La fanciulla con l’abito a quadretti

La fanciulla con l’abito a quadretti è in effetti una ragazzina, un fiore che sboccia, in un tempo lontano di Genova.
Educata, a modo, appartiene a una famiglia che le ha impartito le buone maniere.
E così eccola nello studio del fotografo Alfred Noack, in posa per un ritratto nella sua età più dolce.

Indossa, secondo la moda del tempo, un abito a quadri e si nota che la stoffa è bella e pregiata.
Le sue dita sottili sono come di consueto posate ad arte sulla spalliera della sedia, l’abito scende ampio secondo lo stile di allora.

La fanciulla doveva avere una parentela con questa ragazza, anche lei porta un elegante abito a quadri.
Le loro fotografie appartengono allo stesso album ed entrambe furono scattate da Alfred Noack, lo scenario poi è il medesimo: stessa sedia, stessa pianta e credo anche stessa balaustra.
La fanciulla con l’abito a quadretti ha i capelli scuri, forse un po’ mossi e ribelli ma glieli hanno raccolti con estrema cura.
E ha gli orecchini piccoli, un nastrino vezzoso al collo, le labbra carnose e gli occhi grandi.
Il suo viso perfetto, si scorge in lei la bimba che è stata e la donna che diverrà.

In un distante giorno di Genova un celebre maestro della fotografia fermò l’immagine di lei in un istante unico, nel respiro della sua gioventù.

Tonache e passi

Un pomeriggio d’autunno, nei caruggi.
Le foglioline dal verde primaverile e un mistico silenzio, nelle vicinanze la nostra Cattedrale.
Il passo svelto, l’abito che ondeggia e lo sguardo sicuro, ho sempre la sensazione che taluni sappiano precisamente quale sia la loro meta.

Anche riguardo a lei ricordo di aver fatto proprio lo stesso pensiero, quel giorno era sferzato dal vento e dal freddo pungente ma lei non pareva temerlo.

Tonache.
Tonache e passi.
E strade, corsi alberati, traiettorie che sembrano metafore dei destini.
E preghiere, silenzi, bibbie e rosari.

Tonache.
Tonache, passi e veli.
E mani amorevoli e generose, sorrisi e cuori gentili.

 

Camminando nel passato alla Zecca

Ritorniamo ancora a camminare nel passato in certi luoghi che abitualmente frequentiamo: alla Zecca io ci vado molto spesso, arrivo giù con la funicolare e mi ritrovo in centro e nel bel mezzo della vibrante vita cittadina.
Oggi invece, seguendo il tic tac della mia macchina del tempo, finiremo nella fragile cornice di una mia cartolina d’epoca nella quale è immortalata proprio questa parte di Genova.
E facciamo così la conoscenza della signora elegante che se ne va a fare le sue commissioni probabilmente nei caruggi.

Uno dei suoni di questa Genova è quello delle ruote dei carri ma risuonano anche rumori più rombanti prodotti da veicoli più moderni.
E qui non si vede ma là dietro si trova il capolinea della mia amata funicolare e se altri genovesi si affrettano per salire su altri mezzi io invece allungo il passo per non perdere la funi!

La vita scorre tra casa, lavoro, commissioni, incombenze quotidiane, pensieri e preoccupazioni e ognuno è affaccendato nelle proprie questioni.

Osservando poi con attenzione ho notato sull’angolo del palazzo un’insegna e mi pare di leggere la scritta R. R. Poste e Telegrafi e sapendo che ai nostri tempi là si trova l’ufficio postale mi ritrovo a constatare che i viaggi nel passato riservano sempre qualche sorpresa!

In realtà, a ben guardare, il presente è il risultato di tutti i giorni lontani che sono trascorsi, delle ore perdute e anche degli istanti che non abbiamo vissuto e che pertanto non possiamo ricordare.

Il presente, con i suoi battiti e i suoi colori, resta così davanti ai nostri sguardi.

E stringendo tra le mani un’antica cartolina pare di ritrovarsi in quell’epoca distante e di camminare davvero nel passato di Genova, alla Zecca.

Basilica di Santa Maria delle Vigne: Cristo e San Pietro

Vi porto ancora nella Basilica di Santa Maria delle Vigne ad ammirare la seconda scultura posta a decorare la controfacciata, sulla sinistra del portone principale.
L’opera di Michele San Sebastiano ritrae Gesù Cristo e San Pietro e venne ultimata nel 1896.
La figura di Gesù si staglia solenne e ieratica, mentre il devoto apostolo resta in ginocchio davanti a lui.

E lo sguardo di San Pietro è colmo di devota attenzione, sul suo volto si legge la volontà di seguire le parole e gli insegnamenti di Gesù.

Il gesto della mano, il viso affilato, la posa che ispira fiducia e amore: così è rappresentato il Figlio di Dio.

Come detto, la scultura è collocata a sinistra del portone principale della Basilica di Santa Maria delle Vigne, sulla destra si trova invece il Battesimo di Cristo, le due opere insieme restituiscono a mio parere una gradevole armonia.

In questa chiesa genovese, scolpita nel candido marmo così rimane l’immagine di un autentico cammino di fede e santità.

Gesù disse a Simone: non temere, d’ora in poi sarai pescatore di uomini. Tirate le barche a terra, lasciarono tutto e lo seguirono.

Vangelo Secondo Luca 5, 1- 11

Basilica di Santa Maria delle Vigne: il Battesimo di Cristo

Numerose sono le belle opere che arricchiscono la sontuosa Basilica di Santa Maria delle Vigne, amatissima chiesa del nostro centro storico.
Sulla controfacciata, ai lati del portone principale, sono collocati due suggestivi gruppi scultorei, sul lato destro si ammira la grazia del Battesimo di Cristo.
Ecco così San Giovanni Battista che, servendosi di una conchiglia, versa l’acqua benedetta sul capo di Gesù.

Le due figure sono opera dello scultore Anton Domenico Parodi che le realizzò nel 1697 ma il complesso della scultura si deve anche al lavoro di Andrea Casaregi il quale, circa cento anni dopo, aggiunse le altre sculture che compongono la Gloria dell’eterno e cioè gli angeli, Dio, la colomba e gli alberi.
Il marmo delicato restituisce una perfetta armonia di gesti, luccicano le aureole e i manti cadono in ricchi drappeggi.

Ecco le piccole creature celesti che si librano leggere nell’aria.

E ancora si notano un angioletto tra le nuvole, la candida e pura colomba e sopra di essa l’amorevole figura del Padreterno che posa il suo dolce sguardo sul Figlio.
E quelle braccia generose e così aperte accolgono con amore il mondo intero e la moltitudine degli uomini.

Sull’altro lato del portone si ammira poi un’altra opera alla quale intendo dedicare un diverso articolo.

Sotto a questa luce e nel silenzio della Basilica di Santa Maria delle Vigne così si svela l’istante prezioso del Battesimo di Cristo.

Nuvole d’autunno

Sono nuvole d’autunno e cupe sovrastano il mare, mentre un gioco di luci e di ombre ammalia lo sguardo.

E sono geometrie genovesi contro il cielo scuro e carico di pioggia.

I toni metallo si riflettono così sull’acqua salmastra e inquieta.

Sa essere un magico stupore l’autunno con le sue vaghezze, con le sue luci sferzate dall’aria fresca e frizzante.

Ogni stagione è una nuova emozione e un nuovo viaggio da intraprendere, così inizia la dolce avventura dell’autunno.

Genova, 1875: il magazzino di abiti fatti del Signor Aicardi

Tic, tac, tic, tac: inesorabile è ripartita la mia macchina del tempo e ci riporta indietro, fino al lontano 1875.
Per l’occasione ho deciso così di consultare la mia pregiata Guida Commerciale descrittiva di Genova del 1874-75 di Edoardo Michele Chiozza, un volume imperdibile per i viaggi nel passato della Superba e difatti, volendo rifare il mio guardaroba, ho trovato il negozio che fa al caso mio.
Naturalmente dovremo scendere nel caruggi, vero cuore e anima di questa città, in una celebre piazza del centro storico troveremo il Signor Pietro Aicardi che ci attende a braccia aperte per mostrarci tutti il ricco assortimento che sa offrire ai propri clienti.
Eccoci giunti così in Piazza delle Vigne, andiamo Al Cristoforo Colombo, il Magazzino di abiti fatti del Signor Aicardi.

Il nostro è un abile commerciante e lo si nota già leggendo la Guida del Chiozza dove al magazzino di Aicardi è riservata un’intera pagina e le note che descrivono la sua merce sono scritte in italiano, inglese e francese, il Signor Pietro vanta persino una clientela internazionale!
E si precisa che oltre agli abiti fatti, lui vende stoffe di pezza, novità nazionali ed estere e si occupa di confezione e vendita all’ingrosso e al dettaglio.
Con una punta di orgoglio poi il Signor Aicardi ci tiene a mettere in risalto alcune particolarità delle quali va giustamente fiero: l’esattezza del lavoro ed i bassi prezzi.
Cari amici, non ci resta che varcare la soglia del palazzo di Piazza delle Vigne dove ha sede l’attività del Signor Aicardi.

Adesso vi saluto, avrò il mio bel da fare a scegliere ciò che più mi aggrada, se volete raggiungermi mi trovate in Piazza delle Vigne, Al Cristoforo Colombo, il pregiato Magazzino di abiti fatti del Signor Aicardi.

Nuove abitudini

“Quando un uomo va in pensione e il tempo non è più una faccenda urgente e importante, di solito i colleghi gli regalano un orologio. Ma quella involontaria ironia è bilanciata da una pertinenza altrettanto involontaria, perché anche se non è più dominato da ore e minuti, un uomo in pensione desidera molto spesso sapere che ora è.”

E difatti è ciò che accade al Signor Tom Baldwin: dopo aver lavorato per 40 anni in un ufficio della City finalmente anche per lui è giunto l’agognato tempo della pensione e, come di rito, anche a lui i colleghi hanno regalato un orologio.
Mirabile rappresentante di una banale e al contempo affascinante normalità, il Signor Baldwin è il protagonista di Nuove abitudini, romanzo ambientato nell’Inghilterra degli anni ‘30 e scritto da Robert Cedric Sherriff nel 1936.
Il romanzo, pubblicato in Italia da Fazi Editore, segue lo stile e l’eleganza di Due settimane in settembre, altro godibile gioiello letterario di Sherriff proposto dalla medesima casa editrice.
Dunque, torniamo al signor Baldwin e alle sue spinose faccende quotidiane: dovete sapere che lui non vedeva l’ora di raggiungere l’agognato traguardo della pensione ma, adesso che ci si trova in mezzo, la questione pare assumere un ben diverso sapore.

“Era molto piacevole avvertire attorno a sé il lieve alito del tempo libero, ma non si sentiva del tutto a suo agio. La sera prima aveva chiuso la porta sul passato e rivolto il viso verso il futuro, ma quella mattina stava cominciando a scoprire che la porta si incurvava in malo modo, e le cose che aveva avuto intenzione di chiudere fuori si stavano insinuando attraverso le fessure.”

La vita è un gioco di miracolosi equilibri, un preciso mosaico di sensazioni e di usanze quotidiane: se sposti un solo tassello tutto quanto sembra andare irrimediabilmente all’aria!
Lo sa bene anche Edith, la moglie del signor Baldwin, che all’improvviso si ritrova il signor Baldwin per casa, tra l’altro lui ha pure preso il vizio di occupare la poltrona preferita di Edith proprio negli orari in cui lei ama rilassarsi in santa pace.
La Signora Baldwin è molto combattuta, sa che il suo Tom si è guadagnato il meritato riposo e tuttavia nutre una sorta di malcelata e inaspettata insoddisfazione.

«Nonostante tutta la gioia della loro vita in comune, quel giorno Edith capiva con una chiarezza mai sperimentata in passato che tale gioia si basava su un regolare e quotidiano periodo di reciproca lontananza».

Elegante, raffinato, deliziosamente ironico, questo romanzo di Sherriff è scritto con una straordinaria lievità capace di rendere ogni pagina assolutamente godibile.
Seguendo la loro vita semplice con i suoi ostacoli quotidiani, piano piano ci si affeziona ai coniugi Baldwin e si prova un senso di autentica gratitudine per aver potuto percorrere insieme a loro un tratto della loro vita ed è il talento di Sherriff a rendere possibile tale insolita sensazione.
Riuscirà il Signor Baldwin a raccogliere il filo del suo destino e sbrogliare la matassa della sua quotidianità?
A dire il vero lui qualche progetto ce l’ha: a 58 anni si è messo in testa di diventare uno storico ma sarà proprio questa la via da seguire?
Il passato mostrerà ai coniugi Balwin quali nuovi abitudini ha in serbo per loro il futuro e non svelerò di più, lasciandovi il piacere di scoprire le piccole avventure di vite normali.
E vi parrà di essere anche voi là, accanto al Signor Baldwin che cerca di far quadrare i conti per realizzare i suoi progetti mentre Edith lo incoraggia e lo sostiene.
È la straordinaria bellezza della normalità, narrata con lo stile garbato e inconfondibile di Robert Cedric Sherriff.

“I momenti migliori ci travolgono così all’improvviso che l’aspettativa non ha la possibilità di annacquare il piacere della realtà e passano così in fretta che nemmeno la realtà ha la possibilità di scavare i suoi buchi sgradevoli nei ricordi che restano.”

Un pigro autunno

Questo è un pigro autunno e tarda a risvegliarsi restando avvolto in un inconsueto tepore ancora quasi estivo.
E l’autunno, lento, lascia cadere solo qualche foglia sulle creuze.

Ancora domina su certi rami una decisa sfumatura di verde ma una ad una piano arrossiscono le foglie.

E dondolano leggere nell’aria ancora calda.

Questo quieto autunno, indeciso e incerto, talvolta pare lasciare traccia del suo passaggio.

E da ragazzino indolente e capriccioso si ricorda appena di scuotere i rami e di scompigliare le foglie.
Poi alcune planano giù, così leggere.

Indugia e ritarda la stagione delle incertezze e dei toni caldi.

Per ora ci dona una lieve sinfonia di foglie, preludio dell’autunno che verrà.

Camminando nel passato davanti al Monumento a Cristoforo Colombo

Oggi ripartiamo per un viaggio nel passato di Genova, la mia speciale macchina del tempo ci porterà in Piazza Acquaverde davanti al Monumento eretto in onore di Cristoforo Colombo, un genovese che davvero segnò le sorti del mondo.
E in questa passeggiata a ritroso negli anni ammireremo insieme i dettagli di tre diverse cartoline della mia piccola collezione, sono frammenti della Superba che ci restituiscono uno sguardo su giorni distanti.
Così eccoci davanti al maestoso monumento, in un diverso articolo vorrei narrarvi i mutamenti urbanistici di questa parte di Genova ma in questa circostanza desidero semplicemente portarvi là, davanti all’opera che celebra il grande navigatore genovese.

Questa poi è zona di viaggi e di partenze, a pochi metri infatti c’è la Stazione Principe e da lì molti viaggiatori meno avventurosi di Colombo partono alla scoperta di mondi per loro nuovi.
Chi resta, invece, cammina lentamente verso Via Balbi, la vita pare avere un ritmo quieto e tranquillo.

E c’è un carretto trainato da un cavallo, lì in attesa.

La seconda cartolina offre il medesimo scorcio ma alcuni dei protagonisti sono mutati.

C’è ancora il carretto e in questo caso si nota persino un uomo davanti al cavallo.

E un po’ più in là ecco un azzimato passante con bombetta e poi un lavoratore che si guadagna da vivere con una certa fatica: ha una cesta sulla schiena e con in una mano stringe una ramazza, a lui tutti dovrebbero essere grati perché con il suo lavoro rende più pulita e accogliente la città.

Tanta vita e tanti respiri circondano il nostro Colombo, in diversi momenti della quotidianità di Genova.
E non dimentichiamo che nelle vicinanze c’è la Stazione Marittima dalla quale partiranno quegli emigranti che nelle Americhe vanno in cerca di fortuna e di un destino migliore.
Nella terza cartolina ritroviamo altri genovesi in posa per il fotografo: con le mani in tasca e i cappelli calcati sulla testa, grandi e piccini di Genova immortalati nella cornice di una fragile cartolina.

In un tempo che è svanito eppure non sembra neanche tanto distante.
In Piazza Acquaverde, camminando nel passato davanti al Monumento a Cristoforo Colombo.