Un giorno in Piazza De Ferrari

Ritorniamo a camminare nel passato, con l’aiuto della mia macchina del tempo si può arrivare in una diversa stagione della nostra cara Piazza De Ferrari e la troveremo così perfettamente riconoscibile.
E ci sono delle vetture parcheggiate lì davanti, c’è chi chiacchiera amabilmente, un signore invece pare rallentare il passo per osservare incuriosito: che straordinaria novità l’automobile, uno se ne può andare in giro senza nemmeno bisogno di un cavallo!

E a tutti noi piacerebbe attraversare Genova su questi mezzi del tempo che fu, con mirabile lentezza e guardando il panorama.

In questo scorcio del nostro passato la vita ferve e ciascuno rimane intento nelle proprie faccende.
Un tale è chino sulla strada, completa certi lavori per il bene di tutta la comunità e ad osservarlo è un ragazzo con il grembiule bianco che incede lì accanto recando sulle spalle un pesante carico, più indietro si nota un frate devoto.
Ecco poi arrivare sprintoso il 271 e a me piacerebbe molto salire a bordo per un diverso viaggio nel tempo!

In questi frammenti di quotidiano catturati nella cornice di una cartolina ci sono sempre dettagli che ci lasciano con i nostri interrogativi ai quali non sappiamo dare risposte.
Ad esempio, chi è l’uomo che attraversa Piazza De Ferrari con una capiente cesta?
Che mestiere fa?
E dove si dirige con quel passo deciso?
Eccolo mentre passa davanti alle macchine, vorrei tanto sapere cosa porta con sé.

A volte tutto è chiaro e facilmente intuibile, a volte invece gesti e particolarità restano ammantati da un magnifico mistero che rende ogni cosa ancor più affascinante.
Era un giorno qualunque e fu così immortalato dal talento del fotografo Neer, era un giorno del nostro passato in Piazza De Ferrari.

Ancora in Via XX Settembre

E torniamo ancora, una volta in più in Via XX Settembre.
Sempre con la macchina del tempo che ci porta in quel tempo che a noi piace immaginare, senza nemmeno sapere se stiamo indovinando ma questo è anche il bello dei giochi di fantasia.
E così, in questo giorno di un anno lontano ci si incammina verso la più vibrante arteria cittadina, ricca di bei negozi e di palazzi fastosi.
C’è un certo verde urbano che noi non siamo abituati a vedere in quel tratto di strada antistante Piazza della Vittoria, deve fare anche un po’ caldo in questo giorno di un anno che non so: così sembra a giudicare l’abbigliamento del signore in primo piano, tuttavia le altre persone sembrano ben più coperte!

Che tempo diverso era questo!
Ecco le vetrine colme di abiti alla moda, gonne lunghe, maniche a sbuffo e vezzosi cappelli da signora.
C’è chi passa su una briosa macchina sportiva, che bellezza il vento che sfiora la faccia, che gioia l’ebbrezza della velocità!

C’è chi invece si mette in paziente attesa del tram, la vita è anche fretta, incombenze, persone che incontri, cose da fare, tram sbagliati e mete da raggiungere.

E così mi piace sempre ritornarci in questa nostra Via XX Settembre: ancora ogni volta diversa, ma sempre unica e speciale per noi genovesi.

Una giornata di festa

Era una giornata di festa, uno di quei giorni piacevolmente lenti, si approssimava forse già la tenera primavera con i suoi germogli e tutto attorno l’aria profumava di rinascita e di nuovi inizi.
Era un sentore leggero di agrumi freschi, una fragranza di riviera, una dolcezza di mimose ondeggianti sulle vie e d ulivi protesi nell’azzurro, era un volo di rondini e un gioioso cinguettare.
Era un tempo quieto di chiacchiere, parole e ricordi, di aria frizzantina e di primi tepori, di giovinezze da ricordare e di salita da affrontare insieme.
E magari era anche il tempo di un giro in automobile: la capote aperta, il vento che scompiglia i capelli, la felicità di un istante.
E le risate e l’amore e l’amicizia come sempre dovrebbero essere!
E le curve, una sequenza di vertiginosa bellezza, le colline da una parte e il mare e l’orizzonte dall’altra.
E il muretto, il tempo di fermarsi e prendere il respiro.
E tutto il tempo del mondo, in realtà, una piccola gioia preziosa che non si sa raccontare.

9 Ottobre 1908: un nuovo servizio di automobili

Le innovazioni cambiano la vita e chissà quanto saranno stati curiosi quei genovesi del passato a leggere una certa notizia.
È il 9 Ottobre 1908 e con un certo compiacimento il cronista che scrive sulle pagine del quotidiano Il Lavoro racconta con accuratezza di dettagli la bella novità: presto Genova avrà un nuovo servizio di automobili.
Caspita, si tratta di ben venti vetture e nel giro di otto mesi saranno tutte a disposizione del pubblico.
Per iniziare tre di queste automobili sono già pronte per essere usate, si tratta di veicoli di gran lusso, eh.
Nessuna preoccupazione per gli chauffeurs, sono stati scelti tra i bravi guidatori che ci siano!
Oh, poi ovviamente le automobili sono dotate di moderni tassametri e quindi il costo del percorso verrà calcolato alla perfezione, sul giornale si legge che una corsa cittadina alla fin fine verrà a costare pure meno di 2 Lire.
E per celebrare questa importante novità si è pure tenuto un evento voluto proprio dal lungimirante imprenditore che ha intrapreso questa bella avventura.
Dunque, sono stati invitati 15 signori giornalisti, racconta sempre il cronista: costoro sono stati portati a fare un giro per la città su tre eleganti automobili e poi hanno terminato la giornata al Lido d’Albaro con un sontuoso banchetto e con uno spumeggiante brindisi con lo champagne.
Che fortunati, immaginatevi la gente che li ha veduti passare, tutti avrebbero voluto essere al loro posto!
Fino a ieri si andava con le carrozze a cavalli e poi il progresso cambia persino la quotidianità, che stupore la modernità!
Un motore rombante, l’ebbrezza di un viaggio automobile: provate a pensarci, è una cosa che a dirsi pare davvero straordinaria, non sembra anche a voi?

Una gita al Colle del Melogno

E venne il tempo di fare una bella gita al Colle del Melogno.
– E che ci vuole? – Direte voi!
In fondo si tratta soltanto di una meta non troppo distante nell’entroterra savonese, non sembra essere chissà quale impresa, il Colle del Melogno è un valico delle Alpi Liguri e collega Finale Ligure a Calizzano.
E venne il tempo di andarsene un po’ a zonzo su di là, forse per boschi, in cerca della frescura: era il mese di luglio del 1932.
Ah, un cappello in testa ci vuole proprio e ci vuole anche l’allegria dipinta sul volto per la foto di rito di un giorno passato tra svaghi e passeggiate, la signora qui ritratta tiene tra le mani forse delle felci raccolte in quelle ore trascorse là, al Colle del Melogno.

Oh che bellezza arrivare fin lassù sul sidecar o su quella automobile dal motore brioso, adesso sì che la nostra gita sembra davvero un’eccitante avventura!
Ecco la bella compagnia: una gonna chiara, un foulard, un sorriso e una mano sul fianco, un basco in testa, braccia incrociate e modi sicuri, tutti pronti a ripartire e a percorrere un altro tratto di strada!

Fu una giornata memorabile ricca di tante emozioni e di spensieratezza.
E in qualche maniera bisognava ricordarla, fermare nel tempo quell’istante perfetto, poi gli anni scorreranno e un giorno la fotografia capiterà ancora tra le mani.
Che batticuore!
– Ti ricordi quel giorno al Colle del Melogno? Eccome, lo ricordo molto bene!
Ecco un esperto centauro con gli occhiali da motociclista alzati sulla fronte, quanto gli piace sfrecciare con il suo sidecar!
Si è messo lì seduto e sorride come colei che si trova accanto a lui.

E lì a fianco è parcheggiato il potente mezzo, immaginate che meraviglia andarsene in giro per le strade della Liguria con il vento in faccia.

Accadde molto tempo fa, gli uccellini cantavano gioiosi e i verdi boschi fremevano di vita.
Una fotografa, una preziosa frazione di tempo: era il mese di luglio del 1932 al Colle del Melogno.

Due passi in Via XX Settembre

E ritorniamo ancora a far due passi in Via XX Settembre, cari amici: nella strada dei negozi e dello shopping si cammina sempre volentieri ed io amo ripercorrerla ogni volta che dal passato non così lontano emerge un’immagine per me nuova, un diverso punto di vista sulla via e sul quotidiano della mia città.
E così eccoci in centro e siamo sempre in ottima compagnia: si chiacchiera tra amiche, tante sono le cose da raccontare!
E si ammirano le vetrine eleganti, ognuna porta un ombrellino parasole ma anche uno scialle, non si sa mai, se dovesse rinfrescare è meglio non farsi cogliere impreparate!

Se intendete raggiungerci ci vediamo lì, noi andiamo in cerca di stoffe per i nostri abiti e scarpe all’ultima moda, vorremmo acquistare cappelli e guanti, trine e profumi deliziosi.
E ricordate, per arrivare in Via XX Settembre potete pure prendere il tram, la modernità accorcia le distanze.

È rombante e fragoroso il suono della modernità, taluni sono più fortunati è possono provare persino l’ebbrezza della velocità: è una di quelle emozioni che quasi non si può raccontare, è una sorta di magia a suo modo sorprendente.

E sempre abbiamo modo di meravigliarci nel ritornare al tempo già vissuto, soltanto cercare di immaginarlo dona ai nostri cuori un nostalgico sobbalzo.
E allora ritorniamo ancora qui, mentre frusciano le gonne, passeggiando in Via XX Settembre.

Da un diario genovese del passato, automobili nella Superba

E’ arrivato tra le mie mani in maniera inaspettata, me lo ha dato una mia concittadina che legge e apprezza queste mie pagine, una nuova amica.
E’ il diario di un suo antenato, Francesco Dufour, appartenente a una famiglia nota non solo a Genova.
Il signor Francesco ha voluto lasciare i ricordi di ciò che ha veduto e ha scritto le sue memorie, io leggo queste sue pagine battute a macchina e mi pare quasi di conoscerlo!
Ha uno stile piacevole e chiaro, non manca quel sottile senso dell’ironia tipicamente genovese, vi strapperà più di un sorriso!
E allora vi porterò nella strade della Superba con i suoi racconti, li copierò come lui li ha scritti, sono perfetti così e non mi permetterei di cambiare una virgola.
Iniziamo dai rocamboleschi viaggi in automobile nella Genova del passato.

Piazza De Ferrari

 Piazza De Ferrari, viaggiata nel 1910
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Quando ero bambino ci si serviva del vetturino Donzelli che posteggiava in Piazza dell’Annunziata; si mandava a chiamare per recarci a Cornigliano.
Qui Carlino teneva un cavallo da sella con il quale si recava a Coronata e al Belvedere.
Nel 1915 papà comprò una Fiat Zero, era una Torpedo a 4 posti.
Era una cosa nuova, nessuno se ne intendeva; Carlino la guidava seguendo il “Manuale dell’Automobilista”.
L’automobile era il primo elemento di prestigio, si diceva “Il tale ha l’automobile” come si sarebbe detto “Il tale è milionario”.
L’automobile era, in principio, riservata ai padri di famiglia, alle persone di qualche importanza, non aveva ancora il significato sportivo che ha adesso.
Chi aveva l’automobile aveva anche lo chauffeur, l’automobile serviva innanzi tutto a scopo rappresentativo, per le visite, i matrimoni, i funerali, il Carlo Felice.
Sarebbe stata una sconvenienza arrivare in taxi.

Piazza De Ferrari (2)

Teatro Carlo Felice
Cartolina appartenenete alla Collezione di Stefano Finauri

Poi avevamo una grossa berlina SPA.
Un vetro separava l’autista dai passeggeri e gli ordini si davano con un tubo portavoce, in un angolo un vasetto di fiori.
Lo chauffeur apriva lo sportello e stava sull’attenti con il berretto in mano.
Gli autisti avevano una divisa scura e una chiara secondo il colore della macchina; portavano i gambali, solo pochi raffinati portavano gli stivali.
Dopo un certo tempo si pensò che una macchina aperta sarebbe stata più panoramica per le gite, allora venne in uso la decappottabile chiamata torpedo e se a due posti chiamata spider.

Piazza Corvetto

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Le strade, non asfaltate, erano molto polverose, con queste macchine si viaggiava in una nuvola di polvere.
Il viaggio era un continuo cercare di sorpassare per evitare la polvere di chi stava davanti.
Per il vento e la polvere era come andare in motocicletta.
Le signore portavano veli, maschere e spolverini, gli uomini spolverini, berretto e occhialoni, i più chic erano i Meyrowitz.
Molto frequenti erano le pannes, molto spesso scoppiava una gomma tagliata dallo spigolo di una pietra spaccata e specialmente per i chiodi dei ferri dei cavalli.
Non c’era la ruota di scorta, bisognava smontare la ruota, poi con 2 lunghe leve smontare il copertone, estrarre la camera d’aria e su un paracarro, con carta vetro, mastice e una pezza si riparava il guasto.
Spesso si tappava il carburatore, sulla Via Emilia, dove nei rettilinei si lanciava la macchina, erano frequenti le fusioni delle bronzine.
Mi ricordo che quando si arrivava a Genova e si vedevano i tram si diceva: per male che vada ormai si può arrivare a casa!

Via XX Settembre (3)

Tram in Via XX Settembre da Ponte Pila – viaggiata nel 1914
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Le automobili avevano vicino al vetro un faro mobile che si poteva puntare in tutte le direzioni.
Il parabrise si poteva abbassare tutto per diminuire la resistenza dell’aria e per aumentare la potenza del motore, si poteva, con un pedale, eliminare la marmitta.
Mi ricordo con che soddisfazione, al principio di una salita, libero e generoso, il fragore del motore.
Nei primi tempi il traffico era molto disordinato, non c’erano semafori e tutti i pedoni camminavano e attraversavano a casaccio.

Via Roma

Via Roma – Cartolina Appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

In un primo tempo era obbligatorio suonare la tromba nell’abitato, la tromba era una pera di gomma.
Poi venne proibito suonare nell’abitato e fu un disastro perché la gente continuava a stare in mezzo, a volte si doveva gridare dal finestrino o dare un’accelerata a vuoto per avere il passo.

Via XX Settembre (2)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

I vigili davano molte multe, specialmente per eccesso di velocità, queste fioccavano specialmente in fondo a Via Cantore, dove la strada larga e la discesa invitavano a esagerare.
Per vendicarsi del vigile gli si dava del voi come si faceva con le persone inferiori.

Via Palestro

 Via Palestro 1916
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Grazie a Raffaella per avermi prestato questo diario prezioso, è una lettura a dir poco emozionante.
Grazie a Stefano Finauri, le sue immagini abbinate a queste memorie sono ancora più suggestive.
E grazie di cuore a Francesco Dufour,  camminare con lui per le strade della Superba è meraviglioso, ho un nuovo amico e presto anche voi leggerete altri racconti.
Un saluto a tutti voi lettori, vado procurarmi un velo da indossare per una gita in automobile!
Sapete, questa faccenda della polvere è a dir poco seccante!

Piazza De Ferrari (3)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri