Scappo via, ogni giorno, sai…

Ma secondo voi, una che amava i Clash, i Cure e tutta la musica punk e post punk, quale gruppo italiano prediligeva?
Signori, dal cassetto dei ricordi imperituri degli anni ’80, un 45 giri che è entrato di diritto nella storia della musica.

E sì, la copertina è decisamente un po’ sgualcita, ma voi non sapete quante volte ho ascoltato questo disco!
Da destra verso sinistra Mino Riboni, Fulvio Muzio, Silvio Capeccia.
Il quarto, quello con gli occhiali, guardatelo bene perché tutti voi lo conoscete.
Eh, certo magari siete cresciuti in un’epoca nella quale i 45 giri erano già passati di moda da un pezzo, ma quel ragazzo che accenna un sorriso, o forse una smorfia, e che nasconde lo sguardo dietro quei grandi occhiali bianchi è Enrico Ruggeri.
E questi, signori, sono i Decibel.
Ora, forse su questo blog dovrei aprire una sezione intitolata Nostalgia.
Sospiro.
Qualcuno di voi se li ricorda i Decibel sul palco di Sanremo?
Era il 1980 e se cercate il video di quell’esibizione vi accorgerete come fossero davvero altri anni.
Io non ne ho bisogno, mi ricordo tutto alla perfezione.
Loro quattro, camicia bianca d’ordinanza, pantaloni e cravatta nera.
Le luci stroboscopiche, coloratissime.
E lui, Enrico, con i capelli platinati, quegli occhiali da sole.
Chi sei contessa, tu non sei più la stessa.
Cantava e poi accennava delle movenze, degli ancheggiamenti, non saprei nemmeno come definirli.
So per certo che fu amore a prima vista.
E quello fu davvero il primo punk italiano, non avrei potuto non amarli.
E certo i Decibel sono passati, Enrico invece è rimasto.
Ed Enrico mi scuserà  se i suoi 33 giri sono  pieni di righe, ma io li ascoltavo in continuazione.
Enrico Ruggeri, mi pregio di amare solo la bella musica, ho buon gusto in questo settore.
Enrico è Il mare d’inverno, una canzone che ti costringe a riflettere e a guardarti dentro, come molti altri suoi brani , nostalgici e struggenti, come Portiere di notte, Con la memoria e Rien ne va plus.
Ma Enrico è anche Je t’aime, Dalla vita in giù e Certe donne, quest’ultima canzone è particolarmente nelle mie corde, sia per il testo che per la sonorità.
Piano americano e sfioro il tavolo con una mano, pomeriggio strano e un desiderio che è fuggito lontano, questo è l’incipit di Polvere, uno dei brani più significativi di  Enrico,  nulla è scontato e banale nei suoi testi  e per me ogni parola ed ogni nota è una sensazione, un ricordo, un pezzo di vita.
E non ci sono dubbi, se parliamo di Ruggeri e dei suoi brani, spesso si tratta di poesie.
Un poeta con un’anima rock, direi.

Scappo via ogni giorno sai,
suono il mio rock senza fermarmi mai.

Sono sicuro che dentro qualcosa ti manca,
di rose e di noia devi essere stanca,
che strade percorri toccando il cuscino
a volte lo so mi vorresti vicino,
morendo un po’.

 Gli anni passano, ma la musica, la nostra musica resta.