Oh, Paris!

Parigi.
Ho trovato i miei luoghi, a Parigi.
Ci sono arrivata, a volte per caso, ho visto, ho respirato e ho pensato: questo posto mi appartiene.
Passy, ad esempio, con le sue stradine.
Quasi non sembra il quartiere di una metropoli.
C’erano negozi di fiori, piccole drogherie, ricordo una strada linda e pulita, un negozio con la vetrina turchese.
Vi andai principalmente per salutare Debussy e Manet, al cimitero.
Perchè io ho questa passione per le tombe, i viali di ciotoli, gli alberi, il rumore delle foglie.
Trovo vi sia qualcosa di magico in quei luoghi e posso passarci ore, da sola, senza annoiarmi.
E poi, a volte capisco che non sono l’unica ad apprezzare certi silenzi, qualcuno sa farlo assai meglio di me.
Passy, dunque.
Era estate, mi ritrovai, unica visitatrice, nella casa di Honoré de Balzac.
E pensavo, milioni di abitanti, turisti a frotte, come mai io sola sono qui?
Io e il custode, a camminare per quelle stanze, tra i manoscritti, e poi due passi in giardino, nel suo giardino, soli io, Papà Goriot e Balzac.
Sono una persona fortunata, amo situazioni e luoghi che ai più sono indifferenti, almeno così pare, il più delle volte.
Parigi.
Ho camminato ore, sui suoi boulevard.
E anch’io, certo, ho visitato i grandi musei, sono rimasta attonita davanti alla magnificente bellezza della Nike di Samotracia e mi sono persa tra le Ninfee di Monet e tra i volteggi delle ballerine di Degas.
Ma tra tutti, il museo che più mi ha colpita, quello al quale sono ritornata più volte, sebbene non occorra molto tempo per visitarlo, è un piccolo gioiello che da collezione privata è divenuto museo pubblico.
E lì, lungo il Boulevard Haussmann, che già di suo mi suscita certe suggestioni.
Camminavo e tra me e me pensavo: ora da un angolo vedrò sbucare una fanciulla bionda, una creatura di bellezza incomparabile, con un lungo abito impreziosito di ricami, un girocollo di perle e un ombrellino parasole, eccola, è lei: Nanà.
Potenza della lettura, ti fa vedere le cose anche quando non ci sono.
Il museo Jacquemart-André è una bomboniera, quel che i parigini definiscono un “hotel particulier”.
Gli arredi, gli arazzi, le porcellane, i quadri di Fragonard, i dipinti di Elisabeth Vigée-Le Brun.
Ho trovato questo, in quel luogo, in un’atmosfera intima, ovattata, pareva di essere in visita in una casa privata, come in effetti, fu un tempo.
E poi, all’esterno, c’è un piccolo spazio all’aperto, un vialetto che vi riporta nello splendido caos di Parigi.
Parigi. Parigi per me è Place des Vosges, con i suoi portici.
E Place Vendome. Ho guardato le vetrine di gioielli: Chanel, Boucheron, Bulgari, Repossi.
Mi è stato detto, a Parigi, che in quelle gioiellerie non si può entrare a proprio piacimento, in alcune occorre prendere un appuntamento, chissà se è vero.
Io sono privilegiata, non mi interessa il lusso: né le pietre preziose, né le borse firmate, tutto ciò non smuove alcunché dentro di me.
Però guardo e penso: chi riceverà quel collier di zaffiri? E con che abito lo abbinerà?
Guardo e immagino.
E a Parigi, in Place Vendome, mi sono divertita con uno di quei passatempi con i quali spesso mi diletto, giocando con la fantasia: l’osservazione del genere umano.
Mi sono seduta sul muretto, proprio di fronte al Ritz e sono rimasta lì a guardare le persone: il concierge, gli autisti, le macchine che arrivavano.
Una famiglia di americani, texani, quasi per certo, dagli stivali e il cappello da cowboys.
E gli arabi, con tre o quattro mogli al seguito, cariche di sacchetti delle grandi firme.
Una coppia giovane, piena di stile, lei portava un tailleur grigio e una camicetta bianca, aveva mani perfette, capelli chiari e pelle di alabastro, lui era elegante, alto, rassicurante.
Voi vi chiedete mai cosa c’è nelle vite degli altri? Cosa portano in valigia e cosa hanno lasciato a casa? E se quelli che, all’apparenza, sembrano più fortunati di voi, siano veramente più felici?
Io sempre, quando poi ti siedi su certi muretti è praticamente inevitabile.
Parigi, Parigi per me è Rue des Beaux Art, dove morì Oscar Wilde.
Quanto credete che io sia rimasta sotto quelle finestre? E dal palazzo di fronte, da un’impalcatura, c’erano dei muratori che mi fischiavano, sì perchè a Parigi a una ragazza sola succede questo.
Ci sono i “vitelloni”, ancora. Ti abbordano, ti seguono, ti incalzano.
Me ne sono capitati di tutti i tipi, dal rasta al presunto manager sulla BMW, che mi ha invitata a bere il caffè con lui su Avenue George V.
No, merci…
E poi, poi Parigi per me è Chopin. Sembra di sentire la sua musica, in certe strade, in certe viuzze.
E se si va a salutarlo, al Père Lachaise, si legge sulla lapide: A Fred Chopin, ses amis.
Ciao Fred, amico anche mio.
Sapendo che gli piacevano le violette, gliele ho portate. Le ho messe lì, accanto ad altre, lasciate da altri ammiratori, che si cullano al suono dei suoi notturni.
Parigi, per me, è la Libreria Shakespeare: luogo turistico, per certo, ma con un suo fascino.
E poi, ancora, è il Lungosenna, con i bouquinistes.
E’ Verlaine, Rimbaud e Baudelaire e sono andata presso le loro case con una certa emozione, guardavo dall’esterno e pensavo a quali momenti sono stati vissuti al di là di quelle mura.
Parigi, Parigi per me è stato sedermi in un bar, con i tavolini all’aperto, la tenda parasole, però non sembra niente male, mi siedo e mangio qui.
Ordino un tè e un toast, per tenermi leggera e mi arriva, ai vecchi tempi, un conto stellare di 27.000 Lire.
E poi, poi scopri che quello è il famoso Les Deux Magots, dove andavano sempre Sartre e Simone de Beauvoir, allora capita che le loro bevande siano preziose, c’è da comprenderlo.
Parigi, Parigi per me è l’interminabile Rue de Rivoli e la prospettiva della  Île Saint-Louis.
Parigi è un temporale improvviso che mi sorprende alle Tuileries e le sedie di metallo del Jardin Luxembourg.
Parigi è Place de La Concorde, e quando sei lì, al centro del mondo, con le macchine che ti sfrecciano accanto, se guardi bene ti pare di vederla, la ghigliottina. E’ al centro della piazza e tutto intorno c’è il popolo che sbraita, passano con le picche, con le teste dei nobili infilate sopra, è un bagno di sangue in nome della libertà.
Le avete viste anche voi, queste cose a Parigi?
Vi siete mai imbattuti in Voltaire che passeggiava pensoso, avete scorto la regina Maria Antonietta in fuga precipitosa con il suo re, vi hanno invitato nel salotto di Madame de Staël  e avete visto arrivare Napoleone in trionfo sul suo cavallo bianco, avete veduto Van Gogh con le sue tele oppure sentito Edith Piaf che cantava e la Dama delle Camelie, l’avete mai incontrata?
Io sì, e li ho portati con me.

24 pensieri su “Oh, Paris!

  1. post davvero superlativo, inarrivabile per me che sono stata a Parigi un paio di giorni, da sprovveduta e non l’ho goduta affatto. Ricordo la chiesa di Notre Dame, gli Champs Elisee (o come si scrive, il francese non lo so), il Centre Pompidou che mi aveva dato un po’fastidio (patisco di vertigini) ed ero scesa subito. Una cosa sola la ricordo divertita: ero in dei giardini pubblici in centro e avevo bisogno della toilette. Li’ c’erano quelle pubbliche, modernisime. Sembravano navicelle spaziali, cilindriche. Dovevi mettere una moneta e si aprivano. Il problema era che erano temporizzate e io avevo il terrore che si riaprisse troppo presto mostrando ai parigini uno spettacolo poco edificante! Comunque il tempo e’ stato sufficiente e ce l’ho fatta!

  2. E no carissima Miss Fletcher, io non ho visto queste meraviglie a Parigi. Peccato. L’ho vissuta due volte, una da giovane ed un’altra da chioccia con pulcini al seguito, ma è stato sempre un piacevolissimo mordi-e-fuggi.

    Visite di routine, da turisti con la guida verde del Touring Club Italiano tra le mani, dettagliata abbastanza per cogliere l’essenziale e per farsi riconoscere immediatamente dai propri connazionali (curioso però come gli Italiani si distinguano subito, anche senza questa guida e la mia non è una nota ironica).

    Nel primo approccio con Paris ho preteso di andare alla Sorbona, per respirare a pieni polmoni l’atmosfera permeata di tutto ciò che ha riguardato Simone e Jean Paul. Ero fresca di liceo e di letture… “Il Secondo sesso”
    “I mandarini” “Lo spirituale un tempo”…

    Ma quello che hai scritto cara amica è un bellissimo racconto che mi fa capire cosa significhi guardare e non vedere.
    Mannaggia.
    Ci rifaremo, un giorno!
    Comunque grazie per avercelo illustrato così poeticamente. Rileggerò più volte e con calma questo post, per assaporarlo sempre meglio.

    Mercì beaucoup
    Susanna Cerere

    • Io alla Sorbona non sono riuscita ad entrare, bisognava essere iscritti per poterlo fare 😦 …si vede che c’era troppo viavai e disturbava le lezioni!
      Parigi, secondo me è un luogo che richiede tempo…e oltretutto non basta mai!
      Felice che ti sia piaciuto il mio post, bacetto Susa!

  3. una descrizione che calza a pennello l’immagine di Parigi, complimenti!
    Io ci sono stata tre volte, in veste di turista, di patita dello shopping con madre al seguito e in veste di parigina, ospite di un’amica francese. E’ una città meravigliosa, nella quale appena potrò mi comprerò una casa, anche un monolocale, ma per me sarà comunque fantastico.
    Ti consiglio comunque di tornarci, perchè da quando c’erano le lire ad oggi (anche se io ci sono stata sempre quando gli euro avevano già preso il loro posto) sono cambiate molte cose, e non sono convinta in meglio!

    • Ma cara, che meraviglia avere una casa nella ville lumiere 🙂 !
      Sono stata a Parigi anche nell’epoca dell’euro e temo tu abbia ragione, i prezzi sono lievitati…per il resto alcuni dettagli, per fortuna, rimangono identici..e va beh, dai, farò un sacrificio e accetterò il tuo consiglio, ci tornerò 😉

  4. ognuno ha la sua Parigi. IO, tornandoci dopo ventisette anni e con la famiglia ho ritrovato alcune cose, altre le ho perse ma ne ho trovate di nuove. Di sicuro c’è molta più confusione, più caos, tanta gente, code ad ogni monumento. I negozi si sono omologati, quasi tutti uguali però basta andare un po’ fuori dai soliti itinerari, basta chiudere la guida (che questa volta non avevo) e gironzolare a caso, per scoprire la vera anima della città

    • E’ vero, il traffico è letale…ad ogni attraversamento rischi la vita!
      I negozi temo che siano omologati ovunque, purtroppo e non è certo un bene, ovunque si vada si trovano le stesse catene, gli stessi marchi…
      E hai ragione, gironzolare a caso porta sempre a scoprire luoghi sorprendenti…

  5. Pingback: Sette volte Miss Fletcher « Dear Miss Fletcher

  6. Posso comprendere lo spirito con cui ti sei mossa per Parigi, anche se io lo riservo ad altri luoghi.
    E sottoscrivo integralmente questo:
    Io sono privilegiata, non mi interessa il lusso: né le pietre preziose, né le borse firmate, tutto ciò non smuove alcunché dentro di me.
    Però guardo e penso: chi riceverà quel collier di zaffiri? E con che abito lo abbinerà?
    Guardo e immagino.
    E […] mi sono divertita con uno di quei passatempi con i quali spesso mi diletto, giocando con la fantasia: l’osservazione del genere umano.

    (… proseguo nella lettura, tra una carta burocratica e l’altra! 😉 …)

  7. L’avevo letto tempo fa ma hai ragione: è davvero confidenziale e rispecchia la voglia di indagare i luoghi e la passione per le cose belle che traspare anche quando parli della tua Genova. Io sono stata a Parigi tre anni fa ma quando ci tornerò andrò a visitare il museo di cui parli e penserò alla mia nuova amica virtuale. Il tuo sguardo sul mondo non è mai banale e come tutte le persone davvero raffinate sei squisitamente semplice. Un abbraccio

  8. Dear Miss Fletcher,
    mi sto rileggendo a poco a poco i tuoi post scritti prima che conoscessi il tuo blog. Di questo qui hai scritto che è l’unico che vorresti lo leggessero tutti: figurati se potevo deluderti!
    Sono stato a Parigi ben nove volte in vita mia e ci tornerò presto, anche perché uno dei miei migliori amici ci vive e non fa che invitarmi. Mi ha fatto anche guidare la metropolitana (non sto spiegare come, quando e perché ma è tutto vero), allenarmi con la squadra di lotta libera più titolata di Francia (ho preso più botte dell’orso ma ne sono orgoglioso), ho scoperto per caso la statua di Edith Piaf a Charonne, dove pure la moltitudine dei turisti non arriva, e ho ne combinate di cotte e crude, tutte raccontate su Ziobomber.
    Non mi sono fatto mancare niente, neppure la banlieue più “pesante” come La Courneuve o Bobigny, del resto un genovese va in capo al mondo e torna sempre indietro intero.
    Se potessi scegliere un luogo e un mio momento di Parigi, uno solo, ti direi Parc Montsouris, sotto una pioggia improvvisa, la gente che scappa e Fabio che si toglie le scarpe e corre a piedi nudi sull’erba ascoltando “Sunday” dei Sonic Youth con l’MP3. Quei luoghi e quei momenti che già da soli varrebbero la pena di una vita intera.
    Fabio – Zeneize since 1965. Sunday comes along again…

  9. Parigi è stata per me avere il cuore a mille nel momento in cui entravo al Louvre perchè sapevo che lì avrei trovato lei, Leda, la Vergine morta che ci ha donato il Caravaggio; Parigi è per me il ricordo di quel nodo in gola quando mi trovai di fronte a quella pittura potente, sapere che quell’ immagine così vera era scaturita da quel folle genio generoso.
    Parigi è stata la rivelazione nell’osservare la facciata di Notre Dame e leggervi numerosi messaggi celati; Parigi è stata per me accompagnare la vecchia e snob zia Anna in un antico magazzino di stoffe a Montmartre, sentire la testa girare di fronte a tutti quei tessuti preziosi che sapevano tanto di belle époque.
    Parigi è stata il fine pomeriggio concluso con un pastisse, in quel caffè dove anni prima zia Anna vide seduto un triste e solo Philippe Noiret. Per me Parigi è sempre stata vissuta da randagia, ma non credo di essere stata l’unica….a me sembrava di vedere comparire un principe monello, un certo Henry de Toulouse Lautrec, in compagnia di quello scapestrato di Utrillo…si, il figlio di quella certa Susanne Valadon…

    • Anche per te Parigi è stata sogno ed emozione.
      Grazie per questo commento così bello, scrivi davvero bene, lo sai? Hai mai pensato ad aprire un blog? Beh, prova a prendere in considerazione questa possibilità, è davvero una bella esperienza e sono sicura che leggerti sarebbe un piacere.
      Un abbraccio!

  10. Pingback: Nostalgia di Parigi | Dear Miss Fletcher

  11. Miss, Parigi è come Dio, si fa prima a dire quello che non è… ma in questo post sei riuscita abbastanza a raccontarla e soprattutto a raccontarti, in modo magistrale… io non ci sono sono mai stato, ma fin dalla prima infanzia argentina, in sala avevamo un acquerello 30X40 che ritraeva Les Deux Magots e il resto di Place Saint-Germain des Pres (mio padre era un bravo litografo e quando il cliente era soddisfatto della stampa gli donava gli originali)… ricordo con tenerezza che della scritta sul tendone non sapevamo cosa volesse dire Magots e inizialmente anche su Deux avevamo qualche dubbio: “due o Dio”? una volta capito che voleva dire: due, restava però l’enigmatico Magots… e la
    lacuna è rimasta a lungo… finchè internet mi è venuto incontro… invece, mio padre e mia madre credo siano morti ignorandone il significato, malgrado a Parigi ci fossero stati… (complimenti ancora per il post!)

    • Grazie caro Sergio, Parigi è un’autentica meraviglia, ho provato a raccontare alcune delle sensazioni che ha risvegliato in me, sono contenta di esserci in qualche modo riuscita.
      Buona giornata a te!

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