Il tempo passa, mutano i luoghi del nostro quotidiano, eppure certe strade restano riconoscibili.
Vi porto per le vie del mio quartiere, ora inizia la bella stagione e con essa il tempo delle serate luminose e tiepide, inizia il periodo delle passeggiate a Spianata Castelletto con la coppetta di granita tra le mani.
Io vi raggiungerei a piedi, ci metto davvero poco, scendo giù da Corso Firenze.
Ehi, ma che fanno quei due signori fermi lì sulla curva?
Non penseranno mica di attraversare, vero?

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Per carità, ci sono le macchine!
Con cautela, andiamo a cercare le strisce pedonali.

E’ una camminata piacevole, non c’è che dire, pochi passi e ci troviamo in una zona spesso frequentata da mamme con i loro bambini.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
E come dicevo, il tempo passa.
E gli alberi crescono rigogliosi e ricchi di foglie, con gli anni si costruiscono nuovi palazzi sulle dolci colline di Genova.

E scendiamo, avviciniamoci alla Spianata.
Oh, ma guarda!
Si incontrano persone che hanno un certo stile, non trovate anche voi?
E volendo si potrebbe anche prendere il tram, sta passando il glorioso 25!

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Eh, anche i numeri non son più quelli di una volta, accontentiamoci del 36.
E se proprio volete saperlo il fatto che nella foto sottostante si veda l’autobus non è per niente casuale, ho aspettato che passasse per poter avere la stessa veduta ritratta nella cartolina antica.
La ringhiera è sempre quella di un tempo, peccato che non ci sia quell’elegante signore con il cappello, converserei volentieri con lui.

E poi, uno sguardo verso le alture, si distingue chiaramente la sagoma suggestiva di Castello Bruzzo.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Là in mezzo, da qualche parte, è sorta anche casa mia e anche molti altri edifici che all’inizio del secolo scorso ancora non c’erano.

Ci siamo quasi, manca davvero poco, a breve giungeremo nella scenografica Spianata Castelletto, da dove si gode il panorama dei tetti e del mare di Genova.
Ci resta ancora da percorrere la parte finale di Corso Firenze, questa strada così deserta non l’ho proprio mai vista.
E ci sono pure gli alberi anche in quest’ultimo tratto!

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Eh, le cose cambiano!

Per fortuna però abbiamo ancora la nostra bella Spianata e davvero da lì si gode di una vista mozzafiato sulle bellezze di Genova.

E credo sia utile fornirvi qualche indicazione su come raggiungere la Spianata: come tutti i genovesi sanno, se volete arrivare qui e venite dal centro vi consiglio di prendere l’ascensore amato e decantato anche dal poeta Giorgio Caproni.

Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo
Sospesa sull’azzurro e sulla città dei tetti.

E questo è l’ascensore visto dal terrazzo di Palazzo Spinola di Pellicceria.

E che splendida prospettiva se si osserva l’ascensore e la Spianata da Villetta Di Negro!

L’ascensore è davvero il mezzo più rapido e comodo che ci sia, non sono l’unica a dirlo, così recita la pubblicità della Società Anonima Lifts, esercente del suddetto ascensore e di altri impianti della città, ho trovato l’ immagine che segue tra le pagine della mia Guida Pagano del 1926.
E voi visitatori sarete contenti di sapere che la galleria di accesso è illuminata sfarzosamente.
E il prezzo della corsa? Ma guarda un po’, venti centesimi a salire, quindici a scendere.

E poi lassù, sull’ascensore, c’è un caffè molto in voga, il Caffè Spertino.
E forse a quei tavoli si sarà seduto quel giovane elegante che abbiamo visto scendere da Corso Firenze, vi ricordate?
La Spianata è da sempre uno dei luoghi prediletti dai genovesi, quel locale era meta di poeti e intellettuali.
Le belle immagini in bianco e nero che avete veduto appartengono alla mirabile collezione di cartoline del mio amico Eugenio, lui mi ha raccontato che il Caffè Spertino si trovava sul terrazzo situato sopra la gabbia dell’ascensore.
Venne qui anche un celebre poeta ligure, Camillo Sbarbaro.
Guardò verso la distesa turchese del mare e verso i tetti d’ardesia che si sfiorano creando infinite geometrie.
E scrisse queste parole che narrano di un’attesa che ognuno di noi conosce.
Quassù il caffè Spertino, gabbia di vetro che il tramonto fondeva, pare adesso di madreperla. Dentro vi affiora e risprofonda l’ascensore in un silenzio irreale.
Uscendone, una donna mi sfiora.
A questo balcone spalancato su Genova si potrebbe, un’ora come questa, aspettare l’Amore.
Camillo Sbarbaro – Vedute di Genova, 1921
