E alla fine giunse Caronte, con le sue temperature bollenti.
Ho un dubbio che mi attanaglia sin dal lontano dicembre, da quando lo stivale venne investito dal Burian, il temibile vento siberiano.
Ricordate? La fontana di De Ferrari era ghiacciata.
Ecco, se qualcuno su dalla regia mi ascolta, saremmo grati di un estemporaneo replay, giusto per riprenderci dal caldo!
Ladies and Gentlemen, per la vostra gioia, ecco a voi, completamente fuori stagione, il gelido Burian, ciak si gira! Magari!
Ecco, comunque cosa stavo dicendo? Ah sì, l’inverno!
E poi si avvicendarono le stagioni, venne la primavera e quindi l’estate.
E giunse Scipione, l’infuocato anticiclone.
E nei giorni a seguire lo soppiantò l’orrido e torrido Caronte, nome mutuato dal tetro traghettatore dell’Inferno al quale Dante attribuì poco confortanti occhi di bragia.
Ecco, vorrei porre un timido e perplesso interrogativo, se mi permettete.
Ma in questa amena nazione sull’orlo del tracollo, chi caspita si prende la briga di tirare fuori nomi del genere?
Capisco che al genio italico non c’è limite, ma sinceramente potrebbero anche risparmiarci.
E oltretutto non abbiamo inventato nulla, gli americani lo fanno da sempre e battezzano i fenomeni atmosferici con nomi propri di tutto rispetto.
Eh, ma noi siamo la culla della cultura e quindi i nostri anticicloni vengono appellati in siffatta maniera, non ci facciamo mancare proprio nulla!
E comunque, l’essenziale è che al pubblico giungano alcune fondamentali informazioni e se ancora non le avete recepite vi prego di prestare la dovuta attenzione.
La prima è questa: nei mesi invernali fa freddo, mentre d’estate fa caldo.
E poi, se per caso aveste dei dubbi, sappiate che il gelo viene dalla Siberia, mentre la calura infernale arriva direttamente dall’Africa.
Sorprendente, vero? E chi l’avrebbe mai detto!
Nei meandri della creatività meteorologica si aggirano poi strani personaggi pirandelliani in cerca d’autore di difficile collocazione.
E’ il caso della temperatura percepita, chi l’aveva mai sentita nominare fino a qualche anno fa?
C’era solo quell’altra, la banale temperatura in gradi centigradi.
Poi è arrivata questa, che secondo me ha dei problemi di identità, oltre che di umidità.
Si è perso nella nebbia, invece, il vento di Föhn.
Ecco, parliamone. Qualcuno sa dirmi che fine abbia fatto?
No, perché fino a qualche tempo fa, a una minima bava di vento leggermente calda, spuntava un serio signore che con tono grave annunciava alla nazione l’inesorabile e minacciosa presenza del vento di Föhn.
Di punto in bianco il povero Föhn è scomparso. Che abbiano esodato pure lui? Così, tanto per sapere, eh!
E quell’altro che risponde al nome di El Niño?
Tranquillizzatevi, lui esiste sempre, ho appena controllato sul web.
Il fatto è che non se ne parla più tanto, ecco.
Come diceva Andy Warhol, i famosi quindici minuti di celebrità spettano a chiunque, passati quelli cadi nel dimenticatoio per sempre.
El Niño, tuttavia, non deve averla presa tanto bene e infatti sta per ripresentarsi in forma smagliante sul palcoscenico mondiale, per i dettagli della sua prossima performance vi rimando a questa notizia Ansa a dir poco allarmante.
Resiste impermeabile ad improvvisi crolli di popolarità l’imperituro Anticiclone delle Azzorre, che si ripresenta con cadenza regolare.
Personalmente ho sempre avuto un’inespressa curiosità, che presto o tardi intendo soddisfare.
Ma quelli delle Azzorre, quando il loro benedetto anticiclone parte per il tour estivo, che caspita di clima hanno? Ecco, qualcuno è in grado di illuminarmi, per cortesia?
Mi risulta che le Azzorre siano splendide isole di origine vulcanica, tra maggio e luglio pare che si ricoprano di ortensie, una meraviglia!
Tuttavia non posso fare a meno di pensare ai poveri abitanti riuniti sulle coste che con la manina salutano nostalgici il loro vagabondo anticiclone.
Eh, potere della fantasia!
Prima o poi partirò per le Azzorre, con un cappello di paglia a tesa larga e una valigia vagamente retrò, mi sembra la tenuta adatta.
Comunque anche da quelle parti c’è da stare attenti.
Infatti, a quanto pare, nel 1811 dalle profondità degli abissi emerse un’isola, che venne chiamata Sabrina, la quale poco tempo dopo si rituffò nell’Oceano per scomparire definitivamente.
Mah! Che sia stata colpa di qualche anticiclone?
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Tempo previsto e imprevisto
Le previsioni del tempo, ecco è un altro tasto dolente che è per me fonte di eterna incertezza.
Ai tempi dei tempi, immuni dal dannato digitale terrestre e dai suoi diecimila inutili canali, da queste parti si captava la televisione Svizzera.
Ecco, ricordate le loro previsioni?
Domani: pioggia. Dopodomani: bello.
Secche, coincise e chiarissime.
Voglio dire, non davano adito a dubbi, almeno così mi pare.
Adesso, premesso che non discuto su quanto si siano evoluti i meteorologi nella loro scienza, i risultati, lasciatemelo dire, mi lasciano quanto meno perplessa.
Anzitutto voglio lanciare un urlo di dolore a nome di tutti i genovesi, per la maniera nella quale vengono fatte le previsioni regionali: vanno nel dettaglio sulla riviera di levante, poi su quella di ponente, quindi saluti, titoli di coda, sipario, fine.
Ecco, scusate, a me fa molto piacere sapere che a Imperia splende il sole e che a La Spezia invece ci si diletta sotto i fiocchi di neve, ma qualcuno vorrebbe gentilmente dirmi che caspita di tempo farà a Genova?
Noi si sta in mezzo, tra le due riviere, che volete! E caso vuole che questo sia anche il capoluogo della regione, sarebbe simpatico che ve ne ricordaste, qualche volta.
Invece no, tocca procedere per tentativi.
Comunque le previsioni sono sempre sibilline, su questo non c’è dubbio.
Facciamo un banale esempio: addensamenti sui rilievi, non si escludono precipitazioni anche sulla costa.
Ecco, adesso pensate al giorno del vostro matrimonio.
Siete all’altare, trepidanti sposine piene di speranze, il prete vi pone la domanda di rito: vuoi tu, eccetera, eccetera.
E voi, serissime, rispondete:
– Non lo escludo!
Ecco, cosa caspita vuol dire? O mi fornite un dato certo ed inconfutabile, oppure mandate in video una garrula signorina che squittisca felice:
– Salve, gentili spettatori! Non abbiamo la più vaga idea di che tempo farà domani, ma ci tenevamo tanto a salutarvi!
D’accordo, ve lo concedo, sto esagerando.
Però scusate, lo zero termico? E’ comparso così, dal nulla!
Prima avevamo il banale, semplice zero, poi è arrivato quell’altro, lo zero termico, ed è finita che si è preso tutti i meriti di tempeste, uragani e geloni ai piedi.
Siamo sicuri che ci si può fidare?
E la temperatura percepita? Ah, sì il grado di umidità, eccetera!
E insomma però se stai a sentire tutti i dettagli, alla fine ti manca l’informazione essenziale.
Domani piove oppure no?
Sapete darmi, almeno qualche vaga idea in merito?
Eh, chi può dirlo!
Comunque, un dubbio sempre mi rimarrà: coloro che in televisione leggono le previsioni del tempo, secondo me, detestano il genere umano.
Avete mai notato la loro espressione mentre preannunciano scenari da tregenda?
– L’Italia verrà attraversata da freddissimi venti siberiani.
E un luccichio luciferino attraversa lo sguardo del presentatore.
– Si prevedono gelate notturne.
Guardate com’è felice, mentre pronuncia queste parole, sprizza gioia da tutti i pori!
Soccomberete per il freddo, assiderati e con le estremità congelate, ma a lui poco gliene cale, lui sorride.
Già pregusta l’arrivo dell’estate quando, ai pochi superstiti, potrà festosamente annunciare:
– Buongiorno! Le temperature toccheranno i 45°, si prevede il transito di elefanti africani in centro città, i turisti posso accomodarsi sotto il palmeto, ultima oasi in fondo a destra.
Non aspettatevi comprensione, sperate solo nella vostra buona stella: che il colpo di calore non vi colga mentre lui, il presentatore, sfodera uno di suoi impagabili quanto beffardi sorrisi.
Ghiaccio
Ho come un dubbio che mi assale.
Scusate, ma questo non era il paese del sole?
E che ne è stato del surriscaldamento del pianeta? E l’effetto serra?
Mi sembra di ricordare che svariati profeti di sventura annuncino di tanto in tanto scenari da tregenda che prevedono la desertificazione del territorio, uragani come ai tropici e climi assai diversi rispetto a quelli ai quali siamo abituati.
Ecco, appunto.
Qui non nevica, per ora, ma stamattina il termometro segnava -5°.
Ecco, volevo dire che c’è stato un errore, su in sala di controllo: Houston, abbiamo un problema.
Volete gentilmente alzare la temperatura, per cortesia?
E visto che di questi tempi è tanto di moda, non è che qualcuno potrebbe mettere cortesemente in atto una manovra per far accomodare altrove lo stramaledetto vento siberiano che risponde al nome di Burian? Che vada verso altri lidi! Verso i ghiacci eterni! Verso le steppe!
Cosa caspita ci fa su e giù per lo Stivale? No, dico, le sembra il posto adatto?
Informazione di servizio per i piani alti: la mia amica norvegese mi confidò che lei, fino a -25°, è solita dormire con la finestra aperta.
Così, tanto per dire.
Sono popoli temprati quelli, mica è uno scherzo, io quando il termometro va sottozero comincio a dare seri segni di cedimento.
Loro, invece, finestra aperta.
Ecco, la mia amica è bionda e con gli occhi azzurri, ovviamente, questo lo dico per il Burian, caso mai la cosa potesse interessare, chissà fra nordici mi sa che potrebbero piacersi a vicenda!
Comunque, la logica conseguenza delle basse temperature è questa.
L’acqua della fontana di De Ferrari si è ghiacciata! Ora, vorrei aggiungere, a puro titolo di cronaca, che c’erano dei ragazzi in scarpe da ginnastica che ci pattinavano allegramente dentro, quindi era un po’ popolata, così è stato arduo scattare qualche foto.
Eh, poi avrei voluto fare un giretto per caruggi, ma il freddo intenso sta davvero provocando molti disagi, i tubi dell’acqua posti all’esterno delle case antiche dei vicoli scoppiano causando delle vere e proprie cascate che, una volta cadute a terra, ci mettono davvero poco a trasformarsi in ghiaccio.
Neanche Dario Argento saprebbe ideare una sceneggiatura così spaventosamente sinistra!
Pertanto ho pensato di soprassedere rispetto ad eventuali giri turistici, ci manca solo di essere travolta da secchiate di acqua gelata o di volare per aria scivolando su un lastrone di ghiaccio, mica ho la perizia e la classe di Carolina Kostner.
Panta rei, dicevano gli antichi, tutto scorre, tutto passa.
Io confido molto in certe consolidate saggezze, tra qualche giorno il vento siberiano abbandonerà la nostra bella penisola, le nevi si discioglieranno e l’acqua riprenderà a zampillare allegra nelle nostre fontane.
Per ora, è freddo, gelo e ghiaccio.
Un enigma per Miss Fletcher
Aprile è il mese più crudele, disse il poeta.
Anche luglio non è da meno, aggiunse piccata Miss Fletcher.
Stamattina, ore sette, nel ridente capoluogo ligure il termometro segnava 20 gradi centigradi.
Tra quattro giorni è agosto.
Miss Fletcher si avvicinò al tavolino e si versò una tazza fumante di cioccolata calda.
Non gradisco per nulla il caldo torrido, tengo a sottolineare.
Tuttavia, mi pare lievemente anomalo il clima con il quale si chiude questo secondo mese estivo, che si dice essere uno dei più freddi degli ultimi dieci anni.
Mi verrebbe da dire, non solo non esistono più le mezze stagioni, ma anche quelle principali non se la passano tanto bene.
Un colpo di vento spalancò la finestra e Miss Fletcher, intirizzita, si alzò per richiuderla. Poi, stringendosi nel suo scialle, tornò alla sua scrivania.
In questi casi, se uno ha la pazienza di andarsi a cercare possibili risposte, magari le trova, anche se, forse, sarebbe meglio una beata e inconsapevole ignoranza.
La notizia è questa, Eyjafjallajokull, il vulcano islandese dal nome impronunciabile, potrebbe essere una delle possibili cause dell’attuale clima.
Si era detto, al tempo della sua scenografica eruzione, che la nube prodotta avrebbe potuto provocare dei mutamenti climatici di un qualche rilievo e forse questo clima bizzarro è la conseguenza di quanto sta accadendo sul pianeta.
Perchè, se dalle nostre parti l’estate latita, agli antipodi il generale inverno trionfa e in Nuova Zelanda pare si siano verificate intense nevicate, come non se ne vedevano dal 1995.
Magari è un caso, si dirà; purtroppo non sono sufficientemente ferrata in materia da poter discettare sul tema, mi limito, semmai, a leggere.
L’articolo della Msnbc recita: “Le particelle create dalle eruzioni erano per la maggior parte composte di acido solforico e in crescita nel tempo. Se le particelle di acido solforico diventano larghe abbastanza, possono comportarsi come semi per la formazione delle nuvole. Le nuvole, a loro volta possono alterare la quantità e il tipo di precipitazione che un’area riceve.”
Miss Fletcher, perplessa, si accese una sigaretta.
Come sarebbe a dire, se le particelle di acido solforico diventano larghe abbastanza? Se? C’è modo e maniera per verificarlo? Gentilmente, si può mandare lassù un omino con un centimetro che effettui tutte le misurazioni del caso, provvedendo anche a dotarlo di un satellitare, perchè comunichi in tempo reale la situazione?
– Ehi, voi di casa! E’ fatta! Tirate fuori piumini e Moon Boot!
No, così, tanto per sapere se la prossima stagione sciistica si aprirà a ferragosto a Finale Ligure.
Miss Fletcher, presa dallo sconforto, emise un profondo sospiro, carico di significato, mentre fuori infuriava la tormenta e il vento alzava turbini di foglie.
Comunque, hanno detto che ad agosto tornerà l’alta pressione e il leggendario anticiclone delle Azzorre che, fino ad oggi era beatamente in sciopero a casa sua, a breve rifarà la sua comparsa.
Mi sorge spontaneo un interrogativo. Ma, per quale motivo, in vacanza non andiamo alle Azzorre?
Miss Fletcher, scuotendo la testa, si alzò e, munita del suo ricamo, andò a sedersi davanti al camino.