Lungo il Canneto esistevano parecchie torri appartenenti a privati, tra le quali quella dei Leccavelli, della quale è menzione in carte del secolo XIII.
Altre sorgevano in quel punto dove una delle vie provenienti dalla Chiavica tagliava il Canneto stesso verticalmente al suo asse, La Croce di Canneto.
(Il colle di Sant’Andrea in Genova, Francesco Podestà)
La Genova di un altro tempo, nella quale esisteva una zona detta Chiavica che, come scrive il Podestà, corrisponde all’area di Via dei Giustiniani, strada del passeggio per i nobiluomini e i maggiorenti della città prima che venisse costruita la splendente Strada Nuova.
Ma oggi andiamo laggiù, alla Croce di Canneto, dove Canneto il Lungo si interseca a Canneto il Curto e dove un tempo erano le torri.
Una lunga passeggiata tra i caruggi più antichi, qui i palazzi sono altissimi tanto che paiono quasi sfiorare il cielo.
E dovrete sempre alzare lo sguardo, sulle mura di queste vetuste dimore si può leggere la storia e il passato della Superba.
Benvenuti nella via che un tempo ospitò le case degli spadai e degli armaiuoli, a poca distanza vi è Piazza Valoria dove abitavano i valauri, i campanari della cattedrale, di loro vi ho già parlato in questo articolo.
Un canneto nel cuore della città, secoli fa vi era un rivo sulle cui sponde crescevano le canne.
Oggi questa è una strada di grande passaggio dove i genovesi vanno volentieri a far compere.
E inizia qui la nostra camminata, voltiamoci indietro verso la Croce di Canneto e guardiamo oltre, alla parte alta di Vico dei Caprettari.
Le insolite prospettive dei caruggi.

Oh, ma noi proseguiamo il nostro cammino nella direzione opposta!
E andiamo a passeggiare all’ombra della antiche dimore.
E forse vi chiederete, ma come mai non c’è nessuno?
Come sanno bene tutti i genovesi, questa è una zona molto frequentata e le immagini sono state scattate in un giorno di festa.
Con i negozi aperti qui vedreste la folla!

Ma ora siamo soli, proviamo a figurarci un’altra epoca, quella delle dame e dei cavalieri.
Immaginiamo la casa di Orietta Scotto, in un certo giorno del 1376.
Chissà che trambusto e che preparativi, si attendeva l’arrivo di una stimata ospite!
Una donna che tutti voi conoscete posò i suoi passi sulle pietre di Canneto e andò in visita nella dimora di Madonna Orietta dove venne accolta con tutti gli onori e con il dovuto riguardo.
Fermatevi al civico numero 6 e guardate verso l’alto, sul muro vi è una lapide che ricorda il giorno nel quale Santa Caterina da Siena venne a Genova.

Venne una santa e venne un papa, Gregorio XI, questa è una storia che presto vi racconterò con maggiore ricchezza di dettagli.

Luce e ombra, nella città antica.

E lo stesso punto della via, in una giornata qualunque, dall’opposta prospettiva.

E tutto attorno gente che va e viene, si fa la spesa in Canneto!
E davanti ai pescivendoli c’è sempre la coda, vendono delle vere bontà.
C’è una persona che gira sempre con la digitale nella borsa, pensate di aver capito di chi si tratta?
Bene, costei ama molto fotografare le piccole botteghe e un banco che offre pesce fresco è una vera attrattiva.
E così un bel giorno scattò una foto a orate e seppie, muscoli e totani.
E un cliente del negozio, rivolgendosi al proprietario, se ne uscì con questa esclamazione: guarda che ti fotografano i pesci!

In Canneto ci sono splendide botteghe, come l’Antica Drogheria della quale vi ho parlato qui, si resta incantati davanti alle vetrine di questo luogo che ha tutto il fascino di un mondo antico, come le case delle via.

Il profano e il sacro, torniamo ai muri e alla loro storia.
Subito dopo l’archivolto che avete veduto nelle immagini precedenti a sinistra si apre la Piazzetta dell’Amico ora chiusa da una transenna per lavori di restauro.

Ma c’è sempre qualcosa da ammirare.
E lo sguardo incontra un magnifico portale con l’immagine della Madonna dell’Immacolata Concezione.

Genova città di mare e di Santi, uno in particolare protegge questa città: è San Giorgio, il santo dei genovesi, colui che uccise il drago.
E quando camminate per i caruggi spesso vi capiterà d’incontrarlo, la sua immagine è sopra molti portoni della città vecchia.
Sapete, non a tutti era concesso di esporre sulla propria casa una scultura del santo, era un privilegio riservato ai capitani di galea che si erano distinti per il loro coraggio.
E in Canneto, nella dimora che oggi corrisponde al civico 29 rosso, visse un genovese valoroso.
Ecco San Giorgio in sella al suo cavallo, il bassorilievo è del XV secolo.

La devozione abita su queste mura, così è all’angolo con Vico Chiabrera.

E poi ancora, guardate in alto.
Oltre i tetti e le persiane, verso il cielo.

E guardate il medioevo che è tra noi.

Qui siete ai piedi di Torre Maruffo, una prospettiva vertiginosa da non perdere, lo sguardo che cerca la cima della torre che si confonde nella luce.

Io sono stata lassù, si vede tutta Genova, la meravigliosa Superba dei tetti d’ardesia.
E qui ho raccontato quel viaggio emozionante, un’esperienza unica.
E quanto è alta la torre!
Eccolo Canneto il Lungo visto dall’alto.

La città dei tetti è sorprendente e imprevista, ti fa scoprire bellezze che non hai mai veduto.

E così è la città dal fondo dei caruggi, bisogna saperla guardare.

E bisogna fermarsi per cogliere il sole che illumina la Cattedrale di San Lorenzo.

E’ così la città dal fondo dei caruggi, la osservi e la pietra sembra aver vita, su un muro si scorge una statua, di fronte c’è ancora una piccola edicola.
Sono gli stupori della città vecchia.

Sono le figure gentili che vegliano sopra i portoni.
Le avete vedute in ombra nell’immagine soprastante, qui le potete ammirare in tutta la loro armonia: sono due fanciulle che un tempo reggevano lo stemma di famiglia sul portale di Palazzo De Franceschi.

La città vecchia ha certi custodi silenziosi che conoscono lontani segreti, sono qui assisi da molti anni.

E ha piccole edicole, da una di queste una Madonnina ci osserva dall’alto.

Qui, nel nostro Canneto, tra i banchi di frutta e verdura, il sacro e il profano vivono in comunione perfetta.

Canneto il Lungo, con le cassette di frutta tra i palazzi che appartennero a famiglie nobili, edifici che sono compresi tra i Rolli.
Qui ebbero le loro case i Maruffo e i Piccamiglio, gli Streggiaporco e i Malocelli.

Ora ci sono le primizie in bella vista, si va nei caruggi a comprare le arance e i pomodori, i cavoli e le cipolle.

E ancora si cammina in Canneto, nell’ultimo tratto dove le facciate hanno colori più vivi.

E altre creature custodiscono Palazzo Crosa di Vergagni.

Si accende di colore questa parte della via, ha toni caldi e luminosi.

Ed è ancora Medioevo, con archi di pietra ed archetti, ancora un’edicola, ora vuota, di un imprevisto color celeste.

E lo sguardo non ha posa, cerca la cima di quei palazzi che si perde nel sole che acceca.

E cerca ancora la vertigine, sotto le persiane aperte, le corde da stendere e le pietre antiche di queste case.

E se non ci siete mai stati forse a voi sembrerà che qui la luce non arrivi mai.
La luce sa compiere magie, ha le sue strade misteriose per colpire questo selciato.
Arriva improvvisa, poi vira verso altre destinazioni e lascia posto all’ombra.

Arriva improvvisa e rimane, per qualche istante che sembra eterno.
E batte sulle antiche case del nostro Canneto.
