La Tour Eiffel di Genova

In questi giorni di primavera anche Genova ha la sua piccola e gloriosa Tour Eiffel.
Potete ammirarla a Calata Gadda dove, in occasione della Festa dello Sport, su iniziativa di Alliance Française e dell’Ambasciata di Francia in Italia è stato realizzato un villaggio olimpico per celebrare le prossime Olimpiadi che avranno come scenario la magnifica Ville Lumière.
E così, oltre a potersi dilettare con diverse discipline sportive, questo evento ha portato davanti al nostro mare la svettante Tour Eiffel.

L’inconfondibile capolavoro di Monsieur Gustave è divenuto iconico simbolo di Parigi.
E a dirvi la verità trovo che la torre sia in perfetta armonia con la nostra amata Lanterna.

La brezza inquieta increspava le onde e smuoveva le bandierine francesi.

Una certa idea di Parigi, davanti al mare di Genova.

La Francia è terra di molte bellezze ed è una nazione dalla storia gloriosa, patria di scrittori, di poeti e di amati pittori, è celebre per la sua raffinata cucina, per i suoi castelli, per la moda e per molte altre ragioni che anche voi conoscete.
La Francia poi è soprattutto terra di libertà e per me la bandiera francese rappresenta quella libertà e quella democrazia.

Ecco le grandi navi in attesa di nuove partenze.

E la luccicante Tour Eiffel di Genova la Superba.

Mentre il vento intriso di salmastro ancora danza, come musica lieve, in questa porzione di città per qualche tempo un po’ parigina ma sempre genovese.

La cattura dell’effimero

La mongolfiera raggiunse la lunghezza della catena e si fermò con uno strattone improvviso.
Cait aprì gli occhi. Il braciere ruggiva, la mongolfiera ondeggiava ancora nell’aria, il mondo era esattamente come lo aveva lasciato: Parigi in basso, il cielo in alto.

Eccola lassù Caitriona Wallace, a bordo della mongolfiera che dondola su Champs de Mars in un gelido mattino del 1886.
Caitrona, detta Cait, è una giovane vedova poco più che trentenne e proviene da Glasgow: a Parigi è giunta come chaperon di Alice Arrow e di suo fratello Jamie, due giovani scozzesi che Cait accompagnerà nel loro Grand Tour in Europa.
Così si apre la vicenda del romanzo La cattura dell’effimero di Beatrice Colin, un libro delizioso, vivace ed elegante pubblicato da Neri Pozza e Beat Edizioni.
Questa Parigi favolosa è una città in continuo mutamento e proprio su quella mongolfiera Cait conoscerà l’uomo che cambierà non solo il suo destino ma anche l’orizzonte della capitale francese: il suo nome è Émile Nouguier ed è il progettista della Tour Eiffel.
Nouguier è realmente esistito:  architetto e ingegnere civile, lavorò alla realizzazione di questa magnifica opera parigina.
L’imponente torre sarà visibile da tutta Parigi e sarà un’opera tanto straordinaria quanto effimera, infatti viene costruita in occasione dell’Esposizione Universale ma non si prevede che rimanga per sempre, ma solo per un definito arco di tempo:

Le cose belle erano ancora più belle quando non si riusciva a trattenerle? La torre non sarebbe durata a lungo: vent’anni. Paragonata ad altre strutture delle stesse dimensioni, era un battito di ciglia, un palpito del cuore, un fiore di ghiaccio.”

La torre è stupore, innovazione, modernità, la torre, come dice Émile Nouguier, è levità e aria, la torre sorgerà sotto i vostri occhi durante la lettura di questo romanzo.
E taluni la guardano con ammirazione, mentre certi illustri rappresentanti del mondo culturale e artistico parigino la osteggiano considerandola una bruttura indicibile.
Con stile e classe, la Colin vi porta in quella Parigi mirabolante con le sue eleganze e i suoi sfarzi, i suoi lati oscuri, i suoi mutamenti urbani e le umane debolezze dei suoi abitanti.
Tra le pagine del libro naturalmente incontrerete spesso anche Gustave Eiffel medesimo, d’altra parte i parigini sono stupefatti davanti all’idea della torre:

Dal primo giorno di scavi era un susseguirsi di carrozze che si accostavano al marciapiede di Quai d’Orsay per far scendere innumerevoli spettatori indiscreti, irritati, offesi. Uomini in bombetta passeggiavano piano lungo il cantiere o si fermavano sul bordo appoggiandosi al bastone da passeggio, in attesa di qualche accadimento. Le dame, le mantelle che ondeggiavano al vento come le penne su un’ala di corvo, affrettavano il passo coprendo il viso per proteggerlo dal fumo e dall’odore denso, inquietante e umido delle fondamenta.

In questa città palpitano gli intrecci avvincenti di queste vite: l’amore che sboccia tra Cait ed Émile reso complicato dalle differenze sociali, la leggerezza a tratti ingenua e a tratti capricciosa di Alice, le scapestrate avventure dell’inconcludente Jamie.
E le ombre del passato che oscurano la felicità, una serie di vicende secondarie e di personaggi che si muovono con disinvoltura nei diversi luoghi della capitale.
E questa città, questa Parigi favolosa e straordinaria, credo che l’autrice l’abbia studiata con attenzione e cura, trovo nella sua scrittura l’impronta dell’autenticità e la bellezza di saper evocare con vero talento un luogo e un’epoca lontana.
Non è frequente che mi appassioni di autori contemporanei ma questo romanzo mi ha letteralmente incantata, regalandomi qualche ora di autentico coinvolgimento in questa trama che troverei perfetta per la sceneggiatura di un film.
E così, come mai mi accade, ho cercato traccia dell’autrice per ringraziarla della magnifica esperienza di questa lettura e ho purtroppo scoperto che la Colin è mancata prematuramente nel 2019.
Sono stati pubblicati altri suoi due romanzi e li leggerò presto, sono certa che saranno altri viaggi emozionanti come questo.
Non potendo fare diversamente ringrazio da qui Beatrice Colin per la meraviglia della sua Parigi, per la sua Cait così appassionata, per il sogno della Tour Eiffel che diviene realtà sotto gli occhi meravigliati del lettore.
In questa Parigi che si svela come un incanto sfavillante tra le pagine di La cattura dell’effimero.

Gli allumeurs de réverbères erano intenti ad accendere lampioni a gas lungo i grandi viali alberati e le vie con le loro lunghe aste. Le luci scintillavano come orbite dorate, in contrasto con lo splendore della crepitante illuminazione ad arco voltaico di Place de l’Opéra.