Le Figurine Liebig: i dintorni di Parigi

Ritorniamo a camminare nel passato e a scoprire luoghi magnifici della vicina Francia compiendo un salto nel tempo grazie a una serie di Figurine Liebig risalente al 1912 e sempre parte della collezione di mia nonna.
Andiamo così nei dintorni di Parigi, in quelle zone così generose di molte bellezze.
Ci potremo unire ai pattinatori che scivolano sul ghiaccio del Lago di Enghien, nella bella stagione qui ci si diletta nei giardini ricchi di fiori e inoltre, come si legge sul retro della figurina, Enghien è nota per le acque sulfuree.
Una gita nei dintorni di Parigi, poi, non può escludere una visita all’Abbazia di Saint Denis dove riposano i sovrani di Francia.

Scorrono le acque chiare della Marna sotto il viadotto di Nogent, alcuni remano vigorosamente, altri vanno a vela, altri ancora pescano sulla riva.
Nella figurina si scorge inoltre il profilo del Castello di Vincennes, uno dei luoghi significativi della storia di Francia.

E ancora ecco il parco bucolico e le scenografiche cascate del Giardino di Saint Cloud.
Non distante da qui si trova la fabbrica delle celebri porcellane di Sèvres tanto apprezzate per la loro raffinatezza.

Scopriamo poi la cittadina di Montlhéry con la sua antica torre e con i mulini dove si produce ottima farina.

Ecco poi il fastoso Castello di Saint Germain che fu dimora dei Re di Francia fino a Luigi XIV che scelse invece di spostare la sua corte a Versailles.
Non lontano da Saint Germain si trova la foresta di Marly dove venne costruita la straordinaria macchina di Marly, un acquedotto realizzato su disposizioni di Luigi XIV per convogliare le acque della Senna verso le vasche e le fontane del Castello di Versailles.

E proprio al Castello più rinomato di Francia ci conduce l’ultima figurina di questa serie.
Benvenuti a Versailles, con il suo fasto e la sua ricchezza incanta e ammalia da sempre gli sguardi dei visitatori.
E camminando lieti nel parco scopriamo anche le meraviglie del Petit Trianon tanto amato dalla Regina Maria Antonietta.
Così ancora una volta grazie alle figurine Liebig abbiamo scoperto alcune meraviglie del mondo, vere bellezze da ammirare nei dintorni di Parigi.

Un’edicola di giornali nel cuore di Parigi

Ritorniamo nel cuore fremente di Parigi, nella città decantata dagli scrittori e sui quei viali tante volte percorsi anche solo leggendo i romanzi di Emile Zola.
Qui rifulgono gli splendori dell’Opera, questa è la zona dei magasins de nouveautés, quei grandi magazzini ridondanti di capi all’ultima moda e di articoli esclusivi che attirano la clientela curiosa ed esigente.
E là, dove sciama la folla, ecco un’edicola di giornali.
Un signore si ferma incuriosito a sbirciare le ultime notizie, due dame in abito scuro incedono solenni e distaccate.

I gentiluomini sfoggiano baffi e cappelli, uno di loro tiene in una mano un quotidiano che forse ha appena acquistato.

Accanto all’edicola si nota una lunga scala, forse viene usata per potare gli alberi.
E sul chiosco, in linea con lo spirito del tempo, campeggiano diverse pubblicità, il celebre estratto Liebig va proprio per la maggiore.

Le immagini che avete veduto sono dettagli di una mia cartolina che venne spedita nel 1902, agli albori di un nuovo secolo.
Nel turbinio della quotidianità, davanti a un’edicola di giornali nel cuore di Parigi.

Aqua Mirabilis

“Allora usciva e si inoltrava nel bosco, raccoglieva foglie, funghi, piccoli insetti.
La primavera era la sua stagione preferita. Ogni cosa aveva un odore più intenso.”

È l’anno 1692 a Santa Maria Maggiore, tra i monti della Val Vigezzo, dove incontriamo il piccolo Giovanni Maria Farina, un bambino dalle doti particolari.
Giovanni ha un olfatto particolarmente sensibile e riconosce i profumi e gli odori, ama le avventure nei boschi dove va a caccia di fiori e di resine aromatiche.
Giovanni ha un cugino più grande di lui, Paolo Feminis, con il quale trascorre molto tempo tra alambicchi e boccette: Paolo ha infatti creato l’Aqua Mirabilis, un tonico curativo dal sentore di rosmarino e bergamotto e con la sua formula portentosa se ne va lontano da casa in cerca di ricchezze e fortune.
Il piccolo Giovanni, invece, imparerà molte cose dalla nonna: la nonna fabbrica elisir come la Maga Circe ma fa solo cose buone e utili e cioè tonici e distillati, sarà lei a condurlo a Venezia dove il nostro piccolo eroe imparerà l’arte di distillare le essenze e i profumi.
Giovanni Maria Farina è un personaggio realmente esistito e il suo nome è indissolubilmente legato alla creazione della fragranza nota come Eau de Cologne ed è lui il protagonista del romanzo Aqua Mirabilis – La straordinaria storia dell’invenzione del profumo di Eleonora Recalcati edito da Rizzoli.

In questo libro l’autrice costruisce una trama ben equilibrata mescolando con sapienza realtà e fantasia, su due piani che paiono sovrapporsi alla perfezione.
La vita di Giovanni è un’avventura continua in luoghi diversi: sarà a Venezia, a Colonia, a Vienna e a Parigi, in un tourbillon di incontri e di emozioni tumultuose.
A Colonia Giovanni diventerà profumiere e sul suo cammino troverà anche Rosalba Carrera, la più celebre pittrice del suo tempo: Rosalba profumava di arancio amaro e legno fresco, primaverile, un’essenza acuminata.
E Rosalba sarà destinata a lasciare il segno nella vita di Giovanni.
Tra gli estimatori dell’Eau de Cologne ci saranno poi anche il filosofo Voltaire e Maria Teresa d’Asburgo che trovano spazio tra le righe del romanzo.
E tutto, in queste pagine, è profumo: i titoli del capitoli richiamano i sentori della natura, dall’anice di montagna al giglio martagone, fino alla freschezza perfetta degli agrumi.
E tutto è fragranza e dolcezza della natura:

“In quella giornata di aprile la sua felicità era assoluta: la primavera, la stagione che più amava, aveva travolto Colonia in un vortice di fiori.”

E tutto ruota attorno alla creazione dell’Eau de Cologne, ai sentori di limoni, fiori d’arancio e bergamotto, nella formula segreta che fu sognato desiderio di Giovanni.
Non senza contrasti, non senza rivalità e non senza dolori, come accade nella vita di ognuno.
Giovanni però, è lungimirante e caparbio, sa cogliere il valore particolare della sua Eau de Cologne, così diversa da ogni altra fragranza, come spiega al cugino Paolo quando questi deplora la scarsa persistenza della sua Eau de Cologne:

“Ma è nella natura del nostro profumo, la percentuale più bassa di essenza serve proprio a renderlo più aereo, meno invadente. È la differenza tra un sussurro e un grido.”

L’eleganza, l’impalpabile leggerezza.
La differenza tra un sussurro e un grido.
Scritto con garbo e buona maniera, il romanzo della Recalcati, con le sue belle descrizioni e ambientazioni, è una piacevole lettura che vi distrarrà dai rumori del quotidiano per condurvi al tempo di Giovanni Maria Farina e al sogno di gloria di questo genio italiano che ha donato al mondo la freschezza dell’Eau de Cologne.

Attraversando Avenue des Champs-Élysées

Ritornando a camminare nel passato e nella nostalgia di Parigi, mi ritrovo insieme a voi a passeggiare nella capitale francese.
E attraversando Avenue des Champs-Élysées rimaniamo colpiti da una magnifica quiete, questa strada nei tempi moderni è sovente congestionata di traffico, del resto è una delle arterie principali della città.
E invece la troviamo così, nella sua quieta prospettiva alberata, con l’Arco di Trionfo sullo sfondo, mentre avanzano poche automobili, in questo gioioso viavai parigino.

La signora con il cappello si avventura con una certa cautela, così come altri passanti: chissà cosa direbbero tutti loro se venissero catapultati nel nostro presente, di certo rimarrebbero stupefatti dalla ritmo e dalla velocità dei tempi moderni.

C’è chi passeggia tranquillo all’ombra degli alberi.

E gli istanti sono dolcemente scanditi dal rumore degli zoccoli del cavallo e dai suoni della vita.

La cartolina venne spedita nel 1926 e venne recapitata a Roma.
Racconta un tempo lento, diverso e romantico: attraversando Avenue des Champs-Élysées, nella magia eterna di Parigi.

La Tour Eiffel di Genova

In questi giorni di primavera anche Genova ha la sua piccola e gloriosa Tour Eiffel.
Potete ammirarla a Calata Gadda dove, in occasione della Festa dello Sport, su iniziativa di Alliance Française e dell’Ambasciata di Francia in Italia è stato realizzato un villaggio olimpico per celebrare le prossime Olimpiadi che avranno come scenario la magnifica Ville Lumière.
E così, oltre a potersi dilettare con diverse discipline sportive, questo evento ha portato davanti al nostro mare la svettante Tour Eiffel.

L’inconfondibile capolavoro di Monsieur Gustave è divenuto iconico simbolo di Parigi.
E a dirvi la verità trovo che la torre sia in perfetta armonia con la nostra amata Lanterna.

La brezza inquieta increspava le onde e smuoveva le bandierine francesi.

Una certa idea di Parigi, davanti al mare di Genova.

La Francia è terra di molte bellezze ed è una nazione dalla storia gloriosa, patria di scrittori, di poeti e di amati pittori, è celebre per la sua raffinata cucina, per i suoi castelli, per la moda e per molte altre ragioni che anche voi conoscete.
La Francia poi è soprattutto terra di libertà e per me la bandiera francese rappresenta quella libertà e quella democrazia.

Ecco le grandi navi in attesa di nuove partenze.

E la luccicante Tour Eiffel di Genova la Superba.

Mentre il vento intriso di salmastro ancora danza, come musica lieve, in questa porzione di città per qualche tempo un po’ parigina ma sempre genovese.

Le figurine Liebig: monumenti del Rinascimento

Ritorniamo ancora nel passato con la quieta bellezza delle Figurine Liebig: questa, serie risalente al 1910 e sempre tratta dalla collezione di mia nonna, è dedicata alle meraviglie del Rinascimento.
La prima città nella quale ci fermeremo è l’incantevole Venezia con la celebre Chiesa di Santa Maria della Salute.
Sulla acqua scivola una gondola, in uno dei più caratteristici scorci veneziani.

Spostiamoci a Bruxelles dove si possono ammirare le vecchie case delle antiche corporazioni risalenti al XVI Secolo.
Un uomo passa con un carretto carico di ceste, un’affabile donna offre le sue merci e la vita scorre operosa nella capitale del Belgio.

In Germania visitiamo il Castello di Heidelberg, la più celebre costruzione del Rinascimento tedesco.
Tra le curiosità riportate a tergo della figurina scopriamo che nelle cantine del castello si conserva la famosa botte di Heidelberg dotata di una superficie talmente spaziosa che ci si può ballare sopra una quadriglia.

Romantica e dolce è l’atmosfera che avvolge la splendida abbazia di Melk sul Danubio, ricordo di averla veduta proprio durante una gita in battello sul fiume che bagna Vienna.

Con l’eleganza garbata e lo stile adeguato ci ritroviamo poi a passeggiare davanti al Louvre.
Una giornata a Parigi, a mio parere, è sempre un’ottima idea.

E infine terminiamo questo viaggio tra gli splendori del Rinascimento con il magnifico Castello di Fredriksborg edificato dal Re Cristiano IV nell’isola danese di Seeland.
E tutto è così bucolico e poetico, nell’antica e armoniosa bellezza delle Figurine Liebig.

 

Un piccolo parigino

Lui è un piccolo parigino, è un bimbo bello come un angioletto.
Ha gli occhi sognanti e l’espressione tenera, gli hanno messo questa camicina dal colletto ingombrante e vaporoso, la sua giacchetta ha i bottoni a forma di stella e i suoi riccioli biondi sono nascosti sotto il cappellino chiaro.

Ha una cintura con la fibbia grande, le braghette corte e regge un bastoncino tra le mani, a guardar bene sembra proprio che tenga le dita posate ad arte secondo le indicazioni del fotografo.

Ha le calzette corte e gli stivaletti con la punta lucidissima, il suo abbigliamento sembra raccontare molto della sua provenienza e degli agi della sua famiglia di origine.

Il piccoletto se andò un bel giorno nello studio di un blasonato fotografo che così immortalò la sua dolcezza.
Sul retro della fotografia in formato cabinet è riportato l’indirizzo dello Studio Fotografico e sono anche elencati i servizi offerti ai gentili clienti.
La via nella quale si trovava lo studio è nel pieno centro della città, nella rutilante vivacità della capitale francese.

Tra la folla tumultuosa ed elegante ecco arrivare anche lui, con il suo completino scuro, mi pare di vederlo scendere da una carrozza e poi avvicinarsi allo studio tenuto per mano dai suoi amorevoli genitori.
È un piccolo parigino con tutta la vita davanti, in un tempo lontano, nella scintillante Ville Lumière.

Sfrecciando nel passato con le Figurine Liebig

L’emozione del viaggio, il brivido della velocità.
E poi la meraviglia della modernità, un’insolita ebbrezza mai sperimentata prima.
Signore e signori, oggi il nostro viaggio nel tempo ci porta a giorni lontani grazie alla bellezza di questa Figurine Liebig della collezione di mia nonna e risalenti al 1909, questa serie è dedicata ai diversi tipi di ferrovia.
Sfrecciamo così in un tempo ammaliante e osserviamo la dolcezza del panorama che scorre davanti ai nostri occhi mentre ci troviamo a bordo della Funicolare di Brunate, sul Lago di Como.

Un pastorello e un semplice scenario bucolico accolgono invece l’arrivo della ferrovia a rotaia unica in Irlanda, rapido mezzo di trasporto tra la costa e l’interno del paese.

Il progresso regala stupori e magnifiche invenzioni, sul retro della figurina si legge che le ferrovie sospese sono uno dei mezzi di trasporto più originali dei tempi moderni!
E immaginate che brivido e che batticuore per i primi passeggeri di questo innovativo mezzo di trasporto sospeso a breve distanza dalle case, in Germania, sul Wupper.

L’ingegno dell’uomo, poi, lo porta a trovare le migliori soluzioni per il lavoro e per il quotidiano, ecco così questa brillante soluzione sul Canale di Teltow.

Noi viaggiatori affascinati amiamo tutte queste innovazioni che rendono gli spostamenti più semplici e agevoli.
Ed eccoci ancora a bordo del treno che sfreccia tra le montagne ardite di Zermatt, là dove gorgogliano freschi torrenti di acqua cristallina.

E infine eccoci nella città del sogno, nella Ville Lumière tanto adorata!
La metropolitana di Parigi è davvero il mezzo più rapido ed efficiente per spostarsi nella capitale francese, impossibile pensare di farne a meno.
E mentre attendiamo la nostra metro, noteremo le consuete pubblicità affisse all’interno della stazione, una di esse attirerà di più i nostri sguardi: naturalmente è quella della Liebig, con il suo fascino antico.
E grazie a queste splendide figurine abbiamo viaggiato ancora una volta insieme in questo straordinario passato.

Gabriële

Gabriële sente un fluido gelido attraversarle il corpo. Sa che non ignorerà quello sguardo, che il dado è tratto, che avrebbe dovuto andarsene in tempo, perché la notte era fin troppo intensa, le bocche si parlavano con troppa infatuazione. Sa che ormai non se ne andrà più. E Picabia si apre del tutto.

Versailles, 1908: Gabriële Buffet, ventisettenne pianista di talento, incontra l’uomo che segnerà per sempre il suo destino.
Lui ha pochi anni più di lei, il suo nome è Francis Picabia ed è un acclamato ed estroso artista parigino, per lui Gabriële abbandonerà la musica.
L’amore, l’arte e una sorta di insondabile sventatezza unirà queste due anime, la loro vita è narrata nel libro Gabriële di Anne e Claire Berest edito da Neri Pozza.
Le due autrici consegnano così al lettore una biografia appassionata dedicata alla loro bisnonna Gabriële che fu fatale musa ispiratrice e compagna del loro bisnonno Francis.
Picabia è turbolento, eccessivo, ama il brivido della velocità e le macchine rombanti, si crogiola negli eccessi, ha un animo inquieto e indomabile, è un uomo difficile ma è anche un pittore geniale.
E lei, Gabriële, non è una donna che rimane in disparte: è con lui protagonista della scena culturale, è intuitiva, lungimirante, indipendente, sarà lei ad ispirare Picabia nella sua svolta astrattista.

In quegli anni sfavillanti di avanguardie artistiche nasce infatti una nuova maniera di osservare il mondo e di narrarlo, fioriscono modalità espressive nuove e mai immaginate prima.
Compagni dei giorni di Gabriële e di Picabia sono altri artisti destinati a lasciare il segno come Marcel Duchamp, giovane favoloso e seducente con il quale Gabriele vivrà anche una vibrante storia d’amore o come il poeta Guillaume Apollinaire la cui figura trova ampio spazio tra le pagine di questo libro.
Lo sguardo va poi oltre la Francia, ho trovato particolarmente godibili le pagine dedicate al primo viaggio in America dei due protagonisti.
I due partono per una mostra d’arte che si terrà a New York, non hanno molti soldi e così sono costretti a prendere un posto in “terza classe cabina”, una via di mezzo tra la seconda classe e la terza classe dove viaggiavano gli emigranti.
E così, mentre la buona società si gode gli agi della prima classe, sul piroscafo La Lorraine i coniugi Picabia dividono la cabina con i letti a castello con altre due coppie, il malumore di Francis è palpabile, c’è anche il divieto di raggiungere le zone di pertinenza delle classi superiori.
E poi, a un certo punto, accade l’impensabile: una tempesta con onde alte fino a 20 metri sconquassa il piroscafo, a bordo si diffonde il panico ma per Picabia questa è l’occasione straordinaria per esplorare la nave, dato che il personale di bordo ha ben altro da fare che chiedere i documenti ai passeggeri.

Eccolo, dunque, il funambolo, deambulare liberamente da un ponte all’altro. Il suo sguardo si perde nei corridoi e nei saloni vuoti che sembrano riflettersi all’infinito nelle specchiere.

Ed è un’emozione, una vertigine, un’esperienza che riserverà a Picabia un incontro sorprendente.
Intenso, vivace, ricco di aneddoti e di storie sapientemente ricostruite il libro di Anne e Claire Berest è un gioiello che luccica di quella luce ammaliante di un periodo artistico innovativo e favoloso.
C’è molta Parigi tra queste pagine, poi c’è molta Francia e ci sono le dolcezze della Svizzera e le sfide artistiche dei dadaisti nella cornice di Barcellona.
E spiccano i protagonisti di un’epoca come Isadora Duncan, Tristan Tzara ed Elsa Schiapparelli.
Inesorabile aleggia poi l’ombra cupa della guerra che oscura le vite e le ghermisce, lasciando il suo segno indelebile.
Il legame profondo ed intenso tra Picabia e Gabriële sarà destinato a sfilacciarsi malgrado ad unirli non sia solo l’amore per l’arte ma anche la nascita dei figli che, invece, sembrano essere quasi marginali nell’equilibrio di queste vite.
E anche quando Francis avrà una nuova compagna Gabriële sarà ancora lì, nelle trame della vita di lui.
Ho amato questo libro per la sua cifra di eleganza, per gli incontri imprevisti, per la scrittura appassionata e per l’affetto indulgente che le autrici rivolgono a Gabriële.
Uno spirito ribelle, una creatura che resta nella memoria sia per la sua forza che per la sua umana fragilità.

Sulla nave per la Francia Gaby sarà sola. Finalmente. Giorno dopo giorno, durante la traversata, si avvicinerà un po’ di più agli alberi e alla Svizzera, sognando di ritrovare la natura, di ritrovare se stessa nelle lunghe camminate, la cui spossatezza che ne deriva è salutare sopravvivenza. Ciò di cui ha voglia è una musica che si senta soltanto nella sua testa.

Kiki di Montparnasse

“All’epoca di Alice Montparnasse era chiamato dai parigini «il Quartiere» perché era unico e senza rivali, tanto singolare da non esigere alcuna ulteriore designazione.”

Parigi, anni ‘20: il quartiere favoloso della Rive Gauche parigina diviene scenario di fermento artistico e di nuove modalità espressive, in questo contesto creativo rifulge l’astro di Kiki, al secolo Alice Ernestine Prin, figlia illegittima di una giovane madre umile e priva di mezzi.
La piccola Alice cresce con la nonna, poi a 12 anni si trasferisce con la mamma a Parigi, è appena tredicenne quando inizia a fare qualunque tipo di lavoro: la magliaia, la lavabottiglie, l’apprendista rilegatrice.
Non starà molto con la mamma e finirà per lavorare per un fornaio, avendo nella mente però un altro mondo, un diverso destino.

“Sognava di innamorarsi di un poeta, un pittore o un attore. Sentiva che stava per succederle qualcosa di grande.”

Alice diventerà modella per gli artisti, Montparnasse sarà il suo mondo e Kiki il suo pseudonimo, a darglielo sarà Maurice Mendjizky, pittore polacco di 28 anni e primo amore della diciassettenne Kiki.
Kiki legherà poi parte del suo destino e del suo percorso artistico a Man Ray, l’artista e fotografo che lascerà di lei molti ritratti che ancora apprezziamo e che hanno reso eterna l’immagine della sua musa.
La storia di lei e del suo mondo è narrata in maniera elegante e magistrale nel libro di Mark Braude dal titolo Kiki di Montparnasse e pubblicato in Italia da Beat Edizioni.

Eclettica, estrosa, sregolata, inquieta, Kiki è una donna passionale e vivace e sarà non solo modella ma anche cantante, ballerina, attrice dei primi film surrealisti, pittrice e scrittrice, consegnerà ai posteri le sue memorie e la sua autobiografia sarà un successo internazionale.
Man Ray, con il quale lei visse una lunga e appassionata relazione amorosa, la ritrasse in quelle fotografie che rimandano ai nostri sguardi lo stile e il gusto di un’epoca: è la schiena nuda di Kiki sulla quale sono disegnate due chiavi di violino ad essere immortalata nella celebre fotografia di Man Ray dal titolo Le Violon d’Ingres e risalente al 1924.
Ed è tante volte Kiki, con il suo fascino forte e potente, con il suo caschetto nero e con gli occhi scuri, ad essere ritratta in pose diverse da Man Ray.
Questo libro, intenso e incalzante, non racconta soltanto una vita: narra una stagione artistica, i suoi stili, i movimenti creativi, i protagonisti che in qualche modo lasciarono il segno.
C’è il bel mondo, nelle pagine di questo libro, tra gli altri si incontrano Amedeo Modigliani per cui Kiki posò, Peggy Guggenheim, Picasso, Duchamp ed Ernest Hemingway, questa Parigi che affascina Kiki diviene per l’americano Man Ray il luogo nel quale egli sceglierà di esercitare la sua arte.

“Come qualunque nuovo arrivato, Man Ray era smanioso di credere a un certo mito della Parigi bohémien come luogo incantato, libero dalle regole e dalla repressione della normalità, dove arte, letteratura e musica erano le uniche cose che contavano e nessuno parlava mai di proprietà immobiliari, di tasse o di fare e allevare figli. La città lo entusiasmò subito.”

Le regole: Kiki le rifiuta, le sfida, le infrange.
È sfrontata, esagerata, ha un culto per gli eccessi, per certi versi il suo agire la rende anche, in qualche maniera, ruvida e dura.
E devo ammettere che la figura di Kiki non sempre mi ha suscitato empatia: ma po si ripensa a lei bambina già abituata a un deserto di affetti e allora la si riguarda con maggiore indulgenza, quasi con tenerezza.
Il libro è scritto con grazia e competenza e si legge con interesse, credo sia una splendida lettura per coloro che vogliano avvicinarsi ai movimenti artistici descritti in queste pagine nelle quali si restituiscono vividi ritratti dei protagonisti di un tempo e di un luogo, tra le gallerie d’arte e i locali di Montparnasse.
L’astro luminoso di Kiki brillò radioso in quegli anni ‘20, quello fu il suo decennio: con la crisi del 1929 tutto cambiò e quel mondo con i suoi ritmi folli e sregolati svanì.

“Molto probabilmente i postumi di sbornia degli anni Trenta furono in parte un sollievo per molti, a Montparnasse. Non avevano più il dovere di ballare tutta la notte sull’orlo di un vulcano.”

Kiki a quell’epoca dipingeva, l’amore con Man Ray era un ricordo lontano, lei cantava nei locali notturni e nei night club, una sera a sentirla andò anche la scrittrice Anaïs Nin che annotò poi l’evento tra le pagine del suo diario.
Lentamente, quel mondo lasciò posto a una diversa dimensione, di lì a poco la guerra avrebbe sconvolto l’Europa e l’intero pianeta.
Rimase la memoria di un’epoca marcata da un diverso spirito, da geniali protagonisti e da incontri fatali che ad alcuni avevano cambiato l’esistenza.

“La vita sulle terrasses dei café non era più entusiasmante come un tempo. Non si poteva più star seduti a scoprire chi sarebbe arrivato, con la certezza che alla fine sarebbe arrivato qualcuno a trasformare la serata in un’avventura improvvisata.”