Monumento d’Albertis: uno sguardo verso l’eternità

Una quiete silenziosa, una preghiera.
Sotto al Porticato Inferiore a Ponente del Cimitero Monumentale di Staglieno una fanciulla è così assisa su un sepolcro.
La scultura è opera dell’artista Giuseppe Benetti che ultimò la sua opera nel 1871.

La fanciulla volge lo sguardo verso l’infinito, verso Dio, verso l’eternità.

Custode di una memoria e del sonno eterno.

Qui riposa Filippo D’Albertis, il suo profilo venne così effigiato da Benetti.

Avviato agli studi di marina, ben presto Filippo si dedicherà con indefesso impegno alla manifattura laniera di famiglia e alla fabbrica sita a Voltri.
Come si legge sulla sua lapide fu cittadino benemerito e molto stimato, fu padre di Bartolomeo e di Enrico, quest’ultimo è il celebre navigatore ed etnologo che dimorò nel noto Castello D’Albertis oggi sede museale.

Una corona rifinita con un nastro, in onore di Filippo D’Albertis.

E la fanciulla che, così affranta, rimane sul suo sepolcro.

Ha le chiome che le cadono morbide sulla schiena.

E le sue dita, seppur offese da insanabili fratture, sono intrecciate in una devota preghiera.

I capelli ribelli incorniciano il suo viso bellissimo.

E i suoi occhi sono per sempre rivolti verso l’eternità.

La tomba è stata di recente restaurata grazie all’intervento dell’Associazione AFIMS (American Friends of Italian Monumental Sculpture) e su impulso dello scultore Walter Arnold che è un grande estimatore delle opere di Staglieno e delle sue bellezze, più volte la sua associazione è infatti intervenuta finanziando i restauri di diversi monumenti di Staglieno.
Così si presentava il monumento D’Albertis prima dell’intervento di restauro.

E questa è invece la sua ritrovata leggiadria.

Con questa grazia silenziosa la fanciulla custodisce memorie e ricordi, mentre il chiarore così la sfiora.