Gli splendori di Villa Brignole Sale

Correva l’anno 1584 quando il Marchese di Groppoli, Giulio Sale, acquistò una villa immersa nel verde della ridente Albaro.
Questa dimora e tutto il patrimonio del nobiluomo toccheranno in sorte a sua figlia Geronima andata in sposa a Giò Francesco Brignole, colui che apporterà notevoli migliorie e cambiamenti alla sontuosa villa.
Una residenza estiva, con tutti gli agi e con molte bellezze, attualmente Albaro è un elegante quartiere del levante genovese, ai tempo di Giò Francesco era distante dal fulcro della vita cittadina.
E lui, Giò Francesco, prediligeva le arti, la musica e la letteratura e amava circondarsi di uomini di cultura.
Li ospitava qui, nella sua villa.

Villa Brignole Sale (1)

Tra i molti che dimorarono presso il Marchese, anche il poeta Gabriello Chiabrera che omaggiò il padrone di casa con alcuni suoi versi.
Gli anni trascorsero e la villa passò nelle mani del figlio di Giò Francesco, Anton Giulio I e costui, ancor più di suo padre, era amante delle arti e della cultura.
Anton Giulio si dilettava anche con la scrittura, scrisse testi teatrali ed opere in prosa e in versi.
Frequentava uomini di lettere ed artisti di rilievo come Van Dick, autore dei ritratti di famiglia, quelle opere ora sono esposte Palazzo Rosso, museo della città ai nostri tempi, prestigiosa dimora dei Brignole Sale nel passato.
Laggiù, nella bella villa di Albaro, si tenevano feste e trattenimenti per i molti celebri ospiti.

Villa Brignole Sale (3)

La villa passò di mano in mano ai discendenti di Giulio Sale, fu di Anton Giulio II e in seguito di Giò Francesco Giuniore, Doge tra il 1746 e il 1748.
Alla fine dell’Ottocento la famiglia mise in vendita l’edificio che venne acquistato dalle Suore Marcelline, ancora adesso qui si trovano queste Religiose e qui si trova la loro scuola.
E sapete, mia mamma ha compiuto i suoi studi presso di loro, così siamo andate insieme a trovare le Suore e la Superiora mi ha cortesemente permesso di visitare parti della dimora che non avevo mai veduto.
Accedendo da Via San Nazaro ci si trova nella galleria che vedete in queste immagini, fu Giò Francesco Giuniore a volere che essa fosse finemente decorata.
Si cammina accanto a paesaggi dai colori tenui.

Villa Brignole Sale (4)

Villa Brignole Sale (5)

Villa Brignole Sale (6)

Sono decorazioni belle e raffinate.

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La galleria si affaccia su uno splendido giardino all’italiana.

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Brillano i vetri sotto la luce del sole.

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E laggiù c’è un belvedere sulla città.

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Le alture e le belle case di Albaro.

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E sulla balaustra bianchi busti marmorei.

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E un ampio albero al centro del giardino.

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Una villa che ha conosciuto i fasti del passato.

Villa Brignole Sale (13A)

E poi, una stanza di passaggio e la delicatezza di certe decorazioni.

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Sovrapporta dipinti in tenui toni pastello.

Villa Brignole Sale (16)

Un angolino dove sedersi.

Villa Brignole Sale (17)

E tutto è armonioso, curato e perfetto.

Villa Brignole Sale (19)

Ma ve li immaginate i batticuori e i corteggiamenti all’epoca del Marchese in questa saletta?
Non ci posso pensare, altrimenti mi viene da giocare con la fantasia!

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Oltre, verso l’atrio.

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E marmo e ardesia sul pavimento.

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E vetri rossi e bianchi.

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Al di là di questa porta c’è il giardino che avete già veduto.

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E come vi ho detto questa ai nostri tempi è una scuola privata, ospita il nido, l’asilo e le elementari, un tempo alle Marcelline c’erano anche le medie e le scuole superiori.
C’è una bella sala multimediale, ci sono palestre e diverse aree per differenti attività sportive,  i bambini che studiano qui sono fortunati, hanno la possibilità di crescere in un ambiente bello e ricco di stimoli.
I colori sono quelli, sono i colori vivaci che piacciono ai bimbi.

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E nell’edificio storico coesiste l’antico e il moderno, la parte dedicata alla scuola è molto curata.

Villa Brignole Sale (27)

La superiora mi ha mostrato certi vecchi attrezzi che usavano per le lezioni in altri tempi.

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E io ho trovato bello che li abbiano conservati, sono preziosi anch’essi.

Villa Brignole Sale (29)

C’è la saggezza di certe parole, queste le ho particolarmente apprezzate.

Villa Brignole Sale (29A)

E c’è una chiesa, anch’essa moderna.

Villa Brignole Sale (31)

La luce gioca e crea effetti particolari.

Villa Brignole Sale (32)

E poi sali su per una scala e incontri una statua di Maria.

Villa Brignole Sale (33)

E ancora verso il piano nobile, dove si trovano certe antiche cassapanche.

Villa Brignole Sale (34)

Risalgono al ‘700 e vi è effigiata l’arma della famiglia, un leone rampante con l’albero di prugne per i Brignole e uno recante invece una croce per i Sale.

Villa Brignole Sale

Una porta si apre su un soffitto sui toni del rosa, è il soffitto del salone di rappresentanza.

Villa Brignole Sale (35)

E ancora un’altra stanza, una deliziosa bomboniera.

Villa Brignole Sale (36)

E resto ad osservare la composizione di fiori, apprezzo sempre il buon gusto.

Villa Brignole Sale (37)

Le Suore Marcelline sono dinamiche e intraprendenti, nel corso di questa mia visita ho scoperto con stupore che hanno dedicato una zona sita in un’altra parte dell’edificio a Residenza e Bed & Breakfast, questo è sicuramente un indirizzo da tener presente se siete di passaggio a Genova, trovate qui tutte le informazioni sul Soggiorno Marcelline.
E ancora, andiamo insieme sulla terrazza panoramica.

Villa Brignole Sale (38)

Si apre sulla città, sui tetti di Albaro.

Villa Brignole Sale (39)

E sul mare di Corso Italia, a poca distanza da qui.

Villa Brignole Sale (40)

Una villa immersa in uno splendido parco, tra prati e e alberi rigogliosi.

Villa Brignole Sale (41)

E in questo principio d’autunno i grappoli d’uva pendono dalle viti.

Villa Brignole Sale (42)

E grossi e succosi limoni maturano sui rami.

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E’ stata una piacevole visita sia per me che per mia mamma, lei ha riveduto con gioia i luoghi della sua infanzia e in questa passeggiata ci ha accompagnato il sorriso gentile di Suor Ausilia, la Madre Superiora, a lei va il mio ringraziamento per avermi permesso di vedere la villa.
Nel giardino, in una nicchia, si trova una statua di Cristo, Egli  protende le Sue braccia verso chi Gli va incontro.

Villa Brignole Sale (44)

E tutto attorno c’è la verde quiete del Parco di Villa Brignole Sale.

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Charles Dickens, un turista inglese a zonzo per La Superba

We could see Genoa before three; and watching it as it gradually developed its splendid amphitheatre, terrace rising above terrace, garden above garden, palace above palace, height upon height, was ample occupation for us, till we ran into the stately harbour.

Potemmo vedere Genova prima delle tre; e guardarla mentre gradualmente si sviluppava nel suo splendido anfiteatro, terrazzo sopra terrazzo, giardino sopra giardino, palazzo sopra palazzo, altura sopra altura, fu per noi una un’occupazione sufficiente, finché entrammo nel suo porto maestoso.

Parole di Charles Dickens, uno degli scrittori più significativi della sua epoca che ci ha lasciato personaggi indimenticabili, quali Oliver Twist e David Copperfield.
Parole tratte da Pictures from Italy, diario di un’esperienza dell’autore inglese che nel 1844 decise di intraprendere un viaggio in Italia, alla scoperta delle maggiori città, usanza in gran voga ai suoi tempi.
Il grand tour, così si chiamava la scoperta del vecchio continente.
E a Genova Dickens si fermò per un certo periodo, in Albaro.
Il quartiere è ai nostri giorni uno dei più eleganti ed esclusivi della città, ma ai tempi di Dickens era poco più che campagna, un sobborgo a poca distanza dalla città e dal mare.

Via Albaro

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

La casa nella quale dapprima soggiornò lo scrittore si trova in Via San Nazaro ed è nota con il nome di Villa Bagnarello.
Un nome romantico, scrive Dickens, che però non dimentica di rimarcare che Bagnarello altri non era che un macellaio della zona.
The Villa Bagnarello or the Pink Jail, al suo arrivo lo scrittore ne ha un’impressione di immensa tristezza, parla di un piazzale pieno di erbacce e di questa casa, la prigione rosa.

Villa Bagnarello

Ma i dintorni, che splendore!

The noble bay of Genoa, with the deep blue Mediterranean, lies stretched out near at hand …
La nobile baia di Genova con il turchino Mediterraneo si stendeva lì vicino …

E poi le colline con le vette coperte dalle nuvole, i vigneti, i pergolati e i sentieri.
Andiamo con Charles Dickens, a zonzo per Genova, lui era un osservatore del mondo e delle persone che lo abitano.
Ma che strade strette in questa città, anche in Albaro, lo scrittore racconta di una signora che aveva preso casa da queste parti.
Fatto sta che il mezzo sul quale viaggiava rimase incastrato nel vicolo e non ci fu nulla da fare, non ci fu verso di riuscire ad aprire la porta e la signora, poverina, fu costretta a passare da una delle finestre, cose che capitano!
E sì, Via San Nazaro è un po’ angusta ma non esageriamo! Questi inglesi!

Via San Nazaro

Charles Dickens e i genovesi, che hanno il culto di San Giovanni Battista.
E quando c’è mare grosso, per placare la furia delle onde, portano le reliquie del Santo davanti alla tempesta perché questa si calmi.

La Mareggiata (4)

Charles Dickens e i genovesi, da queste parti molti si chiamano proprio come quel santo, Giovanni Battista.

which latter name is pronounced in the Genoese patois ‘Batcheetcha,’ like a sneeze.
che si pronuncia nel dialetto genovese “Baciccia” come uno starnuto.

E che spasso camminare tra la folla della domenica e sentire uno che chiama l’altro con questo nome a noi molto famigliare ma desueto per Dickens!
Un osservatore del mondo e del genere umano che si sofferma a contemplare i riti religiosi ed annota l’abbigliamento delle giovani donne che girano con il capo coperto dal mezzero, si incuriosisce a vedere gli uomini che si dilettano con le bocce o con la morra, si ritrova a descrivere certi gatti malandati che vivono in luoghi abbandonati.
Charles Dickens che consiglia una gita sulle alture, da dove si possono ammirare le valli del Bisagno e del Polcevera, lassù dove lo sguardo si perde a cercare il panorama.
Parla anche di una trattoria dove si mangia bene: taglierini e ravioli, salumi con i fichi, rognoni e fegati di montone.
Un osservatore sensibile e attento che cammina per la città, guarda, scruta le persone e i luoghi con desiderio di conoscenza, riuscendo a cogliere le sfumature del reale e i suoi contrasti:

There seems to be always something to find out in it. There are the most extraordinary alleys and by-ways to walk about in. You can lose your way (what a comfort that is, when you are idle!) twenty times a day, if you like; and turn up again, under the most unexpected and surprising difficulties. It abounds in the strangest contrasts; things that are picturesque, ugly, mean, magnificent, delightful, and offensive, break upon the view at every turn.

Sembra che ci sia sempre qualcosa di nuovo da scoprire. Ci sono i vicoli più straordinari e vie per passeggiare. Potrete perdere la strada (che piacere quando non si ha niente da fare!) venti volte al giorno, se lo desiderate; e poi ritrovarla, in mezzo alle difficoltà più sorprendenti e inaspettate. E’ ricca dei più strani contrasti, cose che sono pittoresche, brutte, abbiette, magnifiche, incantevoli e offensive.

E poi cammina, cammina per queste strade così strette, con le facciate di ogni colore.
Lo scrittore degli slums getta il suo sguardo sui caruggi e nota il degrado, negli androni dei palazzi che certo avrebbero bisogno di migliori cure e di maggior pulizia.
Strade così anguste, che non ci passa una carrozza ed è tutto un via vai di portantine a nolo, così si spostano i ricchi della città.
E di sera si vedono i portatori di lanterne che precedono queste portantine, facendo luce nei buio dei vicoli.
E ci sono i muli con il campanello al collo.
Andate nei caruggi e immaginate di avere al vostro fianco Charles Dickens, non vi sarà difficile immaginare tutto questo.
E poi, in ogni dove ci sono botteghe, ognuna con negozianti del medesimo genere, cita Via Orefici e il Borgo dei Librai, ormai perduto.

Via Orefici

E certi palazzi nobiliari, avvolti in quella penombra, dove non li raggiunge mai la luce del sole.
E poi ancora le farmacie, dove vanno a leggere i giornali molti avventori, tra loro diversi medici che restano lì in attesa di pazienti.
E li descrive come uomini dall’aspetto serio, compresi nel loro ruolo, mentre si appoggiano al pomello del bastone da passeggio.
Genova secondo Charles Dickens, l’autore inglese ne scrisse ampiamente e mi riservo di parlarvi ancora di lui nel prossimo futuro, c’è ancora molto da narrare in proposito.
In Albaro a Villa Bagnarello è affissa una targa che ricorda il soggiorno di questo illustre ospite.
Vi rimase per tre mesi, per trasferirsi poi altrove, in un altro luogo che lo impressionò molto favorevolmente.

Charles Dickens - Targa

E ugualmente fu per certe strade della città, le più belle ed eleganti, con i loro edifici nobiliari.

Via Balbi

Via Balbi, Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Strade per le quali Dickens scrisse queste parole, parole che sono anche nostre:

When shall I forget the Streets of Palaces: the Strada Nuova and the Strada Balbi! Or how the former looked one summer day, when I first saw it underneath the brightest and most intensely blue of summer skies: which its narrow perspective of immense mansions, reduced to a tapering and most precious strip of brightness, looking down upon the heavy shade below!

E potrò mai dimenticare le Strade dei Palazzi: la Strada Nuova e la Strada Balbi! O come la prima mi apparve in una giornata d’estate, quando io la vidi per la prima volta sotto il più brillante ed intenso blu dei cieli estivi: che la sua ravvicinata prospettiva di immense dimore, ridotta a una striscia sottile e preziosissima di luce, guardava giù sulla pesante ombra al di sotto!

Il cielo.
Il cielo di Strada Nuova.

Via Garibaldi