Percorrendo Salita di San Bartolomeo del Carmine

Non è la più trafficata delle creuze del Carmine ma resta una bellezza segreta tutta da scoprire.
Salita di San Bartolomeo del Carmine si snoda dalla Piazza del Carmine e percorrendola si giunge in Corso Carbonara, sale così ripida tra le case alte.

E si sale, gradino dopo gradino, davanti a voi una distesa di mattoni rossi.

E poi, quasi nascosta, una piccola corte, oltre il cancello il sole radioso illumina le facciate, le corde da stendere e le persiane.

Ed è tutta un’allegria di panni stesi.

Là abita un nespolo generoso e prodigo dei suo frutti.

E ancora, sulla creuza, ecco una nicchia che ospita una scultura sacra.

Si sale, in questa tipica e caratteristica vertigine di Genova che incornicia uno spicchio di cielo.

Tra i colori tenui così si snoda la bella creuza.

E ancora lo sguardo trova un’altra edicola che ha certo conosciuto tempi migliori.

E poi luce di finestre, salita, ancora salita, curva e toni biscotto.

Persiane, sole che batte sui muri e disegna i profili delle ombre.

Se supererete l’archivolto troverete la bella piazzetta di San Bartolomeo dell’Olivella e ancora potrete perdervi nella romantica bellezza dei caruggi del Carmine.

Salendo ancora, invece, giungerete infine su Corso Carbonara e forse ne apprezzerete la maggiore ed elegante ampiezza.

Nel cuore vi resterà impresso il ricordo di quella vertigine che dona stupori e di quel cielo turchese che sovrasta Salita di San Bartolomeo del Carmine.

Un vecchio amico al Carmine

E rieccomi a percorrere i soliti caruggi, creuze e discese, mattonate che si tuffano giù sovrastate da tetti spioventi di ardesia che incorniciano l’orizzonte e il mare.
Scendendo verso il centro storico passo dal Carmine, dalla solita, cara Salita di Carbonara.

E poi, come sempre, finisco per fare qualche deviazione di qua e di là, nei soliti vicoletti e in certe amate piazzette.
Così, come tante altre volte ieri sono passata da Vico del Cioccolatte, anche nei posti dove si ritorna spesso del resto c’è sempre qualche diversa sfumatura o qualche gioco di luce sempre nuovo e sorprendente.

E siccome qui vengo spesso, sovente vi ho portato con me e forse alcuni miei affezionati lettori avranno memoria di certi incontri dei quali ho avuto modo di scrivere qui.
Chi si ricorda del gatto del melograno di Vico del Cioccolatte?
Oh, mica è uno che si fa dimenticare, son certa che vi sia rimasto impresso!
Ecco, il melograno in questa stagione non ha più i suoi frutti ma il gatto è sempre lì, eh, si vede che quel tratto di muraglione è una delle sue postazioni preferite.

Di piantone e attentissimo a tutto quel accade attorno, si direbbe che non gli sfugga proprio nulla!

E infatti poco dopo si è pure accorto di me che stavo proprio lì sotto.
Chissà, mi avrà mica riconosciuta?
Va quindi detto che lui non è soltanto il gatto del melograno, in realtà è un gatto per tutte le stagioni, ecco.

A questo punto la prossima volta che passerò da quelle parti non mancherò certo di alzare lo sguardo verso la sommità del muraglione e sarò felice di ritrovare il solito vecchio amico di Vico del Cioccolatte.

Il gatto del melograno di Vico del Cioccolatte

Come di consueto io amo sempre rispettare i riti delle stagioni e quando arriva l’autunno è mia consuetudine andare al Carmine proprio per salutare certi alberi magnifici che crescono rigogliosi tra le case.
C’è un antico giuggiolo che dona il nome a una piazzetta, c’è anche un rigoglioso melograno che abita in un bel giardino ma protende i suoi rami su Vico del Cioccolatte.
Ed è una gioia arrivare al Carmine e vedere il grande albero così verde e generoso.

Quei rami forti fitti di foglie sono carichi di frutti succosi, i melograni si aprono spaccandosi e preannunciando così la loro dolcezza.

E mentre ero lì a fotografare questa meraviglia di stagione chi è spuntato dal muraglione di Vico del Cioccolatte?
Toh, che stupore!

Questo simpatico micio è comparso all’improvviso tra i frutti dell’albero gentile e così per me è diventato subito il gatto del melograno di Vico del Cioccolatte, è ovvio!
Uno sguardo da un lato e poi dall’altro, eccolo lì, attento e curioso.

E poi anche lui si accorto di me, caspita!
E mi ha guardata come dire:
– Ehi, ciao, cosa ci fai tu lì?

Poi forse deve essere subentrata una certa timidezza: noi liguri, si sa, siamo a volte un po’ ritrosi e il felino in questione non fa eccezione.
Uno sguardo, un movimento, il tipetto si è nascosto tra le foglie e poi è sparito oltre il muro dal quale si era affacciato.

E questa è una delle tante belle sorprese del Carmine, la storia di un gatto in autunno in Vico del Cioccolatte nella stagione del melograno.

Colori, fili da stendere e panni stesi

Colori, fili da stendere e panni stesi.
Le sfumature del nostro quotidiano hanno tutte le gradazioni del mondo, accese, brillanti, a volte tenui.
Ed è uno spettacolo per il quale non si paga alcun biglietto eppure ogni volta è sempre diverso.
E così può capitare di arrivare al Carmine, in una mattinata qualunque.
Il campanile, le case color biscotto, il bucato steso ad asciugare.

Il Carmine

Si passa sotto gli archetti vestiti di tinte pastello.

Il Carmine (2)

Ed è giallo, rosso e sono tinte calde.

Il Carmine (3)

Guarda verso certi muri, oltre certi muri.

Il Carmine (4)

La vita ha tinte sgargianti, brillano al sole le facciate delle case di Quarto ed è abbacinante il bianco delle lenzuola che dondolano al vento.

Quarto (2)

E poi cieli turchesi, ringhiere e terrazzini.

Quarto

E persiane tirate in fuori al Porticciolo di Nervi.

Nervi

Tutte le gradazioni dell’universo, verde, blu scuro e ancora bianco, in Circonvallazione a Monte.

Circonvallazione a Monte

E poi abbaini, ombre decise e corde da stendere.
Un giorno qualsiasi, in Spianata Castelletto.

Spianata Castelletto

E si accende di fucsia la prospettiva di Piazza di San Cosimo, sono sempre i caruggi il luogo più suggestivo.

Piazza di San Cosimo

Il passato e il presente si incontrano ogni giorno nella città vecchia.

Piazza San Giorgio

Genova è ocra, tanti palazzi hanno le facciate di questo colore.

Panni Stesi (2)

Genova è anche grigia, nei suoi tetti e in certe antiche case ricoperte di ardesia a volte rallegrate dal rosso e dal blu.

Vico Monachette

Ancora grigio, in certi edifici ottocenteschi ravvivati dall’arancio e dal rosa degli asciugamani.

Panni Stesi

La magia dei panni stesi nei caruggi, puoi tornare cento volte nel medesimo luogo e non lo troverai mai uguale.
E così mi troverete spesso a gironzolare per le vie del Molo, svolti un angolo e ti attende una sorpresa.

Molo - Panni Stesi

La magia dei panni stesi e della luce, quando un raggio di sole batte dove non ti aspetteresti.

Vico di San Giorgio

E quando un riflesso accende di bagliori dorati le case di Via di Santa Croce.
Quante volte vi ho già portato qui?
Non so, resta pur sempre uno dei caruggi che amo di più.

Via di Santa Croce

E poi ancora, un vero trionfo di lenzuola da una parte all’altra di Via Ravecca.

Via Ravecca (2)

Cammino sotto al bucato candido e pulito.
Anche voi alzate lo sguardo quando camminate in questa antica strada?

Via Ravecca

Passato e presente, sacro e profano, l’edicola con la Madonna e i panni stesi ad asciugare in una giornata dal clima secco.

Salita della Fava Greca

Cose che si vedono nei caruggi, c’è un vasetto di piante sul davanzale e si sentono in lontananza voci allegre di bambini.
Ingegnosi i genovesi, basta una recinzione alla quale appendere un filo e voilà, ecco trovato il posto per il lenzuolo.

Panni stesi (4)

Vicoli, tinte pastello e mollette colorate.

Panni stesi (3)

E silenzio.
Non c’è nessuno.
In fondo al vicolo si muovono sinuose certe ombre, alcune sono proiettate dalle lenzuola e dai panni che danzano nel vento.
Qui, nei caruggi, dove ci sono colori, fili da stendere e panni stesi.

Vico di Coccagna

Su e giù per il Carmine, io e un mio vecchio amico

Noi e i nostri amici, quelli veri.
Coloro che sanno ascoltare e a volte tacere, coloro che sanno gioire dei nostri successi e sostenerci nelle difficoltà.
L’amicizia è questo, un sentimento gratuito che nasce dal riconoscersi reciprocamente.
Trascorrono gli anni, a volte, ci si ritrova e si discorre come se ci si fosse visti ieri.
E il tempo non sembra essere trascorso mai, ricordi quel giorno?
Ricordi quella vacanza, quelle chiacchiere infinite?
Ieri è vicino, ieri è adesso.
Gli amici veri ti attendono, sanno che giungerà il momento per rivedersi e sempre accade, se a unire è una certa affinità.
Il Carmine, uno spicchio di Medioevo dove mi piace gironzolare.
Vi ho già portato per le sue creuze e le sue piazzette, in questo post.
Ritorno spesso, a respirare quell’aria antica, tra Vico del Cioccolatte e Vico della Fragola, la dolcezza di Zena.
Solo per il piacere di esserci, null’altro.
E ve l’ho detto, gli amici veri sanno aspettare.

Salita San Bernardino

E così l’ho visto, ancora! Era lì, in Salita San Bernardino!
Il mio vecchio amico, qualcuno certo si ricorderà di lui, lo incontrai la prima volta che andai a scattare qualche foto da quelle parti e in seguito, quando ritornai, lui era ancora là, ve lo raccontai in questo post.
Ed era stato bello rincontrarsi, allora mi emozionai tanto!
E questa volta certo non è stato diverso, no!
E’ sempre così quando si ritrova qualcuno che per noi è speciale, vero?
E poi, sapete, il mio amico è uno che se la prende comoda, ama rilassarsi in santa pace!

Gatto del Carmine

E insomma, non è accaduto nulla di memorabile, in realtà.
Ma rivedersi, che bella sorpresa!
E che felicità!
Una passeggiata con un amico, c’è qualcosa di meglio?

Gatto del Carmine (2)

Poi, capirete, lui è il re del quartiere!
Vieni, faccio strada.
Eh, funziona così!

Gatto del Carmine (3)

E poi, essendo mio amico, si volta indietro a guardare se ci sono.
Certo, sempre!

Gatto del Carmine (4)

Eccoci qua!
Una piccola sosta, giusto per non affaticarsi troppo!

Il gatto del Carmine

E poi via, verso altre avventure!
Con i ricordi del bel tempo andato e con i silenzi, l’amicizia vera non è fatta solo di parole, ma anche di un muto comprendersi, senza bisogno di alcuna spiegazione.

Gatto del Carmine (5)

L’amicizia è gioco, risate e complicità.
E’ nascondersi dietro una grata e prova a prendermi se ci riesci!

Gatto del Carmine (6)

L’amicizia è attesa e ritorno, verso qualcuno che a volte ci conosce meglio di noi stessi.

Gatto del Carmine (7)

L’amicizia non è incertezza, tentennamento ed esitazione.
E’ quieta fermezza, presenza e vicinanza.
Qualunque cosa accada.
In qualsiasi momento della vita.
E’ salda certezza, sempre.
E io so che un giorno tornerò, verrò qui, tra Vico del Valore e Piazza della Giuggiola, verrò qui è troverò qualcuno che mi aspetta.
Arrivederci caro amico mio, tornerò da te.
Sempre.

Gatto del Carmine (8)

Rincontrarsi

Era un venerdì di fine agosto.
Sapete, l’estate in città: la gente appena può scappa verso il mare, verso il fresco.
E si resta in pochi, a girare per le strade.
Il caldo poi, se ricordate, ci ha messo parecchio a lasciarci.
Era agosto, un venerdì.
E capitai al Carmine, non c’era nessuno, appunto.
Così quel giorno ho potuto scattare molte belle fotografie, che vi ho già mostrato.
Certo, non è che da queste parti in genere ci sia la folla, ma in un pomeriggio assolato di agosto non c’erano macchine nella piazza, una meraviglia.
E poi la musica. Sapete, le finestre aperte.
E c’era chi ascoltava un brano di classica, chi invece si assordava con la musica rock.
Ogni vicolo aveva la sua colonna sonora.
E poi, poi ho incontrato lui.
Non so perchè, ma ha iniziato a seguirmi.
E insomma, quando qualcuno ti segue, ti domandi cosa voglia da te.
Io camminavo e lui dietro.
E poi c’è da dire che a volte mi precedeva.
Su per le crose e all’incrocio trovavo lui, in trepidante attesa.
E sapete, sembrava che avesse quell’espressione impaziente di chi pensa:
– Ma insomma, ti spicci? Son qui da un pezzo, dove sei finita?
Ma guarda se devo giustificarmi! Mica avevamo un appuntamento! Io poi sono un cane sciolto, sappilo, mi piace star da sola, diciamocelo.
Eh, mi ha guardata, come dire, anche a me!
E alla fine mi è sembrato anche giusto salutarlo, prima di andarmene.
E così è stato, in Piazzetta della Fragola, uno scenario incantevole.

E poi, quando ci siamo lasciati, a vederlo poteva quasi sembrare indifferente, si poteva credere che si atteggiasse con una certa alterigia, con aria di superiorità, ma non è così.
Era caldo, molto caldo, ci voleva un riposino.
E così ognuno ha preso la propria strada, ma a me è parso di intuire, nel suo atteggiamento, un semplice serafico saluto.
Mi è parso che dicesse, è stato bello passeggiare con te.
Dovremmo rifarlo, un giorno o l’altro, magari quando il clima sarà più mite, che fatica scarpinare sotto il sole!

E poi, giorni fa sono tornata al Carmine.
E sapete, sapete com’è, quando si rincontra un vecchio amico, dopo tanto tempo!
Lui era lì ad aspettarmi, in Vico del Valore!
Finalmente quanto ci hai messo a tornare, cominciavo a preoccuparmi!

E poi, quando ci si rivede, dopo mesi, si ha sempre un pezzo di vita da raccontarsi, qualcosa da condividere che non si è vissuto insieme, e non si sa da che parte iniziare, si ha sempre il timore di scordarsi qualcosa.
E poi, quando ci si rincontra, dopo settimane, è emozionante ripercorrere insieme le stesse strade, quelle sulle quali si è già camminato, fianco a fianco.
Cosa dici, facciamo due passi da questa parte, tanto per iniziare?

E poi, quando si è di nuovo insieme, dopo così tanti giorni, accade che uno dei due scelga la direzione e l’altro lo segua, e non ci sono discussioni o stupidi malintesi, quando si è amici.
Si sta insieme, solo per il piacere di farlo.
E non c’è salita troppo ripida, tutto sembra semplice e lieve, non c’è ostacolo che appaia insormontabile.

E poi, quando ancora una volta ci si lascia, hanno poca importanza le smancerie.
Ruvidi e scontrosi, così siamo, da queste parti.
Però, sapete, quando ci si conosce, si sa come vanno le cose, e si accetta l’altro così com’è.
E allora anche se sembra che l’altro faccia finta di niente e che poco gli importi di separarsi da te, non ci fai caso, semplicemente lo saluti, come se si dovesse rivedersi l’indomani.
Intanto già lo sai, un altro giorno verrà.
E sembrerà normale, rincontrarsi.
Come se fosse trascorso appena un istante.

 

Il Carmine, una passeggiata nel Medioevo


Mi ha accolta così, luminosa e insolitamente deserta, la Piazza del Carmine in un pomeriggio di fine estate.
Risale al Medioevo questo nugolo di case arroccato alle spalle di Largo Zecca, vicino al fermento cittadino ma al contempo lontano, all’apparenza isolato e silente.
I colori di questa piazza e dei caruggi circostanti sono i colori di Genova.
Alla confluenza tra Salita Carbonara e Salita San Bernardino troverete una bella edicola votiva.

Nei tempi antichi questa era una zona rurale, vi erano vicoli dai nomi suggestivi, come Vico dell’Abbondanza, che non esiste più, o come Acquapendente, anch’esso andato perduto, il cui toponimo forse indicava uno spartiacque nella zona dell’attuale Salita Negrone Durazzo.
Vi è ancora, invece, Salita Dell’Olivella, là dove nei tempi antichi vi era probabilmente un rigoglioglioso bosco di ulivi.
E’ piacevole camminare per le stradine del Carmine, salire su, allontanarsi dai rumori e immergersi in un mondo che ha un fascino tutto speciale, per le sue tinte, per i chiaroscuri, per l’atmosfera che si respira.
E allora saliamo lungo Salita Carbonara, questo vicolo lucente e arioso, con i suoi archetti e i panni stessi ad asciugare.

Ma cosa succede? Davvero non c’è nessuno qui? Davvero! Allora, mentre saliamo ancora un po’,  voltiamoci a guardare quanto sia suggestivo questo vicolo.

Quante meraviglie troverete al Carmine! Camminate con me su per la mattonata e insieme arriveremo là, in Salita Monterosso.

Oh, prestate attenzione! Siete proprio certi che da quell’angolo non sbuchi una fanciulla con un cesta sotto il braccio? E da queste scale scenderà forse un cavaliere con tanto di armatura?

E lì, in cima a questa salita, vi attende il  gioiello del quartiere.


Amedeo Pescio, entusiasta cantore della Superba, nel suo libro “I nomi delle strade di Genova” (Arnaldo Forni Editore) scrive:

Quanti dogi non hanno avuto una viuzza che ne conservasse il ricordo nel popolo! Quanti ammiragli e capitani insigni si contentano di un vicoletto in comune con quei della famiglia (vedi i Fregoso! E gli Adorno! E i Vivaldi! E gli Usodimare! E i Guarchi! E gli Squarciaciafico! E i Leccavela! E i Mallone! E i Paggi e i Carmandino!) La Giuggiola, la dolciastra e terrofila zizzoa  che aligna spessissimo nelle tasche dei nostri scolaretti, coi pennini, la trottola e le biglie, aveva l’onore di una piazza e di un vicolo.

La vedete, laggiù in un angolo, la nobile semplice pianta che ebbe intitolata questa piazzetta?


Lasciamo a malincuore questo angolo di pace nel cuore della città e scendiamo giù, lentamente, gustando ogni passo e ogni gradino.
Arriveremo in questo vicolo dal nome assolutamente delizioso.

Nel XVI secolo, in questo quartiere un tempo popolato da contadini, presero casa e bottega i cioccolatieri ed i confettieri, e proprio dalle loro attività prendono nome alcune di queste strade.

Rosso, ocra, giallo, spiccano quasi accecanti i colori delle facciate di Vico del Cioccolatte e mi raccomando, quando verrete qui, non mancate di alzare lo sguardo che lo spettacolo non è da meno.


Poco lontano, ancora un vicolo dal nome inevitabilmente dolce.

E poi, se vorrete ancora gironzolare un po’ tra questi vicoli antichi e freschi, troverete una Piazzetta e un Vico della Fragola e inoltre, a ricordarvi che è sempre bene coltivare certe virtù, il Vico del Valore.
Dipartono da qui, da Salita San Bernardino.

E prima di lasciaverla alla spalle, voltate lo sguardo indietro ancora una volta: ciò che vedrete, ve lo assicuro, non vi deluderà.


Al Carmine, come in gran parte del centro storico di Genova, c’erano un tempo molte edicole votive dedicate alla Madonna. Le statue non ci sono più, in alcuni casi sono state purtroppo trafugate, mentre molte di esse sono state messe al sicuro e si trovano raccolte al Museo di Sant’Agostino.
Ma sui muri, se osservate bene, vi sono ancora le tracce della loro antica presenza.


Scendiamo ancora per la mattonata ed ecco di nuovo la piazza da una diversa prospettiva: di fronte a voi la Chiesa di Nostra Signora del Carmine e di Sant’Agnese.
Al tempo delle Crociate, in quegli anni avventurosi e difficili, in fuga dalla Terra Santa giunsero a Genova dei monaci carmelitani che nel 1262 costruirono questa chiesa ed è dai carmelitani che chiesa a quartiere presero così il nome.


Termina qui, là dove era iniziata, la nostra passeggiata al Carmine, il quartiere medioevale dove potrete riposarvi accanto a un albero di giuggiole, il quartiere del Cioccolatte, dello Zucchero e della Fragola.