Accadde in un tempo lontano, era un giorno di primavera.
La notizia fu riportata tra le pagine del giornale Il Capitan Fracassa che veniva pubblicato a Roma tra 1880 e il 1890: i fondatori di questo giornale erano lo scrittore Raffaello Giovagnoli e il sagace giornalista ligure Luigi Arnaldo Vassallo noto con lo pseudonimo di Gandolin.
E dunque veniamo alla bella notizia stampata tra le pagine del giornale: si comunicava alla cittadinanza che tutti coloro che erano in possesso di pappagalli, cocorite e cacatoa o altri uccelli similari erano cortesemente invitati a presentarsi in Municipio per un importante censimento ornitologico.
La questione venne presa in seria considerazione da un numero inaspettato di persone e furono moltissimi coloro che diligentemente si presentarono in Campidoglio con i loro simpatici pennuti chiacchieroni.
Accadde, naturalmente, il 1 Aprile, con gran spasso e divertimento di Gandolin.
Anzi, a dire il vero, la stessa faccenda fu ripetuta qualche anno dopo alla stessa maniera anche a Genova e anche qui riscosse un fantastico successo.
La notizia curiosa e particolare è riportata sul quotidiano Il Lavoro del 2 Aprile del 1932 in un articolo nel quale si parla con rimpianto di un certo gusto dello scherzo arguto con il tempo ormai dimenticato.
In un’epoca diversa questa fu proprio una bella trovata di Gandolin: e buon pappagallo, ops, scusate… buon pesce d’aprile a tutti!
Mi ricordo che la nonna raccontava questo episodio quando voleva mettermi in guardia dall’essere troppo credulona.Veramente uno scherzo simpatico, però!
Sì, davvero spassoso!
Miss, proprio un bel pappagallo d’Aprile…
Non male, vero? Buona giornata, Sergio, grazie!
Oggi il PESCE D’APRILE ha meno sapore. Troppa gente è più credulona di una volta e lo scherzo sarebbe di una facilità irrisoria. Ciao Miss 🐟🐟🐟
Sì, poi sono cambiati i mezzi di comunicazione e così è tutto diverso! Grazie caro, buona giornata a te!
Che simpatico il pappagallo di aprile! In effetti mi sembra che si usi meno fare scherzi il primo di aprile. Un bacione
Sì, è vero, si è perduta l’usanza! Baci a te cara, grazie.