Il grande albero non c’è più.
Me lo ha detto un’amica, mi ha scritto e mi ha rivelato l’accaduto.
– Hai visto? Non c’è più! Il pino a sinistra dell’ascensore di Castelletto, l’albero che giocava a specchiarsi nell’acqua delle pozzanghere non c’è più.
Il grande albero della Spianata, il grande albero non c’è più.
La mia amica ha chiesto anche delucidazioni e le è stato spiegato che il pino purtroppo ormai rappresentava un pericolo e quindi è stato necessario tagliarlo.
E così il grande albero non c’è più, allora oggi io non desidero portare qui alcun tipo di polemica ma voglio soltanto ricordare e salutare lui che era davvero uno di noi.
Il grande albero era là da tanti anni e ha veduto centinaia di bambini muovere i primi passi in Spianata e poi diventare adulti.
Il grande albero ha conosciuto pioggia, sole e vento, nevicate e arcobaleni e molte diverse epoche della nostra vita.
Il grande albero mi ha vista passare di corsa verso l’ascensore e uscirne con altrettanta fretta in molte differenti occasioni.
Il grande albero conosceva i primi baci, le promesse di eterna fedeltà, i nostri primi splendidi amori.
Il grande albero mi ha veduta mille volte seduta su una di quelle panchine a gambe incrociate e con lo zainetto buttato lì accanto, un’amica vicino e un gelato tra le mani.
E quante nostre parole e risate ha ascoltato il grande albero!
Il grande albero era possente, magnifico, generoso, prodigo di ombra e di freschezza e custode della vita, tra i suoi rami hanno cinguettato un’infinità di uccellini.
Il grande albero è stato muto testimone di confidenze pronunciate davanti a quella ringhiera, mentre lo sguardo andava a perdersi sui tetti di Genova.
Il grande albero si protendeva indomito verso l’azzurro, con i suoi grossi rami ritorti.
Il grande albero era uno di noi.
Era una di quelle presenze che faceva parte della nostra esistenza e non avremmo mai pensato che un giorno non lo avremmo veduto più, eppure siamo grandi e dovremmo sapere che certe cose accadono.
Il grande albero, come molti di noi, amava rimirarsi nell’inquietudine dell’acqua piovana.
Il grande albero ha offerto riparo, conforto e frescura a generazioni di genovesi e visitatori, sotto i suoi rami si sono soffermati tutti coloro che giungono fin quassù in cerca di uno straordinario scorcio di panorama.
Il grande albero era nel nostro orizzonte e nella nostra memoria emotiva.
E così, in una livida mattinata d’autunno, mi sono recata a porgergli l’ultimo saluto e a ricordare ciò che siamo stati insieme a lui.
E poi mi è sovvenuto un pensiero, in qualche modo fantastico e fantasioso.
Nella mia mente sono apparsi i sorrisi e i volti di alcune persone a me care che da tempo non ho più potuto incontrare sotto il grande albero: sono coloro che non ci sono più, anche se il ricordo di loro non è mai svanito.
E così mi piace pensare che il grande albero sia ora destinato a loro e che tutti loro si ritrovino là, all’ombra di quei rami, proprio come usavamo fare in altri giorni ormai trascorsi.
Il grande albero, memoria dolce di un tempo perduto.
Addio, grande albero, amico prezioso e silente, grazie di esserci stato per lunga parte delle nostre vite.