Honoré de Balzac, un francese a Genova

Correva l’anno 1837 quando a Genova giunse uno straniero.
Non era la prima volta che Honoré de Balzac capitava nella Superba e a condurlo qui non fu un viaggio di piacere: la sua meta era la Sardegna dove intendeva concludere certi fiorenti affari, a Genova si fermò per circa una settimana.
Ad accoglierlo con tutti gli onori fu il Marchese Di Negro, celebre figura che negli agi della sua Villetta era solito ospitare tutto il jet set della sua epoca.

Villetta Di Negro (18)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Balzac conobbe anche un altro nobiluomo, il Marchese Damaso Pareto, ne conseguì che entrambi gli aristocratici genovesi finirono immortalati tra le pagine di Honorine, romanzo del nostro Balzac.
Dalla realtà alla finzione, tra le pagine di questo libro ci si ritrova davanti ad una tavola riccamente imbandita, ci sono illustri ospiti nella dimora del Marchese di Negro, nella dolcezza della villetta si tiene un pranzo in terrazza.

Villetta Di Negro (26)

E come viene descritta colei che dà il titolo al romanzo?
La fanciulla è una ricca ereditiera genovese, una giovane dalle doti non comuni:

Onorina Pedrotti est une de ces belles Génoises, le plus magnifiques créatures de l’Italie, quand elles sont belles.
Onorina Pedrotti è una di quelle belle genovesi, le creature più splendide d’Italia, quando sono belle.

Ah queste genovesi, ammaliano gli scrittori, la loro indicibile avvenenza è decantata anche da Mark Twain, l’americano ne restò semplicemente incantato.
Balzac accenna poi a un costume tradizionale ligure che fa da ornamento alla grazia femminile, anzi la cela:

A Gênes la beauté n’existe plus aujourd’hui que sous le mezzaro, comme à Venise elle ne se rencontre que sous les fazzioli.
A Genova la bellezza oggi non esiste che sotto il mezzaro, come a Venezia essa non si incontra che sotto i fazzioli.

Mezzari

Palazzo Bianco

Non mancano gli elogi per il padrone di casa, il Marchese di Negro nel romanzo di Balzac viene definito in questa maniera:

ce frère hospitalier de tous le talents qui voyagent
questo fratello ospitale di tutti i talenti in viaggio

Un’amicizia idilliaca, verrebbe da dire.
E qui, invece, giungono le dolenti note perché a quanto scrive Umberto Monti nella sua biografia sul Marchese di Negro quest’ultimo non aveva per niente in simpatia Balzac, bisogna dirlo!
Eh già, il nostro nobiluomo era un ardente patriota e non poteva tollerare che il francese criticasse l’Italia e ne parlasse con poco rispetto.
Tra il resto l’eccentrico Di Negro si dilettava pure con la poesia e dedicò a Balzac certi versi un po’ pungenti e parecchio ingenui, nulla a che vedere con la caratura artistica del padre della Commedia Umana.
Lo scrittore francese, per parte sua, in certe sue lettere alla sua futura moglie non esitò a scrivere che aveva trovato Genova di una noia mortale, arrivò persino a definirla una galera.

Genova

Tuttavia, forse, nutriva verso la mia città sentimenti ambivalenti, infatti in certe righe di Honorine dedica alla Superba parole che sono poesia vera.
Profumi, suoni, armonie, luci che declinano.
Magie e malie di una città, riflessi sul mare, un cielo trapunto di stelle, la pioggia che scroscia incessante.
La pura bellezza di Genova nelle parole di Honoré de Balzac.

Si la demi-nuit est belle quelque part, c’est assurément à Gênes, quand il a plu comme il y pleut, à torrents, pendant toute la matinée; quand la pureté de la mer lutte avec la pureté du ciel…
…quand les étoiles brillent, quand le flots de la Méditerranée se suivent comme les aveux d’une femme.

Se la mezzanotte è bella da qualche parte lo è sicuramente a Genova, quando la pioggia è caduta come vi cade lì, a torrenti, per tutta la mattina; quando la purezza del mare lotta con la purezza del cielo…
… quando le stelle brillano, quando le onde del Mediterraneo si seguono come le confidenze di una donna.

Genova

I giorni genovesi di Alessandro Manzoni

E’ un’afosa giornata di luglio del 1827, due carrozze sono ferme davanti a una dimora milanese, attendono un folto gruppo di passeggeri.
Si tratta della famiglia di un giovane scrittore che ha da poco dato alle stampe la prima versione di un suo celebre romanzo, un libro che susciterà pareri discordi tra i critici del tempo.
L’autore è diretto a Firenze, la città nella quale intende approfondire le finezze della lingua italiana, in quello che è noto come il suo risciacquar i panni in Arno.
Il viaggiatore è niente meno che Alessandro Manzoni e quel suo libro, I Promessi Sposi, è stato croce e delizia di tutti gli studenti di ogni epoca.
Ma lasciamo stare Renzo e Lucia e seguiamo Manzoni in quel suo viaggio estivo che lo condurrà in Toscana, prima di giungere alla sua meta il nostro fece anche tappa a Genova, città dove era già stato in precedenza.

Genova

Sulle carrozze ci sono Alessandro, sua moglie Enrichetta, i loro figli, la madre di lui Giulia Beccaria e alcune persone di servizio.
Il viaggio non è dei più confortevoli, lungo il percorso la bella compagnia fa una sosta per pernottare in un albergo ahimé pessimo, la signora Giulia ne scriverà con dovizia di particolari.
E per non dire dell’incidente in carrozza, santo cielo, che spavento!
Sotto il fragore della pioggia il mezzo dove viaggiano i piccoli Manzoni si ribalta.
Ne escono tutti sani e salvi, per fortuna nessuno si è fatto un graffio, però ci vuole tutta la pazienza di mamma Enrichetta a convincere i figli a risalire in carrozza.
Ma ditemi voi, si può viaggiare in queste condizioni?
E finalmente Alessandro e la sua numerosa famiglia giungono a Genova.
Dove alloggeranno?
Signore e signori, il loro albergo è nel centro della città, nei caruggi di Genova, l’Hotel Quattro Nazioni si trovava in Via del Campo.

Via del Campo (2)

La stanza di Manzoni ha una bella vista sul porto, lo scrittore si concederà qualche giorno a Genova prima di continuare il suo viaggio.
In realtà Alessandro vorrebbe partire a breve, egli stesso scrive che la sua intenzione era raggiungere Livorno, solo che tutti dicono che laggiù fa un caldo infernale, sentite un po’ cosa scrive lo stesso Manzoni in proposito:

“…cominciarono a metterci tanta “puia” di Livorno, e del caldo che dicono esservi oltraggioso e di certe zanzare che vi cambiano tutta la forma della cute e vi danno non che altro la febbre…ci siam guardati in volto e abbiamo detto: pigliamo i bagni a Genova.”

Per i foresti chiarisco che il termine “puia” significa paura in genovese, il nostro Alessandro ci metteva poco a familiarizzare con il dialetto!
E così la famiglia Manzoni restò a godersi il mare di Liguria ben oltre il previsto.
E in questo periodo, naturalmente, non mancarono le occasioni mondane!
Premuroso e sollecito apre le porte della sua dimora il Marchese Gian Carlo Di Negro.
Ah, il Marchese!
Sapete che quando a Genova arrivavano gli amici, senza che loro nel sapessero nulla, mandava i suoi domestici all’albergo per prendere le loro valigie e portarle alla Villetta?
Era un tipo ospitale, anche se un po’ strambo, diciamolo!

Villetta Di Negro (2)

Del Marchese vi ho già largamente parlato, in questo post, lui e Alessandro già si conoscevano, si erano incontrati a Milano e forse ricorderete che Di Negro aveva sposato proprio Luigina, colei della quale Manzoni era perdutamente innamorato.
Lei lasciò presto questo mondo dopo aver infranto il giovane cuore dello scrittore e dopo aver dato due figlie al Marchese.
Ma torniamo al 1827, al soggiorno genovese di Manzoni.
Appena il Marchese Di Negro viene a sapere che lo scrittore si trova in città si premura di far sì che egli gli faccia visita nella sua Villetta.
E in uno di quei pranzi nella ridente dimora a Manzoni vengono serviti dei deliziosi ravioli, i ricevimenti del Marchese erano sempre eventi di pregio!
Certo, anch’egli si dilettava con la poesia e a quanto pare Manzoni una volta si sbilanciò in un giudizio non troppo lusinghiero sui componimenti di Di Negro, per fortuna sembra che il nobiluomo non l’abbia mai saputo, altrimenti ci sarebbe rimasto davvero male!
E tuttavia, pur essendo mediocre poeta, il Marchese amava circondarsi del fior fiore della cultura, nella sua villetta Manzoni incontrerà un francese, un certo Henri Beyle, destinato a divenire celebre con lo pseudonimo di Stendhal.
E giunge il 7 di agosto ed è il momento di lasciare Genova, bisogna partire alla volta della Toscana.
Il soggiorno è stato molto gradevole, Giulia Beccaria scriverà di aver trovato piacevoli compagnie.
Si fanno i bagagli e si lascia l’Albergo Quattro Nazioni, in Via Del Campo.
Quando passate da quelle parti guardatevi attorno, non c’è una targa a ricordarlo e nessuna traccia del suo passaggio ma qui un tempo avreste potuto incontrare Alessandro Manzoni.

Via del Campo

Un curioso aneddoto sul Marchese Gian Carlo Di Negro

E si torna al passato, a certi giorni luminosi di uno stimato genovese: il Marchese Giancarlo Di Negro.
Vi ho già raccontato le vicende della sua vita e insieme abbiamo passeggiato lungo i viali della celebre villetta del Marchese, oggi su queste pagine avrà spazio un episodio decisamente curioso narrato da Anton Giulio Barrili che lo seppe dallo stesso Marchese.
Come è noto, nelle dimora di Giancarlo Di Negro passò il fior fiore dell’alta società e un bel giorno fu sua gradita ospite la Baronessa Madame de Staël, scrittrice e donna di grande cultura.

Villetta Di Negro (2)
Eh, certi biografi insinuano che il Marchese si fosse incapricciato della nobildonna, chissà se è vero!
Fatto sta che quando lei espresse il sognante desiderio di visitare Venezia, il nostro non se lo fece dire due volte, prese armi e bagagli e i due partirono alla volta della Serenissima.
E quando si trovarono nella città lagunare lei volle visitare il Teatro La Fenice, così un pomeriggio vi si recarono insieme.
Quando entrarono udirono solo il suono melodioso di un violino: sul palcoscenico, con tanto di calzamaglia, c’era un celeberrimo ballerino intento a provare alcuni passi di danza.
E insomma, il ballerino si trovava in una fastidiosa empasse, malgrado i molteplici tentativi proprio non c’era verso che gli venisse quella piroetta!
Vi ho già detto che il Marchese Di Negro, a quanto pare, era anche un provetto danzatore?
Sì, così si dice.
E sembra che in quella circostanza, senza farsi notare da nessuno, ebbe l’ardire di salire sul palco.
E sapete cosa combinò?
Voilà, con un balzo si esibì in quella complicata piroetta che al ballerino non era riuscita!
E quest’ultimo, a quanto ho letto, rimase stupefatto e in un primo momento non la prese affatto bene.
E Madame de Staël come reagì? Caspita, non si sa!
Quindi, superato lo sconcerto iniziale, il ballerino andò a complimentarsi con Giancarlo Di Negro, pare persino che conoscesse già il suo nome, il nostro era una celebrità!
Sarà del tutto vero questo aneddoto?
Così l’ho letto e così lo racconto a voi, certo è che restituisce il ritratto di una personalità smagliante ed eclettica, il Marchese Di Negro doveva essere un gran personaggio e quando narrò ad Anton Giulio Barrili questi suoi ricordi era già avanti negli anni, aveva più di ottanta scintillanti primavere.
E forse si fece prendere da un imprevisto entusiasmo, pare che abbia tentato di ripetere la famosa piroetta ma, ahimé, l’equilibrio non era più quello di un tempo e così precipitò addosso al povero Barrili che in quel momento per fortuna era seduto, sennò sarebbero finiti entrambi allegramente a gambe all’aria.
Fervente patriota e benefattore, uomo di profonda cultura, amico di artisti e poeti, Gian Carlo Di Negro fu l’illustre proprietario della Villetta divenuta parco cittadino, un posto bellissimo per andare a giocare, amato dai bambini della mia generazione e da molti venuti prima di noi.
Il parco della dimora di lui, il Marchese Gian Carlo Di Negro.

Villetta Di Negro

Villetta Di Negro,  Cartolina viaggiata nel 1921
Cartolina appartenente alla Collezione di Eugenio Terzo

Una passeggiata a Villetta Di Negro

Una villetta nel cuore di Genova, un parco pubblico che sovrasta una delle più belle piazze cittadine.
E così si sale, lungo i viali di quella che un tempo fu la dimora del Marchese Di Negro, un’oasi di verde nel centro della città.

Villetta Di Negro (2)

E all’ingresso si incontrano i busti dei personaggi del nostro Risorgimento, italiani dei quali andare orgogliosi.
Sono stati recentemente restaurati, ho la speranza che se ne abbia cura e che restino così in buon ordine.
C’ è il medico Agostino Bertani, fervente patriota, poco distante il carabiniere Antonio Mosto, molti oggetti appartenuti a queste persone, armi e divise, si trovano al Museo del Risorgimento.

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E questo è il volto bello e orgoglioso di Antonio Burlando, ognuno di questi personaggi ha avuto una vita da raccontare.

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Si sale, lungo quei viali che ho tante volte percorso.
Villetta di Negro è per me un ricordo dolce, è la memoria di me bambina, qui  andavo sui giochi accompagnata da mamma e papà, qui correvo su per queste salite.

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Da allora ho conservato ancora parte del mio infantile stupore e così mi piace fermarmi a guardare un gioco di riflessi regalato dalla magia degli alberi che si specchiano nell’acqua.

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E cadono le foglie gialle giù dai rami.

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La Villetta di Negro è dolcemente romantica, ci sono passaggi tra le rocce, grotte e specchi d’acqua.

Villetta Di Negro (7a)

E una goccia precipita giù e forma dei cerchi, mentre i pesci rossi nuotano beati.

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Noi bambine in quegli anni portavamo la a gonnellina a pieghe, le calzette bianche, le scarpe con il passante.
E che gioia andare alla Villetta a vedere il pavone e a giocare con le papere!

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Le voliere oggi sono vuote, anche i bimbi del nostro tempo meriterebbero di avere la Villetta incantata che abbiamo avuto noi.
Il Comune ha provveduto al restauro e alla rivalutazione di questo luogo, saremmo tutti contenti se alla villetta tornassero anche gli animali.

Villetta Di Negro (11)

Qui sventola la bandiera del Giappone.

Villetta Di Negro (12)

E’ il simbolo del Museo che ha sede in questo parco, il Museo di Arte Orientale Chiossone dove è possibile ammirare una ricca collezione di opere, un giorno spero di potervela mostrare.
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Oggi vi porto a spasso per la Villa, questo è stato lo scenario di molte mie passeggiate di ragazzina.
Ci venivo con una mia amica, tornare sui luoghi del proprio passato ha sempre un sapore particolare, la nostalgia si mescola all’emozione di esserci di nuovo.
Ed eccomi qui, a Villetta Di Negro, su per le scalette.

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Tra gli alberi.

Villetta Di Negro (15)

E sopra i tetti della città vecchia.

Villetta Di Negro (16)

E così era un tempo, questo è uno scorcio ritratto in una bella cartolina antica.

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Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

E così è ora, come in quegli anni.

Villetta Di Negro (19)

E in una fontana hanno messo delle sfere di vetro luccicante.

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Villetta Di Negro (20)

C’erano dei ragazzi sulle panchine, le mie panchine.
E’ esotica e romantica Villetta di Negro.

Villetta Di Negro

I cespugli sono ricchi di bacche.

Villetta Di Negro (21)

Si cammina, verso l’ombra gentile.

Villetta Di Negro (22)

E ci si affaccia su Piazza Corvetto, sul monumento a Giuseppe Mazzini che posa il suo sguardo sui genovesi.

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E poi si sente un rumore, un musica che nuovamente risuona dopo tanto tempo in questi viali, è la cascata che scroscia.
Per molti anni è rimasta spenta, adesso l’acqua di nuovo cade, che meraviglia!
E si può andar dietro alla cascata, come quando ero piccola!

Villetta Di Negro (24)

Per me questo è un viaggio nel tempo, una profonda emozione.

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Ho ritrovato un luogo a me caro, un suono che mi affascinava e che ancora mi incanta.

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E sono rimasta  a guardare l’acqua che sgorga gioiosa.

Villetta Di Negro (27)

Qui, dove è bello rincorrersi e cercarsi.

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E dove puoi ammirare la Lanterna tra i rami intricati degli alberi.

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E dove ti puoi affacciare da quella ringhiera e il tuo sguardo ancora incontrerà il faro e il simbolo della Superba.

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E ancora, da quella prospettiva si gode di un panorama impagabile su Spianata Castelletto da dove in genere si ammirano le ardesie e i campanili della città vecchia.

Villetta Di Negro (31)

Sono le vedute della Villetta del Marchese Gian Carlo Di Negro, il parco della sua dimora sta vivendo una nuova stagione e io sono certa che lui ne sia fiero.
Un parco cittadino rinasce se tutti noi ne abbiamo cura e rispetto, se lo frequentiamo come un luogo di aggregazione e di svago, se diventa la meta delle nostre passeggiate e di certi pomeriggi senza tempo, con un libro tra le mani all’ombra degli alberi.
E’ iniziata una nuova primavera per Villetta Di Negro, io mi auguro che sia lucente e allegra come i fiori che sbocciano lungo i suoi viali.

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Il Marchese Di Negro, la Villetta e i suoi celebri ospiti

Oggi questa pagina ospita un genovese illustre, amante delle arti e della poesia.
Mi pregio di presentarvi il Marchese Gian Carlo Di Negro e posso farlo grazie a un vecchio libretto che ho trovato in una delle librerie che con piacere frequento.
Una vita densa di eventi e di incontri, una famiglia di nobili origini, Gian Carlo Di Negro vide la luce nel 1769 in Via Lomellini, nel cuore della Superba.

Via Lomellini 4

Per un certo periodo la famiglia lo mandò a studiare a Modena, quando  Gian Carlo tornò a Genova era un ventenne dagli accesi entusiasmi che cercava amori trascinanti e che si dilettava in giochi, danze e corse all’impazzata in sella al suo cavallo.
E ben presto con due dei suoi più cari amici intraprese un viaggio alla scoperta delle città d’Italia.
I tre sodali, amanti delle arti e delle lettere, fecero una prima tappa a Milano e in quell’occasione conobbero niente meno che  Giuseppe Parini.
E poi fu la volta di Verona e Venezia, cercavano l’arte e la trovarono nei teatri della Serenissima dove rimasero incantati dalle famose maschere cittadine, si spinsero fino a Vienna dove la musica dei più famosi compositori risuonava in ogni luogo.
Quando Di Negro tornò a Genova si dedicò con fervore alla poesia, leggeva con interesse Dante e Ariosto.
Genovese assai legato alla sua città, provò amara delusione per la caduta della Repubblica di Genova e si tenne lontano dalle agitazione politiche del tempo, riprese così i suoi viaggi e vide Parigi, Londra, l’Irlanda e la Spagna, impreziosendo la sua arte poetica e arricchendo le sue conoscenze, viaggiò molto anche negli anni successivi, era un vero uomo di mondo.
Ed è in questo periodo che Gian Carlo acquistò la zona dove poi sorse la Villetta, ora divenuta parco pubblico, grazie alla quale ci ricordiamo di lui.

Villetta Di Negro

Il patrizio genovese fu poeta improvvisatore, così si  legge in questa sua biografia, esercitava quell’arte secondo la moda del suo tempo.
E a quanto si narra pare che avesse anche un certo talento per la danza, ebbe modo di farne sfoggio con Madame De Staël.
Lei lo affascinava e in suo onore Gian Carlo scrisse queste parole:

Il suo dir m’incantava oltre misura

E così le fece da guida tra gli splendori di Genova, la condusse a visitare la tomba di Andrea Doria nella chiesa di San Matteo.
E poi volle ascoltare i versi di lui, purtroppo non sappiamo cosa ne pensasse Madame De Staël dei componimenti del marchese.

Piazza San Matteo

Nell’autunno del 1805 Giancarlo prese in sposa Luigia Visconti dei Marchesi di San Vito.
Ah, questo matrimonio spezzò un cuore!
C’era un giovane che ardeva per Luigia, lei era stata il suo primo amore e questa unione era stata ostacolata dalla famiglia della fanciulla.
E lui, nel 1801, quando era appena sedicenne, aveva scritto un sonetto per la sua amata, questi sono alcuni di quei versi:

Opera è tua, donna, e del celeste puro
foco che nel mio petto accese il vivo
lume degli occhi tuoi

La passione non si spense, lui si tormentava e un giorno con gli occhi pieni di lacrime confessò a sua madre di amare quella fanciulla che abitava a Genova.
Era il 1807, quel giovane uomo era Alessandro Manzoni e in compagnia della sua genitrice se ne partì alla volta di Genova per ritrovare il suo perduto amore.
E ahimé, Luigia era già sposata con il Marchese Di Negro, la vita è crudele a volte!
E c’è una lettera nella quale Manzoni confessa la sua assai forte e pura passione per l’angelica Luigina.
Il matrimonio del Marchese durò poco, Luigia lasciò questo mondo pochi anni dopo le nozze, a Gian Carlo rimasero le loro due figlie, Laura e Francesca, detta Fanny.
E di loro vi parlerò presto, sono state protagoniste della vita cittadina, non a caso al Museo del Risorgimento si trova un bel ritratto di Laura, amica dei fratelli Ruffini e di Giuseppe Mazzini al quale era legato da profonda amicizia lo stesso Marchese di Negro.

Museo del Risorgimento (10)

Opera esposta all’Istituto Mazziniano – Museo del Risorgimento

E da patriota lui stesso si adoperò per aiutare i perseguitati politici.
Il patrizio genovese che amava comporre poesie in ogni occasione, fece della sua dimora la meta preferita dei letterati del tempo.
Acquistò il terreno sul quale  fu costruita la Villa  per 22.000 Lire e si impegnò ad istituirvi una scuola di botanica
La parte alta dei suoi possedimenti fu spianata per lasciar spazio a un edificio che divenne la sua magnifica dimora, con gli anni il giardino fu abbellito con i busti di genovesi illustri.
E vi teneva feste e conviti, ospitò qui tutto il jet set del suo tempo.
E in questi suoi versi il Marchese decantò i suoi fasti:

Riprese la villetta il suo splendore,
veniano i letterati a tutte l’ore
e i forestieri di ogni Nazione
visitavan la mia ospital magione.

E’ un elenco infinito di nomi, venne il poeta Vincenzo Monti che qui conobbe la bella Antonietta Costa, pittrice e donna di grande bellezza.
E poi Byron, George Sand e Stendhal, Cesare Cantù, Antonio Canova, Felice Romani, Camillo Sivori e Anton Giulio Barrili.
Vennero Pio VII e Carlo Alberto.
E tornò Alessandro Manzoni e vennero anche altri celeberrimi personaggi che non vi nomino, a loro desidero dedicare un ulteriore spazio, furono davvero numerosi coloro che ammirarono il panorama di  Genova dalla Villetta di Gian Carlo Di Negro.

Genova

 Fu ospite del Marchese il più celebre dei violinisti, Niccolò Paganini, in merito al quale si narra un episodio avvenuto proprio nella Villetta del Marchese.
Un giorno era lì ospite il compositore Kreutzer, aveva con sé un suo spartito particolarmente ostico da eseguire.
E sapete cosa successe?
Il giovane Paganini gli diede appena uno sguardo e eseguì quel brano alla perfezione, lasciando tutti a bocca aperta per il suo talento.
Non si tenevano solo feste e balli alla Villetta, il Marchese Di Negro, grande amico di Ottavio Assarotti, fu benefattore dell’Istituto dei Sordomuti e spesso apriva le porte della sua villetta ai piccoli ricoverati e regalava a questi piccini qualche ora di gioia spensierata.
Sempre in prima fila negli eventi culturali di questa città, fu membro della Commissione incaricata di organizzare il Congresso degli Scienziati Italiani che si tenne nel 1846.
E il fior fiore della scienza varcò così la soglia della Villetta, in molti parteciparono al sontuoso ricevimento tenuto dal marchese in quella occasione.
E poi il tempo passò, giunsero gli ultimi giorni, Gian Carlo Di Negro morì alla veneranda età di 88 anni.
E al suo funerale accorse tutta la città, tutti elogiarono la sua munificenza e la sua grandezza d’animo.
I genovesi, memori del valore del loro concittadino, espressero la volontà che la villetta fosse conservata con i busti, proprio come l’aveva voluta il Marchese.
L’area nel 1863 venne acquisita dal Comune di Genova e furono realizzate le grotte e le cascate.

Villetta di Negro (2)

Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

 La dimora del Marchese non esiste più, fu distrutta durante i bombardamenti della II Guerra Mondiale, rimane il parco che di recente è rinato a nuova vita.
Con grande dispiacere di tutti noi la Villetta è stata a lungo lasciata al degrado.
Ah, io me lo immaginavo il Marchese Di Negro, chissà come ci guardava male da lassù nel vedere il suo parco così abbandonato!
Oggi non è più così, sarà fiero di noi!
Zampilla la splendida cascata e si cammina con piacere all’ombra degli alberi.

Villetta Di Negro (3)

A Villetta Di Negro ha sede il Museo di Arte Orientale Chiossone con le sue ricche collezioni, vi porterò lungo quei viali ad ascoltare l’acqua che scroscia, sarà il tema del mio prossimo post, prima ho ritenuto opportuno presentarvi il padrone di casa.
E se avete il desiderio di salutarlo di persona, lo trovate nel porticato inferiore di Staglieno, tra gli eminenti cittadini di Genova.
Se ne sta fieramente assiso lassù, pare quasi assorto nei suoi pensieri.

Gian Carlo Di Negro

Visse di operoso amore del buono e del bello, così si legge sul marmo,  un genovese illustre da ricordare.

Gian Carlo Di Negro (2)