I monti accolgono Rondanina, nell’abbraccio caloroso della valle che protegge le sue case, i suoi abitanti, il loro sonno, il loro lavoro.
Le cime degli alberi ondeggiano, a volte sconquassate dal vento e da un temporale improvviso che poi rapido svanisce lasciando il posto al sereno e ad un chiaro arcobaleno che attraversa il cielo.
Il verde è acceso nel tempo d’estate, le galline scorrazzano nei cortili e gli animali sono al pascolo, si taglia la legna per l’inverno, la si mette da parte per le notti gelide e le giornate brevi.
Le stagioni in questi luoghi hanno ancora tutti i loro colori naturali e se vivi in una città, invece, accade che tu non ti accorga del loro variare.
L’autunno ha i toni caldi della terra e degli alberi che arrossiscono, l’inverno bianco ha il cielo di ghiaccio, la primavera ha le note tenui dei primi fiori, l’estate sboccia in un trionfo di tinte.
Così è anche a Rondanina.
In un tempo diverso, più distante, lento e laborioso, anche allora, i monti racchiudevano il piccolo paese dell’alta Val Trebbia e i suoi cuori palpitanti.
Si lavorava negli orti, con fatica e sudore.
Si faceva il fieno, su certi sentieri sassosi passavano certe minuscole anziane signore con monumentali balle di fieno caricate sulla schiena, da bambina rammento di averne vedute anche io, a Fontanigorda.
Si saliva lassù, lungo quei vertiginosi tornanti, magari a dorso di mulo.
C’erano certi attrezzi ingombranti, nelle cucine.
Si raccoglievano le erbe profumate, si sfornava il pane fragrante, si preparavano ottimi ravioli, magari in certe particolari circostanze.
Ogni gesto, ogni istante della giornata era regolato sui ritmi della natura e delle stagioni.
Era una vita più semplice, più difficile, più lenta e complicata, più laboriosa, era la storia di uomini e donne con profondi legami con la loro terra.
E c’erano poche case, a Rondanina.
Tendine bianche alle finestre, tovaglie a quadretti e mele selvatiche per fare la marmellata.
Lungo i sentieri, ai margini del bosco in questa stagione spuntavano i crochi e le prime primule, come ancora adesso accade in quei luoghi.
I tetti rossi del paese brillavano al sole, il campanile segnava le ore, i galli cantavano al levar del sole.
E tutto seguiva il ritmo naturale dell’universo.
Era un tempo che ho immaginato così, impigliato nel bianco e nero di un’antica cartolina della nostra Rondanina.
Miss, ho letto nel web che Rondanina ha 60 abitanti… una rondine non fa primavera, ma 60 rondanelli cominciano ad essere un bel numero…
Eh sì, certi paesetti dell’entroterra hanno pochi abitanti, Rondanina è un gioiellino!
Quei campanili sono presenti in tutte le cartoline di un tempo, ora un po’ più soffocati dalle case ma sempre riconoscibili. Uno dei tuoi bei racconti dei tempi andati che ci piace leggere e immaginare… buona domenica Sabina! 😘
Davvero, il campanile era il punto di riferimento! Buona domenica Viv, un bacione a te!
Sciusciànta? pochi ma bón !!! Buona domenica a tutti ciao Miss
Bravo Mario, dici bene! Buona domenica a te, caro!
Buongiorno Dear Miss, ascoltarti è come sognare, ricominciare a vivere.
Ultrabelle le fotografie, ma il tuo commento mi lascia estasiato.
In queste località dove il tempo sembra si sia fermato, il campanile della chiesa scandiva le ore, specie L’angelus a mezzodì, ci si fermava per l’Ave Maria.
Grazie caro, sei sempre gentile! Buona giornata a te!
sai che non ci sono mai stata? Grazie della gita Miss 😉
Un grazioso e ridente paesino!