Questa è la storia di una fanciulla di nome Ligurina e la sua vicenda risale al tempo del sacco di Genova del 1522, quando la Superba venne travolta dalla potenza militare del Generale Prospero Colonna che guidava le truppe di Carlo V.
La città fu messa a ferro e fuoco, furti e razzie non si contavano.
E voi direte, che accadde alla povera Ligurina?
Ah, lei venne rapita! Aveva solo nove anni e la sua tenera bellezza stava appena sbocciando.
Ebbene, la imbarcarono su una nave e Ligurina si ritrovò in Spagna.

Il tempo trascorse e quando la fanciulla compì quattordici anni il suo destino mutò: di lei si era innamorato il figlio del Duca d’Alva, il giovane Alfonso che la volle come sua amante.
Passarono le ore, le settimane e i mesi.
E un bel giorno Carlo V se ne tornò a Genova portando con sé molti uomini delle sue contrade.
E su quella nave che dalla Spagna navigava verso la Superba c’era anche Alfonso con la sua Ligurina.
Un viaggio per mare, verso quella città che lei non aveva mai dimenticato.
E quando vi giunse, la bella Ligurina escogitò un astuto stratagemma.
Fece in modo di essere alloggiata nella sua casa, presso suo padre e sua madre che certo non riuscirono a riconoscere in lei la loro figlia perduta.
La dimora era in Piazza dei Maruffo.
E lì giunse Ligurina accompagnata da due paggi.
Con sé portò certi pesanti forzieri che contenevano i ricchi doni di Alfonso: abiti sfarzosi e regali, perle e gioielli, collane d’oro e pietre preziose.
Nella casa tutti si rivolgevano a lei chiamandola Signora.
Come stava bene Ligurina a casa sua!
Non desiderava proprio tornare in Spagna!
Voleva rimanere lì, nella sua città natale.
Portone in Piazzetta Dei Maruffo
Come fare?
Oh, Ligurina era una ragazza sveglia e pronta d’intelletto!
Disse che si sentiva poco bene, aveva bisogno di riposo e non poteva muoversi da quella casa.
Alfonso, preoccupato, si premurò di mandarle un medico ma Ligurina rifiutò di essere visitata, disse che con una dieta si sarebbe rimessa in sesto in breve tempo.
Sua madre si mise al suo servizio, la curò amabilmente prestandole tutte le attenzioni che riteneva necessarie.
Un bel giorno Alfonso se ne andò al seguito di Carlo V e Ligurina, rimasta sola con i suoi parenti, penso di svelare finalmente la sua identità.
Dovete sapere che fino a quel momento la ragazza aveva sempre parlato in spagnolo, sembrava che non conoscesse altri idiomi!
E invece!
Avreste dovuto vedere la faccia di sua madre quando Ligurina si mise a parlare in genovese!
Ma come? La Signora parla la mia lingua? Siete già stata a Genova in passato?
Che sbigottimento!
I paggi vennero fatti uscire in fretta e furia dalla stanza e Ligurina rimase sola con i suoi genitori.
Ma possibile che nessuno la riconoscesse?
E così Ligurina iniziò a narrare la sua storia: raccontò del viaggio per mare, di Alfonso e di quella passione che lo aveva condotto a lei.
E aggiunse che quella non era la vita che lei aveva desiderato, era la sua salvezza essere di nuovo a casa!
E i genitori? Erano piuttosto perplessi, a dire il vero.
Tuttavia, la mamma di Ligurina si ricordava di un particolare: un neo che sua figlia aveva vicino all’ombelico.
E così le chiese di alzare le vesti e quando vide quel segno distintivo fu un’esplosione di gioia!
Oh, Ligurina aveva le idee chiare: dispose che le chiavi dei forzieri fossero restituite ad Alfonso, non tenne per sé nessuna delle ricchezze che il nobile le aveva donato.
Chiese quindi ai genitori di condurla in un monastero di monache, questo era il destino che Ligurina aveva scelto.
E così accadde, padre e madre la aiutarono.
E quando Alfonso rincasò rimase molto amareggiato nello scoprire che aveva perduto la sua amata!
E subito dubitò della sua buona fede.
Sicuramente si sarà portata via tutti i gioielli e i regali preziosi, pensò il malfidato Alfonso.
E come si stupì nel vedersi restituire i suoi forzieri!
Certo, aveva subito un affronto che non poteva tollerare, fece la voce grossa e prese a minacciare i parenti della ragazza.
Disse che l’avrebbe ritrovata e ricondotta a sé con qualunque mezzo.
E con tono minaccioso aggiunse che avrebbero visto cosa significava insultare un nobile della casa di Toledo.
In strada giunse il trambusto di quell’accesa discussione, cosa stava accadendo in Piazza Dei Maruffo?
Accorsero in tanti, sia nobili che popolari.
Si diceva che c’era una zuffa tra spagnoli e genovesi, la folla cominciò a crescere, tra i molti che si erano riuniti sotto quella dimora c’era anche un certo Giovanni Lavagna a tutti noto per il suo valore sia per terra che per mare.
Salì le scale, andò verso l’abitazione e si vide venire incontro il furente Alfonso che lo prese a male parole.
Giovanni Lavagna non era tipo da sopportare gli insulti e rispose per le rime al suo avversario, quindi i due contendenti passarono alle vie di fatto e allo scontro armato.
Fu un colpo di stocco sferrato da Giovanni Lavagna a togliere il respiro della vita al tracotante Alfonso.
E questo fatto infiammò talmente gli animi che quasi si rischiò che i genovesi si vendicassero degli spagnoli quale rivalsa per i danni subiti al tempo del sacco di Genova.
Si mise di mezzo l’imperatore e la diplomazia evitò così ulteriori uccisioni.
Giovanni Lavagna pensò di riparare altrove e se ne partì per Piacenza.
E ora forse voi vi starete chiedendo come sia possibile che io conosca la vicenda di questa fanciulla.
Scrisse di lei Messere Matteo Bandello.
Lui narrò di questa giovane rapita e condotta in Spagna.
Il suo nome era Ligurina e quando tornò a Genova scelse di vivere nella pace di un monastero.






