Era il tempo della bella estate in una splendida località della Val Trebbia: tutti noi che amiamo questi posti abbiamo nel cuore la dolce armonia di Casa del Romano.
Prati verdi orlati da fitti boschi, in primavera poi tra l’erba fioriscono generosi i narcisi.
Era il tempo della bella estate del 1929 e a Casa del Romano giunsero tre giovani uomini: non so dirvi nulla di loro, a me sembrano villeggianti venuti dalla città, tre amici in gita in un posto forse caro anche a loro.
Il primo sulla destra, a mio parere, non sembra neanche avere l’abbigliamento giusto: camicia chiara, giacca e cappello posati sulla roccia alle sue spalle, in tasca l’orologio appeso a una catenella dorata.
Gli altri due uomini sembrano invece meglio equipaggiati per un’escursione sui monti, uno ha lo zaino sulle spalle ed entrambi stringono un bastone in una mano.
Era il tempo dell’amicizia, delle gioie condivise, delle ore trascorse insieme all’ombra degli alberi.
E poi si sale, forse verso l’Antola e dopo aver percorso insieme un lungo sentiero ci si ferma su un prato, dallo zaino escono gli involti con il pane casereccio, il salame e il formaggio.
E si ride, si scherza, si sogna, si immagina il futuro senza sapere che da lì a pochi anni la nazione sarà stravolta da eventi bellici ai quali nessuno potrà scampare.
Il futuro è un mistero, quando osservo fotografie di quegli anni inevitabilmente il mio pensiero va a quello che sarebbe accaduto dopo, al conflitto del quale queste persone erano all’epoca ignare.
Ed era estate, dietro a questa fotografia una mano accurata ha scritto queste parole: Casa del Romano, Monte Antola 15-16 Agosto 1929.
E c’era l’amicizia vera a unire questi cuori.
E forse era un legame speciale che nulla avrebbe mai potuto spezzare.
Era il tempo della bella estate del 1929.
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Tipi che si incontrano a Casa del Romano
Casa del Romano, ai confini dell’infinito
Nature is painting for us, day after day, pictures of infinite beauty.
John Ruskin
Da qualche parte, nel mondo, l’universo parla.
E trova una voce che tocca il nostro animo, pronuncia parole che narrano l’infinito senza confini.
Può accadere sull’orlo di un abisso, davanti al mare il tempesta, ai piedi di una montagna innevata o lungo un sentiero scosceso.
O su una strada che sale, tra curve sinuose.
E allora può accadere di sentire proprie le parole di un grande poeta, le parole di Ruskin, la natura dipinge per noi, giorno dopo giorno, quadri d’infinita bellezza.
E se verrete quassù, a Casa del Romano, vedrete spettacoli di incommensurabile splendore.
Casa del Romano è il nome della località e dell’albergo ristorante che qui troverete, un nome che deriva da un’affascinante leggenda.
Tanto tempo fa, c’era un giovane che si chiamava Stevanin che era andato via dal paese per poter lavorare ed era arrivato nella bassa Romagna, quasi vicino a Roma, così i compaesani gli avevano affibbiato questo appellativo, il Romano.
E sapete com’è la vita, distante da casa Stevanin trovò l’amore!
E lei era dolce e bella, Stevanin avanzò la sua richiesta di matrimonio e le promise che l’avrebbe portata a vivere a Sottoripa.
Oh, Sottoripa, davanti al mare di Genova!
La fanciulla accettò così gli sposi iniziarono un lungo viaggioe dopo diverso tempo giunsero in un piccolo paese tra le montagne.
Oh, che amara sorpresa, si trattava di Sottoripa di Montebruno!
Che delusione per la giovane sposa, lei proprio non riusciva ad abituarsi a vivere in quel posto.
Ma tutto attorno c’erano monti superbi e un bel giorno lei ne indicò uno e chiese a Stevanin di portarla a vivere lassù.
E fu così che Stevanin costruì un’osteria e una casa, lassù, quasi vicino al cielo, era sorta la Casa del Romano.
Casa del Romano è una frazione di Fascia, il Comune più alto della Liguria con i suoi 1118 metri sul livello del mare.
Come indica questo cartello Casa del Romano è ancora più in alto.
Da qui partono gli escursionisti diretti al Monte Antola e alle altre vette.
E qui potrete vedere quei quadri di infinita bellezza che sono certa sarebbero piaciuti a Ruskin e non solo a lui.
Portate qui un pittore con la sua tela e i suoi pennelli, vi dipingerà una strada che si snoda tra i prati.
Guardate verso l’infinito, verso il profilo delle montagne.
E ancora oltre, oltre gli alberi allineati uno accanto all’altro.
Guardate i rami carichi di bacche rosse che pendono sullo sfondo azzurro del cielo.
Verso i paesi adagiati nelle vallate.
Verso i tetti della Casa del Romano circondata dai monti e dagli alberi.
E poi si sale, verso un piccola cappella.
Poco distante nella terra sono piantate tre croci, si dice che siano la tragica memoria della triste fine di persone che trovarono la morte in una bufera di neve.
Lì vicino vi è anche un altro ricordo di anni difficili, queste sono montagne di partigiani, questi sono luoghi che hanno nascosto molti di loro.
E poi il sentiero sale ancora.
Quando cala la notte su queste montagne scende un buio ricco di mistero, questa parte della Liguria ha un bassissimo inquinamento luminoso, non c’era davvero posto migliore per costruire un osservatorio astronomico.
E sorge qui, su questa altura.
Guardate il cielo, oltre lo steccato, il cielo e le montagne in una giornata d’agosto.
L’infinito si perde laggiù, all’orizzonte, oltre quelle vette.
Una panchina davanti all’universo.
Immaginate una notte stellata, profondo buio illuminato solo dalle stelle.
E immaginate di essere qui, sotto questo cielo.
Un’esperienza che si può vivere venendo all’Osservatorio Astronomico del Parco dell’Antola.
Vi lascio il link dove sono indicate le le prossime aperture dell’Osservatorio, lo trovate qui, è certo una visita che vale un viaggio tra queste montagne.
Che sia una notte di stelle o un cielo terso, questo è un posto d’incanto e poesia.
Tra il fitto rigoglioso del bosco che regala ombra e riparo.
E laggiù, dove le montagne si uniscono in un abbraccio.
Sui fiori selvatici, gialli come il sole d’estate.
Un’incantevole quiete, sui prati dall’erba umida e fresca, di verde acceso e vivo.
Un albero cresce con i suoi rami ampi a ridosso di uno steccato.
Pare voler sfiorare il cielo, pare cercare il suo infinito, ognuno ha il proprio, del resto.
E c’è chi corre a perdifiato, verso un diverso infinito, verso l’ebbrezza della libertà.
Sui prati verdi che circondano la Casa del Romano.
La Casa di Stevanin che era andato via e che lontano trovò l’amore.
Tornò tra queste montagne, in questi luoghi.
E qui vi conduce una strada tortuosa e bella, una strada che vi porterà ai confini dell’infinito.