Ritornando a scoprire il nostro passato, vi porto nel mondo poetico delle Figurine Liebig che svelano, con la loro consueta grazia, storie e vicende dell’umanità.
Questa serie risalente al 1913 è dedicata alla storia del merletto e ha inizio con i pregiati merletti a punto di Spagna molto apprezzati nei tempi antichi.
In Spagna, come si legge a tergo della figurina, erano tradizionali anche le mantiglie in pizzo di seta all’epoca prodotte in particolare a Barcellona.
E spostiamoci in Francia alla corte del Re Enrico II.
La sposa di lui, Caterina de’ Medici, aveva voluto presso di sé un italiano di nome Federico Vinciolo esperto in trine e merletti che ebbe da lei l’incarico di confezionare preziose gorgiere e raffinati collarini.
Vinciolo lavorò alacremente e sotto il regno di Enrico III pubblicò una raccolta di stampi di merletti che è considerata la più ricca tra quelle note.
Queste notizie naturalmente sono riportate sulla figurina dalla quale si apprende anche che Caterina de’ Medici possedeva una quantità incredibile di merletti, in un baule furono infatti rinvenuti 381 riquadri di merletti smontati e in un altro 538 di varie diverse fogge.
Restiamo in Francia dove Colbert, ministro di Luigi XIV, ebbe la mirabile intuizione di intraprendere la produzione dei merletti fini all’ago che all’epoca era quasi un’esclusiva della città di Venezia.
E così il celebre punto di Venezia fu introdotto nella Francia dell’epoca e fu prodotto dalle industrie locali.
La successiva figurina è dedicata all’Alvernia, regione francese dove è tipica la trina detta “guipure”.
Si narra che le molte operaie dedite a questa arte fossero particolarmente brave a cambiare la natura e la grossezza del filo, sapevano usare seta, lana, lino, pelo di capra o di coniglio d’Angora e le loro trine di lana erano perfette per cura e lavorazione.
Celebre era anche il merletto di Bruxelles che, come si legge sulla figurina, si ottiene coll’incrocio dei fili avvolti ad uno dei loro capi sopra fusi (chiamati anche piombini) e fissati all’opposto capo ad un tombolo.
Ed è nelle Fiandre che fu ideato il pizzo al fuso.
Infine l’ultima figurina svela il delicato lavoro delle ricamatrici turche che prediligevano il ricamo a filo tratto e cioè togliendo dal tessuto i fili destinati a sostenere e collegare il traliccio del ricamo.
E così la poetica bellezza svela aneddoti e storie, antichi talenti e tradizioni lontane come la magnifica storia del merletto.
Bellissima questa serie
Vero? Poi si imparano tante cose con le figurine Liebig, resto sempre stupefatta!
Grazie cara, buona giornata a te.
Questa finora è la serie che mi ha fatto più brillare gli occhi! Assolutamente deliziosa! Non c’è che dire hai veramente una collezione pregevole. Buona giornata! 😘
E infatti ti ho pensata, mia cara, ero certa che questa serie sarebbe stata nelle tue corde.
Un bacione Viv, buon pomeriggio a te!
Ma che belle, non le conoscevo! Stupende!!
Sì, sono meravigliose, grazie Flowerlily, buon pomeriggio a te.
Miss, in Argentina, facevo sempre storie quando vedevo mia madre mischiare l’estratto di carne a ciò che avrei dovuto mangiare, ma fosse stato accompagnato da un album da riempire con queste meravigliose figurine, avrei certo fatto qualche storia di meno…
Ah caro, mi pare più che comprensibile!
Che belle storie Miss,mi ricordo da bambino si comperava il formaggino Mio solo per il giocattolo che conteneva dentro la confezione.
Ho avuto la fortuna in famiglia di avere due sorelle che in merletti,erano esperte.
Grazie Dear Miss per la compagnia che ci tieni Mauro
Il formaggino Mio, che ricordo pure quello lì! Chissà che brave le tue sorelle con i merletti, un’arte davvero preziosa.
Grazie a te caro Mauro, buon pomeriggio.
Bello! Grazie Miss. Ma anche in Liguria … Qualche giorno fa ero a Lavagna, nel santuario dove c’era un presepe. Le contadine indossavano grembiuli e scialli in merletto …
Che bello!