Ammirando Genova la Superba

C’è un luogo di Genova dal quale si ammira un panorama straordinario e unico, è un balcone sulla città e sulla sua meraviglia: sono le alture della Superba, là dove si trovano le antiche mura e fortificazioni, una zona che non conosco così approfonditamente come vorrei sebbene non sia poi distante dal mio quartiere.
Salendo al Righi e proseguendo poi fino a Via al Forte Begato ecco lo spettacolo del porto, delle navi in partenza e della città pullulante di vita.

Mentre tutto attorno sboccia la primavera.

Libera, sfrontata e selvaggia.

E là, in lontananza, l’infilata dei palazzi di Via Turati, il Porto Antico e la Sopraelevata che come un nastro lucido attraversa la città.

E i Magazzini del Cotone e le barche a vela in attesa di nuovi approdi.

Lì, nel prato sottostante, una testimonianza del nostro lontano passato: un’antica polveriera.

E lo sguardo poi va anche più lontano, verso il Monte di Portofino.

Ai nostri piedi l’intera città e la sua assoluta bellezza: Palazzo San Giorgio e la Cattedrale di San Lorenzo, i tetti e le ardesie dei caruggi.

Mentre sbocciano certi fiori eleganti.

E una grazia timida trionfa tra le rocce.

Una nave prende il largo e il blu del mare si fonde e si perde nel celeste del cielo.

E le rose selvatiche dondolano al vento qui dove si ammira la meraviglia di Genova la Superba.

Luci d’inverno

È una luce d’inverno a brillare in questa prospettiva squisitamente genovese davanti ai nostri Magazzini del Cotone.
Le amate geometrie del porto, le panchine, le bitte, la ringhiera davanti al mare.

E sfumature di oro e di rosa.

Un tempo ritrovato, ogni volta ritorno qui a respirare l’aria fresca del mare e ogni volta ricevo in cambio una sensazione di benessere e di armonia.

Qui dove sempre ci troviamo ad osservare il tramonto e le sue luci, qui dove ci raccontiamo la vita davanti al nostro blu.

E sono viaggi sulle onde o nel cielo, viaggi reali o di fantasia, davanti ai bagliori della sera.
Mentre il sole, con dolce lentezza, va a nascondersi oltre l’orizzonte.

E tutto luccica e brilla, mentre il mare di Genova si veste di queste luci d’inverno.

Il profumo del mare

Il profumo del mare, in questa stagione incerta, sa essere più intenso e forte.
Intriso di salmastro, inquieto come l’acqua che pare più densa, scuro come la tempesta che arriverà.
E così il profumo del mare ti sembra come quello che respirano i pescatori nei loro viaggi sulle onde, quando le reti scendono nell’acqua.
Il profumo del mare è agitato come quel vento che smuove la bandiera con la croce di San Giorgio.

La luce cade, vira e crea magici riflessi.

Le barche dondolano dolcemente sull’acqua d’autunno.

E il colore del mare assume toni d’argento e metallo.

Il profumo del mare può essere il preludio di un lungo viaggio, un promessa che presto sarà mantenuta.

Il profumo del mare poi si mescola alla vaghezza delle nuvole.
Erano lassù a imperlare il cielo sulle colline, mentre osservavo la grande scritta che ora si trova al Porto Antico.
Poco dopo, con mia grande sorpresa e con loro grande divertimento, ho visto due bimbette di pochi anni passare felici tra quelle lettere più grandi di loro, affacciarsi ridendo tra una vocale e una consonante.
E tutto attorno spirava il profumo del mare.

E ne godevano anche certi piccoletti che svolazzavano di qua e di là, uno si trascinava dietro una grossa briciola di pane e se la beccava con gusto.

Ed è sempre una gioia ritrovare i miei amici del Porto Antico e apprezzare la tenacia della vita.

Là dove si ascolta il sussurro del vento, là dove si sente il profumo del mare.

Vento e mare di settembre

E improvviso, di mattina, è arrivato il vento.
Settembre, a Genova, ha questi colori intensi, resi ancor più vivaci dalla forza del vento che spazza via le nuvole e si svaga nell’infinito e verso l’orizzonte.
E così il mare di settembre e di Genova è così blu.

Restano le navi in attesa della loro partenza.

E il vento gioca, ruzzola, canta.
E se guardi il mare tra le case vedrai, in una mattina di settembre, le onde che si increspano mentre una barchetta intrepida rientra il porto.

E le imbarcazioni lasciano scie come curve candide e frizzanti.

Mentre il vento ancora agita la riva, le vele, i pensieri e il mare di settembre e il porto della Superba.

Un mare di ricordi

Ci sono luoghi che ci appartengono.
Sono nostri, li abbiamo vissuti, pensati, amati.
Sono nostri e là ritorniamo, sulle orme dei nostri passi.
E la ci rivediamo, più giovani, diversi e sempre uguali.
Ricordiamo.
E restiamo ad indugiare alla solita ringhiera, troviamo posto sulla nostra panchina preferita e il vento ci pare modulare la consueta melodia che sappiamo ascoltare.
Troviamo il nostro orizzonte, il nostro sole che piano si posa tra le nuvole, i suoni della nostra città.
Il nostro tempo scandito da ciò che meglio conosciamo.
E un mare di ricordi ci riempie il cuore e la mente.

Una cartolina dal Porto di Genova

Vi mostro una bella cartolina del passato che racconta il nostro porto, le sue navi, i viaggi e le partenze.
È una cartolina che venne spedita in un giorno di luglio del 1924, è un frammento di una Genova differente dalla nostra eppure sempre riconoscibile.
Con le navi magnifiche e una barchetta che leggera viene sospinta sul mare mentre il remo fende l’acqua salata.

Il tempo scorre, il mare ancora ha lo stesso profumo.
E ancora una diversa barchetta scorre davanti allo sguardo in un tempo diverso.
Genova, comunque la osservi, è il suo porto, sua anima ed espressione della sua gente, della sua grandezza, del suo lavoro.
Genova, comunque la osservi, svela sempre qualche parte di sé così sapientemente definita da Giorgio Caproni nella sua Litania:

Genova tutta colore.
Bandiera. Rimorchiatore.

Mentre il tempo scorre, fluendo come onda che svanisce e si rigenera.
Lassù, in quell’epoca distante, due vite, mani operose, una saggezza antica e il pensiero che l’esistenza, in fondo, è esattamente quella cosa lì: respirare e rimanere in equilibrio sulle cose.

Così è adesso, così è sempre stato, anche in questo frammento di un tempo lontano che ci riporta davanti agli occhi le cime, le scafi, la spuma del mare, la vita di un’epoca diversa nel porto di Genova.

Un volo di gabbiani

Non mi capita di frequente di trovarmi a camminare sulla Circonvallazione a Mare, a volte ci vado e guardo l’orizzonte, i contorni del porto, le navi e poi le case dei caruggi in lontananza e provo a immaginare quello che era e adesso non è più.
L’altro giorno era là, in cerca di corrispondenze tra il tempo presente e certe immagini del passato, è straordinario quanto tutto sia cambiato e quanto sia rimasto invece immutato, occorre sempre saper guardare e dilettarsi con i soliti giochi di immaginazione.
La modernità, con il suo frastuono, pare infine predominare: ed è acciaio, scafi, cemento, vetro, toni metallici, luccicante velocità.
Leggeri nell’azzurro, sospesi tra il tempo distante e il nostro caotico presente, nell’aria si librano i gabbiani.
Intrepidi, volano controvento, ad ali spiegate sfidano il destino.
Come nel tempo che non abbiamo veduto, sempre signori del mare e del cielo.

Aspettando il piroscafo Principessa Jolanda

La notizia era di quelle capaci di suscitare grandi emozioni e venne pubblicata sul quotidiano Il Lavoro in un giorno di primavera.
Finalmente, con grande abilità e grazie al lavoro di molte maestranze, si era portato a termine lo straordinario recupero della nave Principessa Jolanda.
Il piroscafo, varato a Riva Trigoso in un giorno di settembre del 1907, era rimasto sull’acqua appena poco tempo ed era affondato poco dopo proprio durante la cerimonia del varo colando a picco nelle acque del Mar Ligure.
Quel magnifico vapore sparì tra le onde davanti a un pubblico attonito che non poteva credere a cotanta sfortuna!
A un po’ di mesi di distanza, in questa primavera del 1908, ecco quindi la buona notizia: sul giornale si legge che finalmente il relitto è stato portato a galla!
All’opera mirabile hanno preso parte stuoli di tecnici, palombari e operai specializzati, il cronista narra con ricchezza di particolari come siano state asciugate le stive.
Con l’ausilio dei rimorchiatori si attendeva così che il magnifico piroscafo fosse condotto nel porto di Genova: sul giornale del 1 Aprile 1908 si legge che l’arrivo era previsto per le ore 10 di quella stessa giornata.

Si era programmato che il Principessa Jolanda venisse ormeggiato a Calata delle Grazie per essere poi sottoposto a diversi interventi di riparazione.
Come è logico che sia, i genovesi si incuriosirono parecchio per questa mirabolante novità e furono molti coloro che se ne andarono sulla Circonvallazione a Mare ad attendere l’arrivo del leggendario piroscafo.
Era una bellissima giornata di sole e una folla di trepidanti curiosi si mise in paziente attesa ma il tempo passava e all’orizzonte non si vedeva nulla.
Che mai sarà successo?
Magari qualche inconveniente!
Dove è finita la nave? Perché non arriva?
Gli insoddisfatti genovesi forse aspettarono a lungo e alla fine furono costretti a desistere: non si vide manco l’ombra del Principessa Jolanda!
Il giorno dopo, tuttavia, in quel luminoso 2 Aprile del 1908, ecco svelato l’arcano sulle pagine del quotidiano Il Lavoro: quei burloni del giornale avevano tirato un bel tiro ai loro lettori, la notizia era un clamoroso pesce d’aprile e in tanti avevano abboccato all’amo!
Il piroscafo Principessa Jolanda non riaffiorò mai più, ne vennero recuperate in seguito solo alcune parti.
Negli anni successivi, tuttavia, furono forse molti coloro che ripensarono a quel giorno in cui se ne erano andati di fronte al mare della Superba con la speranza di veder entrare in porto i rimorchiatori con il grandioso piroscafo Principessa Jolanda: accadde a Genova il 1 Aprile del 1908.

Genova e la caligo

La Superba come sempre, non smette di stupirci e una volta di più ci ha meravigliato l’altra sera quando, nel tardo pomeriggio, una fitta coltre nebbiosa ha avvolto la sua costa, il suo porto e i suoi tetti.
La nebbia di mare si chiama caligo ed è un fenomeno meteorologico che talvolta si verifica ma io davvero non lo avevo mai veduto per un tempo così prolungato.
E così intorno alle 18 di mercoledì appena si intravedeva la punta della Lanterna.

Ho atteso fiduciosa e speranzosa di veder luccicare le luci del porto nella nebbia ma la caligo, spessa e persistente, è rimasta a sovrastare la Superba per tutta la notte.

E il mattino,dopo, con mia meraviglia, ancora avvolgeva ovattata la città.


Noi liguri non ci siamo abituati, la caligo ha così suscitato in nostro autentico stupore.
Poi, piano, sono emersi gli edifici, laggiù in lontananza.

Ed ecco la Lanterna, ad un tratto l’ho veduta stagliarsi tra la nebbia che si dissolveva.

E sono riapparse le gru, sospese in questa inconsueta dimensione.

Di Genova non si smette di innamorarsi mai, anche quando si lascia appena intuire.

E poi ho veduto le navi, lente scivolavano sull’acqua.

In uno spettacolo insolito, stupefacente e a suo modo straordinario.

Piano piano la caligo è poi svanita, si è ritratta, perdendosi nel chiarore del giorno e lasciando così il porto e i suoi moli e la nostra Lanterna sotto la luce rigenerante del sole.