Come la racconti una creuza?
Percorrendola, passo dopo passo.
E questi non sono caruggi, non è centro storico, non è la città posata sull’acqua.
E’ il mio quartiere, è la città delle alture e delle salite, oggi vi porto lassù, in alto, da dove si vede Genova, il golfo ligure, le case e la costa.
Lassù, al Righi.

Da queste parti c’è chi ha persino rigogliosi ulivi in giardino.

E lì, a breve distanza, si trova una delle antiche porte di Genova, la porta delle Chiappe, toponimo che deriva dalle ciappe di ardesia della zona e così usate in questa città.
Della porta tornerò a parlarvi, da lì si snoda un’antica strada che passa tra le valli e i monti dell’entroterra, una strada che fu cammino di molti viaggiatori in epoche passate.
Cammino di Santi: la percorse Sant’Agostino con sua madre Santa Monica, nel 1346 mentre si recava a Roma in visita dal Papa passò di qui Santa Brigida insieme a Santa Cristina.
E qui Brigida rimirando la Superba fece un’inquietante predizione, disse che un giorno la città sarebbe stata distrutta e i pellegrini e i viandanti, guardando il luogo dove un tempo si trovava, avrebbero pronunciato queste parole: là era Genova!
Ah, Santa Brigida! Meglio non pensare a lei e alla sua profezia!
Eccola la Superba, il suo porto, le navi e cielo chiaro.

Qui, da queste alture, si può imboccare Salita a Porta Chiappe, una lunga mattonata che scende, scende giù.

Come la racconti una creuza?
Una creuza è pendenza, aria, è il ritmo di un passo leggero, una creuza è sole a picco e un muro che fa ombra.

Una creuza è curve ed è la linea dell’orizzonte di acqua di mare.

Una creuza è mattoni rossi, tetti, panni stesi e scorci panoramici.

Una creuza è una piccola conquista, è silenzio e luce.
Una creuza è un muro alto e invalicabile.
Una creuza è poesia e versi di Eugenio Montale.
E andando nel sole che abbaglia
sentire con triste meraviglia
com’è tutta la vita e il suo travaglio
in questo seguitare una muraglia
che ha in cima cocci aguzzi di bottiglia.

Una creuza a volte ti spezza il fiato e ti affatica, può essere la metafora di certe mete che appaiono irraggiungibili.

E poi è sempre questione di punti di vista, di salite o di discese.
E ancora, questa creuza è muretti, alberi, persiane e gradini, tanti, a non finire.

Ed è ripida, scoscesa, impervia.

Ma poi si apre su un belvedere e puoi sederti, restare, fermarti.

E puoi seguire la costa, qui dove lo sguardo può arrivare molto lontano, oltre Genova e oltre le sue case.

E ancora, una creuza a volte sembra proprio non terminare mai.
E tu scendi, scendi, scendi.
E quanto è lunga Salita a Porta Chiappe?
Passa vicino alle abitazioni, accanto ai giardini.

E poi, in maniera del tutto inaspettata, una creuza può diventare improvvisamente pianeggiante e più agevole da percorrere.

Ed è alberi, tetti, terrazzi inondati di luce, la vista sui corsi con i bei palazzi ottocenteschi, la Lanterna e il mare.

Una creuza è un cancello intaccato dalla ruggine, è vasi di piante dalle foglie lucide.

Ed è edera che quasi ricopre un’epigrafe di marmo che si trova proprio sopra quel cancello, un benvenuto a chi viene a portare un sorriso, chi ci vuole male non è gradito!

OSTIUM NON HOSTIUM
ENTRATA NON DEI NEMICI
Una creuza è assi di legno, non pare quasi di essere in un grande centro urbano.

Come la racconti una creuza?
A volte è davvero prospettive che sanno sorprenderti.

E poi la vista si apre ancor di più, ai vostri piedi c’è Genova.

Come la racconti una creuza?
Una creuza è corse infinite quando sei in ritardo per la scuola!
Ed è anche fatica, ma è una fatica bella e sana, ci si è abituati quando si nasce in una città che è tutta un saliscendi.
Le belle creuze di Genova, così dolcemente tortuose.

Ed è rischiarata dalla luce d’argento di queste splendide giornate di novembre.

Oppure può assumere toni più caldi, in certe mattine invernali e gelide.

E laggiù c’è il Santuario della Madonnetta dove si può ammirare un suggestivo presepe, ve ne ho parlato qui, è unico e particolare perché ambientato nella città vecchia.
E lì termina Salita a Porta Chiappe e lì inizia ancora un’altra creuza.
E ancora curve, mattoni e discese.

Come la racconti una creuza?
Percorrendola, passo dopo passo.
E soffermandoti sotto il cielo blu.

Percorrendola da lassù, dal Righi, dove puoi vedere la luce che danza sui tetti delle case e sulla superficie del mare.
