Percorrendo Salita di San Bartolomeo del Carmine

Non è la più trafficata delle creuze del Carmine ma resta una bellezza segreta tutta da scoprire.
Salita di San Bartolomeo del Carmine si snoda dalla Piazza del Carmine e percorrendola si giunge in Corso Carbonara, sale così ripida tra le case alte.

E si sale, gradino dopo gradino, davanti a voi una distesa di mattoni rossi.

E poi, quasi nascosta, una piccola corte, oltre il cancello il sole radioso illumina le facciate, le corde da stendere e le persiane.

Ed è tutta un’allegria di panni stesi.

Là abita un nespolo generoso e prodigo dei suo frutti.

E ancora, sulla creuza, ecco una nicchia che ospita una scultura sacra.

Si sale, in questa tipica e caratteristica vertigine di Genova che incornicia uno spicchio di cielo.

Tra i colori tenui così si snoda la bella creuza.

E ancora lo sguardo trova un’altra edicola che ha certo conosciuto tempi migliori.

E poi luce di finestre, salita, ancora salita, curva e toni biscotto.

Persiane, sole che batte sui muri e disegna i profili delle ombre.

Se supererete l’archivolto troverete la bella piazzetta di San Bartolomeo dell’Olivella e ancora potrete perdervi nella romantica bellezza dei caruggi del Carmine.

Salendo ancora, invece, giungerete infine su Corso Carbonara e forse ne apprezzerete la maggiore ed elegante ampiezza.

Nel cuore vi resterà impresso il ricordo di quella vertigine che dona stupori e di quel cielo turchese che sovrasta Salita di San Bartolomeo del Carmine.

Una storia di luce e panni stesi

In certi periodi grigi e piovosi mi tornano alla mente, come una gioia ritrovata, certe belle giornate di luce radiosa e panni stesi.
Quando i lenzuoli sventolano sotto il cielo del Carmine per poi attorcigliarsi alle corde.

Quando un trionfo di bucato ondeggia sospeso nella ristrettezza di una creuza.

Sono così certe mattine di sole, perfette per far risaltare una sequenza armoniosa di colori pastello.

E in Piazza Lavagna si ritrova una sinfonia di toni lilla e verde prato.

Luce improvvisa filtra leggera in certi caruggi e così si posa, sul giallo e il turchese.

Le storie di panni stesi non sono mai uguali, basta un soffio di vento a sollevare candide lenzuola e a creare una prospettiva mai veduta nella città vecchia.

E quello stesso vento frizzante come il mare scompiglia il bucato steso davanti alle case di Boccadasse.

E accade così, nel tempo delle nuvole e della pioggia ripenso a certi squarci di azzurro, alle geometrie delle case antiche, a quelle infilate di magliettine, asciugamani e tovaglie.
Semplicemente i colori della vita e delle nostre giornate.

Semplicemente le corde che si incrociano, la purezza del bianco, la perfezione del cielo, sotto il sole di Genova.

Ritornare al Carmine

È uno dei luoghi dove amo sempre ritornare, a Genova.
Semplicemente scendendo giù, andando verso il mare, passo dal Carmine e un po’ mi perdo tra le i suoi caruggi tortuosi, nel saliscendi delle sue vie, nel silenzio delle sue piazzette.
C’è un giuggiolo antico e c’è un melograno in un giardino, ci sono certi vasetti davanti a certe finestre.
C’è una rosa dai fiori sontuosi, c’è un pesco dai petali delicati.
Ed è semplicemente la vita, la bellezza che si rinnova e si svela, ancora.
E poi c’è una mattonata che si inerpica gentile e termina davanti a quella che un tempo fu una chiesetta, c’è anche un chiostro, per scoprirlo dovrete varcare un portone e immensa sarà la vostra meraviglia.
E ci sono gli ulivi, forti, tenaci e invincibili.
E un muretto, le scalette, le persiane verdi, una corda con i panni stesi e un gatto pigro.
Così è il mio amato Carmine, dove sempre amo ritornare.

Al Carmine, aspettando la primavera

L’altro giorno scendendo verso il centro sono passata dal Carmine, ormai lo sapete, è una delle mie passeggiate preferite.
E così l’ho veduto, l’albero con i suoi rami carichi di fiori rosa si stagliava tra le case di Salita di Carbonara.
Qui, al Carmine, in questo fazzoletto di Genova dove il verde non manca, qui dove abita un grande melograno e un giuggiolo dalla storia centenaria, come natura vuole ognuno di essi ha la propria stagione.

Marzo di cielo di turchese e di rami generosi.

Il re di questo giardino è un pruno, in questi giorni sembra nel pieno della sua fioritura.

Bellezza vera, splendore di rosa.

Con i suoi rami protesi verso il cielo azzurro.

E poi, salendo verso San Bartolomeo dell’Olivella dove hanno casa gli ulivi ho trovato ancora fiori dalle tinte tenui, davanti a una finestra.

E corolle color del sole sopra una grondaia.

Pianticelle, foglie e panni stesi.

E fresie candide e profumate che si affacciano sulla creuza.

Ancora non è primavera ma al Carmine già ci sono i suoi colori e i suoi profumi.

Restano chiusi gli ombrelloni dalle tinte vivaci, presto verranno aperti per donare piacevole ombra.

E poi, qui, dove cammino sempre volentieri.
Una bamboletta, un cestino e altre sfumature di rosa.

Fanno capolino i rami spogli del giuggiolo.
E il cielo è così blu, sa essere così semplice e immediata la bellezza, naturale e viva.

Torno, torno sempre in Piazza della Giuggiola e ritrovo la consueta sinfonia di Genova.
Una Madonnetta, fili da stendere, una piazzetta che amo particolarmente.

E la pura freschezza degli agrumi.

A marzo, qui, limoni e panni stesi.

E ancora fiorellini e vasetti di coccio.

Non è ancora primavera ma si attende il suo arrivo con garbo, preparandole lo scenario, contribuendo a rendere questi luoghi ancor più incantevoli.

Siamo noi a dover portare un pizzico di fatata magia nelle nostre vite, secondo me certi sanno farlo meglio di altri.

Qui, a marzo, quando manca davvero poco alla stagione dei fiori: la si aspetta, seduti ad un tavolino in un giorno di sole, in Piazza del Carmine.

Italino, il bimbo che giocava con il cerchio

Questa è la storia vera di un bambino vissuto nel secolo scorso.
Siamo nell’anno 1925, è un caldo pomeriggio d’agosto, il clima estivo invoglia a restare all’aperto.
E come tutti i bimbi il nostro piccolo protagonista ama correre e giocare in libertà.
Ha appena 5 anni, il suo nome è Italo ma in famiglia tutti lo chiamano Italino, è un piccino gioioso ed allegro.
Abita in un quartiere che in molte sue parti è rimasto immutato, Italino è un bambino del Carmine e la sua casa è in Piazza di San Bartolomeo dell’Olivella.

San Bartolomeo dell'Olivella (8)

Per la precisione  al civico numero otto e così quando Italino va a giocare se ne esce di corsa da questo portone.

Piazza di San Bartolomeo dell'Olivella

Presto, presto, giù per la creuza, i suoi passi di bimbo rimbombano sopra i mattoni e le pietre!

Piazza di San Bartolomeo dell'Olivella (2)

Italino non ha più la mamma e mai ha avuto il calore del suo abbraccio, lei è morta nel darlo alla luce e qui al Carmine, dove tutti si conoscono, le donne del quartiere sono affettuose e dolci con lui.

Piazza San Bartolomeo dell'Olivella

Presto, presto  la strada che Italino percorre sbuca in Salita di Carbonara.

Salita di Carbonara

Qui, dove si sale verso i giardinetti.
Lo sguardo attento del papà segue il piccolo Italo che va incontro al suo destino.

Salita di Carbonara (2)

Il bimbo ha con sé uno dei suoi passatempi preferiti, il cerchio.
E gioca a spingerlo e a farlo andar lontano, in questi giardinetti.

Giardini di Carbonara

Corri, corri! Una curva dopo l’altra, che felicità!

Giardini di Carbonara (2)

E d’improvviso accade l’imponderabile, per sventura il cerchio va a finire tra le gambe di un giovane uomo.
Costui posa il suo sguardo sul bimbo ed i suoi modi sono così calmi e tranquilli che Italino non ha nessuna reazione particolare, non sembra affatto spaventato.
L’uomo solleva il piccino tenendolo sotto le ascelle e il padre di Italo che da lontano assiste alla scena non percepisce alcun pericolo, semplicemente crede che il giovane voglia dire due parole al bimbo in merito al fatto che l’ha urtato con il cerchio.
E invece l’uomo alza ancor più in alto Italino e con un gesto rapido quanto inatteso lo butta giù dal muraglione, da un’altezza di 15 metri.

Piazza San Bartolomeo dell'Olivella

La storia tragica di questo bimbo genovese mi è stata raccontata dal mio amico Eugenio, io avevo il desiderio di conoscere i dettagli e così sono andata a consultare l’archivio storico del quotidiano Il Secolo XIX sul quale è riportata la drammatica notizia, Eugenio poi mi ha inviato altri articoli tratti da diversi giornali.
I cronisti narrano con partecipazione anche ciò che avvenne dopo.
Chi ha ucciso il piccolo Italino? E perché?
Il responsabile è un uomo di Rivarolo affetto da disturbi mentali, si chiama Ludovico e in passato è stato ricoverato in manicomio.
Si viene a sapere che il giorno precedente aveva dato segni di squilibrio,  si era presentato dai Carabinieri dicendo di aver buttato una bambina giù dal muro di Corso Mentana, aveva poi ritrattato ma in quell’occasione era stato posto in osservazione presso la Croce Verde e in seguito rilasciato.
Ludovico è incapace di intendere eppure, malgrado i suoi problemi, in qualche maniera comprende la gravità del suo gesto.
E mentre in diversi si affrettano a soccorrere il bimbo, Ludovico si getta in una fuga disperata, si scapicolla giù per il Carmine e ad inseguirlo sono le persone che hanno assistito alla drammatica scena.
Nessuno sa che quell’uomo è gravemente malato, tutti credono che abbia agito solo per crudeltà, Ludovico viene travolto e percosso da una folla inferocita.
Sopraggiungono anche le autorità e riescono a sottrarre Ludovico alla furia della gente, lo caricano su una macchina pubblica e lo portano nello stesso Ospedale dove viene assistito Italino.
Il bimbo è grave, ha delle fratture e delle ferite che lasciano poca speranza, il padre di lui è al suo capezzale e quando apprende che il responsabile di quella tragedia non è in sé pronuncia parole che stupiscono gli astanti, chiede che egli venga curato con lo stesso amore e con la stessa dedizione riservati ad Italino, nella sua voce tremula e addolorata non vi è ombra di risentimento.
Italino Iacomelli, di anni 5, lasciò questo mondo in quella stessa notte.
Ebbe un destino amaro al quale era corso incontro inseguendo il suo cerchio e se andrete a Staglieno è così che lo troverete, intento nel gioco mentre mani inconsapevolmente crudeli lo strappano alla vita.

Italino Iacomelli (2)

Giglio immacolato, così si legge sulla sua lapide che ricorda la tragedia che pose fine alla sua breve esistenza.
Al suo funerale giunsero migliaia di cittadini, al passaggio del corteo funebre i negozi abbassarono le serrande delle loro botteghe.
E ci sono dei fiori, qualcuno li ha lasciati per lui.

Italino Iacomelli

Questa è la storia di un bimbetto del Carmine che in un pomeriggio d’estate se ne andò ai giardini di Carbonara.
E resterà per sempre Italino, il bimbo che giocava con il cerchio.

Italino Iacomelli (3)

Al Carmine, tra caruggi e panni stesi

Vicina o lontana, ho sempre Genova negli occhi.
E questi sono ancora caruggi e panni stesi per le vie di un quartiere che ormai anche voi conoscete bene.
Io al Carmine vado spesso, ogni volta trovo una magia diversa di colori e di luci.
E inizia dalla piazza la nostra passeggiata, qui ci sono voci di bambini, i rumori del mercato e il profumo della focaccia appena sfornata.

Piazza del Carmine (2)

E poi il primo filo teso tra un palazzo e l’altro, mentre il sole illumina le facciate delle case.

Piazza del Carmine

E poi su, in Salita Carbonara, uno degli scorci più caratteristici di questo bel quartiere.

Salita di Carbonara (2)

Guardala così, tra ombra e luce, tra persiane aperte e socchiuse.

Salita di Carbonara (3)

E ancora, una sfumatura di lilla, nessun colore stona nei caruggi di Genova.

Salita di Carbonara (4)

E sali ancora, troverai un’edicola vuota e ancora panni stesi.

Salita di Carbonara (5)

Non saprei dirvi quante fotografie ho scattato in queste strade, ormai ne ho perso il conto.

Salita di Carbonara

E poi sali, sali ancora.
E coperte a quadretti, righe arancio e verdi, gerani rossi, tappetini messi ad asciugare.

Salita di Carbonara (6)

Nella Piazza di San Bartolomeo dell’Olivella un’armoniosa melodia di bucato.

Piazza di San Bartolomeo dell'Olivella

Faccio sempre lo stesso giro, su e giù per le strade del Carmine, passo da questa dolce salita che conduce verso Piazza della Giuggiola.

Vico della Giuggiola

Prima di arrivare lassù voltati indietro, vedrai diverse sfumature di Genova, il giallo di quel muro poi è proprio casa.

Vico della Giuggiola (2)

E ancora, prima della piazzetta troverai Salita di Monterosso, di nuovo voltati indietro.
Qualche altro passo e lo sguardo incontra un’esplosione di colori e una porta verde e le tendine sottili e i vasetti posati davanti a una finestrella.

Salita di Monterosso (2)

E ancora, ancora, guarda su.

Piazza della Giuggiola (3)

E una bianca fioritura e un bianco bucato sui fili da stendere.

Piazza della Giuggiola

E la cassetta della posta, la grata, le piante grasse e i tappetini.

Piazza della Giuggiola (2)

E a volte invece, in Salita di Monterosso, sfumature di marrone, nessun colore stona nei caruggi di Genova.

Salita di Monterosso

Scendi, come il vento già dalla discesa, il vento che solleva i lenzuoli e li fa danzare.

Salita di Carbonara (7)

E poi, a volte, in Salita San Bernardino una gioiosa e luminosa confusione.
E che bellezza, non so dir altro!

Salita San Bernardino (2)

Un’anziana signora sale su per la creuza con le borse della spesa, sotto gli archetti ombra, aria e silenzi rotti dalla musica che proviene da certe finestre.
Una voce, una risata, un sorriso.
E i colori della vita di ogni giorno.

Salita San Bernardino

La passeggiata termina in Piazzetta della Fragola, in questa dolcezza.
Vicina o lontana, ho sempre Genova negli occhi.

Piazzetta della Fragola

Nel Chiostro di San Bartolomeo dell’Olivella

Tempo fa ebbi modo di mostrarvi una bella piazzetta del Carmine racchiusa tra le creuze, San Bartolomeo dell’Olivella.
E lì, nel silenzio del caratteristico quartiere, vi è anche altro che merita la nostra attenzione, per scoprirlo bisogna avere la fortuna di incontrare qualcuno ci permetta di varcare un certo portone, quello che si trova in cima alla mattonata, a lato della chiesa.

San Bartolomeo dell'Olivella (8)

Il destino vuole che io conosca una persona che abita in quel palazzo, l’ho scoperto per caso mentre mi trovavo lì a scattare fotografie della piazzetta.
E così la porta si è aperta e mi sono ritrovata a salire queste scale.

Chiostro Olivella

Silenzio, alzo lo sguardo e noto una decorazione sul soffitto.

Chiostro Olivella (2)

E una volta saliti tutti i gradini si arriva qui, in quello che un tempo fu il Chiostro di San Bartolomeo dell’Olivella.
Come già ebbi modo di dirvi l’edificio risale 1305, chiesa e convento ospitavano le Monache Cistercensi.

Chiostro Olivella (3)

Qui ora vi sono delle abitazioni private e tutto ha mutato il suo significato, restano tuttavia le tracce di un’antica devozione, proprio in cima a quella scala appena percorsa.

Chiostro Olivella (4)

L’affresco ritrae la Pietà, la Madre di Cristo con il suo Gesù.

Chiostro Olivella (5)

La silenziosa quiete di un chiostro e luci e ombre, pare davvero di poterle vedere le pie monache con i loro lunghi abiti.

Chiostro Olivella (6)

Cammino, mi guardo intorno, a Genova basta varcare un portone per scoprire l’inaspettato.

Chiostro Olivella (7)

E poi non so perché, mi sentivo un po’ osservata e avevo le mie buone ragioni, del resto è noto, i liguri sono guardinghi e stanno sempre sul chi vive.

Chiostro Olivella (8)

Nel chiostro dell’Olivella sacro e profano convivono in armonia in questo che non è più un luogo di culto e così capita di vedere una bicicletta appoggiata al muro e una piccola nicchia ormai vuota.

Chiostro Olivella (9)

E poi mi sono persa a cercare altre scale, non riesco ad evitarlo quando mi trovo in posti simili.

Chiostro Olivella (9a)

Se questi muri potessero parlare racconterebbero storie di vite, di speranza e di sospiri, storie di giovani donne che furono monache e chissà se tutte loro scelsero di propria volontà questa strada.

Chiostro Olivella (10)

Ancora uno sguardo alla nicchia vuota, è chiara d’azzurro, avrà ospitato una statuetta della Madonna alla quale rivolgere le proprie accorate preghiere.

Chiostro Olivella (11)

C’è un tempo passato che sopravvive e vive ancora, in questa nostra epoca così frettolosa e distratta, c’è un tempo passato che ancora è presente, è un coro di voci, una cantilena sommessa, un’Ave Maria e un Padre Nostro.

Chiostro Olivella (12)

Sono uscita fuori sulla bella piazzetta dove ogni tanto vengo, mi piace tanto passeggiare per il Carmine.
E il cielo sopra di me aveva lo stesso colore di quella piccola nicchia che si trova al di là di certe mura, nel Chiostro di San Bartolomeo dell’Olivella.

Piazza di San Bartolomeo dell'Olivella

San Bartolomeo dell’Olivella, una piazza tra le creuze

Una piazzetta tra le creuze, scendi e risali, su e giù per le strade della Genova antica.
E magari avrete anche voi il desiderio di scoprire questo angolo forse un poco nascosto della Superba, una piazzetta tra le creuze e racchiusa tra le mura.
Scendi e risali, per le vie del quartiere del Carmine, una zona dai toponimi suggestivi, ci si perde tra Vico del Cioccolatte e Vico dello Zucchero, tra Vico della Fragola e Piazzetta della Giuggiola, il Carmine è una dolce poesia di caruggi.
Scendi e risali, da Salita di Carbonara troverete uno degli accessi a Piazza San Bartolomeo dell’Olivella, nome che deriva dagli uliveti che in anni lontani occupavano questa piacevole collinetta.

San Bartolomeo dell'Olivella (2)

Sali, su per la creuza della città in salita e poi guardati indietro.

San Bartolomeo dell'Olivella (2a)

E presta attenzione, anche qui ci sono attenti guardiani.

San Bartolomeo dell'Olivella (2b)

Sali su per la creuza, inondata di luce e immersa nel suo silenzio.

San Bartolomeo dell'Olivella (3)

Sali, sali e troverai la chiesetta di San Bartolomeo dell’Olivella, come narra lo storico Federico Alizeri la sua origine è molto antica, l’edificio fu costruito nel 1305 per volontà di un generoso genovese, Bonaggiunta Valente.
La chiesa e l’annesso convento ospitavano un tempo le Monache Cistercensi, ai giorni nostri la chiesa è sconsacrata e resta comunque parte dell’atmosfera particolare di questa caratteristica piazzetta.

San Bartolomeo dell'Olivella (4)

Racchiusa tra mura e tra le case colorate.
Guarda, laggiù c’è un altro passaggio, si arriva qui anche dalla Salita di San Bartolomeo del Carmine.

San Bartolomeo dell'Olivella (5)

Prospettive di caruggi, prospettive di Genova che meritano di essere scoperte.
E finestre e piante che scendono giù.

San Bartolomeo dell'Olivella (5a)

E la piazza, la vedrete così da questo differente punto di vista.

San Bartolomeo dell'Olivella

E’ bella e particolare questa piazzetta e qui respirano l’aria del Carmine i due ulivi che crescono rigogliosi e fitti, le incredibili prospettive di Genova.
E rami e foglie e una sedia appoggiata contro il muro, cose che vedi girando in certi posti.

San Bartolomeo dell'Olivella (7a)

Una piazzetta, curata e tenuta bene, molto amata dai suoi abitanti.
E sul muro troverete affisso un foglio, vi si legge di tanta nostalgia per il passato di questa zona, per ciò che era e per ciò che si è perduto, vi si legge anche un messaggio di luminosa speranza.
Da diverso tempo, in certe serate, in genere di mercoledì, gli abitanti della zona si riuniscono nella loro piazzetta, mettono fuori tavoli e sedie, si cucina, si apparecchia e si mangia tutti insieme, ognuno porta qualcosa e tutti sono benvenuti.
E riporto qui una frase che ho letto su quel foglio, l’anonimo autore mi perdonerà se scrivo qui le sue parole, lui ha saputo davvero descrivere l’atmosfera che si respira in San Bartolomeo dell’Olivella:

Fioriscono in un amen panche e tavolacci, sventagliano tovaglie, si sturano bottiglie, atterrano vassoi, teglie e ceste in cui quel poco o quel tanto è a disposizione di tutti compresi quelli che passano tornando dal lavoro e che si fermano un momento, almeno a ringraziare, a lasciare sul piatto una parola.
Perché non è il salame, la polenta o il minestrone che fa la gente sazia e nemmeno la focaccia o l’Ormeasco, ma quel sentirsi parte necessaria e accolta, foss’anche per un’ora, il tempo di tornare ognuno a casa sua con l’odore addosso di una vita condivisa.

San Bartolomeo dell'Olivella (8)

Ci si può credere in una maniera diversa di affrontare la vita, non vi pare?
A Genova accade in una piazzetta tra le creuze, Nel centro della città eppure lontana dal frastuono e dal traffico, tra gli ulivi.

San Bartolomeo dell'Olivella (8a)

E poi, il colore dei fiori, anche semplici bottiglie di plastica possono diventare vasi dove mettere piantine profumate.
Qualcuno disse che la bellezza salverà il mondo.
Sì, la bellezza.
E la fantasia e l’amore per ciò che ci circonda.

San Bartolomeo dell'Olivella (10)

Cade la luce sui gradini e sulla creuza di Piazza di San Bartolomeo dell’Olivella.

San Bartolomeo dell'Olivella (11)

Guarda in su, a Genova, sempre.

San Bartolomeo dell'Olivella (6)

E sboccia generosa la primavera, io vengo spesso qui, quando sono in zona faccio sempre una piacevole deviazione in questo angolo così particolare di Genova.

San Bartolomeo dell'Olivella (12)

E guarda la chiesa tra i rami d’ulivo, non potrete mai dire di conoscere Genova se non siete stati in posti come questi dal fascino  timido e ritroso, nascosto, celato tra le mura e le creuze.

San Bartolomeo dell'Olivella (13)

E le finestre, le finestre di questa piazzetta sono una poesia che ha il colore rosso dei gerani tra queste inferriate.

San Bartolomeo dell'Olivella (14)

E cielo che si specchia dove tu non potresti mai credere di vederlo.

San Bartolomeo dell'Olivella (16a)

E un gancio e un vaso appeso al muro e un tripudio di verde.

San Bartolomeo dell'Olivella (15)

E vasi e rampicanti e  vetri dischiusi e una magliettina blu sul filo da stendere.

San Bartolomeo dell'Olivella (16)

E’ la poesia di Genova, una poesia che si può imparare ad ascoltare, a volte è in rima, altre volte è una prosa cantilenata pronunciata in maniera sommessa, a volte puoi appena sentirla, se presti attenzione però ti accompagnerà per queste vie delle città vecchia tra le creuze, su per le scale, sotto gli archetti, tra le mura.
E allora alzerai lo sguardo e la vedrai sopra di te, quella poesia semplice di cielo e di ritagli d’azzurro.

San Bartolomeo dell'Olivella (17)

Una piazzetta tra le creuze, scendi e risali, su e giù per le strade della Genova antica.
E troverai gli ulivi.
E guarderai anche tu le case colorate del Carmine da Piazza di San Bartolomeo dell’Olivella.

San Bartolomeo dell'Olivella (9)