La magia di Vico delle Fate è già nel suo toponimo e in questa quiete silenziosa, nei colori che la luce sa rendere vividi.
Così si osserva il nostro caruggio, tra Vico del Fico e Via di Ravecca.
Queste sfumature incantevoli della città vecchia diventano più tenui e assumono toni pastello quando il cielo è velato dalle nuvole: è la magia del Vico delle Fate.
E qui, salendo verso Ravecca, si trova un’edicola vuota, un tempo ospitava una statua della Madonna con il Bambino.
Il Vico delle Fate si incrocia così con il Vico del Dragone sul quale, in certe giornate, cade così splendente la luce del sole tagliando in due il nostro caruggetto magico.
Un vicoletto breve e da poco, si dirà, eppure ha conservato ben tre delle sue targhe storiche, doveva essercene anche una quarta all’inizio del vicolo.
Ai tempo nostri ce ne sono tre e sono piccoli tesori di un tempo lontano.
E anche questa, se volete, è la magia del Vico delle Fate.
Non potrete mai perdervi in questo vicoletto, l’antica saggezza di chi ci ha preceduto ha voluto che ovunque vi venisse ricordato dove vi trovate.
E poi riguardando ancora il Vico delle Fate con gli occhi di un’altra epoca lo troverete particolarmente vivace e pieno di gente che va e viene, quelli che abitano qui si conoscono tutti e, come ho letto sulla mia copia della Guida Pagano del 1927, in quell’anno in Vico delle Fate c’erano un fabbro, un ottoniere e un fornito pollivendolo.
E inoltre va ricordato che c’erano anche due osterie dove di certo si serviva il vino buono per brindare alla bellezza della vita.
Ogni luogo ha la propria storia, le sue memorie dimenticate, le vicende di un quotidiano che poi, nel tempo, è mutato.
Rimane, in questa parte della città vecchia, la semplice magia di Vico delle Fate.
Miss, le Fate di questo tenero caruggio, saranno senz’altro parenti di quelle del bosco di Fontanigorda, no?
Naturalmente, mio caro, mi pare ovvio!
Davvero intimo e silenzioso,mi piace!Il venticello asciuga anche i panni stesi Quel muro um pò fatiscente sembra ci fosse una porta,forse la bottega del fabbro?O se Miss Fletcher avesse un fratello vorrei essere io per indagare su queste cose,ma ho già preso appunti e per ora mi contento.Tutto bello,spero che i genovesi ti siano riconoscenti e per le fotografie da film,e per i testi.
Grande Miss!
Ho avuto piacere di vedere i caratteri di IRENE che saluto con il permesso di Miss Fletcher. Mauro
Che belle cose che scrivi sempre mio caro Mauro, saresti un fratello fantastico.
E Irene sarà contenta di ricevere il tuo saluto.
Buon pomeriggio carissimo, grazie!
Che bellezza quell’acciottolato sconnesso! Scomodo per i tacchi ma tanto chi li usa più… speriamo che non lo tolgano mai! Baci cara!
Sì, è vero, ha una sua autentica poesia!
Grazie cara, buona giornata a te.
Che posto sfizioso!! Perdona la curiosità: come mai si chiama proprio “delle fate”?
Non credo che ci sia una precisa ragione, però è un toponimo bellissimo!
Decisamente 😉
Grazie, cara Miss Fletcher, per la passeggiata nella vecchia città in cui ci immergiamo nel incanto della magia di Vico delle Fate. Ti dico buona notte e ti mando bei sogni ….
Mi permetti di salutare Mauro?
E certamente te lo permetto, che belli questi saluti tra di voi!
Un abbraccio, cara fatina olandese!
Grazie Miss anche per il tuo documentare in dettagli importanti questa città tradizionalmente poco loquace. L’ultima foto mette bene in evidenza lo sfalsamento dei vicoli per proteggere una fuga, inseguiti dal nemico, da cui il verbo “svicolare”. Il centro storico, anche in virtù dei ponti da tetto a tetto, ben studiati a suo tempo da Ennio Poleggi, risultava davvero inespugnabile anche per audaci scorrerie dei corsari di turno.
Sì, è vero, pensa che tempi difficili!
Grazie Vincenzo, buona serata.