Al nostro caro Gilberto Govi

Oggi nella Superba ricordiamo un suo celebre figlio, un attore amato e celebrato anche al di fuori di questa città: Gilberto Govi, grande artista di provato talento, lasciò questo mondo il 28 Aprile 1966.
Insuperabile interprete della genovesità e del nostro dialetto, Govi è ancora e per sempre nei nostri cuori e merita che gli sia reso omaggio.
Eccolo lì, con il suo gipponetto, l’immagine fu da me scattata alla magnifica mostra allestita nel 2016 alla Loggia di Banchi a cura del Museo dell’Attore.

L’istrionico artista accoglie ancora i genovesi in certi giardini a lui dedicati, a Punta Vagno.
Là svetta nell’azzurro di Genova la statua nella quale il nostro caro Gilberto è effigiato e ovviamente il gipponetto è allacciato alla Govi.
Ricordate, vero, quella faccenda di gassetta e pomello e gassetta e pomello?
Ecco, se guardate bene la statua nel gilet in cima avanza un bottone, e cioè un pomello e la gassetta è laggiù in fondo, dalla parte opposta, come al solito!

Questi giardini posati sul mare portano il nome di lui e sono contenta che di recente le targhe siano state ripulite: Gilberto merita la nostra attenzione e la nostra cura.

Ed è così ritratto in una posa nella quale sappiamo vederlo e riconoscerlo, come su uno dei palcoscenici che egli calcò.

Davanti al mare della Foce, davanti all’azzurro della sua e della nostra città.

E incise nel marmo sono certe parole che ci rendono il nostro Govi ancora più caro, per la sua innata capacità di valorizzare il genovese e farlo giungere dritto ai nostri cuori.
In quei cuori dove resta, sempre, la memoria affettuosa di lui.
Caro Gilberto, sei sempre con noi e noi ti vogliamo davvero bene.

Genova, 1826: le Montagne Russe della Superba

Ritorniamo a camminare nel passato che sempre rivela sorprese che mai sapremmo immaginare.
È il glorioso anno 1826, nella nostra bella Genova si offre ai cittadini un novello e inaspettato passatempo del quale molti si mostrano assai curiosi!
Ecco così sopraggiungere la folla, tutti vogliono provare quest’esperienza emozionante e spassarsela sulle fantastiche montagne russe della Superba.
Il pregiato stabilimento si trova in una zona centrale della città e nello stesso contesto verrà anche costruito un teatrino in legno dove si terranno drammi e commedie.
Non so descrivervi il mio stupore nello scoprire l’esistenza di queste montagne russe, ne sono venuta a conoscenza sfogliando la mia bella Guida Commerciale descrittiva di Genova del 1874-75 di Edoardo Michele Chiozza che appunto narra di questo glorioso stabilimento sorto su certi terreni all’epoca di proprietà di un certo conte Della Torre.
Data la mia meraviglia mi sono così premurata di cercare altre notizie su questa particolare attività e ne ho trovato traccia, chiaramente, tra le pagine della Guida Illustrativa del Cittadino e del Forastiero per la Città di Genova e sue adiacenze del 1875 di Federico Alizeri che ci fornisce questa colorita descrizione:

“… s’accalcava la gente curiosa a perigliar nelle slitte, diletto da barbari, che nominavasi Montagne Russe”.

Ne deduco, naturalmente che questo non fosse proprio il passatempo più ambito dal buon Alizeri ma anche nei nostri tempi moderni pure noi ci siamo divertiti in quella maniera lì!
Lo Stabilimento delle Montagne Russe non durò poi ancora a lungo, in quel luogo sorse poi il Teatro Diurno realizzato da Luigi Prato e in questo luogo vennero messe in scena commedie ed opere.
In tempi ancora successivi in quella zona venne edificato il Teatro Politeama e, come sappiamo, l’attuale edificio che lo ospita è una costruzione recente in quanto il teatro ottocentesco fu irrimediabilmente danneggiato dai bombardamenti della II Guerra Mondiale.
Quando passate da quelle parti provate a chiudere gli occhi e a immaginare ciò che non avete mai veduto: correva l’anno 1826 e qui c’erano le montagne russe della Superba.

Ricordando Gilberto Govi

È una palazzina che si affaccia su un curva vertiginosa in una delle vie della nostra Genova in salita, poco distante dalla Stazione Principe.
Forse non tutti sanno dove si trovi la casa natale di Gilberto Govi e siccome è piuttosto facile trovarla allora vi porterò là al cospetto di quell’edificio dove nacque il caro e mai dimenticato Gilberto al quale tutti noi vogliamo sempre bene.

Io in particolare lo ringrazio per tutte le belle risate che mi ha regalato con le sue gustose commedie, rivederle è sempre un momento di gioia preziosa, so che molti di voi la pensano esattamente come me.
Il grande Gilberto nacque il 22 Ottobre 1885 in una casa sita in Via Sant’Ugo 13.

E sapete, ogni volta che passo da quelle parti mi scappa sempre qualche sorriso e penso che se abitassi lì o se per caso dovessi entrare in quell’edificio varcando il portone mi verrebbe naturale uscirmene fuori con certe sue celebri frasi o alcuni passaggi tratti dalla commedia I maneggi per maritare una figlia, come ad esempio: E bravo Cesarino che è venuto in campagna con le braghe dell’anno passato!
Ah, chi se lo dimentica quel capolavoro, riporto qui per l’occasione un’immagine scattata nel 2016 alla bella mostra allestita alla Loggia di Banchi a cura del Museo dell’attore.
Tra le altre cose c’era esposto questo pannello con una scena della commedia e con il famoso gipponetto dell’epica scena di gassetta e pomello che tutti ricordiamo a memoria.

Sulla casa natale di Gilberto nel 2001 è stata apposta una targa in memoria di lui e della sua grandezza: Govi merita questo e altro, lui diede grande lustro alla genovesità e al nostro dialetto.

Gilberto Govi lasciò le cose del mondo il 28 Aprile 1966.
Riposa accanto a sua moglie Rina in una tomba che si trova nel Porticato Sant’Antonino al Cimitero Monumentale di Staglieno.

Sulla sua tomba sono poste alcune maschere del teatro, sono le maschere della commedia e della tragedia opera dello scultore Guido Galletti e omaggio al grande talento di di Govi.
In ricordo di lui che a noi continua a regalare risate e buon umore.
E noi, carissimo Gilberto, continuiamo ad essertene grati e a portarti nel nostro cuore.

Gaspare Pieri: storia di un talento

Signori spettatori, accorrete!
Prendete posto in teatro e assisterete allo spettacolo straordinario di un artista eccezionale: Gaspare Pieri manda in visibilio il pubblico, tutti lo sanno!
Calca le scene con entusiasmante successo, il magnifico attore è venuto alla luce del mondo nell’anno 1827.
E il talento è davvero di casa nella sua famiglia, il padre Francesco fu stimato caratterista e membro di diverse compagnie comiche ma la sua fine ha le note del dramma: durante il Carnevale del 1834 muore ancora giovane dietro le quinte del teatro, ad ucciderlo è un letale colpo apoplettico.
Anche la madre di Gaspare è attrice, Anna è figlia di saltimbanchi capaci di mirabolanti acrobazie sulle corde, le loro stupefacenti esibizioni sono accompagnate da suonatori di gran cassa, chitarra e tromba, con le loro baracche mobili se ne andarono persino in Portogallo!
E chissà quali avventure avrà vissuto laggiù la nostra Anna, dopo il matrimonio con Francesco diventerà anche lei applaudita attrice.
Questi sono i genitori del grande Gaspare, anche le sorelle di lui recitano con ottimi riscontri ma solo Gaspare Pieri è una stella di prima grandezza, il suo nome è leggenda.

Ritratto di Gaspare Pieri

E oltre ad essere attore si distingue anche come patriota, figura infatti tra coloro che prendono parte ai moti del 1848.
I suoi esordi sono nella Compagnia de’ Fiorentini, nel tempo poi dimostra vero talento nei ruoli comici, nel 1855 fa parte della Compagnia di Astolfi quando questi viene colpito da tremendo colera e muore: Gaspare Pieri diviene così capocomico di quella compagnia.
Brillante, eclettico, sagace, uomo di fervido ingegno e noto per le battute fulminanti, è idolatrato dal suo pubblico, il suo nome è sinonimo di fama e successo.
Basta una battuta, basta una parola, è sufficiente un tono della sua voce e il pubblico va in delirio.
Gaspare Pieri è un istrione, non usa nemmeno il suggeritore e vorrebbe che quelli della sua compagnia facessero lo stesso!
Recita con la parte di caratterista in Il Marchese Colombi di Paolo Ferrari, quando calca i palcoscenici per Goldoni e le sue sedici commedie viene letteralmente giù il teatro, Pieri è acclamato come geniale artista.
Ed è egli stesso a scrivere dei suoi memorabili successi, in una sua lettera si legge dei suoi trionfi nella città di Venezia e dei buoni guadagni che ne derivarono.
Sempre nell’ambito teatrale trova l’amore della sua vita: è l’attrice Giuseppina Casali che diverrà sua moglie e madre dei suoi tre figli, il primo dei quali morirà prematuramente lasciando nello sconforto i genitori.
Vive a lungo a Torino e a Genova, qui nella Superba l’Accademia Filodrammatica Italiana del Teatro del Falcone lo elegge membro onorario.
E fatalmente proprio nella mia città ombre scure finiranno per offuscare la luminosa stella dell’attore, Gaspare Pieri contrae una brutta malattia che avrà esiti letali.
Nella città della Lanterna Gaspare Pieri ha un carissimo amico: è il medico David Chiossone che lo assiste nei suoi ultimi giorni con amorevole dedizione.

Tomba di David Chiossone – Boschetto Irregolare di Staglieno

In un giorno di Marzo del 1866 a soli 39 anni Gaspare Pieri esala il suo ultimo respiro e muore tra le braccia dell’adorata moglie.
A scrivere il suo elogio funebre sarà proprio l’amico Chiossone, le sue parole sono pubblicate sulla rivista La Scena – Giornale di Musica, Drammatica e Coreografia del giorno 8 Marzo 1866.
Le molte notizie che avete letto sono tratte da I Comici Italiani di Luigi Rasi edito nel 1905 da Francesco Lumachi di Firenze, il volume da me consultato e dal quale è tratto il disegno con il ritratto di Gaspare Pieri è di proprietà del Museo Biblioteca dell’Attore e ringrazio il Dottor Gian Domenico Ricaldone per avermi autorizzata alla pubblicazione dell’immagine e per il suo prezioso aiuto in questa miei ricerca.
Gaspare Pieri, uno dei più valenti comici dei suoi tempi, è ormai quasi dimenticato, nel mio peregrinare mi sono imbattuta nella sua tomba che si trova nella Galleria Inferiore a Ponente del Cimitero Monumentale di Staglieno, là egli riposa, nello stesso Camposanto del suo sodale David Chiossone, ho voluto così rendere omaggio al suo talento e raccontare a voi la sua storia.
Lascio le ultime parole a chi gli volle bene, a David Chiossone che con il cuore tra le mani scrisse l’ultimo saluto a lui, tramandando ai posteri il suo affetto per Gaspare Pieri.

Addio Pieri! Buon amico, buon cittadino, valoroso artista, addio!
Io ho fede – Ci rivedremo
Genova, 3 Marzo 1866 – David Chiossone

A woman of no importance

Il suo nome è Mrs Arbuthnot, lei è una donna senza importanza.
Ma siamo proprio certi che sia tale?
O forse questa descrizione si adatta meglio ad un uomo che la nostra Mrs Arbuthnot conobbe negli anni della sua giovinezza?
A Woman of no importance è una commedia in quattro atti scaturita dalla mirabile penna di Oscar Wilde, vi troverete gli equilibrismi verbali dell’autore irlandese, le sue arguzie, il suo talento per le frasi ad effetto.
La vicenda è semplice e allo stesso tempo intricata, questa è la storia di un segreto tenuto a lungo nascosto, questa è una storia di peccato e redenzione.
Ha più piani di lettura questa commedia di Wilde, al centro della scena sono proprio le donne, è la loro voce a sovrastare il palcoscenico.
Donne aristocratiche e leziose, rappresentanti della buona società vittoriana, tra loro c’è una creatura peculiare: Miss Hester Worsley è americana, il suo punto di vista è del tutto differente, questi inglesi vivono in una dimensione che a lei è estranea.
Inghilterra e Stati Uniti, due mondi a confronto.
Donne e uomini, Lord Illingworth è un vero dandy e in quanto tale pronuncia parole come queste:

The only difference between the saint and the sinner is that every saint has a past and every sinner has a future.
La sola differenza tra il santo e il peccatore è che ogni santo ha un passato e ogni peccatore ha un futuro.

Ed eccolo alle prese con un dialogo che ancora ci regala un sorriso:

Lord Illingworth: The book of life begins with a man and a woman in a garden.
Mrs Allonby: It ends with Revelations.

Lord Illingworth: Il libro della vita comincia con un uomo e una donna in un giardino.
Mrs Allonby: Termina con l’Apocalisse.

Oscar Wilde (2)

Dublino – Monumento a Oscar Wilde

Fatale Mrs Allonby, è lei a replicare alla perfezione a Lady Stutfield che sostiene che il mondo sia fatto per gli uomini.
Non è affatto vero,  sapete perché?

There are far more things fordidden to us than are forbidden to them.
Ci sono molte più cose proibite per noi che per loro.

Donne.
Argute, affascinanti, pungenti, il ritmo dei loro dialoghi è incalzante e sostenuto.
E c’è lei, l’eroina protagonista di questa piacevole commedia: a Mrs Arbuthnot la vita non ha risparmiato le difficoltà eppure lei rimane fiera e coraggiosa, è una donna capace di affermare la propria identità.
Saggia Mrs Arbuthnot, tragicamente vere certe sue affermazioni:

A kiss may ruin a human life.
Un bacio può rovinare una vita.

Rileggo periodicamente le commedie di Oscar Wilde, lui per me è sempre una splendida compagnia.
A woman of no importance andò in scena per la prima volta nel 1893 al Theatre Royal Haymarket di Londra.
Molti anni dopo, in quello stesso teatro, The Royal Shakespeare Company mise in scena la celebre commedia di Oscar Wilde.
Io ero a Londra in quel periodo, così comprai il biglietto e andai a teatro.

Londra (2)

Rammento quel giorno con autentico affetto, ne conservo una memoria vivida e chiara.
Su quel palcoscenico salirono celebri attori, tra gli altri John Carlisle, Jaye Griffiths, Andrew Havill e Barbara Leigh-Hunt.
Ho ancora il libretto di quella rappresentazione, ho ancora il biglietto del teatro.
E allora ero proprio come adesso, sono sempre stata osservatrice.
Vedete la ragazza seduta accanto a me?
Io sì, la ricordo perfettamente, è venuta a teatro con un coetaneo, forse è il suo fidanzato.
E cosa fa questa giovane donna?
Lascia cadere a terra le scarpe e si mette comoda, posa le ginocchia contro il sedile di fronte.
Ed io penso: forse Oscar non approverebbe.
Lei è allegra e di buon umore, riflettendoci penso che il nostro Wilde avrebbe scritto per lei un ruolo in una sua commedia.
Si apre il sipario e gli attori fanno il loro ingresso.
E sono perfetti, indossano costumi secondo lo stile dell’epoca, le nobildonne hanno certe pettinature complicate, sembra di aver messo indietro la macchina del tempo e tutti noi, attori e spettatori, siamo finiti in quei giorni, nell’epoca vittoriana.
E il tempo scivola.
Ed è un tempo che regala profonde emozioni, è un frammento di vita che è rimasto un dolce ricordo, lo rivivo ogni volta che rileggo le parole di Oscar.
Momenti simili sono preziosi, vanno conservati come gemme rare.
E d’altra parte cosa è la vita?

Life, Lady Stutfield, is simply a mauvais quart d’heure made up of exquisite moments.
La vita, Lady Stutfield, è semplicemente un brutto quarto d’ora composto di momenti squisiti.

A Woman of no importance – Oscar Wilde

Londra

Chelsea – Casa di Oscar Wilde

Gilberto Govi è tornato a Banchi

Un attore amato da tutti, un artista che da tempo è parte del patrimonio affettivo e culturale di questa città, una voce di Genova che non ha mai smesso di parlarci.
Sono trascorsi 50 anni dalla sua morte e per celebrare la grandezza di Gilberto Govi nella Superba è stata allestita una mostra gratuita alla Loggia della Mercanzia a Banchi, qui rimarrà fino al 26 Giugno, a Ottobre verrà trasferita al Museo Biblioteca dell’Attore da dove provengono i numerosi pezzi del percorso espositivo.

Govi (2)

Ed è proprio Govi che incontrerete, in questo luogo che risveglia subito una memoria viva, quelle parole che lui recita nella più celebre delle sue commedie, i Maneggi per maritare una figlia:

Ero lì a Banchi, c’era piuttosto caldo, c’era niente da fare, c’era un bel sole.
M’hanno detto che ci sono dei raggi del sole che fanno tanto bene …raggi ultraviolanti… ultraviolenti… e ho detto, va bene, intanto non c’è niente da fare, mi prendo due o tre raggi.
Mi son levato il cappello e ho detto, beh, mi prendo due o tre raggi, ero lì che mi prendevo i miei raggi…

Govi (3)

Il grande Gilberto è tornato a Banchi e i genovesi lo hanno accolto con affetto autentico, per molti di noi è come ritrovare un amico che non si vedeva da tempo.
Parlami di te, parlami del tuo cammino in questo mondo che spesso dimentica ma che a volte sa ricordare chi davvero merita elogi e celebrazioni.

Govi (4)

E così Govi si racconta in questo allestimento realizzato magistralmente dal Professor Eugenio Buonaccorsi, una mostra ricca di fotografie, cimeli e curiosità.

Govi (5)

C’è una grande mappa di Genova e su di essa sono segnati i luoghi della vita di Govi, intorno ad una delle vetrine noterete la sagoma di un tram, su un mezzo simile viaggiava il giovane Gilberto e durante il percorso studiava i copioni.

Govi (6)

Lo si ritrova sui manifesti, nelle immagini che richiamano quelle sue espressioni mai scordate.

Govi (7)

E tante sono le locandine dei suoi spettacoli.

Govi (8)

C’è il tempo dei trionfi e della sua vita sul palcoscenico, troverete anche il suo baule da viaggio e quello della moglie Rina.

Govi (9)

Govi (10)

(10a)

Govi si racconta e narra lo spirito di una città, la città del porto e degli scagni, la città di un mondo così abilmente evocato nelle sue commedie.
E certe nostre propensioni le ho trovate in una sua lettera, forse è uno dei dettagli che più mi ha colpita e risale al tempo di una sua tournée in Sud America.

Govi (12)Ecco la parte che ha suscitato la mia attenzione: si preannunciano 36 spettacoli, ma non è che il pubblico si attende 36 diverse rappresentazioni?
E poi tutta questa pubblicità? Lo stile e le sue riflessioni sono per me tipicamente genovesi, non saprei trovar di meglio per descrivere come siamo e come viviamo la nostra quotidianità.

Govi (13)

Ci sono le recensioni dei giornali, i riconoscimenti, i copioni, le rubriche con gli elenchi degli abiti di scena.

Govi (14)

C’è il suo tavolino da trucco.

Govi (15)

E c’è il suo sguardo: il sopracciglio inarcato, il sorriso eloquente, quella sua mimica che lo ha reso attore formidabile ed interprete di figure ormai parte del nostro immaginario collettivo.
Ognuno di noi ha visto mille volte le sue commedie, ognuno di noi quando le rivede ride come se fosse la prima volta.

Govi (16)

C’è un pannello sul quale troverete un’immagine tratta da I Maneggi per maritare una figlia.

Govi (17)

E in una vetrinetta una preziosissima memoria: il gipponetto di Govi, quel gilet con il quale ha recitato la celeberrima scena di gassetta e pomello.
E infatti è abbottonato alla Govi, noi a Genova diciamo sempre così!

Govi (18)

E se avete nostalgia potete sedervi nel piccolo cinema allestito per l’occasione, potrete così gustarvi alcune scene e farvi ancora le solite risate.

Govi (19)

La mostra è arricchita da pannelli illustrativi che narrano l’attore e l’uomo, in uno di essi si legge del giovane Gilberto e del suo cuore che batte per Rina Gaioni Franchi.
La madre di lei non ne voleva proprio sapere di quel galante, così il nostro studiò uno stratagemma che non vi potete immaginare, non vi svelo nulla per non togliervi il gusto della sorpresa.
E poi, come sapete, Rina fu sua compagna nella vita e nel teatro, li vedrete ritratti in diverse fotografie.
Govi (20)

E le emozioni si susseguono in questo incontro con un grande attore che ha reso celebre il nostro dialetto, in certi suoi scritti traspare il suo profondo attaccamento alla sua terra e alle sue tradizioni.

Govi

Merita una menzione la bella scenografia tutta genovese, la Superba di altri anni, gli anni di Govi.

Govi (23)

Ed è davvero come andare a trovare un amico che non si vede da diverso tempo, si riesce ad immaginare di vederlo seduto alla sua scrivania, quella che teneva nella sua casa di Piazza della Vittoria.

Govi (24)

Ringrazio il Professor Eugenio Pallestrini, presidente del Teatro Stabile e Direttore del Museo Biblioteca dell’Attore, per avermi permesso di pubblicare le immagini che avete veduto, c’è molto altro da scoprire alla Loggia di Banchi, qui trovate gli orari della mostra.
Gilberto Govi vi aspetta, andate a salutarlo e a rendere omaggio al suo percorso artistico e alla sua figura.

Govi (25)

L’attore, la maschera e il genovese, questo è il titolo della mostra, un gioco di specchi tra passato e presente, noi stessi ci rivediamo in quel viso che più di ogni altro rappresenta il senso della genovesità.
È il volto di lui, il grande Gilberto Govi.

Govi (26)

Da un diario genovese del passato, moda per gentiluomini

Ritorna oggi la voce di Francesco Dufour con le memorie tratte dal suo diario, trovate qui tutti gli articoli già pubblicati.
Si parla ancora di moda e della classe dei gentiluomini di un altro tempo, questo argomento è ampiamente trattato dal nostro sagace autore e così dedicherò al tema un ulteriore articolo.
Pronti ad andare a passeggio? Che stile questi signori di un’altra epoca!

Allora i signori dignitosi avevano la pelliccia; papà ne aveva una di orsetto con un fastoso collo di “loutre”, si portava in generale con frac e cilindro.
Allora, alle premières si andava in frac ed alle repliche in smoking.
A volte papà mi mandava a comprare una chiave, cioè l’ingresso ad un palco, la vendeva un ometto che stava in fondo a Salita Santa Caterina, dove si scendono alcuni gradini.

Salita Santa Caterina (2)

Lo spettacolo incominciava alle nove ed io ho il ricordo di un disagio che proveniva dal fatto che, appena finito di mangiare, si doveva partire con il boccone in bocca.
Poi c’era il fastidio del plastron inamidato sullo stomaco; inoltre io, essendo il personaggio meno importante, dovevo stare dietro a tutti tirando il collo per vedere qualcosa.
Negli intervalli si andava a pavoneggiarsi nel foyer.
Una sera un amico si fece vedere nel foyer portando sotto braccio un gibus, quello che i francesi chiamano anche chapeau claque: è un cilindro con una molla che permette di appiattirlo fino alla tesa.
In Via Carlo Felice il camiciaio Devoto mi disse che nelle sere in cui al Teatro c’era un veglione il negozio restava aperto tutta la notte e i bellimbusti venivano durante la festa a mettersi un colletto nuovo.

Via Carlo Felice

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

I colli degli abiti da sera erano molto difficili da stirare in casa e per le grandi occasioni si comprava un colletto nuovo.
Le persone austere e qualche elegantone portavano la bombetta non solo con l’abito da cerimonia ma anche abitualmente, il suo uso finì quando io ero ragazzo.

Circonvallazione a Mare

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Prima della guerra avevo anch’io lo smoking bianco, era di un tessuto di seta operata di cui non ricordo il nome.
Ricordo che lo inaugurai quando aprirono il ristorante del Grattacielo ma ebbi pochissime occasioni d’indossarlo.
C’era anche il bolero, o spenser tipo Academista ma era usato da pochi, gli inglesi lo chiamano Monkey Jacket.
Con l’abito da sera si portavano le scarpe di pelle glaceé, c’erano anche degli scarpini scollati detti pumps ma io non li ebbi mai.

Acquasola

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Da ragazzo io dormivo con la camicia da notte che oggi sembra comica ma in realtà era comoda perché lasciava il corpo libero.
In occasione di un viaggio per mare con uno dei vapori Mamà mi fece fare alcuni pigiami, in principio mi pareva di dormire vestito, poi mi abituai.
C’è un vecchio detto: la Bella Époque era bella ma scomoda.

Circonvallazione a Mare (2)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Da un diario genovese del passato: alla spiaggia e a teatro

Torna il diario genovese di Francesco Dufour, naturalmente il mio nuovo amico è venuto in vacanza con me, se avete perso le puntate precedenti potete trovarle qui.
Molta parte delle pagine da lui scritte è dedicata alla moda e agli stili di un’altro tempo così oggi si va in spiaggia con quelle palandrane pesanti addosso, santo cielo!
E forse vi sarà utile sapere che l’anno di nascita di Francesco Dufour è il 1908 e il diario è stato redatto a metà degli anni ’80.
Allora si va? La spiaggia ci attende e poi andremo a teatro, buona lettura a voi!

Le signore anziane, al tempo della mia infanzia, portavano ancora i costumi da bagno che si vedono illustrati nelle caricature.
Questo costume era composto di un paio di pantaloni ampi, stretti alle caviglie, un camiciotto con le maniche ai polsi, una veste che ricopriva il tutto e dalle quali uscivano le maniche della camicia, poi calze e scarpette nere.
Questi costumi erano fatti di una tela nera o blu scura ma tanto rigida, come le tele delle vele.
Allora era pregiata la carnagione chiara e stavano alla spiaggia con cappellone di paglia e ombrello.

Bagni Costanza

 Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Le altre signore e ragazze avevano il costume intero, di stoffa blu, giungente ai gomiti e ai polsi.
Poi anche per loro vennero i costumi Jantzen.
In principio sembrava una modo troppo oseé perché i costumi elastici fasciavano e rivelavano troppo le forme.
In realtà il costume era più pudico perché stava più a posto mentre quello di stoffa rigida delle volte lasciava degli spiragli.
L’avvento di questi moderni costumi destò un problema morale che si può paragonare a quello dei capelli corti che in principio fu adottato solo dalle persone più spregiudicate, poi col tempo venne di uso comune.

Sampierdarena

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Lo stesso avvenne per il bikini che in principio provocò un grave problema morale tale che ancor oggi non è superato da molte signore che si attengono al costume intero.
Mentre parlo della spiaggia penso alla nostra vita a Sestri Levante.
Tutte le sere la gioventù della spiaggia andava all’hotel Jensch; i giovanotti in smoking e la camicia giù con il colletto floscio.
Il padrone aveva una clientela che amava soprattutto la tranquillità.
In una mezza luce suonava un’orchestra sonnolenta ed alle dieci le luci si spegnevano.
Una sera noi giovanotti con le signorine della spiaggia siamo andati al caffé della stazione senza uno “chaperon”.
Subito dopo vedemmo arrivare una squadra di madri trasecolate da questa sconvenienza.

Sestri Levante

Sestri Levante

In quell’epoca le signorine di buona famiglia non uscivano mai senza l’accompagnamento di una signora.
Qualche volta, a Genova, si andava al teatro o al cinematografo.
Lo spettacolo era sempre selezionato, non si parlava di riviste o di operette che erano considerate un’audacia anche dalle giovani coppie di spose.
Qualche commedia francese portava scritto sulla locandina “non è per signorine“!

Piazza De Ferrari

 Teatro Carlo Felice
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Quel fisico di Govi

A Genova vi basterà pronunciare il nome dell’attore Gilberto Govi per vedere il volto del vostro interlocutore illuminarsi con un sorriso.
E magari potrebbe arrivarvi in risposta qualche celebre battuta tratta da una delle sue amatissime commedie, come ad esempio questa:

E bravo Cesarino, venuto un poco in campagna con le braghe dell’ anno passato!

Ditemi, quante volte avete visto I maneggi per maritare una figlia, Colpi di Timone, Pignasecca e Pignaverde?
E Govi, memorabile attore dialettale più di ogni altro interprete della genovesità e del carattere della gente di questa città, è protagonista di un romanzo molto piacevole edito da De Ferrari dal titolo Quel fisico di Govi, ne è autore Alberto Podestà.

Quel Fisico di Govi

Con mio grande onore sono stata invitata da Alberto Podestà a presentare il suo libro al Museo Biblioteca dell’Attore in compagnia di eminenti rappresentanti della cultura genovese come Eugenio Pallestrini, presidente del Teatro Stabile e del Museo Biblioteca dell’Attore, Franco Bampi, presidente di A Compagna, Giunio Lavizzari Cuneo, direttore del Teatro Verdi, Ivaldo Castellani, attore, scrittore e direttore artistico del teatro Rina e Gilberto Govi.

1

2

Ivaldo Castellani

3

Giunio Lavizzari Cuneo, Franco Bampi, Eugenio Pallestrini, Alberto Podestà

Quel fisico di Govi è un romanzo lieve e gradevole, a mio parere la sua essenza è già in una delle prime pagine, in una frase pronunciata dal narratore di questa vicenda: mi piace inventare qualche storia, quasi come fosse una favola.
E con straordinaria delicatezza l’autore porta i suoi lettori nelle pieghe di una favola tutta genovese; leggere questo libro è come aprire un album di antiche fotografie di famiglia o come trovare una vecchia scatola con una collezione di cartoline d’epoca, immagine dopo immagine, grazie al potere evocativo della parola, ci si ritrova nella Genova di un altro tempo.
A condurci in quelle strade è una serie di personaggi che appartengono a un’epoca ormai lontana: lo strillone del Caffaro che a gran voce richiama i suoi clienti per vendere il giornale, le lavandaie ai truogoli, i venditori di ghiaccio, le gran dame della Genova bene.
In questo libro ci sono i caruggi e i quartieri di Genova, le voci del popolo e i profumi delle antiche botteghe, c’è un ritratto vivido e vivace della città.
E in questo libro incontrerete lui, Gilberto Govi.

Gilberto Govi

Sullo sfondo della Superba si dipana una gradevole commedia degli equivoci resa particolarmente attraente dalla scrittura dell’autore: pulita e garbata, chiara, scorrevole, perfetta per le situazioni presentate e per l’ambientazione proposta, penso che una storia così non si potrebbe scrivere diversamente.
Io credo che le trame dei libri non vadano svelate, ad ognuno va lasciato il piacere di scoprire gli eventi per proprio conto.
E se leggerete questo romanzo incontrerete due giovani amici e li seguirete nella loro ricerca di “quel fisico di Govi”, gli incidenti di percorso a volte sono davvero esilaranti.
A esempio, ai due ragazzi tocca pure consumare bevande di ogni genere in ogni locale nel quale entrano, non c’è altro modo per carpire l’attenzione dei commercianti e ottenere così le agognate informazioni.
Quando poi sulla scena entra Gilberto Govi emerge tutta la particolare maestria di Alberto Podestà nel descrivere la figura di questo rimpianto genovese.
Ed è così celebre il nostro Govi da essere ben presente nel nostro immaginario e nella nostra memoria, tutti noi conosciamo la sua mimica, il tono della sua voce e la sua memorabile gestualità.
Ed è proprio questa, a mio parere, la difficoltà: riuscire a rendere al lettore ciò che egli si aspetta, il ritratto di un personaggio così noto.
Quel Govi che si trova tra le pagine di questo libro è proprio come ognuno di noi si aspetta che sia: suo quell’inarcare le sopracciglia in un’espressione buffa, suo il tono di voce che non si può dimenticare, sua la presenza scenica.
E’ questo a rendere il libro un piccolo gioiello prezioso, ti permette di incontrare l’immortale Gilberto Govi ancora una volta.

Quel Fisico di Govi (2)

Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura

Ed ecco a voi, cari lettori, l’illustre personaggio che oggi appare su queste pagine.
Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura.
A volte l’incipit era diverso: qui comincia la sventura del Signor Bonaventura.
Alzi la mano chi è stato bambino negli anni ’70.
E adesso ditemi: c’è qualcuno che non attendeva spasmodicamente l’uscita del Corriere dei Piccoli per potersi godere in santa pace le vicende del Signor Bonaventura?
Io ero una di quelle bambine, lo aspettavo con ansia, non vedevo l’ora che papà mi portasse il mio giornalino!
Che belle le storie di quel tipo allampanato, vestito di bianco e rosso, sempre seguito da un fedele bassotto.
Al Signor Bonaventura ne capitavano di tutti i colori, ma altri traevano sempre qualche vantaggio dalle sue sventure e alla fin fine il nostro eroe veniva regolarmente premiato con un ricca ricompensa, un milione!

Il Signor Bonaventura  (2)

Nato dalla fervida fantasia di Sto, nome d’arte di Sergio Tofano, il Signor Bonaventura ha fatto il suo debutto nel 1917, dapprima comparendo sulle pagine del Corriere dei Piccoli e in seguito sui palcoscenici dei teatri italiani, impersonato proprio da Sergio Tofano.
Vi fu anche una trasposizione cinematografica, il film si chiamava Cenerentola e il Signor Bonaventura e a interpretare l’indimenticabile amico dei bambini fu l’attore Paolo Stoppa.
E vi accennavo ieri a una splendida sorpresa che si trova al Museo dell’attore.
Signori lettori, grandi e piccini, ecco a voi il costume teatrale originale del Signor Bonaventura!

Il Signor Bonaventura  (3)

Le scarpe rosse, lunghissime.
La bombetta, i pantaloni larghi in fondo e la giacca rossa.
Ed è subito infanzia, mi vengono alla mente vividi ricordi di ore allietate dalla striscia che vedeva protagonista questo originale  personaggio.
Non vorreste anche voi tornare bambini e avere una buona merenda che vi aspetta?
Una fetta di pane burro e zucchero preparata dalla mamma!
E via, la cartella è finita in un angolo della cameretta, ci si appresta a una lettura molto interessante, il Corriere dei Piccoli.
Con la storia di quel tipo curioso e molto simpatico.
Qui comincia l’avventura del Signor Bonaventura che avrà, come sempre, una sostanziosa ricompensa: un milione!

Il Signor Bonaventura