limpido, una giornata perfetta.

Tetti (11)

E sì, con fierezza sventola la croce di San Giorgio sulla Torre Grimaldina.

Torre Grimaldina

E intanto un raggio di sole lambisce il tetto, lo accarezza e poi vira.
Cogli l’attimo, sempre.

Tetti (12)

Tetti (6)

Una casa così, in posizione strategica sopra i tetti della città, ha una sua magia silenziosa e riserva ancora altri stupori.
Una finestra.
Una ringhiera, le piantine appese fuori.
E la cupola della Cappella di San Giovanni Battista, una delle meraviglie della Cattedrale di San Lorenzo.

Sal Lorenzo (2)

E’ così il centro storico di Genova, ricco di bellezze nascoste che puoi vedere solo da certe prospettive.
Inattesa, una campana, credo di non averla mai vista prima.

Sal Lorenzo (3)

E poi ancora guarda.
Guarda quella scaletta con i pioli posati sulla cupola, meravigliose altezze e stupefacenti conquiste.

Sal Lorenzo (4)

Arduo contenere tutta questa bellezza in una sola inquadratura.
E’ lì, davanti a quella finestra.

Sal Lorenzo (5)

Genova come non te la aspetti è lassù, sopra le distese d’ardesia.

Sal Lorenzo (6)

Osservo i dettagli in bianco e nero del campanile della cattedrale.

Sal Lorenzo (7)

C’è sempre qualcosa che non hai visto prima, devi andare lassù per sorprenderti.
Guarda, questa è ancora la sommità della cupola della Cappella dedicata al Battista.

Sal Lorenzo (8)

In cima c’è una semplice e lineare croce.

Sal Lorenzo (9)

Cose che si vedono da una finestra che si affaccia su San Lorenzo, in uno splendido appartamento, ringrazio la padrona di casa per il cortese invito e per la sua squisita gentilezza.

Tetti (13)

E sapete, mentre ero lì si è presentato un altro inatteso visitatore, a dire il vero lì per lì non l’ho neppure notato, ero troppo impegnata a guardarmi intorno, a scrutare ogni pietra e ogni marmo.
E poi, più tardi, l’ho veduto.
Uno straniero salito dal mare, si librava nel cielo turchese della Superba sopra il campanile.
Cose che si vedono a Genova, sopra i tetti, davanti a San Lorenzo.

San Lorenzo (10)

Sopra i tetti, in cima a Palazzo Giustiniani

Giugno porta il sole e a me porta cose belle.
Pochi giorni fa mi è giunto inatteso uno splendido invito da una lettrice silenziosa.
Lei abita in uno dei palazzi più belli della città vecchia, una dimora annoverata tra i Rolli di Genova.
E il messaggio che mi ha fatto avere è questo: quando vuoi salire all’ultimo piano di Palazzo Giustiniani, fai un fischio!
E vi pare che me lo faccia ripetere due volte? Se mi dite così sappiate che in un battibaleno mi trovate con il ditino sul citofono!
Ed eccolo il fastoso palazzo perfettamente restaurato, è un vero gioiello.

Palazzo Giustiniani

Salgo in questo magnifico appartamento che si affaccia sulla Superba.
E sul tetto c’è un terrazzo, la porta si apre e davanti agli occhi hai gli splendori di Genova.
Ecco la Cattedrale di San Lorenzo, la Torre Grimaldina e la suggestiva Torre dei Maruffo.

Tetti (2)

Da lassù, dall’antica Torre che svetta sul nostro Canneto avevo veduto questo terrazzo, lo notate sulla destra nell’immagine sottostante.

Tetti

E ormai lo sapete, nei caruggi della mia Zena basta spostarsi di pochi metri e avrete nuove prospettive sulla città dei tetti.
Colori d’estate, panni stesi e la parte alta di Via dei Giustiniani.

Tetti (3)

Fiori e la città sullo sfondo.

Tetti (4)

Spiovenze, ringhiere e ardesie.

Tetti (5)

Laggiù, in lontananza, la Basilica di Carignano e davanti il Campanile di Sant’Agostino.
E’ misteriosa e affascinante la città dei tetti, si svela piano ai tuoi occhi e ti lascia scoprire ciò che non hai veduto mai.
Guarda, c’è un minuscolo terrazzino, con vasi di piante, sedie e tavolino.

Tetti (5a)

Guarda, è tutto un incanto di finestrelle e persiane.

Tetti (6)

Guarda, si vedono la chiesa del Gesù e il suo campanile.

Tetti (7)

Lassù c’è un terrazzino sospeso tra le nuvole e l’azzurro.

Tetti (8)

E ancora un altro, guarda!
E’ la poesia di Genova che puoi ascoltare solo se sali in alto, sopra i tetti.

Tetti (9)

E guarda ancora, quegli abbaini dipinti di giallo sono un romanzo tutto da scrivere.

Tetti (10)

Una coperta rossa spicca allegra, là dietro ecco le alture sinuose, come sempre ho cercato la mia casa!

Tetti (11)

Un intrico di tegole e tetti e un’insolita prospettiva della Cattedrale.

Tetti (12)

E ancora altri vasi, altre ringhiere, comignoli e archetti, una sinfonia di grigio di una perfezione assoluta.

Tetti (13)

E poi voltati verso il mare.
Vedrai la Lanterna e la cupola della Chiesa di San Giorgio.

Tetti (14)
E poi guarda ancora, ecco il campanile della Chiesa dedicata a questo santo tanto caro ai genovesi.

Tetti (15)

E poi di nuovo ardesie, bellezze e stupori.

Tetti (16)

Guarda e pensa.
Pensa all’attesa del nuovo giorno, al temporale e ai lampi, al vento furioso e al tramonto che infuoca l’orizzonte.
E tu sei lì, sul terrazzo oppure affacciato ad una di quelle finestre.

Tetti (17)

Guarda, guarda ancora.
Tettoie di canne, foglie verdi e vivide, scalette, balaustre e ancora terrazzini.

Tetti (18)

Sono infinitamente grata a colei che mi ha invitato nella sua casa, mi ha regalato vedute rare e preziose sulla mia città.
E poi quando sei qui, guarda giù!
Oh, le vertigini!
Per un attimo ho temuto che mi cadesse la digitale in Piazza dei Giustiniani!Piazza dei Giustiniani

Io questa Piazza in genere la guardo così.

Piazza dei Giustiniani (2)

E poi un giorno invece l’ho vista da lassù.

Via dei Giustiniani

E puoi capire quanto siano alti certo caruggi della Superba solo ammirandoli dall’alto, questa è la prospettiva su Via dei Giustiniani.

Via dei Giustiniani (4)

Lasciando quell’appartamento ho voluto fare le scale a piedi.
Sì, sì, c’è l’ascensore ma per carità, in certi casi conviene scendere gradino dopo gradino.
Non si sa mai, potresti trovare una finestra che si apre sui tetti dei vicoli di Genova.

Tetti (19)

E affacciati, c’è tutta la magia della città vecchia.

Tetti (20)

E così Genova, con la sua bellezza antica e misteriosa che non smetti mai di scoprire, così la vedi da Palazzo Giustiniani, da un terrazzo sopra le ardesie.

Tetti (21)

Nella casa che ospitò un celebre poeta

A volte accadono cose molte belle in maniera del tutto inaspettata.
Io guardo Genova con il desiderio di conoscere la storia di ogni sua pietra, io entrerei in ogni portone e salirei su ogni terrazzino.
Ed io sono passata spesso sotto ad un certo edificio sul quale è affissa una lapide di marmo in memoria di un celebre poeta che in anni lontani soggiornò qui.
Si può solo alzare lo sguardo e giocare con l’immaginazione, pensare a lui, credere di poterlo vedere affacciato a una di quelle finestre.
E poi un giorno accade una cosa molto bella, inattesa e sorprendente.
Ricevo una mail da una persona che non conosco, ricevo un invito a visitare la casa nella quale lei abita, una dimora privata non accessibile a chiunque.
E un tempo qui visse la famiglia Cabella. Forse non vi dice nulla questo nome?
In un giorno del 1892 in  quell’appartamento giunse il nipote ventunenne di Gaetano e Vittoria Cabella, non era la prima volta che visitava Genova.
Il giovane è di madre italiana e di padre corso, il suo nome è Paul Valéry.

Targa (2)

E così mi trovo in quella casa in Salita San Francesco, nelle stanze dove un tempo rimbombò il suono dei passi del poeta, nelle stanze dove Valéry visse La nuit de Gênes, la notte di Genova, che suscitò in lui una profonda crisi esistenziale, di quell’evento vi ho già parlato in questo articolo.

1

Valéry e Genova, tante volte la mia città ricorre nelle sue parole, Genova e la sua vera anima.
Valéry e questa casa, una sorprendente meraviglia per diverse ragioni.
Entriamo piano, con il dovuto rispetto per chi mi apre le porte di casa sua.
Una dimora ottocentesca, sale splendenti, soffitti che resteresti ad ammirare per lungo tempo.

1a

E ci si perde a guardare la raffinatezza degli stucchi.

2

Stanza dopo stanza, guarda su.

4

E poi, specchiere.
E riluce e brilla lo splendore di questo salone in questi specchi antichi, si crea uno stupefacente e scenografico effetto prospettico, guardi, osservi e non vedi la fine della stanza, si perde laggiù, in quello specchio.

5

E sovrapporta e piccoli putti graziosi.

6

Li vedete anch’essi riflessi nello specchio.

7

E vi circonda una dolce armonia.

8

E si spande nell’aria il profumo delle rose bianche appena dischiuse.

9

Le sorprendenti case di Genova, la città che non finisce di stupire mai.

10

E poi ancora, guarda su.

11

E certo non basta avere una casa così, per poterla valorizzare occorre anche gusto raffinato e vero amore per la bellezza,  ai proprietari certo non mancano.
Una deliziosa, chiara bomboniera.

12

E sbocciano delicati mazzi di fiori.

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E le porte chiuse si spalancano su altre meraviglie.

14

E al muro c’è uno strappo sulla tappezzeria, come mai?

15

La padrona di casa mi racconta che questo edificio  venne colpito durante il bombardamento navale del ’41 e poi apre una cristalliera e posa sul tavolo una scheggia di una bomba che era appunto conficcata in quel muro.

16

E ancora specchi luminosi e chiari.

17

Nella casa che ospitò Paul Valéry guizzava il fuoco in questo camino.

18

E anche la cucina è in parte rimasta come allora, che stupore!

19

E poi si sale su per una scala e si va a vedere la stanza nella quale dormì Paul Valéry, è una camera raccolta e silenziosa, quella notte però il fragore del temporale fece sussultare l’animo del poeta.
Qui, davanti a questa finestra.

20

Apri e guarda fuori, immagina quel clangore e il suono della pioggia.
Qui, davanti a questa finestra.

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E poi, da altre finestre, Genova è davanti a voi.
Laggiù la Torre degli Embriaci e poi campanili e tetti e ardesie e terrazzi.
Genova, la città amata da Paul Valéry, a lei dedicò queste parole.

Genova città di gatti. Angoli Neri.
Si assiste alla sua ininterrotta costruzione dal tredicesimo al ventesimo secolo.

22

Il profilo di luoghi noti.
Casa, casa mia e una luce rarefatta di un giornata dal cielo a tratti coperto di nuvole.

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Casa, casa mia, dove d’improvviso, quando non te lo aspetti, arriva il sereno.
E conta gli abbaini sopra ai tetti spioventi.

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E ancora la prospettiva tra Palazzo Bianco e Palazzo della Meridiana.

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La mia città nelle parole di Paul Valéry.

Io preferisco Genova a tutte le città in cui ho abitato. Mi ci sento sperduto e a casa mia – fanciullo e straniero.

26

E si intravede imperiosa tra quei tetti la Torre Grimaldina.

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E ancora guardi, osservi, Genova dall’alto è la meraviglia che non ti aspetti, cambi punto di osservazione e lei muta, ti mostra ciò che di lei non avevi mai veduto in questa maniera.
Finestre sui caruggi, case, tetti e mare.

28

Genova è una cava d’ardesia, scriveva Paul Valéry.

29

La persona che mi ha aperto la porta della sua casa ha compiuto un gesto generoso animata da un sincero desiderio di condividere tanta bellezza e  a lei va il mio ringraziamento per avermi permesso di vedere tutto ciò, sono regali preziosi questi.
In cielo sfrecciavano i gabbiani, planando nel cielo della sera, la sera di Genova.

30

E ancora uno sguardo verso la città in una cornice unica e affascinante, uno sguardo oltre il davanzale, dalla casa che ospitò Paul Valéry.

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Sul campanile di Sant’Agostino

Guardare il centro storico di Genova dall’alto è un’esperienza che sempre regala stupore e meraviglia.
E magari anche a voi potrebbe capitare di trovarvi un giorno su un terrazzo che affaccia su certi tetti e sul campanile di Sant’Agostino, da lì ho scattato questa fotografia.

Campanile di Sant'Agostino (2)

Io oggi vi porto lassù, in cima al campanile, la costruzione è parte del convento degli agostiniani che risale al XIII secolo.
Ai nostri tempi l’edificio ospita il Museo di Sant’Agostino, vi si trovano sculture, affreschi ed opere d’arte, qui sono conservate le preziose madonnette che nei secoli passati erano collocate nelle edicole del centro storico.
Ringrazio il direttore del Museo di Sant’Agostino che mi ha permesso di salire sul campanile, non è sempre possibile salire lassù, il campanile è accessibile in particolari occasioni e vi consiglio di prestare attenzione alle aperture straordinarie, da lassù si gode di un panorama imprendibile.
Un ringraziamento va anche alla mia cara amica Mary, devo a lei questa mattinata che ieri ho trascorso sopra le ardesie, così in alto.

Campanile di Sant'Agostino (3)

E sapete, quel terrazzino dal quale si vede il campanile è davvero a poca distanza da Sant’Agostino eppure le due prospettive sono completamente differenti.
E’ la bellezza di Genova, è sufficiente spostarsi di pochi metri e tutto muta.
E per fortuna l’ascesa al campanile è poco faticosa, così questa volta non mi è toccato combattere con le vertigini.

Campanile di Sant'Agostino (4)

Sono arrivata proprio là, in cima, tra quelle colonnine di marmo.

Campanile di Sant'Agostino (5)

E poi, appunto, è sempre una questione di prospettive, da qui ho guardato la città, in cerca di luoghi che conosco bene.

Campanile di Sant'Agostino (6)

Da qui si ammirano i piani alti delle case di Piazza Sarzano.

Campanile di Sant'Agostino (9)

E poi il tetto spiovente d’ardesie e laggiù San Salvatore e uno spicchio di mare.

Campanile di Sant'Agostino (10)

Un tempo su queste case e su questa piazza risuonava il tocco della campana, oggi lo spazio che la ospitava è vuoto.

Campanile di Sant'Agostino (11)

E poi ancora, comignoli, tetti, finestre, un cielo minaccioso che sovrasta la basilica di Carignano.

Campanile di Sant'Agostino (12)

E la modernità a volte fa da sfondo alla città vecchia.

Campanile di Sant'Agostino (13)

Le alture, le case al di là delle bifore.

Campanile di Sant'Agostino (14)

Tetti di caruggi e vetri di grattacieli, spicca il teatro Carlo Felice.

Campanile di Sant'Agostino (15)

Genova oltre le ardesie e i tetti spioventi.

Campanile di Sant'Agostino (16)

E nell’angolo a sinistra nella foto sottostante uno scorcio del campanile di San Donato, al centro la cattedrale di San Lorenzo e la bianca Torre dei Maruffo.

Campanile di Sant'Agostino (17)

Misteriosa Genova, vista dall’alto, nel silenzio del cielo di marzo, le sue vedute incantano.

Campanile di Sant'Agostino (18)

La città dei tetti e del campanili, in questa immagine si riconoscono San Silvestro e Santa Maria in Passione con la sua cupola verde.

Campanile di Sant'Agostino (19)

Le prospettive mutano a seconda del punto di osservazione e puoi ammirare il campanile che svetta sopra di te.

Campanile di Sant'Agostino (20)

Oppure puoi essere lassù in cima e puoi tentare di riconoscere certe geometrie, è il fascino dell’altezza.

Campanile di Sant'Agostino (21)

Ed io quando sono in posti come questo rimarrei lì a guardare, a tentare di ritrovare ogni singola casa, ogni caruggio e ogni tetto.
E’ la magia di guardare la città da un punto di vista così insolito.

Campanile di Sant'Agostino (22)

Molto presto vi porterò nelle sale del Museo di Sant’Agostino, le sculture che vi sono raccolte narrano storie di questa città, sono preziosi tasselli del nostro passato.
Ho voluto iniziare così, salendo lassù.

18

Ho voluto mostrare anche a voi Genova la Superba dal campanile di Sant’Agostino.

Campanile di Sant'Agostino (23)

Un terrazzino e un pergolato sui tetti dei caruggi

Un terrazzino, un piccolo pergolato.
E tanti vasi fioriti, erbe aromatiche e fiori in quantità.
Tempo fa incontrai una signora che oltre ad aiutarmi a fare insolite misurazioni con il metro mi invitò a casa sua, su quel terrazzino.
Una persona speciale, ne ho incontrate tante grazie a questo blog.
Hanno un tratto in comune coloro che vivono lassù, dove le finestre si spalancano sulla città dei tetti.
Ti mostreranno vedute straordinarie, loro lo sanno bene.
E ti aprono la porta di casa con sincero entusiasmo, condividendo le meraviglie dei loro terrazzini e di quelle ringhiere che si affacciano sopra le ardesie di Genova.
Così è stato con colei che dimora tra le spesse mura della Torre dei Maruffo, così è stato con la mia cara amica che ha quella casa da sogno, su Piazza del Campo e sulla Torre dei Piccamiglio, così è stato con la proprietaria di un attico in Via San Bernardo, proprio in faccia alla Torre degli Embriaci.
E ti trovi a salire una scala, spesso ripida e impervia.
E magari chi ti ospita se ne esce con una frase del genere:
– Oggi c’è qualche nuvola, ma quando è sereno è molto più bello! Dovresti tornare quando c’è bel tempo!
Oppure capita di sentirsi dire:
– Adesso è quasi sera, al mattino c’è una luce migliore sai?
Quelle ardesie sono sempre poesia, in qualunque stagione e con qualsiasi clima.
E allora oggi vi porto là, dove c’è un terrazzino e un piccolo pergolato, tra via Garibaldi e il quartiere della Maddalena, su quelle case antiche.

Tetti di Genova (4)

Un terrazzino, un angolo di cielo.
E’ grigia, celeste e cartazucchero la città vista da quassù, è un meraviglioso mistero tutto da svelare.
Emergono cupole e campanili tra i tetti di tegole d’argento simili a mille lucide conchiglie marine.

Tetti di Genova (5)

E tutto attorno altri terrazzini.
Uno è adorno di piante verdi; sullo sfondo, nel bagliore della luce, il profilo inconfondibile della Lanterna.

Tetti di Genova (3)

E’ una distesa infinita questa Genova dei tetti, cambia la prospettiva, immutato resta il mio stupore.

Tetti di Genova (2)

Un tenace rampicante fa da cornice ai grattacieli.
Cose che si vedono solo lassù, su quei terrazzini.

Tetti di Genova

E poi ombrelloni, fili da stendere, da qualche parte tavolini, vasi di fiori,  tanti, non riesco a contarli.
E silenzio, la città con i suoi brusii, le voci, le musiche, i rumori, quella città qui tace.
Qui parla solo il vento, se c’è.
In quel giorno tutto era pace e silenzio.

Tetti di Genova (6)

E poi cercare.
Cercare i caruggi, le piazzette, un gioco che mai finisce.
Si cerca un appiglio, un riferimento, una via per ritrovarsi, per riconoscere quel palazzo, chissà quante volte ci sono passata davanti ma davvero da qui è tutto diverso.

Tetti di Genova (8)

Uno, due, tre abbaini.
E terrazzi, ancora.
E vasi di terracotta, ancora.
L’ardesia, l’ardesia, l’ardesia.
La signora gentile annaffia le sue piante mi sorride e mi dice:
– Ha visto che bello è qui?

Tetti di Genova (9)

Una sedia davanti al cielo.
Appena una nuvola, penso che vorrei venire qui quando l’orizzonte è carico di nubi nere, quando il mare è in tempesta, quando il freddo è pungente e intenso, quando tuona e minaccia pioggia.
E penso che vedrei un altro spettacolo.

Tetti di Genova (10)

La signora mi sorride di nuovo, c’è un ospite inatteso che passeggia serafico.
Rosmarino, fiori rosa e piante grasse.

Tetti di Genova (11)

C’è un altro terrazzino di caruggi che mi attende, al mio ritorno.
E saranno altre scale ripide e erte, forse con i gradini di pietra nera.
Ci sarà l’odore del mare, l’aria fresca di Genova quando si approssima l’autunno.
Sarò lassù, ancora sopra i tetti, come sono stata qui, su un terrazzino dove c’è un piccolo pergolato.

Tetti di Genova (7)

I tetti sopra Via del Campo e la Torre dei Piccamiglio

Le case dei caruggi, se non le avete mai viste non sapete come sono.
Le case dei caruggi spesso hanno soffitti infiniti, a volte si salgono infinite rampe di scale per raggiungere gli appartamenti, i gradini sono alti e profondi, di scura pietra, in certi casi consunti nella parte centrale per i tanti passi che li hanno calcati e  quando arrivi in cima la città ti ripaga con una vista mozzafiato.
E poi colonne e marmi, pietra nera di promontorio e ardesie.
E le abitazioni, interni che hanno scale e scalette, la città verticale è anche questo.
Case che hanno ospitato generazioni di genovesi, case affascinanti e particolari.
E prospettive che mutano quando i caruggi li vedi dall’alto.
Il cielo su Piazza del Campo ha questi disegni e queste geometrie.

Il cielo di Piazza del Campo

Da lassù può capitare di non vederla neppure la piazza ma lo sguardo incontra la città alle spalle dei vicoli, i tetti e le alture di Genova.

Tetti di Genova (3)

E gli abbaini di certe case antiche.
E’ la bellezza delle case dei caruggi che regalano prospettive inattese.

Tetti di Genova

La città dei campanili e dei terrazzini.
Che dite, li contiamo?

Tetti di Genova (4)

E poi ancora scale e scalette nei luoghi più imprevedibili.

Tetti di Genova (5)

I tetti su Via del Campo, la città sconosciuta che si vede solo dall’alto.

Via del Campo

La città dei vasi di terracotta assiepati uno accanto all’altro.

Tetti di Genova (2)

E non era una giornata di sole pieno, la pioggia bagnava le ardesie in questa primavera indecisa che spesso riserva giornate di tempo grigio, un cielo lattiginoso ammantava il Porto Antico.

Genova - Porto Antico

E il mare di Genova era di celeste e d’argento, l’orizzonte si confondeva con l’acqua.

Genova (2)

E tutto attorno i tetti su Via del Campo.
Risalendo una delle strade più celebri della Superba  se prestate attenzione potrete vedere un’antica torre, se non ne conoscete l’esistenza passandoci sotto potreste non notarla neppure.
E’ la torre dei Piccamiglio, torre di laterizio che ancora leva il capo da moderni edifizij, così scriveva lo storico Alizeri nel 1875.
Una torre che prende il nome da una nobile famiglia, una torre che risale agli inizi del ‘400.

Torre dei Piccamiglio

Passate questo archivolto e sarete in Piazza San Marcellino.

San Marcellino

E  anche qui la prospettiva è imprendibile, la Torre si confonde con i caruggi, eppure è molto più alta delle case che la circondano.

Torre dei Piccamiglio (3)

Ci sono pochi luoghi dai quali potrete vederla.
Io sono fortunata, ho una cara amica che mi ha invitata a casa sua e mi ha permesso di ammirare la città dei tetti su Via del Campo.
E la Torre, la magnifica Torre dei Piccamiglio.

Torre dei Piccamiglio

Ho già scritto di questa meraviglia della mia città in questo post dedicato a Via del Campo.
E quanto mi piacerebbe andare lassù!
Per caso qualcuno di voi può aiutarmi? Sapete come si può fare per salire fino in cima?
E i gradini come saranno, altissimi e impervi?
Spero tanto di scoprirlo presto, tra campanili e torri si può scoprire la città delle scale e dei terrazzini, delle ardesie e dei comignoli, la città affascinante, meravigliosa e sorprendente.
La città dei tetti su Via del Campo  dove domina la splendida Torre dei Piccamiglio.

Torre dei Piccamiglio (2)

Palazzo Spinola di Pellicceria, la terrazza e la città dei tetti

Lo spazio sopra di noi, dove il cielo incontra i caruggi la città offre disegni inaspettati e geometrie di azzurro.
Ma il nostro cielo  è anche lo scenario di uno spettacolo magnifico: i tetti di Genova.
Lassù, dove si sovrastano le piazzette e i vicoli, i portoni di pietra nera di promontorio e le persiane spinte in fuori a ricercare la luce.
Lassù, sopra i tetti.
E ci sono molti luoghi dai quali si può ammirare la Superba in questa sua splendida prospettiva, un punto di osservazione privilegiato è certamente la terrazza di Palazzo Spinola di Pellicceria.
Salite la scala anche voi, vi troverete qui.

Palazzo Spinola di Pellicceria

Cosa racconta la città dei tetti?
La città dei tetti narra del profilo delle alture velate di rosa, di ardesie spioventi e di grondaie.
E’ tavolini e sedie, è vasi di fiori e piante.

Tetti di Genova (4)

A volte è il contrasto tra il moderno e l’antico.
E allora è vetro e riflessi ma il Campanile delle Vigne svetta vittorioso, la sua maestosa bellezza non teme confronti.

Tetti di Genova (3)

La città dei tetti è una sfumatura di pesca sul mare e la vita del porto laggiù, in lontananza.

Tetti di Genova

E’ gradini, finestre e imposte chiuse, case vicine, unite una all’altra.
E’ scalette e terrazzini, vorresti contarli ma poi ti perdi a seguire le ardesie e i comignoli, cerchi un percorso tentando di immaginare come sia là sotto, dal fondo del vicolo.
E a volte non riesci a capire quale punto della città tu stia guardando, la città dei tetti è misteriosa, ha una prospettiva insolita, a volte mai veduta.

Tetti di Genova (5)

E’ panni stesi, muri freschi d’intonaco e abbaini.
E lassù, sopra i tetti, il vento soffia potente.

Tetti di Genova (6)

Lo spazio sopra di noi e lo spazio tra le case.
E lo sguardo incontra Spianata Castelletto, il punto panoramico più spettacolare su questi tetti e su queste ardesie.

tetti di Genova (7)

La città dei tetti è foglie rosse e ringhiere, finestre di ogni misura e il cielo come vicino di casa.

Tetti di Genova (8)

Non te ne andresti mai da qui.
Sotto ci sono le botteghe e i caruggi che brulicano di gente, Via San Luca e Fossatello, Via della Maddalena e Piazza Cernaia.
Ma quanto è diversa da quassù la città?
E quanto tempo occorre per indovinare ogni angolo ed ogni incrocio?

Tetti di Genova (9)

Non te ne andresti mai da qui.
Resteresti ancora sulla terrazza di Palazzo Spinola di Pellicceria, un edificio regale nel cuore della città vecchia, un gioiello dei nostri caruggi che ospita un prestigioso Museo del quale presto vi parlerò.

Palazzo Spinola di Pellicceria

Resteresti qui, a camminare avanti e indietro,  mentre lo sguardo cerca ciò che già conosci bene ma che pare così differente da quassù.
Tra le ardesie e il cielo, dove si svela la città dei tetti.

Tetti di Genova (10)