Notizie curiose dai censimenti ottocenteschi

Per fare un censimento nei tempi passati erano necessari tanti complicati provvedimenti, non era proprio una faccenda semplice ed io proverò solo a raccontarvi alcune curiosità apprese leggendo le relazioni del censimenti nel volume Ottocento Genovese, una pubblicazione dell’Ufficio di Statistica del Comune di Genova.
E allora andiamo al 1871, in quell’anno si indica il seguente orario per censire la popolazione: i cittadini sono chiamati a segnare sull’apposita scheda chi siano le persone presenti nella propria abitazione alla mezzanotte del 31 Dicembre 1871.
Un modo insolito per festeggiare il Capodanno, ammetto che questo è stato davvero il mio primo banalissimo pensiero.
Uno studio di questo genere chiaramente racchiude dettagliate tabelle, righe di numeri e dati, elenchi che descrivono diversi aspetti della città.
Genova è ancora composta soltanto da 6 Sestieri denominati Molo, Maddalena, Prè, Portoria, San Vincenzo e San Teodoro, la sua popolazione di fatto ammonta a 130.269 persone.
Dal 1861 la popolazione non è poi così aumentata e a quanto si legge le cause sono diverse: c’erano state 2 epidemie di colera e una di vaiolo, inoltre le persone tendevano a lasciare le zone centrali della città per trasferirsi nei sobborghi.
San Fruttuoso, Albaro e San Martino, ad esempio, avevano abitazioni più luminose ed arieggiate e al tempo stesso anche più economiche.

Sul censimento sono segnati molti dati interessanti, ad esempio all’epoca era ancora elevatissimo il numero di coloro che non sapevano leggere e scrivere, erano molti di più di quanto si potrebbe immaginare.
La popolazione è anche suddivisa secondo mestieri e professioni ed emergono così dai quei giorni neanche tanto lontani attività del tutto dimenticate.
A Genova nel 1871 c’erano accenditori di fanali e corallai, c’erano biscottai, mulattieri, spaccalegna, panierai e stuoiai, chiodaiuoli e cocchieri, queste parole hanno una musicalità antica e per noi inconsueta.

E lasciamo scorrere il tempo, andiamo al 1881, anno di un successivo censimento a proposito del quale ho scoperto sul mio volume un’autentica chicca.
Dunque, all’Amministrazione Comunale occorrono 200 commessi per la consegna e il ritiro delle schede, costoro daranno il loro prezioso contributo al buon esito del censimento.
E quali requisiti bisogna avere per potersi candidare alla temporanea attività di commesso e portatore di cartella?
Gli aspiranti devono presentare certificati di buona condotta e chiaramente non devono aver commesso reati, hanno la precedenza alcune categorie e tra queste ci sono, ad esempio, coloro che hanno già prestato la loro opera nel precedente censimento e coloro che per 4 anni sono stati nell’Esercito o nella Regia Marina.
Gli altri aspiranti dovranno invece sostenere alcune prove e una di queste mi ha veramente strappato un largo sorriso: la prova cruciale è il saggio di calligrafia sotto dettatura e traducendo dal genovese all’italiano.
Sì, perché saremo pure stati una città di gente che in parte non sapeva manco scrivere ma il genovese lo parlavano tutti e per andare in mezzo agli abitanti della Superba era necessario conoscerlo bene!
E per evitare errori o cattive interpretazioni del dialetto per accedere al posto di commesso bisognava essere nati a Genova o in Riviera oppure essere domiciliati qui da almeno 10 anni.

C’erano poi gli inadempienti, coloro che non diedero risposta a quel censimento del 1881, per questa mancanza era chiaramente prevista una contravvenzione.
A quanto pare, in quell’anno, furono 10 le persone che a causa delle loro occupazioni non erano mai a casa ma in un momento successivo i commessi riuscirono comunque a recuperare tutte le schede con una piccola eccezione: un tale si rifiutò categoricamente di farsi censire.
Chiaramente gli venne fatto presente che la conseguenza del suo gesto era il solito verbale di contravvenzione ma lui non volle sentire ragioni.
Uno solo.
Uno solo in tutta Genova.
E in questa babele di dati, numeri, cifre e mestieri perduti mi è rimasta la curiosità di sapere chi caspita fosse colui che si rifiutò di comparire nel censimento del 1881.
Avrà avuto qualcosa da nascondere, una storia avventurosa da custodire, spericolate peripezie da tenere segrete.
Accadde molto tempo fa, nel 1881.

Pronti, posti, via!

Il censimento.
Sospiro, profondo e carico di rassegnazione.
La nazione intera, nella giornata di ieri, si è connessa all’apposito sito predisposto dal Ministero per la raccolta dei dati necessari al censimento della popolazione.
Come da copione, è stato un Armaggeddon.
Il cervellone centrale, obnubilato dai troppi contatti, ha dato forfait e  i cittadini solerti che si erano connessi al sito, come da disposizioni, si sono ritrovati in serie difficoltà.
Ecco.
E’ che in realtà gli italiani, in fondo, sono precisi, puntuali e di parola.
Come gli svizzeri, per dire.
E se a noi qualcuno dice: “Ragazzi! Ci si vede il nove, eh! Non mancate, c’è un censimento da compilare!”
Ecco, se a noi qualcuno dice così, noi ci presentiamo.
Puntuali.
C’è quello che porta da bere, uno che arriva con un cabaret di salatini, un altro si è fatto carico dei dolci.
Abbiamo suonato il citofono e niente.
Però passava di là una signora, stava andando a messa, per dire.
E così ci ha aperto il portone e noi siamo entrati.
E però, una volta che siamo arrivati sul pianerottolo, quello dei salatini si è attaccato al campanello ma nessuno ci ha aperto.
Eppure ci avevate invitato voi.
E noi siamo venuti, puntuali.
Solo che al Ministero, chissà perchè, dicono di noi che siamo un popolo di qualunquisti, pressapochisti e pure un po’ buffoni.
Mica vero.
Noi c’eravamo, puntuali.
E quello che portava i dolci, per dire, a un certo punto ci ha dato giù pesante con le imprecazioni, continuava a ripetere che la panna sui cavolini di Bruxelles cominciava a squagliarsi, che non si poteva aspettare ancora.
Allora, dal fondo della fila, un ragazzo ha avuto un’idea geniale.
Brandendo L’iPhone ha esclamato:
– Chiamiamo il numero verde!
E gli altri, tutti gli altri, a dire che sì, quella era la strada.
Ma lui, ecco, a prendere la linea non ce l’ha fatta.
Allora, mentre aspettavamo, qualcuno ha tirato fuori il modulo cartaceo, quello che ci avete mandato a casa, voi del Ministero.
E ci siamo seduti sulle scale, ognuno con il suo modulo.
E mentre stavamo compilando è arrivata l’ascensore: era un uomo del Ministero.
E noi, quelli che erano arrivati puntuali all’appuntamento, beh, dovevate vederci, sul pianerottolo!
Noi lo abbiamo accolto come il Messia, altroché!
E alla fine ognuno di noi, al modo antico, con carta e penna, ha raggiunto il suo risultato.
Però c’è una cosa che ancora non ho capito.
Nella sezione che riguarda i titoli di studio è contemplata l’opzione: non so né leggere né scrivere.
Mi resta da comprendere come caspita faccia a rispondervi, per iscritto, il tapino che si trovi in questa condizione.
Mah! Misteri del Ministero!