Torino, 27 Aprile 1831, muore Carlo Felice di Savoia, Re di Sardegna.
A questo fatto storico è legato un breve e gustoso aneddoto, che vi racconterò, con la certezza di strapparvi un sorriso.
Alla morte di un sovrano era consuetudine osservare il lutto e così avvenne nella Genova di quel tempo, il cui teatro è dedicato proprio a Carlo Felice.
Certo, al Teatro dell’opera si andava lo stesso, ma i palchi e la platea erano rigorosamente listati a lutto, in una funerea commemorazione del compianto sovrano.
Il pubblico, come si conviene alle circostanze è vestito di scuro.
Neri gli abiti, i nastri, i veli, una cupa folla attende in teatro l’inizio della spettacolo.
A tratto, tra le file della platea, sulle poltrone sommesso si alza un brusio, ed è tutto un vociare, sempre più rumoroso, è un concerto di voci annichilite e stupefatte. E sono sguardi attoniti e sospiri, c’è chi si volta, chi timidamente indica coloro che hanno fatto il loro ingresso, attirando l’attenzione di tutti.
Sono cinque nobildonne, delle più blasonate famiglie, e i loro nomi sono meritevoli di essere ricordati.
Teresa Durazzo, moglie del Marchese Giorgio Doria, presso il loro palazzo in Via Garibaldi si organizzerà, nel 1847, la prima manifestazione risorgimentale della Superba.
Laura Dinegro, figlia del Marchese proprietario della famosa villetta, amica di Mazzini e dei fratelli Ruffini, e sua sorella Fanny, consorte del Marchese Balbi Piovera.
Carolina Celesia, frequentatrice anch’essa di casa Mazzini e fervente attivista della Giovine Italia.
E poi in testa a tutte colei che è il motore di questa iniziativa, Anna Schiaffino, moglie di Stefano Giustiniani, destinata a una fine crudele ed infelice, per il suo amore verso Camillo di Cavour, a causa del quale Anna si butterà dalla finestra del suo palazzo di Via Garibaldi.
Le cinque nobildonne entrano a teatro e attorno a loro si alzano le voci, le circonda un coro di sorpresa e meraviglia.
Sì, perchè queste giovani sovversive, contravvenendo ad ogni regola dell’etichetta, si presentano con i loro vestiti più sgargianti, sono belle, luminose e colorate.
I loro abiti sono un tripudio di tinte allegre e solari, è rosso fuoco, giallo ocra, turchese e c’è da scommettere che sui loro bei visi spiccasse anche un beffardo sorriso di sfida.
C’è da ricordare inoltre che il marito di Anna, il Marchese Giustiniani, è stato gentiluomo di Camera del defunto Re Carlo Felice, colui per il quale l’intera città è bardata a lutto.
Ma le cinque intrepide genovesi vanno controcorrente ed è con queste chiassose mise che si presenteranno a teatro per molte sere consecutive, manifestando così il loro dissenso per la perduta indipendenza di Genova, ancora sotto il giogo di una casa reale che queste donne disprezzano.
Ed è nel colore di quegli abiti che si legge il loro rifiuto di asservirsi a quell’autorità ed è da quelle tinte che si appicca potente e violentissimo il fuoco dello scandalo.
A Genova, in un teatro, nel lontano 1831.
Nemmeno ora si può andare in giro vestiti come si vuole, figurati un tempo e in lutto per giunta! Forti però le 5 superdonne. Mi è spiaciuto solo aver saputo del suicidio di Anna e anzi se ne sai di più o hai un post nel cassetto lo leggerei volentieri. Ciao Missorellina.
In effetti erano delle grandi donne, poi mi sembra un gesto di classe nel contesto! Di Anna ne parlerò, promesso! Bacio..
Immagino la scena ed in effetti ho il sorriso mentre rileggo questo post.
Se fossi stata li avrei applaudito al loro coraggio:-)
Grazie e attendo anch’io il seguito della vita di Anna.
Bacione,Pamela
Cara Pamela sei sempre gentilissima! Ci sarà Anna ed anche altre donne, speciali, coraggiose e fuori dal comune.
Un bacione a te!
Adoro gli scontri teatrali.
Mi vien da pensare ad Hugo e non so che avrei dato per aver fatto parte di una serata in cui si sconvolgeva l’opinione comune con lotte a dir poco ottocentesce pure…
Eh, anch’io..
wow! che bella storia
Bella vero? Sapevo che tu avresti apprezzato 😉
Belle e fiere queste genovesi! Mi piacerebbe vedere loro foto nei vestiti sgargianti!
Eh, le foto…chissà se ci sono, adesso mi sono incuriosita anch’io.
Cinque Pasionarie davanti alle quali togliersi il cappello.
E solo tu potevi parlarne, con l’ardore che ti contraddistingue e che meritano queste signore.
Chapeau, Miss Fletcher!
Grazie Susanna, se fossimo vissute a quei tempi credo che io e te saremmo andate con loro.
Un bacio tesoro!
Io avrei indossato un vestito turchese e tu rosso vinaccia. Mi pare di vederci. Chi ha detto Genoveffa ed Anastasia? Coraggio venga fuori e lo ammetta apertamente!!! 😉
Susanna
Uh…eccoci, siamo noi!E ci manca solo che qualcuno si prenda la briga di fare l’ironia, scherziamo?!
Che poi noi la prendiamo come una cosa divertente. Ma per delle donne, a quel tempo, in un periodo di lutto…. la cosa richiedeva una buona dose di coraggio.
Hai assolutamente ragione Chagall, ma le nostre cinque eroine coraggio ne avevano da vendere…
Le grandi donne genovesi, del periodo risorgimentale meriterebbero una nuova celebrità, oggi sono dimenticate, grazie anche del tuo intervento per averci ricordato sopratutto Anna Giustiniani vittima dell’amore verso Cavour.
Anna per chi fosse interessato è sepolta nella chiesa dei cappuccini (meglio conosciuta come del Padre Santo)
Eugenio
Grazie del tuo commento, avrai presto una sorpresa in proposito, Eugenio. Buona giornata!
Complimenti per la storia raccontata e anche per il tuo blog
V.Silvestri
Ti ringrazio, benvenuto qui!
Pingback: 7 Aprile 1828, l’inaugurazione del Teatro Carlo Felice | Dear Miss Fletcher
Come sanno lottare senza spargere sangue, le donne. Tanto di cappello a chi ha sfidato le convenzioni per un’ideale
E’ vero? Con sottile raffinatezza e furbizia!
Armi potenti 😉
Eh sì 🙂 !
Donne che sanno dimostrare!!
Splendide!
Miss, una bella storia di donne… aspetto anch’io qualcosa sul suicidio di Anna Giustiniani per il Camillo nazionale, il quale non mi pare, sia uscito benissimo…
Veramente, che tragedia quella di Anna Giustiniani.
Buongiorno Sergio!
Un coraggio che, forse, noi donne di oggi non avremmo.
Forse non hai torto, cara Tiziana.