A tavola con Giuseppe Mazzini

In quest’ultima settimana si sono svolte a Genova le giornate in memoria di Giuseppe Mazzini, il patriota lasciò le cose del mondo il 10 Marzo 1872 ed ogni anno la sua città lo ricorda con incontri ed iniziative a cura del Museo del Risorgimento che ha sede nella casa natale dell’esule.

Museo del Risorgimento

In questo 2015, in previsione degli eventi di Expo dedicati al cibo, si è pensato ad un nuovo particolare percorso.
Cosa veniva portato sulle tavole dei genovesi al tempo di Balilla?
E quali erano i gusti di coloro che hanno fatto l’Italia?
E Garibaldi cosa amava mangiare?
Mi riprometto di raccontarvelo presto ma oggi vi narrerò le preferenze culinarie di Giuseppe Mazzini.

Giuseppe Mazzini (2)

Ritratto esposto al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Ringrazio la Dottoressa Ponte, direttrice del Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano e la Dottoressa Bertuzzi che ha accompagnato noi visitatori alla scoperta dei gusti dei padri della patria, il loro prezioso lavoro conserva e mette in risalto la nostra storia e il nostro passato.
E come possiamo conoscere i peccati di gola di Mazzini?
Grazie al suo ricco epistolario, in quelle sue lettere trovate il politico, il fervente patriota, il figlio che rimpiange la sua casa e la madre lontana, il pensatore e l’uomo, un uomo di nome Giuseppe Mazzini.

Epistolario di Mazzini

Epistolario di Mazzini
Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

A quanto pare non era proprio una buona forchetta, anzi con il cibo era abbastanza morigerato e tra il resto sembra che non amasse il vino, talvolta si concedeva una buona birra, in Inghilterra ebbe modo di apprezzare il punch.
Anche lui aveva qualche vizio: beveva molto caffè e fumava tanto.
Caffè e sigaro, quella era una delle sue abitudini e uno dei suoi ritratti al Museo Del Risorgimento lo immortala proprio con il sigaro tra le dita.

Giuseppe Mazzini

Fotografia esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Esule in terra straniera dovette adeguarsi a ciò che avevano da offrire i luoghi che lo ospitavano ma che rimpianto per i sapori di casa!
A Londra, scrive Mazzini, il latte è acquoso, per trovarne di buono bisognerebbe andar fuori città.
Qui al mattino di solito con il caffè prendeva pane e burro ma il pensiero andava sempre alle sue colazioni genovesi di un tempo!
Oh, la fragrante e deliziosa focaccia con la salvia che era solito mangiare a Genova, indimenticabile!

Focaccia con la salvia

Panificio Sebastiano

Molte delle lettere di Mazzini sono indirizzate a sua madre, Maria Drago, a lei racconta i dettagli di certi suoi pranzi, dalla Svizzera le scrive di aver gustato certi pesci di lago e un piatto a base di patate, ma le minestre locali non gli piacevano affatto!
No, a Mazzini piaceva il minestrone alla genovese, come lo capisco!

Maria Drago

 Maria Drago
Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

E là, in Svizzera, sentiva la mancanza dei biscotti del Lagaccio.
Allora era ospite della famiglia Girard, il nostro con le sue notevoli doti dialettiche riuscì a convincere le ragazze di casa a preparare per lui i tanto rimpianti biscotti.

Biscotti del Lagaccio

Biscotti del Lagaccio – Panificio Sebastiano

E là, in Svizzera, ebbe modo di assaggiare una deliziosa torta di mandorle e si premurò di inviare alla madre la ricetta.
E’ ancora nota come Torta Mazzini e magari potreste cimentarvi anche voi nella preparazione o se preferite potete gustarla da Marescotti, ho già avuto modo di scrivere di questa celebre torta e qui trovate appunto la ricetta e le notizie di quel carteggio tra Mazzini e sua madre.

Torta Mazzini (5)

Torta Mazzini – Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo

E poi ancora, il nostro narra un pranzo natalizio in compagnia di amici esuli come lui, allora ad armeggiare con pentole e ingredienti fu Giovanni Ruffini e sulla tavola di Natale vennero serviti fumanti maccheroni asciutti, Mazzini odiava i maccheroni in brodo della tradizione.
E poi pesce, fagiano e stufato.
Da ultimo il plum-pudding che a Mazzini piaceva talmente tanto da scrivere: da vero barbaro ho mangiato più del puddding che del resto.

Giuseppe Mazzini (4)

Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

A Londra, dice ancora Mazzini, nessuno mangia le cervella fritte, lui invece le trova di suo gusto.
Però la pasta fresca, quella proprio non si trovava!
Il genovese lontano ha una madre presente e attenta, ancora a lei chiede di inviare a Londra un buon formaggio, le forme per fare i corzetti e la rotella per i ravioli.

Noccioladay (3)

Ristorante il Genovese

Londra, Pasqua del 1841, il nostro genovese pensa a una maniera per sentirsi a casa.
E scrive alla mamma, di nuovo.
Giuseppe vuole la ricetta della torta pasqualina, l’intenzione è quella di prepararla sostituendo alcuni ingredienti: niente bietole a Londra, Mazzini è costretto a ripiegare sulla lattuga o sulla scarola.
A volte bisogna proprio far di necessità virtù!

Torta Pasqualina

Friggitoria Carega

E sempre lei, la madre, gli mandava dolci generi di conforto, detti recilli, paste e confetti, frutta secca, datteri e pandolce.
Cresciuto nel tepore del clima mediterraneo, Mazzini ripensava a certi frutti che un tempo avevano deliziato il suo palato.
L’uva croccante e sugosa della Valpocevera, le pesche dolci, i fichi dei quali era goloso.

Fichi

E ancora, al Museo del Risorgimento troverete un foglietto, indirizzato all’amico Filippo Bettini, Mazzini lo prega di rimborsare la sorella Antonietta per l’acquisto di una scatola di canditi destinati a un’amica inglese.

Biglietto

Biglietto esposto al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Non è specificato dove li avesse acquistati ma noi genovesi, come ha suggerito la dottoressa Bertuzzi, abbiamo subito pensato a Romanengo ed alle sue pregiate confezioni.

Romanengo

Di lui potete leggere ogni cosa nel suo epistolario, nelle lettere che lui ci ha lasciato.
Tra quelle pagine trovate il politico, il fervente patriota, il figlio che rimpiange la sua casa e la madre lontana, il pensatore e l’uomo, un uomo di nome Giuseppe Mazzini.
Ora è un Museo, un tempo era la sua dimora.
E lì potrete ripercorrere i giorni della vita, le sue battaglie e le sue lotte, potrete conoscere le sue passioni e le testimonianze della sua grandezza.
E in qualche maniera anche voi potrete andare nei luoghi dove lui ha vissuto e sedervi a tavola con Giuseppe Mazzini.

Giuseppe Mazzini (3)

Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano

Buona Pasqua a tutti voi!

E ancora è tempo di auguri, domani è Pasqua.
Cade una pioggia persistente e fastidiosa, così è a Genova e in tante parti d’Italia.
E si mugugna per il maltempo, ma mi viene da sorridere a leggere le parole che Costanzo Carbone dedicò al lunedì dell’Angelo nel suo Giro di Ronda, un testo del 1937.
Ah, le gite sui prati e il vino di Polcevera per brindare sotto il primo sole!
E tutti a raccoglier ginestre, il fiore giallo che illumina la Liguria quando arriva la bella stagione.
Che peccato, scrive Carbone, da qualche tempo a Pasqua il cielo è grigio e carico di pioggia, la gita fuori porta diventa così un pranzo in trattoria a Casella o a Torrazza, a Sant’Olcese o a Sant’Eusebio.
E ancora piove, in questi giorni come allora.

Giornata di pioggia

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Natale con i tuoi e Pasqua con chi vuoi, così recita un noto proverbio, ma non c’è luogo più accogliente della propria casa, sarete d’accordo con me.
E si portano in tavola i piatti della tradizione, a Genova si usa mangiare le lattughe ripiene e la cima di vitello.

Cima (2)

E certo non può mancare la deliziosa torta pasqualina, cucinarla a dovere è una vera arte, un tempo si usava stendere ben trentatré sfoglie, un numero che corrisponde agli anni di Gesù.
E io avevo una zia che era un’ottima cuoca, non so quante fossero le sfoglie della sua torta Pasqualina ma ricordo che da piccola rimanevo incantata per quei tanti veli quasi impalpabili che uno sull’altro coprivano la torta salata più celebre di Genova.

Torta Pasqualina

La Torta Pasqualina, tanto amata da guadagnarsi gli elogi di Giovanni Ansaldo, risale al 1930 il suo articolo tanto memorabile quanto significativo: Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.
Oh, quante sono! Le foglioline di maggiorana e i mazzi di bietole, la prescinsêua e le uova, le iniziali del padrone di casa incise sulla sfoglia e l’olio che unge la torta come ultima finitura.
Un testo che fa venire l’acquolina in bocca, se non lo conoscete merita di essere scoperto, lo trovate qui, edito da Sagep in un volume che riporta anche alcune ricette.
L’articolo si apre con una dedica a una persona, a Sciä Carlotta, ostessa in Sottoripa, sempre trafelata a servire questa delizia della cucina ligure agli avventori del suo locale.
Lei le conosceva una per una le ventiquattro bellezze della Torta Pasqualina, a lei va l’augurio di Ansaldo, che la Pasqua le porti palanche e clienti, così scrive l’autore.
E nel ricco archivio di antiche cartoline di Stefano Finauri c’è un’immagine di questa celebre trattoria che ispirò la stesura di Le ventiquattro bellezze della torta Pasqualina.

Trattoria Carlotta

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

A Genova, come altrove, a Pasqua si mangia la Colomba che fa bella mostra di sé in tutte le pasticcerie.
Così è da Cavo, ormai lo sapete, questa è la mia pasticceria preferita: ecco il loro dolce di Pasqua fasciato in carta dai colori confetto, sulla vetrina si riflettono gli antichi palazzi di Fossatello.

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo Colombe

E Pasqua è la gioia dei bambini che ricevono l’uovo di cioccolato, che meraviglia cercare la sorpresa!
E allora questa è la mia maniera di farvi gli auguri, userò  un’ immagine della vetrina di Cavo dove si può ammirare uno splendido uovo riccamente decorato.
E faccio mie le parole di Giovanni Ansaldo, che la Pasqua porti anche a voi tante palanche.
E vi porti serenità, gioia e un uovo di cioccolato bello e buono come questo.
Buona Pasqua a tutti voi!

Pasticceria Liquoreria Marescotti di Cavo - Uovo di Pasqua