Sui sassi, sulla spiaggia di Sturla

Ancora ritornano gli sguardi dal passato, da un tempo felice trascorso sulla spiaggia di Sturla.
L’onda lenta lambiva la riva e gli istanti fluivano dolci, in compagnia delle persone care.
E così vi porto là, tra loro che si fecero ritrarre tutti insieme: la signora che sorride trattenendo le ginocchia tra le mani, il ragazzo pronto a tuffi spericolati e le fanciulle dai modi garbati.

Uno si stringe nell’accappatoio, uno tiene l’asciugamano sulle spalle e la ragazzina sfoggia una bella maglietta a righe.
Negli occhi di tutti loro pensieri che non sappiamo decifrare anche se, in qualche modo, sappiamo riconoscere quella serenità come nostra.

Il sole negli occhi, il costume scuro, la posa in qualche modo esitante.

La giovinezza e l’infanzia: si diventa grandi davanti a questo mare che scandisce le ore mentre sfiora la riva.

Ecco lei, accenna appena un sorriso.
È una ragazza semplice, timida, ad osservarla non diresti mai che potrebbe essere capricciosa o difficile.
Non lei, no.
Lei sorride forse persino inconsapevole della sua autentica bellezza.

C’è un mondo intero, come sempre, nella fragilità di una fotografia.
Tra tutti loro legami d’affetto e certamente di parentela.
Si mostra solida ed efficiente la solerte madre di famiglia, ha un’energia che traspare persino dalla sua posa.
Là dietro, sullo steccato, è appeso un ombrello parasole, servirà se il caldo dovesse farsi insopportabile.

Per cautela, comunque, meglio tenere il capo coperto come lei.

La ragazzina, invece, porta i lunghi capelli sciolti, li tiene con la riga nel mezzo e sono così scuri e forti.
Qualche vezzo per lei: gli anellini sottili, il bracciale, mi pare di scorgere anche dei piccoli orecchini.

Comprai questa fotografia diverso tempo fa.
A tergo nessuna indicazione del luogo ma, notando i sassi, ero quasi certa che potesse proprio trattarsi di una spiaggia della Liguria, di sicuro però non avrei mai pensato di riuscire a riconoscere il luogo.
Poi, l’altro giorno, un caso del destino mi ha donato un’intuizione.
Stavo sfogliando le fotografie balneari e questa si trovava accanto ad un’altra fotografia che tempo fa già pubblicai su questo blog.
Osservando con attenzione gli steccati con i legni così sfalsati in entrambe le immagini e la ringhiera alle spalle delle persone ho compreso che si trattava proprio dello stesso luogo: la spiaggia di Sturla che già vi mostrai in questo post.
E per me è una grande gioia aver salvato questa immagine e aver inoltre riportato tutte queste persone, in qualche modo, nel luogo a loro così caro.
Il tempo scorreva, dolce e inesorabile, lasciando nel cuore una memoria bella, una piccola nostalgia, un fremente ricordo che sarebbe rimasto impresso per sempre.
Ed era un giorno felice, sui sassi, sulla spiaggia di Sturla.

La stagione balneare a Sturla

Iniziò, con la pigra dolcezza dell’estate, la stagione balneare a Sturla.
L’acqua del mare era frizzante ristoro, freschezza e trasparenza, tra i sassi incedevano certi piccoli granchi e i pesci argentati guizzavano via veloci.
I bambini correvano sulla riva e si tuffavano felici tra le onde del mare, i più spericolati si esibivano in tuffi straordinari, che estate magnifica!
Era dolce la stagione balneare a Sturla, si attendeva questo tempo come una bella promessa o come una gioia tanto desiderata.
Là, sulla spiaggia di Sturla, c’era anche lei, con il suo costume scuro bordato di bianco, il capo coperto, alle sue spalle di scorge un’altra figuretta femminile con un ampio cappello chiaro.
Una fotografia soltanto, per ricordare quei giorni spensierati.
Sulla panchina, nel tempo della stagione balneare a Sturla.

Una poesia alla finestra

Le finestre di Genova sanno essere una poesia sempre nuova, a volte basta una tenda colorata o un vasetto di fiori a donare un’armonia gentile al nostro quotidiano.
Le nostre finestre raccontano in qualche modo le nostre giornate e il nostro modo di osservare il mondo attraverso i vetri, raccontano il nostro desiderio di bellezza, celano le nostre memorie e si aprono sui nostri orizzonti.
A volte si spalancano sull’azzurro mare, a volte invece si schiudono su alti caruggi e offrono prospettive imperdibili sulla città vecchia.
Una musica dolce risuona nella bellezza di certe finestre, talune poi non sono nemmeno reali ma soltanto immaginate e sono un gioco bellissimo della fantasia.
Andando a levante, non lontano dal mare di Sturla, ho trovato una di queste rime armoniose: ci sono dei fiori odorosi, persiane spalancate, candide tendine e una finestra socchiusa.
E un gatto accoccolato lì davanti, una bellissima poesia della città.

Un terrazzino davanti al mare

L’ho veduto in una di queste giornate terse di chiarore inaspettato e cielo limpido.
Un terrazzino davanti al blu vibrante mentre la carezza del vento increspa la superficie dell’acqua.
Un terrazzino nel levante di Genova, davanti alla prospettiva di Sturla.
Oltre a certe finestre si sussegue così il continuo divenire dei giorni e delle stagioni: l’alba rosata che copre il cielo o il tramonto che lo infuoca, la tempesta improvvisa e la placida quiete di certe sere tranquille, le onde sfiorate dalla brezza e la calma straordinaria dell’azzurro capace di lenire persino certe inquietudini.
Con questa bellezza, con questa armonia: un terrazzino davanti al mare blu di Liguria.

Anni ’20: agosto ai Bagni Liggia

Ricordi i nostri giorni d’estate?
Andavamo sempre ai Bagni Liggia, quello era davvero il nostro posto.
E poi cresci, diventi grande, ma quei luoghi che appartengono ai giorni dell’infanzia non li potrai dimenticare mai.
Andavamo ai Bagni Liggia, sul finire degli anni ’20, la vita era una sorpresa, accade così quando sei un piccoletto che va alla spiaggia con mamma e papà.

Proprio là, nel levante della città, dove il clima sa essere dolce e piacevole.

Bagni Liggia (2)

Là, dove lo sguardo si perde a inseguire la costa frastagliata e le impervie bellezze della Liguria.

Bagni Liggia (3)

Nel tempo dell’infanzia c’era sempre tutta quella gioia nei nostri occhi, noi che nulla sapevamo del nostro futuro.
Con la mamma e con le zie, ognuna porta un cappellino diverso, è caldo nel mese di agosto ed è meglio ripararsi la testa.
Ed eccomi lì, a dondolare le gambe sul pontile, avanti e indietro, avanti e indietro.
Poi raccogli un sasso e stringilo in una mano, insegui i granchi, corri sul bagnasciuga e ridi fortissimo.

Era il tempo dei giochi sulla spiaggia, ai Bagni Liggia.

Bagni Liggia (5)

E ti ricordi?
Ci mettevamo a sedere sui sassi e la mamma ci faceva mille raccomandazioni.
Era un tempo dolce, quello.
E l’aria calda accarezzava la pelle, papà mi baciava la fronte e ogni giorno era una nuova avventura.

Quello, per noi, era davvero il nostro posto.
E questa è una cosa che non si sa spiegare: ritorni in un certo luogo e il cuore comincia a batterti forte perché lì ci sono i ricordi della tua vita.
Le risate dei grandi, le chiacchiere in riva al mare e la luce del sole che fa luccicare l’acqua.

Bagni Liggia (6)

E ti ricordi?
Ti ricordi le nostre merende tra le braccia di mamma?
All’ombra, perché faceva caldo ai Bagni Liggia, dopo il bagno ci mettevamo lì bravi bravi e ci godevamo qualche dolce bontà che mamma aveva preparato per noi.

E i giri in barca?
Ti ricordi quel rumore? Pluf! È il suono del remo che cade nell’acqua e poi ritorna su!
E andavamo al largo, facevamo i tuffi ed era tutto così semplice e perfetto, il ricordo di quei momenti speciali è ancora vivo e vivace.

Bagni Liggia (8)

E questo, cari lettori, è ancora uno dei miei giochi di fantasia.
Ho dato voce al bimbetto che avete veduto nelle immagini d’epoca, si tratta di tre fotografie, su due di esse a tergo una mano gentile ha scritto Bagni Liggia, specificando poi anche che le immagini risalgono ai mesi di Agosto del 1928 e del 1929.
Non c’è scritto nulla sulla terza fotografia della quale avete già veduto un frammento, qui di seguito la pubblico per intero.
Ed io penso di aver riconosciuto il bambino sorridente e anche la sua mamma, quindi presumo che anche questi siano i Bagni Liggia anche se non ne ho certezza.
Era il tempo dolce di agosto.
Sorrisi, aria di mare, onde frizzanti.

E poi, il tempo.
Scorre, scivola e svanisce.
E accade così, all’improvviso.
E ti resta il ricordo del tuo tempo d’estate ai bagni Liggia.

Bagni Liggia (10)

 

L’autobus per il mare

Se prendi l’autobus che porta al mare forse ti sembrerà di essere già in vacanza.
A me è capitato qualche giorno fa, il cielo non era neanche perfettamente limpido ma sull’autobus che porta al mare c’era un’atmosfera allegra e scanzonata.
Intanto la scuola è finita e quindi gli studenti possono trascorrere i pomeriggi alla spiaggia a prendere il sole e a chiacchierare sotto all’ombrellone, ascoltando la loro musica e godendosi la bellezza della libertà.
E là, sull’autobus che porta al mare, c’era un gruppetto di ragazze.
Calzoncini corti, jeans sfilacciati e magliette, tatuaggi, risate e lucidalabbra, scarpe da ginnastica e occhiali da sole, avevano anche un pallone: due di loro erano sedute e se lo passavano, sull’autobus che porta al mare accade anche questo.
E poi c’era una giovane donna bionda, con la pelle già ambrata, un abito a fiori e le scarpe di corda, già quelle fanno subito pensare a questa stagione nuova.
C’era una nonna energica e con lei il suo nipotino, anche loro viaggiavano con noi sull’autobus che porta al mare.
E poi siamo arrivati al capolinea e le ragazze sono scese di corsa, ridendo e chiacchierando ed io ho immaginato che avrebbero trascorso una giornata da ricordare.
In realtà accade così: tu semplicemente vivi e magari nemmeno lo sai che quello potrebbe essere un istante al quale ripenserai molti anni dopo con dolce nostalgia.
Soltanto vivi ed è giusto che sia così.
Parli con le tue amiche, ridi e magari sogni fortissimo, quelle cose belle lì, insomma.
La coda davanti alla gelateria: come al solito, è sempre così in questa stagione.
Il tizio che parla al telefono incurante di tutti e usando un tono di voce troppo alto.
Quelli che vanno su e giù in scooter in cerca del parcheggio introvabile.
Il sole caldo, le magliette a maniche corte, i sandali.
Prendi l’autobus che porta al mare e cerca il posto perfetto per te, questo è è il tempo dolce dell’estate.

Sturla, il colore dell’autunno

Se vai a Sturla, in un giorno di nuvole, troverai il colore dell’autunno.
E’ là, nel tempo sospeso di una spiaggia deserta, in una mattina che scorre via scandita dal fragore del mare.
E i tavolini sono vuoti, gli ombrelloni sono chiusi.
Settembre, nel levante di Genova.

Sturla (2)

Eppure tutto ancora ha la prepotenza dell’estate, c’è sempre una nota vivace che tenta di emergere nel grigiore di questi giorni.

Sturla (3)

E ancora si tengono i fiori e i vasetti alla finestra, qui, davanti al mare.

Sturla (4)

A breve distanza c’è la Madonnina dei Pescatori.
E c’è una porta aperta, l’orizzonte è laggiù.

Sturla (5)

Celeste e bianco, onde inquiete e agitate.

Sturla (5a)

E turchese e legno, ti ricordi l’estate? Era solo poco tempo fa.

Sturla (6)

E qualcuno la insegue, è una ragazza bizzosa l’estate: prima ti assedia e ti tormenta, poi d’improvviso ti volta le spalle e se va.
Corre, affonda i piedi nella sabbia e fugge lontano.
La vedi l’estate? Ha i capelli sciolti e si volta indietro a guardarti, ti sorride e scappa via, si perde in un temporale o in una notte scura.
Eppure qualcuno la insegue, gonfiando di vento le vele.

Sturla (7)

E’ un gioco, una sfida, una questioni di delicati equilibrismi.

Sturla (9)

E intanto c’è chi cammina sui sassi in una mattina di settembre.

Sturla (8)

E tutto è fermo, silenzioso e immobile.

Sturla (10)

Parla soltanto il vento, sussurra appena a chi lo sa ascoltare.

Sturla (11)

Guarda.
Il pavimento bagnato, là in fondo grigio, celeste e carta zucchero.
E la vedi laggiù?
L’estate ti saluta, svanisce sul mare d’argento e lascia il posto al colore dell’autunno.

Sturla (12)

Sulla spiaggia di Sturla agli inizi del ‘900

Vi siete mai soffermati a pensare quanto sia importante la costruzione dei ricordi?
Ogni istante della nostra vita è un frammento di emozioni, alcune di queste restano e riemergono dolcemente, magari dopo molti anni.
Era estate, era luglio, erano gli inizi del ‘900.
La cartolina appartiene a me, sul retro una mano attenta ha scritto queste parole: ricordo ai Bagni di Sturla, 1916.
E loro, i bagnanti, sono tutti in posa.

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E come sempre osservo e vorrei ricostruire le storie di ognuno.
Qualcosa traspare e giunge ai nostri sguardi, si intuiscono affinità e parentele.
La donna in primo piano con il capo coperto dev’essere sorella di colei che porta il costume rifinito di bianco.
E sono circondate da bambini, uno indossa una giacchetta con gli alamari e c’è qualcosa che attira la sua attenzione, infatti si volta indietro a guardare sfuggendo così allo scatto del fotografo.

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I bambini, quanti sono!
A dire il vero non tutti sembrano contenti di stare in spiaggia.

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La maggior parte di loro, però, sembra spassarsela.
E non ne sono consapevoli ma in questo esatto istante sono impegnati nella costruzione di un ricordo che non li abbandonerà più.
Uno fa capolino, timido, quasi si nasconde sotto al cappello di paglia, la bimba al centro dell’immagine ride felice, ride persino con gli occhi, alle sue spalle c’è una sua coetanea dall’espressione pensierosa, nel gruppo si nota anche una ragazzina più grande che è distratta e volge lo sguardo verso il basso.
E alle loro spalle i soliti monelli!
I due fratellini con il cappello bianco hanno due facce da tipi terribili, diciamolo!
E quello con la maglia a righe? Lo vedete che allunga il braccio dietro le spalle del suo amico? Che sta facendo, secondo voi? Eh, mi sa che ne ha combinata una delle sue!

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Certo, poi in un gruppo di ragazzini c’è sempre un leader!
Eccolo qua, direi che non ci sono dubbi, è proprio lui.

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I bambini, in qualunque tempo, sono sempre uguali.
Lei ha un costumino a righe, sembra insicura e impacciata, forse non capisce bene cosa stia succedendo, guardate come tiene le mani, la sua gestualità è tipica dei suoi anni.
Osservate una bimba di adesso, potrebbe capitarvi di sorprenderla in questa posizione.

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I bambini, seduti per terra davanti ai grandi.
Uno sorride e fa quasi una smorfia, è uno che la sa lunga lui!
La costruzione di un ricordo è una sorella maggiore che ti abbraccia, affettuosa e protettiva.
E poi gli anni passano e un giorno riguardi questa immagine e magari dici: ma guarda com’ero da piccola!

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E poi ci sono gli altri, gli adulti.
Padre e figlio sullo sfondo, le giovani donne in primo piano sembrano in qualche modo esitanti, forse non vorrebbero essere fotografate.
In spiaggia, a luglio, con le maniche lunghe.

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E ancora, al centro una madre di famiglia, tra le sue figlie.

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E ancora, un rubacuori dai modi spavaldi e accanto a lui un provetto nuotatore con due baffoni importanti.
E là, in primo piano sulla destra, un ragazzetto dall’aria intirizzita, che sia appena uscito dall’acqua?

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La costruzione dei ricordi è fatta di piccoli istanti, di momenti del tuo passato che riaffiorano, di complicità e di risate condivise.
Loro sono amiche, una è bella e solare, quella al centro è dinamica e decisa, l’ultima sembra dolce e comprensiva.
Ti ricordi? Quel giorno a Sturla, noi tre.

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La costruzione dei ricordi è portare con te ciò che appartiene alla tua famiglia, i volti, le memorie, gli affetti.
E magari tu sei una delle più piccine, ti hanno messo in testa la cuffietta bianca e sei lì tra i tuoi fratelli, seduta sui sassi.
E dietro di te, aggraziata e garbata, c’è la tua mamma, sta seduta tra la zia e la nonna, quest’ultima porta un cappello per ripararsi dal sole e vigila attenta sui suoi adorati nipotini.

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La costruzione dei ricordi è fatta di piccole cose, per gli altri non significano nulla ma per noi sono l’essenza della nostra esistenza.
Te li tieni stretti e ti rincuorano, nei momenti difficili.
Ricordi?
Lei, quella con i ricciolini, è mia sorella più piccola.
E loro due sono i miei cugini, due pesti che non ti dico!
Io sono quella con le trecce, con le gambe infilate nel salvagente, quanto mi piaceva andare al mare!
Sulla spiaggia di Sturla, a luglio.

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Da Via del Bragone scendendo verso il mare

Una passeggiata d’estate, era l’ultimo giorno di giugno.
E me ne sono andata a zonzo per le creuze del levante cittadino, insieme ad un’amica genovese che ho conosciuto grazie a questo blog.
Lei abita negli Stati Uniti, è una lettrice che mi segue da lontano e quando è tornata a Genova  per le vacanze abbiamo fatto un giro insieme nei posti a lei cari, luoghi che lei conosce bene.
E abbiamo camminato per le creuze di Sturla, partendo da qui.
C’erano alberi dipinti su un muro e aria e cielo azzurro.

Via del Bragone

Qui inizia Via del Bragone.

Via del Bragone (3)

Città di ciottoli e gatti, c’è sempre un micio da qualche parte, a Genova.

Via del Bragone (4)

E ci sono le case dai colori tenui e polverosi.

Via del Bragone (5)

E c’è sempre una ringhiera, l’ombra che batte sul muro e un’allegra alternanza di tinte, sono così le case vicine al mare di Genova.Via del Bragone (6)

E fiori che sbocciano, alla fine di giugno.

Via del Bragone (7)

Vasetti alle finestre e persiane aperte, era caldo e limpido quel giorno.

Via del Bragone (8)

Lì, a pochi passi, l’antico Oratorio dei Santi Nazario e Celso, non ho avuto modo di visitarlo ma conto di tornare!

Via del Bragone (9)

Naturalmente ho sbirciato al di là del cancello, in attesa di scoprire antiche meraviglie.

Via del Bragone (10)

E poi, qui, d’un tratto tra le case vedi la costa frastagliata e il mare.
E senti il rumore dell’onda, le voci allegre dei bagnanti, la gioia di un pomeriggio estivo.

Via del Bragone (11)

Tutto sale e tutto scende a Genova, c’è sempre una creuza di mattoni che va giù, verso il mare.

Via del Bragone (12)

E c’è un muretto, una bicicletta appoggiata, una promessa d’azzurro all’orizzonte.

Via del Bragone (13)

E poi scendi, scendi e quella promessa è sempre più vicina, che si tratti di un caruggio stretto e perso nell’intrico della città vecchia oppure di una creuza di quello che fu un borgo marinaro, Genova le mantiene sempre le sue promesse.
E qui trovate gozzi posati come conchiglie e mare turchese.

Via del Bragone (14)

E finestre, sono proprio fortunati coloro che affacciandosi vedono questo panorama.

Via del Bragone (15)

E poi ancora, altre strade, mi sono persa a girovagare.
E d’un tratto si è aperto un cancello, era una dimora privata e la signora che stava uscendo con la macchina mi ha anche guardato un po’ perplessa.
Scatto solo una foto e me vado, giuro, vado via subito!
E c’è una vela che segue la sua rotta, portata dal vento.

Mare (2)

E poi altrove, l’uva, ancora acerba, ancora doveva maturare, era l’ultimo giorno di giugno.

Uva

E un ramo di fiori, proteso verso il cielo.

Bougavillea

Siamo tornate ancora sui nostri passi, dove quella creuza scende verso il mare.
E intanto io lo so, c’è sempre qualcosa che non hai veduto, c’è sempre un dettaglio che non hai notato.
E Genova mantiene sempre le sue promesse, anche se la guardi così, quasi appannata, attraverso il vetro di una lampada.
Davanti al mare, un pomeriggio di giugno.

Via del Bragone (16)

Via San Gerolamo di Quarto, un antico divieto

Questi sono giorni di traffico intenso, soprattutto nei fine settimana, quando i turisti prendono d’assalto le spiagge.
E allora lungo le riviere ci sono code e code, occorre portare pazienza per arrivare alla meta!
E anche in città, sulle strade che portano al mare, la situazione è pressoché identica.
Andate piano e rispettate le regole.
Sembrerà una raccomandazione banale ma sapete, è sempre meglio essere prudenti.
E così, se nei vostri programmi c’è una gita verso i litorali cittadini del Levante, mettetevi in viaggio calmi e tranquilli, senza alcuna fretta.
E se guidate un carro, non fatevi venire in mente di passare su di qui.

Quelli della Giunta hanno lavorato sodo prima di prendere una decisione, sapete?
E poi, dopo un’estenuante riunione, sono arrivati alla brillante conclusione che non c’era altra maniera.
Ah, sì! Affiggiamo un bel divieto e non se ne parli più!
Che poi viene da porsi delle domande.
A chi mai verrebbe in mente di passare con un carro su di qui?

Evidentemente qualcuno ci ha provato e sarà rimasto incastrato tra i palazzi!
Voi pensate che confusione, quel giorno!
Con le massaie affacciate alle finestre che cercavano di dar consigli, mentre il padrone del carro non riusciva ad andare né avanti né indietro!
Un trambusto indescrivibile, la mattina dopo nel borgo ne parlavano tutti.

E c’erano marinai e pescatori che scuotevano la testa perplessi, questo non è un posto per i carri, ma è così difficile capirlo?
Qui si va a piedi, non è una gran salita, in fondo!

E poi si passa in certe creuze.

E chi vuole andare al mare lo ha proprio lì, a due passi.


Ma tu pensa, con un carro in questi vicoletti!
Meno male che ci hanno pensato i signori della Giunta!