Genova, 1875: sui banchi del Collegio Durando

Ritornando a camminare nel passato, vi porto nuovamente nei caruggi e precisamente in Vico del Fieno.
Siamo nel 1875 e, in questo glorioso anno del Signore, sulla Guida Commerciale Descrittiva di Genova redatta da Edoardo Michele Chiozza si trova una paginetta dedicata a una benemerita istituzione scolastica.
Io ho la fortuna di possedere una copia di questa rara guida genovese e ciò mi ha quindi permesso questo straordinario viaggio nel tempo.
E così eccoci nei nostri cari vicoli, qui si trova il collegio Durando.

Sulla Guida si legge che lo Stabilimento conta ben XIX anni di esistenza, i corsi hanno inizio ai primi di novembre di ogni anno.
Il collegio è composto di due piani, i locali vengono descritti come ampi e luminosi, ci sono una sezione maschile e una femminile.
Inoltre, curiosamente, l’indirizzo riporta una particolarità: il nostro Vico del Fieno è diventato una via, si specifica anche la vicinanza con Soziglia.

Credo che studiare in Collegio non fosse proprio un gran divertimento, diciamolo.
All’epoca tuttavia era molto diffuso, il mio bisnonno materno, per esempio, studiò in un Collegio di Carcare.
Per mia curiosità ho cercato notizie del Collegio Durando tra le pagine della Guida Pagano del 1926 e in quell’anno non risulta più esistente in Vico del Fieno o in altre strade.
Chissà quanti bambini e bambine passarono sui banchi del Collegio Durando, forse svogliati o forse studiosissimi, forse per alcuni questa fu anche l’occasione di stringere amicizie che sarebbero durate una vita intera.
Non sapevo nulla di questo collegio, come sempre il viaggio nel tempo l’ho compiuto grazie a un prezioso libro che mi ha portato in Vico del Fieno alla scoperta del Collegio Durando.

La nuova poesia errante di Ma Rea

È tornato a Genova e ancora una volta ha lasciato l’armonia dei suoi versi nelle nostre strade e nei nostri caruggi.
Ma Rea è un poeta errante, vive a Bologna e con le parole e con una certa grazia dona a chi la sa trovare la bellezza della sua poetica, lo Stendiversomio, che potrebbe capitarvi di vedere in qualche luogo della nostra città da lui visitato.
Ad esempio, passando in Piazza dei Truogoli di Santa Brigida c’è traccia di Ma Rea.

Il suo vivace e poetico bucato dondola sospinto dall’aria del mare.

E poi io ho veduto i suoi versi all’incrocio tra Via Luccoli e Vico del Fieno.

Fermatevi a leggere, regalatevi un istante di poesia.

Non è la prima volta che dedico un post al poeta errante, lo feci già nel lontano 2017 con questo post, posso dire di avere un debole per le sue incursioni poetiche e non solo per la bellezza dei suoi versi ma anche per il garbo, per il rispetto verso i luoghi, per la discrezione e l’eleganza, le poesie di Ma Rea non sono mai invadenti.
Sono un breve respiro, armonioso e inaspettato e potreste trovarle in molti altri posti in giro per Genova.

E allora alzate lo sguardo, i vostri occhi potrebbero così trovare la poesia errante di Ma Rea.

Via San Vincenzo

La Madonna della Misericordia in Vico del Fieno

Sovrasta, silenziosa e magnifica, la quiete e la vita di una parte dei nostri caruggi: è la bella Madonna della Misericordia collocata all’inizio di Vico del Fieno, là dove il nostro caruggio confluisce in Piazza di Soziglia.
L’immagine di Maria così si staglia, nella sua materna delicatezza.

Sorreggono l’edicola le esili e fortissime braccia di angeli ragazzini.

Maria così rimane, a braccia aperte, in un gesto amoroso e accogliente, l’abito e il manto cadono lievi in diversi drappeggi, le chiome morbide incorniciano il viso dolce di fanciulla della Vergine.

E sulla sommità dell’edicola si nota il trigramma del nome di Gesù.

La statua marmorea della Madonna della Misericordia risale al XVII Secolo e così posa il suo sguardo sui genovesi da così tanto tempo e come sempre è facile immaginare il popolo devoto rivolgere accorate preghiere a Lei.

Ancora là resta, sfiorata dal vento di Genova e dalla luce chiara, nella prospettiva del nostro Vico del Fieno.

C’era una quaglia in Piazza San Matteo

Oggi questo blog ospita uno strampalato fuori programma, quando giri per Genova in effetti non sai cosa potrebbe capitarti.
E infatti ieri mattina c’era una quaglia in Piazza San Matteo.
Va detto che mi trovavo là per altre ragioni ed ero intenta a immortalare portali, meraviglie del passato e blasonate dimore dei Doria.

Sono arrivata alla piazza seguendo questa luce abbagliante del mattino, c’è sempre un raggio di sole potente che cattura la mia attenzione.

Piazza San Matteo (2)

E poi, mentre ero lì, ecco un improvviso svolazzare e sbatacchiare di qua e di là.
E insomma, c’era una quaglia in Piazza San Matteo ed effettivamente io credo che si sentisse un po’ fuori posto, probabilmente i caruggi non facevano al caso suo.
E quindi, con tutto lo stupore del caso, ho fatto anche un paio di foto, d’altra parte quando mai mi potrà ricapitare di intitolare un post in questa maniera?
C’era una quaglia in Piazza San Matteo.
Se non si fosse capito sono veramente molto fiera di tutto ciò!

Quaglia (1)

Dunque, la quaglia ha gironzolato un po’ per i vicoli, è andata a posarsi su una grondaia e poi è ritornata giù nuovamente sul gradino.
Cosa ci faceva una quaglia nei caruggi? Boh!

Quaglia (2)

Di preciso, dopo essersi guardata intorno per benino deve aver deciso che quello non era proprio il posto per lei.
La capisco, in effetti quella zona è piena di ristoranti gourmet, avrà temuto che ci fosse il rischio di finire in pentola!
E fu così che la quaglia pensò di squagliarsela, ecco lì.

Via Chiossone

Io ho continuato il mio giretto a zonzo per caruggi e mi sono infilata giù da Vico del Fieno, toponimo forse più accogliente per certi pennuti, chissà se la mia amica quaglia è passata anche di lì!

Vico del Fieno

Genova, in una parola

Ritorno.
Ritorno e ritrovo luoghi, colori e consuetudini.
Genova, in una parola.
E rumori, suoni, profumi di spezie e di pane sfornato, calore di uno scorcio d’estate, maniche corte, due bambini in monopattino in Via Lomellini.
Sciarpe di seta indiana, collanine di conchiglie in vetrina, turisti in fila, alcuni seguono la guida, altri si allontanano e si avventurano in uno di quei caruggi che piacciono a me.
Genova, in una parola.

via-lomellini

E poi in Piazza San Luca il solito banchetto.
Libri usati, vecchi giornali, vecchie foto, cartoline.
E una finestra, una tenda.
Bianco e rosso, alla Superba si addicono le tinte accese.

piazza-san-luca

Arrivo a Banchi.
E luci fioche e sfumature polverose.

via-banchi

Soziglia.
E una musica, una canzone, proprio quella.
Dal negozio di Orlandini Dischi, la voce di Fabrizio De André e le note di La Città Vecchia.
E lo so, sembra un’invenzione ad effetto, invece è la realtà.
Sabato mattina, a Genova.
Campetto.
E Scurreria, naturalmente.
Ci sono, come sempre, squarci di luce da seguire.

via-di-scurreria

E da qualunque parte guardi ritrovo luce e cielo e tagli d’azzurro.

via-di-scurreria-2

Giro.
Torno indietro, risalgo, scendo ancora.
Riguardo ancora il sole, tra le case dei caruggi.
Genova, in una parola.

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E in Vico del Fieno di nuovo bianco e rosso, è l’estate di Genova, finestre aperte a lasciar entrare l’aria che profuma di salino.

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La curva, la discesa, l’ombra.
E poi, di pomeriggio è venuto un acquazzone ma ieri mattina era turchese, così.

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Diverse sfumature d’arancio.
Soltanto Genova, in una parola.

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Ritorno e ritrovo posti che mi appartengono.
Ritorno e vado a salutare il mare lucente e chiaro, mentre gabbiani pigri si dondolano sull’acqua.
Dolcemente, nel sole di settembre.

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Caldo.
E vele e barche.
Alcuni corrono, altri camminano, certi pedalano.
Arrivo fin laggiù, all’Isola delle Chiatte.
Genova, in una parola.

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Il mare si saluta così, per me.
Fermandosi a guardare l’orizzonte, una mattina di settembre.
Guadagno una panchina, una panchina tutta per me.
E mare, cielo azzurro, focaccia, la Lanterna sullo sfondo.
Genova, in una parola.

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Vi ho raccontato di me e del mio ritorno.
Ieri mattina, nei caruggi e davanti al mare.
Non vi ho detto che sull’acqua dai mille riflessi dondolava la cima gialla di una barca.
Pareva come sospesa, come quelle cose che non sai comprendere fino in fondo, una di quelle bellezze improvvise che si lasciano ammirare se tu hai occhi per vederle e per amarle.
Genova, in una parola.

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