Genova, 1704: un amore clandestino in Sottoripa

È un assolato giorno di luglio del 1704 e a Genova ci sono un uomo e una donna in fuga.
Lui si chiama Domenico e lei Maria Gertrude, la donna ha con sé argenti, tessuti e un anello d’oro di un certo valore.
Chi è costei? E per quale motivo sta scappando?
Per scoprirlo occorre fare un passo indietro alla sera precedente e dobbiamo entrare nella casa di Maria Gertrude: lei abita con il marito Andrea Rebora in Vico dell’Oliva.

Vico dell'Oliva (2)

Un caruggio tra Sottoripa e Canneto, chissà quante volte ci sarete passati anche voi, certi muri celano anche la storia di questa coppia di sposi.

Vico dell'Oliva (5)

Il loro non è un matrimonio felice, a dire il vero: Maria Gertrude ha una relazione clandestina con colui con il quale è fuggita, Domenico Conti che a sua volta è sposato con una certa Maria Barbara.
Ora, come vi dicevo, andiamo a quella fatidica sera.
Sul tavolo trema la fiammella di una candela, nei piatti viene servita la cena: melanzane ripiene.

Melanzane

Eh, quelle melanzane parevano saporite e gustose, tuttavia nottetempo Andrea, il marito di Maria Gertrude, accusa un fortissimo mal di pancia.
Il giorno dopo va da lui una delle sue serve e lo avverte di quanto è accaduto: Maria Gertrude è scappata!
E c’è di più, Maria Gertrude ha confidato alla domestica di aver dato le sue melanzane anche a Maria Barbara e pure lei si è sentita male!
Cosa mai sarà successo?
La faccenda è piuttosto complicata, presto si svelerà una storia di foschi intrighi.
Intanto il povero Andrea Rebora si reca il lunedì mattina presso la Rota Criminale e sporge denuncia contro la moglie e contro il suo amante, l’accusa è furto e adulterio.
Si scopre così una trama dai risvolti sinistri supportata da diverse testimonianze, un contributo di rilievo arriva da un certo Lavagnino, un medico di grande esperienza.
Costui narra di aver visitato la povera Maria Barbara, il marito di lei lo aveva fermato sulla Piazza dell’Ospedale di Pammatone e gli aveva detto di andare a casa sua a visitare sua moglie che venne poi trovata nei tormenti di una fortissima colica.

Piazza Pammatone

Piazza e Ospedale di Pammatone
Cartolina appartenente alla Collezione di Stefano Finauri

Fumenti e rimedi medicamentosi di vario genere l’avevano poi rimessa in sesto, certo che Maria Barbara se l’era vista proprio brutta, il medico le aveva anche prescritto una dieta particolare: lavativi di olio comune e mosto cotto e poi olio di mandorla dolce.
In seguito il dottore si era premurato di tornare a visitare Maria Barbara ma aveva trovato la porta chiusa e due guardie corse di piantone.
La giovane era tornata a casa dei suoi, il fratello di lei disse che temeva che fosse stata avvelenata, del resto aveva rigettato le melanzane, c’era qualcosa che proprio non quadrava.
Il dottore a proposito delle melanzane aveva un sua peculiare teoria: in questa stagione, diceva, sono di cattiva qualità e generano umori malinconici, possono essere anche poco digeribili.
Certo, cucinandole con uova, latte, formaggio e vari sapori vengono come addolcite, questi condimenti potrebbero persino avere alleggerito gli effetti di un eventuale veleno.
Uno ad uno sfilano i testimoni, la trama a poco a poco diviene chiara a tutti: i due amanti hanno tentato di avvelenare i rispettivi sposi.
Maria Barbara, una delle due vittime, viene descritta da tutti come una persona per bene, è una donna timorata di Dio.
E ha avuto accesi diverbi con il marito: lei ha capito perfettamente che lui la tradisce ma il fedifrago si ostina a negare!
E che dire della servetta di Maria Gertrude?
Si chiama Maria Geronima, ha appena 12 anni e racconta per filo e per segno tutto ciò che sa.
E insomma, dice che un bel giorno la sua padrona l’aveva mandata a far la spesa, le aveva dato un foglietto e si era raccomandata dicendole di non andare dal solito speziale dal quale era solita servirsi.
Così Maria Geronima, obbediente, si era messa in cerca di ciò che le serviva e alla fin fine aveva trovato la bottega che faceva al caso suo.
Dove?
Ma ovvio, in Sottoripa, che domande!

Sottoripa

E lo speziale, incuriosito le aveva chiesto per chi stesse comprando quegli ingredienti, Maria Geronima fu scaltra, mentì come le era stato comandato.
Giunta poi a casa della sua padrona aveva assistito alla preparazione del pasto: 24 melanzane ripiene condite con velenosa polvere di cantaride.
– Vai, Maria Geronima! – le disse la sua padrona – porta questo piatto a Maria Barbara.
E così fu.
Oh, Maria Geronima riferì anche che la sua padrona, mentre faceva i bagagli per la fuga, l’aveva persino minacciata: che non si azzardasse a dir nulla, altrimenti avrebbe fatto una brutta fine!
Poi era fuggita a bordo di una portantina verso Albaro e il suo amante era scappato insieme a lei.

Vico dell'Oliva (3)
Si scoprì che i domestici di casa sapevano tutto: i due amanti si incontravano in casa di Maria Gertrude e una delle domestiche era messa a guardia della porta, doveva controllare che non arrivasse il marito tradito!
Si vedevano anche a casa di un’amica, dalle parti di Coronata, ci furono persino delle lettere anonime che avvertivano il Rebora di quel che combinava sua moglie!
Le due vittime del complotto si salvarono, le melanzane alla cantaride non ebbero effetti letali per loro.
La giustizia fu implacabile: i due amanti vennero condannati alla pena capitale, colui che mi ha svelato questa storia mi ha detto che comunque non c’è certezza che la condanna sia poi stata eseguita.

Vico dell'Oliva (4)
La vicenda, buia e intricata, è stata narrata nel corso di un convegno da Don Paolo Fontana, responsabile dell’Archivio della Diocesi di Genova, la storia è stata da lui scritta ed è in corso di stampa, verrà pubblicata in un volume che raccoglie gli Atti del Convegno.
Don Paolo è una persona eccezionale ed è anche un caro amico di lunga data, conoscendo il mio interesse per questi argomenti mi ha inviato il suo testo dal quale è tratto questo racconto.
Il processo ai due amanti è conservato all’Archivio di Stato di Genova tra i documenti della Rota Criminale.
Nel visitare i luoghi dove vissero queste persone mi sono chiesta se Maria Gertude, nel corso della sua fuga disperata in cerca di salvezza, abbia alzato lo sguardo verso una delle tante edicole che ospitano la Madonna nei caruggi di Genova.
E mi sono chiesta se si sia mai pentita, chissà!
E poi l’ho immaginata correre, ansimante e smaniosa di raggiungere la libertà.
E ancora una volta ho pensato che la vita degli uomini, nel bene e nel male, è sempre più avventurosa di qualunque romanzo.

Vico dell'Oliva

Edicola in Vico dell’Oliva

18 pensieri su “Genova, 1704: un amore clandestino in Sottoripa

  1. Che avventura, ai tempi una volta maritata o ammogliato non ne uscivi più da questo stato. Se sceglievi male o venivi costretto a quella scelta era una condanna a vita. Da qui le varie fughe e tentati omicidi. Mi auguro si siano salvati tutti

    • Una vicenda rocambolesca, all’epoca situazioni come questa erano piuttosto comuni, far riemergere queste vicende, come fanno gli studiosi, resistuisce un ritratto di quelle società.
      Grazie a te Londarmonica, felice che ti abbia apprezzato il mio lungo racconto.

  2. Wow meglio di un romanzo per davvero! E che intrighi questi amanti, mi fanno anche un po’ paura. Di questi tempi sarebbero finiti dritti dritti come prima notizia del telegiornale! Baci cara, trovi sempre delle storie interessanti 🙂

    • Grazie cara, questa storia fosca è intricatissima ma avvincente, durante il convegno si è parlato di diversi casi di questo genere ma questa vicenda è quella che mi ha colpito di più!
      Un bacione a te!

  3. Che bello leggere queste storie del passato e, ad onor del vero, ho sempre fatto il tifo per questi poveracci che si ritrovavano inguaiati in matrimoni combinati dei quali non gliene importava una cippa! E allora le storie intricate erano all’ordine del giorno….
    Un abbraccio 🙂

    • Hai ragione, all’epoca storie del genere erano abbastanza comuni, leggerle e ritrovare i luoghi nei quali sono accadute è particolare, camminiamo ogni giorno in posto che sono stati scenario di vicende incredibili!
      Un bacione a te cara, grazie.

  4. Che storia! A te non sfugge niente, eh? Certo che posso anche capire il tradimento, ma il tentativo di far fuori i coniugi mi sembra troppo, no? All’inizio pensavo che lo scopo fosse quello di farli stare male per consentire ai clandestini di fuggire. Pazzesco!!
    Ciao Miss, imbattibile cacciatrice di storie 😉

    • E che storia, davvero! Volevano proprio liberarsene, per fortuna le due povere vittime a quanto si legge se la sono cavata! Grazie cara Tiptoe, felice che tu abbia trovato interessante questo post.

  5. Miss, gli intrighi, sia di potere che di cuore, abbondano nel passato (e pure nel presente) di ogni città… il problema è andarli a scovare e poi riuscire a raccontarli in modo piacevole, come ti riesce sempre… ah, la cantaride dovrebbe essere un afrodisiaco, io però, le melanzane ormai le preferisco alla parmigiana…

    • E questo è veramente un notevole intrigo, una storia incredibile… poi il fatto di conoscerne lo scenario rende tutto ancora più particolare per me.
      Grazie Sergio, sei come sempre gentile!

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