Vi ho già parlato di Giorgio Asproni, originario di Bitti, in Sardegna, fu un eminente uomo politico, nel periodo in cui si faceva l’Italia, un fervente repubblicano e un membro attivo del Parlamento.
Ha lasciato, in eredità, un testo molto importante, il Diario Politico, edito da Giuffrè.
E come si può intuire, si parla della politica del tempo, del Parlamento, di come si facevano le leggi, è lo specchio scrupoloso di quel periodo che Asproni visse da protagonista ma questo è anche un diario, intimo e privato, non pensato per essere divulgato ai contemporanei e voi non potete immaginare cosa sia stato capace di tramandarci Giorgio Asproni.
Quando uno frequenta il bel mondo, l’alta società, secondo voi, tornato a casa, cosa annota sul proprio amatissimo diario?
Ma naturalmente le storie che ha sentito e visto accadere, con una certa salace ironia.
Asproni viaggiò molto, visse a Napoli, a Firenze, a Genova, a Torino, sono i luoghi della politica del nostro Risorgimento e l’autore, oltre a soffermarsi ampiamente sulle varie notizie storiche di grande rilievo, sul taccuino di viaggio della sua vita ha annotato episodi e vicende davvero insoliti.
E allora, signori, benvenuti nel Risorgimento.
Ci sono patrioti, eroine, camicie rosse, rivoluzionari.
E un principe un Savoia, che, guarda un po’, ha l’abitudine di coltivare frequentazioni non proprio ortodosse.
Asproni riferisce una conversazione con Vincenzo Ricci, anch’egli politico e sentite cosa va a combinare un certo principe.
5 Febbraio 1867, Firenze
Mi ha raccontato lo scandalo di una ballerina che, vestita cavallerescamente, voleva in Brescia assistere ad una rivista militare passata dal Principe Umberto; era da lui invitata per lettera, che la ballerina aveva mostrato alla signora alla quale chiedeva gli abiti che essa non aveva. La Questura, con dispiacere del Principe, ad evitare lo scandalo la mandò via.
Uh, la ballerina! E la questura! E l’incauto blasonato deluso! Ma senti, senti!
E poi c’è una contessa e pare che abbia avuto una vita piuttosto movimentata. Beh, che volete! Un tempo questa nobildonna era davvero bellissima, ora dice Asproni, è un po’ appassita. Pensate, da giovane era amica di un famoso cardinale e adesso? Adesso se la intende niente meno che con Vittorio Emanuele! Ma non sono tutte rose e fiori per la contessa, state un po’ a sentire cosa dice Asproni.
14 Maggio 1867, Firenze
Ci ha detto che la incalzano perchè parta e che la trattano ignobilmente. … Essa chiede che le paghino i debiti; invece la sfrattano per ordini di polizia. Io le ho detto che non ha che due vie di salvezza: o trovare il modo che il re accomodi tutto o dare pubblicità ai documenti che sono laidi e turpissimi.
Certo che Asproni dava certi consigli, e chi l’avrebbe detto!
Documenti turpissimi? Ma un po’ di prudenza? Ma insomma! Un re che si fa prendere in castagna in questa maniera, ma santo cielo!
E Garibaldi che tipo era? Certo pieno di spirito, d’altra parte, cosa vi aspettate da uno che aveva battezzato i suoi asini Pio IX, Francesco Giuseppe e Luigi Napoleone.
E certo non era privo di autoironia. A quanto si legge, Garibaldi racconta che una volta, mentre si trovava nel Pacifico, si trovò in mezzo a nugoli di zanzare, e non riuscì in nessun modo a liberarsene, prima si avvolse in un mantello, poi accese il fuoco e disdetta volle che a un certo punto gli sovvenisse necessità di espletare certi bisogni. E insomma, si tirò giù i pantaloni e venne assalito in maniera orrenda da migliaia di zanzare!
Per poco non ci divorano l’eroe dei due mondi, non so se vi rendete conto!
Poi c’è un certo Tecchio, che poverino, un giorno, si sente male.
6 Luglio 1867, Firenze
Lo hanno curato i medici Bertani e Palasciano. Tecchio è smilzo, avanzato in età. Si è preso in seconda moglie una ballerina, che lo sfinisce.
In uno di questi attacchi ci resterà e poi diranno i preti che è il dito di Dio.
Di nuovo una ballerina, ma allora è dalla notte dei tempi che sono in voga certe abitudini! I padri della patria se la spassavano, non c’è che dire.
C’è un uomo politico che, decisamente se l’è vista brutta.
Ecco l’episodio, una vera chicca.
A un dibattimento si fronteggiano un certo Mancini e un tale Toscanelli.
Quest’ultimo accusato dal primo di prendere le notizia dal trivio, ribatte che lui il trivio non lo frequenta, né col cuore, né con la persona.
Stupore degli astanti, qualcuno avrà compreso a cosa si riferisce il Toscanelli?
Lo spiega Asproni, con dovizia di particolari, leggete bene cosa scrive.
7 Aprile 1869, Milano
Il Mancini è donnaiolo. Una volta faceva l’amore con una propria cameriera. La moglie tanto lo spiò che lo sorprese in letto e in atto con la medesima. Il Mancini, levatosi in camicia, correndo dietro la moglie gridava: Lauretta mia, il cuore non c’era, non c’era il cuore. E la moglie a sua volta: c’era il c….o! Stasera il Toscanelli raccontava l’aneddoto a tutti nel caffé.
Sì, la parola con i puntini di sospensione è quella che pensate.
E ora vi prego di pensare a questa moglie, questa donna meravigliosa e piena di arguzia.
Noi pensiamo alle donne dell’Ottocento e le immaginiamo timide, tremanti, fragili.
Ce le figuriamo delicate, deboli femmine che si nascondono dietro un ventaglio, diafane creature ondeggianti negli abiti ampi e setosi.
E lei, la signora Mancini, se ne esce con questa frase?
A parte che poi, secondo me, tutta la scena è spassosissima.
Asproni, beffardo e pungente la scrive e la descrive con una perizia incomparabile.
Il Toscanelli, infame, va narrando la vicenda a destra e a manca, e io me lo vedo, perfido, dentro al caffé, mentre se la gode a diffamare l’avversario davanti a un folto pubblico.
Lui, il fedifrago, tenta una faticosa rimonta con quelle parole strappalacrime.
E poi lei, la grande, unica impareggiabile Laura Mancini, lei: dura, chiara e netta.
E, concedetemelo, semplicemente grandiosa.
Questo ed altri aneddoti si trovano in quel libro dal titolo serissimo, il Diario Politico di Giorgio Asproni, lo avreste mai detto?
Con le celebrazioni per i 150 anni dell’Unità d’Italia, speravo che venisse dato maggior rilievo a questo personaggio, a mio parere molto importante, il solo che abbia scritto una cronaca così lunga della nascita della nostra nazione, un autore che narra, in maniera mai scontata, grandi e piccoli eventi della nostra storia.
Non ha avuto, e me ne dispiaccio molto, il risalto che merita.
Io personalmente, sono contenta di averlo scoperto e ormai lo considero un amico, il mio amico Giorgio Asproni, che con i suoi scritti riesce ad appassionarmi e a farmi sorridere, molto.
E a ricordarmi che, in fondo, gli uomini non cambiano mai.
Non sembra anche a voi?