Oggi su questa mia pagina troverete un breve aneddoto tratto dal diario di Francesco Dufour, vi avevo promesso che avreste letto una chicca ed eccoci qua, è arrivata.
Come dire, si tratta di una sorta di gossip ottocentesco, una sgradevole impasse che vide protagonista un rappresentante dell’aristocrazia cittadina.
Il suo nome? Beh, l’ho omesso di proposito però sappiate che si tratta proprio del jet set genovese, d’altra parte è facile intuirlo solo considerando la strada dove si svolse il fattaccio.
Il nostro amico Francesco Dufour presenta questo episodio con questo titolo: Un mancato duello a Genova, così come mi fu raccontato da mia madre.
Verso la fine dell’Ottocento una marchesa, passando per Via Garibaldi, fu molestata dalle galanterie di un bellimbusto.
La nobildonna si rifugiò nel palazzo di suo cugino il Marchese, questi scese in strada e disse il fatto suo al Don Giovanni.
Questi gli inviò il cartello di sfida.
Il Marchese era di famiglia, allora come oggi, religiosissima e fece rispondere che le sue convinzioni gli proibivano il duello.
Dopo di ciò tutte le nobili genovesi inviarono alla moglie di lui il loro biglietto da visita.
Il significato era il seguente: allora il duello era sì proibito dalla Chiesa ma era talmente nell’uso che tutto lo praticavano, era considerato una necessità sociale.
Le marchese amiche e parenti della nobildonna avevano inviato la loro carta ad indicare la loro partecipazione e il loro compatimento per avere lei un marito vigliacco perché, ripeto, allora nessuno, anche religiosissimo, si faceva scrupolo di battersi in duello.
Ecco lì!
Un uomo devoto si premura di rispettare i dettami della Chiesa e finisce sbeffeggiato e additato come un codardo, che disdetta!
E costui avrà camminato per Strada Nuova a testa bassa per il resto dei suoi giorni?
E la sua consorte? Che perfide amiche!
E il bellimbusto?
Non sarebbe interessante scoprire qualche notizia in più su tutti loro? Magari ci proverò, se dovessi trovare altre scottanti notizie sarete i primi a saperlo.
Accadde in Via Garibaldi, sul finire dell’Ottocento.