Alzando lo sguardo in Canneto il Lungo

Ritorniamo a camminare nei miei caruggi, in un giorno di primavera scendevo giù da Via San Lorenzo e mi sono fermata nei pressi di Vico di Nostra Signora del Soccorso.
E lassù i palazzi si sfiorano e lo sguardo trova una diversa prospettiva della Cattedrale.

Uno squarcio di luce, la brevità del caruggio e laggiù il nostro Canneto il Lungo.

E c’è una Madonnetta, consueta testimonianza di una devozione antica.

E là si trova uno stemma nobiliare che da qualche tempo ha riconquistato colore e vivacità.

Siamo in questo punto di Canneto il Lungo, qui dove la luce gioca con l’ombra dei caruggi.

E alzando lo sguardo verso il palazzo che fa angolo con Vico di Nostra Signora del Soccorso ecco una particolarità degna di nota: un marmo nel quale sono raffigurati l’Agnello di Dio e alcuni stemmi.

È davvero in alto, quindi non si scorgono troppi particolari o dettagli.

Sono così le bellezze nascoste della città verticale.

Sono così le meraviglie che trovano coloro che amano alzare lo sguardo verso il cielo di Genova.

Finestre di Canneto il Lungo

Sono finestre di Canneto il Lungo, si aprono su muri di edifici vetusti dove ancora si trovano antiche chiavi.
Sono finestre di Canneto il Lungo e sui vetri, a seconda della stagione e del volere di Fratello Sole, si riflettono le meraviglie della Cattedrale di San Lorenzo.

Sono finestre di Canneto il Lungo, discrete e ben chiuse, non lasciano intravedere nulla e custodiscono vite e quotidianità.
Sono finestre di luoghi pieni di contraddizioni e di antiche bellezze, di colori e di marmi in bianco e nero.

All’ultimo piano e sopra si scorgono vasi di piante e altra vita.
E i vetri ancora diventano specchi.

Sono finestre di Canneto il Lungo, le ho vedute e fotografate dall’imbocco di Vico di San Gottardo e poi mi sono fermata un po’ là, sempre a guardare l’azzurro che pareva dipinto tra i contorni delle case.
Ci sono diverse maniere di osservare i luoghi, gli oggetti, i dettagli e di catturarne l’essenza e il mio modo è sempre questo: con gli occhi rivolti verso le piccole cose straordinarie e verso il nostro cielo.

Azzurro d’inverno

E poi l’azzurro, tra le case e tra i tetti, oltre le finestre, in inverno.
Dopo lunghi giorni di pioggia è ritornato il sereno ed io sono tornata a cercare il cielo tra le magnifiche geometrie dei miei amati caruggi.
E ho trovato il mio azzurro appena sfiorato dalle nuvole nei pressi di San Siro.

E poi ancora, scendendo giù, passo dopo passo.
In giornate come questa il cielo di Genova profuma di vento e di aria di mare, è inquieto, bizzoso e magnifico.

E ancora si svela tra le antiche dimore di Via San Luca.

E in Canneto il Lungo, in una delle mie prospettive genovesi preferite.

E ancora là, dove svetta tra le case l’antica torre dei Maruffo.

È un cielo splendido, brillante, lucente, vibrante di colore e di aria.
È il cielo di Genova e sempre stupisce, incanta e non smette mai di farti innamorare.

Cose di Canneto il Lungo

A volte poi, in primavera, per le strade della città c’è una luce nuova.
Come una lievità di vento e di chiarore intenso nel cielo e nelle case che così delimitano l’azzurro, in quel tratto di Canneto il Lungo che da Salita Pollaiuoli conduce verso Vico dei Notari.
E questi sono i colori caldi della città vecchia, una di quelle prospettive amatissime di Genova.

Più in giù, nel tratto che scende verso il mare, certe figure attente sempre vegliano sul coloro che percorrono Canneto.
Hanno grazia, bellezza, i loro sguardi vengono da lontano e sono proiettati al di là del tempo.

E il sole filtra, cade tra le case, illumina la vertigine di questi palazzi.

Sul civico 37 poi, si legge un’antica iscrizione.
Queste parole sono tratte dalla Bibbia e precisamente dal Salmo 85 e significano: la giustizia e la pace si baciano.
Anche semplicemente passeggiando si finisce sempre per trovare qualche spunto di riflessione.

Mentre il sole gioca ancora, mette in fuga l’ombra e abbraccia le antiche case della Superba.

E sopra i tetti e sopra le ardesie passa qualche nuvola leggera ma sempre e ancora trionfa l’azzurro sopra le cose di Canneto il Lungo.

Luce e ombra in Canneto il Lungo

Cappello di paglia, magliette a maniche corte e passo leggero.
Nei caruggi alla scoperta di una città nuova e mai veduta, spero sorprendente.
Nei miei caruggi, io vi consiglierei di vagare e perdervi così, senza meta, come faccio io quando vado ovunque e in nessun luogo.
Provo spesso ad immaginare quale stupore regalino quel nastro di cielo lassù, le nostre amate case alte che si perdono in una vertigine infinita, il dedalo di strade che confonde.
A Genova comunque scendi sempre, non puoi sbagliare, arriverai davanti al nostro mare.
A Genova cerca gli incroci di vicoli, le chiese millenarie, le botteghe tramandate di padre in figlio, i portali di pietra di Promontorio, il vento strepitoso, l’effige di San Giorgio davanti ai portoni, una coppetta di gelato alla panera, uno schianto di luce effimera, la figura della Madonna nelle molte edicole della città vecchia.
A Genova cerca noi, la nostra traccia nella storia del mondo, la nostra musica, le nostre parole, il passato che ancora vive in queste strade.
Ancora è là, tra le vetuste case di Genova, nella danza di luce e ombra in Canneto il Lungo.

Sempre i soliti tipetti

Quando incontri certi tipi originali alla fin fine ti rimangono impressi e quindi è sempre un piacere rivederli.
E mi succede spesso di imbattermi nei soliti tipetti, d’altra parte gironzolando nelle loro zone è anche normale, alcuni di loro sono vecchie conoscenze di questo blog e sono già comparsi su queste pagine.
Ricordate il piccolo custode del negozio di fiori artificiali di Via Malta?
Come dimenticarlo!
Eccolo lì, a presidiare l’ingresso!

E lo stesso vale per il soldo di cacio che vigila in Canneto il Lungo.

Lo fa con un certo impegno e con la dovuta attenzione, c’è da riconoscerglielo.

Cane (3)

E il cane del tappezziere della Maddalena? Sempre al suo posto!

Cane (4)

I prossimi personaggi, invece, non sono mai apparsi su queste pagine e soltanto perché prima non ero mai riuscita a fotografarli.
Ecco qui un tipo sussiegoso che se ne sta in un frequentatissimo negozio dei caruggi.

Cane (5)

Un po’ più in là c’è anche un suo collega.

Cane (6)

E magari alcuni di voi si ricorderanno del piccoletto che sta nel negozio di cupcakes in Via al Ponte Reale.
Ecco, l’altro giorno era sempre lì, con il suo bel fiocco rosa e con un ciuffetto davanti al musino, accoccolato davanti alla porta.
Succede così, girando per Genova, finisci per incontrare sempre i soliti tipetti.

Cane (7)

Quando il vento di Genova ti accompagna

A Genova, quando tira vento, hai un compagno bizzoso con il quale camminare, passo dopo passo nel turbine dell’aria che lucida il cielo e rende la città ancora più splendente.
E a volte io faccio così, lascio i mezzi di trasporto a periodi di maggior pigrizia e cammino insieme al vento, giù per le creuze del Carmine.

Quelli che amano i caruggi sanno che passando da un vicoletto all’altro si arriva lontano molto rapidamente, se ne sorprenderebbero quelli che invece amano solo le vie larghe e trafficate, non sanno cosa si perdono.
Io seguo il vento e vado a cercare i miei ritagli di cielo.

E poi, sempre, finisce che mi infilo in Canneto il Lungo.

E così fa il sole, tracciando a terra una linea perfetta.

Seguendo quel vento che è fratello del celeste cielo.

Poi magari a volte ho anche fretta ma non rinuncio mai a sbirciare nelle botteghe dei caruggi.

E in certi posti mi fermo sempre, in Canneto c’è una delle più incantevoli prospettive genovesi.

E il vento fa fremere quel bucato steso in Piazza delle Erbe.

E mentre percorro la salita che porta a Sarzano mi volto sempre indietro a cercare la bandiera di Genova in quel cielo limpido.

Quando cammino insieme al vento finisce sempre che vado anche nei posti dove non dovrei andare, in realtà vado proprio a salutare questi caruggi e mi piace ritrovarli sempre così, semplici e veri.

A volte poi chiacchiero anche con le persone che non conosco, finisce persino che mi capita di scoprire dei lettori sconosciuti di questo blog e questa davvero è una cosa bellissima.

Poi continuo a seguire il vento, poi vorrei scendere giù, andare in Campo Pisano, risalire, ritornare ancora e guardarmi indietro.
E so che lo farò di nuovo, ancora.
E anche questa davvero è una cosa bellissima.

Tipi che si vedono davanti ai negozi

Gironzolando per la città si vedono certi personaggi davanti ai negozi!
Come ben sapete, io vado volentieri nei caruggi e un bel giorno ho incontrato lui.
Presidiava con ferma sicurezza la porta d’ingresso di questo negozio in Canneto il Lungo e tra il resto era attentissimo, teneva sotto controllo il continuo andirivieni di gente.

Data la situazione, mi sento in dovere di ricordarvi un altro bel tipetto che ho già avuto l’onore di ospitare su queste pagine.
Ognuno al suo posto, lui se ne stava tra fiori artificiali che la sua padrona vende in Via Malta.

E pensate che sia finita?
Certo che no!
In Via al Ponte Reale vi sarà capitato di notare un certo negozietto invitante e delizioso.
E d’altra parte, chi ci si aspetta di vedere in un posticino dove si possono trovare colorati cupcakes?
Ovvio, un tipetto così, con tanto di fiocchetto rosa fucsia!
Ognuno al suo posto, non c’è che dire!

La luce che si posa

In questa primavera capricciosa le nuvole hanno spesso la meglio, in questa primavera mutevole cerco la luce che si posa sulle case e sulle ardesie.
E a volte disegna soltanto i contorni, li copre di meravigliosa bellezza, per me.

E mi piace così, quando attraversa certi caruggi e si ferma, accarezzando un muro antico.

E quando fende gloriosa certe vicoli stretti.
E c’è una Madonnina, un antico portale, un signore di passaggio.

In un solo istante.

In quei caruggi dove la luce si insinua con dolce prepotenza e sfiora le pietre, non si attarda e sfugge via.

In quei luoghi dove a volte trovi fiori in boccio, una delicatezza di rosa inattesa ed io penso sempre che sarebbe bello incontrarla più spesso.

Sfumature di primavera, nel cuore della città vecchia.

E sole, sole, sole lucente che si posa sui terrazzini, sui tetti e sulle cupole delle chiese.

Poi giù, verso Canneto.
Uno stemma antico, memoria di vicende lontane e di famiglie dalla lunga storia.

E sole, sole che segna la via.
E si cammina in direzione ostinata e contraria, per dirla alla maniera di Fabrizio.

E verde brillante, muri vissuti, vetri che riflettono magie.
Dura per breve tempo, a volte.
Ed è una delle magie più incantevoli della mia Genova.

Ottobre 1376, Santa Caterina da Siena a Genova

Preceduta dalla fama della sua bontà, celebre per le sue buone opere: così giunse a Genova in un giorno di autunno del 1376 Santa Caterina da Siena.
Proveniva da Avignone dove in quell’epoca era la sede papale, là Caterina si era recata come nunzia di pace in quegli anni tempestosi per la Chiesa, poco tempo dopo il Pontefice Gregorio XI compirà lo stesso percorso di Caterina lasciando Avignone alla volta di Roma.
Caterina è una giovane donna di soli 29 anni ed è una domenicana, insieme a lei viaggiano alcuni religiosi: uno di essi, Raimondo da Capua, scriverà le memorie di quei giorni.
Caterina, figlia di un tintore senese, rimarrà a Genova per circa un mese ospitata in una casa a breve distanza dalla così detta Croce di Canneto, così si chiamava il punto in cui Canneto il Lungo si interseca con Canneto il Curto.

Canneto il Lungo

Ad aprirle le porte della sua dimora è una nobildonna genovese, il suo nome è Orietta Scotto ed abita in un edificio situato proprio all’inizio di Canneto il Lungo.
Una Santa nei caruggi, nelle strade che sempre percorriamo.

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Quanti genovesi di quell’epoca conoscono Caterina?
Quanti sanno di lei e della sua fede luminosa?
Sono tantissimi coloro che accorrono alla casa della Scotto per ricevere una parola di conforto e una preghiera da parte di Caterina.
Lei ascolta letterati e popolani, uomini di legge e gente comune, per ognuno la Santa di Siena ha una parola.
Le enfatiche cronache dell’epoca riferiscono anche di alcuni che la trattarono con tracotante arroganza e che furono per questo puniti dalla giustizia divina.
Gli storici riportano anche notizia di suoi miracoli, durante il suo soggiorno genovese salvò dalla morte due giovani del suo seguito che erano stati colpiti da tremende malattie.

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E giunse il 18 Ottobre 1376.
In quel giorno a Genova arrivò Papa Gregorio XI, venne ospitato nella dimora del Doge nella zona dalla Porta di San Tommaso.
Il Pontefice andò diverse volte in casa di Orietta Scotto, la Santa di Siena fu per lui un grande sostegno: come aveva fatto già ad Avignone, lo confortò sulla sua scelta di ritornare a Roma.
Anche Caterina partì da Genova e lasciò il ricordo di sé, scrisse poi una lettera alla nobile Orietta, naturalmente il suo contenuto riguarda la carità e l’amore verso Dio.
La casa che ospitò Caterina subì diversi danni quando il Re Sole fece bombardare Genova nel 1684, venne tuttavia ricostruita e su di essa fu apposta una lastra marmorea in memoria di Santa Caterina da Siena.
Se volete trovarla dovrete cercare il civico numero 6 di Canneto il Lungo: dopo l’insegna della macelleria alla vostra sinistra vedrete la lastra che racconta di lei e dei suoi giorni genovesi.

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La lapide è poco visibile, se non sapete della sua esistenza vi sarà difficile notarla, si perde in un’imprendibile prospettiva di caruggi.

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E non ci sono indicazioni che ricordino ai passanti di alzare lo sguardo per leggere di lei che in un giorno lontano venne in questa città.

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Nei secoli a seguire i discendenti di Orietta Scotto conservarono la devozione per Santa Caterina portandola anche lontano da Genova.
In Val Trebbia, a Gorreto, sorge lo splendido palazzo dei Centurione Scotto che furono appunto signori di questo luogo.

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E non è certo un caso che la chiesa del paese sia dedicata proprio alla Santa di Siena.

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Tornando invece nel centro storico di Genova troverete un’altra testimonianza dell’affetto di questa famiglia per Caterina.
Dovrete recarvi in San Siro, un tempo cattedrale della Superba.

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Tra le molte cappelle appartenenti alle blasonate famiglie genovesi una è dedicata alla Santa di Siena ed è proprio la Cappella della famiglia Centurione.
Il dipinto che si trova sull’altare è opera di Cesare e Alessandro Semino e immortala lo sposalizio mistico di Caterina.

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Lei è ritratta nel suo candore, nella sua lievità di giovane donna dal cuore devoto.

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Giunse anche qui, in queste strade di botteghe e di profumi, nei vicoli dove le altezze racchiudono i respiri e le voci di Genova.
Ospitarono anche lei, figlia di Dio e della terra di Toscana, per sempre Santa, una ragazza di nome Caterina.

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