By train

Una bella giornata di sole e Miss Fletcher si arma di sano entusiasmo e parte per una nuova meta a bordo di un treno regionale.
Poche fermate a dire il vero, è stato un viaggio breve.
Un minuto di raccoglimento, per cortesia.
E una prece, grazie.
Esimie e illustrissime Ferrovie dello Stato, avrei un modesto e umile interrogativo da porre.
Ditemi che è uno scherzo, i treni regionali provengono direttamente da qualche museo dedicato alla preistoria del trasporto su rotaia, vero?
E’ tutto combinato, confessate!
Dite la verità, lo scopo è far rivivere al viaggiatore l’ebbrezza del viaggio ai tempi che furono!
E ci riuscite benissimo, che esperienza!
Il mio treno regionale aveva stazzonati sedili color blu elettrico, una tinta che non va di moda dai lontani anni Ottanta, quando li ho visti mi sono quasi commossa.
E per di più i sedili erano talmente vicini uno all’altro da presupporre che se qualcuno si fosse seduto di fronte a me certamente ci saremmo ritrovati con le nostre ginocchia che gioiosamente cozzavano le une contro le altre.
Ah.
Che sia un omaggio al sovrano Vittorio Emanuele III?
Si dice che fosse alto poco più di 1.50.
Oh, ma non è che il treno è di quei tempi là?
Sta a vedere che è proprio così, che sorpresa!
E poi la nostalgica e vetusta atmosfera del treno, d’un tratto si è catapultati in altri tempi.
Ma come mai non passa nessuno a vendere le merendine?
Ecco, le cose migliori sono sempre quelle che mancano, accidenti!
In compenso il treno sferraglia da una stazione all’altra, davvero pare di essere nell’Italia del boom economico, un pubblico eterogeneo partecipa a questa rappresentazione così ben riuscita.
C’è un bambino che piange e un attempato signore intento a fare le parole crociate, una ragazza che dorme e un’altra assorta nella lettura di un libro.
E tra i passeggeri si trova una compagnia di ragazzini in viaggio verso la riviera, una coppia di innamorati che bisbigliano tra di loro e un gruppo di amiche ciarliero e rumoroso.
Uno scompartimento è un piccolo mondo, del resto.
E ci sono anch’io, rigorosamente in pantaloni, per un viaggio in treno una gonna non me la metterei neppure se mi pagassero.
E vi dirò di più, tengo persino i capelli dentro la giacca, sì, sì!
E sapete, mentre attendevo fiduciosa al binario, mi sono felicitata del fatto che il mio treno fosse puntuale, preciso come un orologio svizzero.
Altri convogli, ahimé, annoveravano ritardi di venti minuti e oltre, che pazienza!
E la memoria è subito andata alla terra di Germania, a quando mi ritrovai alla stazione di Monaco di Baviera, in attesa del mio treno.
Sul display si accesero due stelline luminose, ingenuamente chiesi di cosa si trattasse e un viaggiatore mi rispose lapidario:
– Sono i minuti di ritardo.
Cioè, due. Ah. Son tedeschi, hanno tanti difetti ma a volte ci stracciano, non c’è che dire.
Per non parlare poi dello splendente treno che presi in terra di Albione e che felicemente mi condusse al paesino di Saint Albans.
Rosso e bianco, nuovo di pacca, lucido e fiammante, credo che su quel pavimento si potesse serenamente banchettare in tutta tranquillità.
E comunque io treni non ne prendo molti, per fortuna.
Però ascolto dritte, lamentazioni e resoconti di amici che sono buoni clienti delle nostre gloriose ferrovie.
E c’è tanta gente che ha in sorte di frequentare quotidianamente i nostri treni, se volete conoscere storie e racconti, volti e persone visti dallo scompartimento o dal finestrino del treno andate a leggervi i blog di Vita da Pendolare e di Pendolante , entrambe narrano il mondo dal loro osservatorio privilegiato.
Per quanto mi riguarda tollero viaggi brevi e poco impegnativi.
E soprattutto non amo viaggiare accanto a gente che si porta dietro civette o altri pennuti.
Eh? Capita? Per fortuna no, succedeva nel 1926, come vi ho raccontato qui.
Adesso le cose sono molto cambiate, va decisamente meglio, vero?
Buon viaggio a tutti voi!

29 pensieri su “By train

  1. A volte i mondi si incontrano! Certo, avrei preferito invitarti a cena piuttosto che farti conoscere l’ambiente insalubre del mio viaggio, ma un piccolo regionale può essere folkloristico…. Grazie :-))

  2. Prendendo spessissimo il treno, non posso che confermare: mezzi da anteguerra sporchi e disorganizzati. Il massimo è stato il guano di piccione in intercity.
    Per tacere dell’abitudine al ritardo…
    Un abbraccio!

  3. il treno rimane il mezzo che più si identifica con il viaggio.NOn ha lo stesso sapore dell’aereo.
    Se vai fino a Londra in treno dentro ti resta molto di più che compiere lo stesso tragitto in aereo

  4. Haha, Miss Fletcher, quando hai accennato alle civette per un attimo ho pensato che temessi di incontrare Harry Potter e la sua amica Edvige. Comunque piu che i ritardi e la vetustà dei mezzi io temo la sporcizia e quei sedili in vellutino bluette non promettono nulla di buono…
    Un bacione 🙂

  5. Diciamo che per quanto riguarda il viaggiare in treno, il livello “normale” dovrebbe essere quello dei ‘Freccia. I regionali sono lasciati un po’ troppo allo sbando, specie sulle alte frequentazioni, ovvero dove servono realmente e potrebbero dare il massimo.

    Bel raccontino, simpatico e divertente 🙂

  6. I treni della terra di Albione oggi mi hanno lasciata a piedi e ho dovuto prendere l’aereo per la coda…letteralmente!! Certo la sporcizia dei nostri regionali va oltre l’umana comprensione! Meno male che qui c’abbiamo la funicolare 😉

  7. Mi piacerebbe avere una compagna di viaggio come te, con i tuoi racconti, le tue foto! Quante cose potremmo scoprire nel mondo dei treni e delle stazioni! Grazie per la citazione e a presto! 🙂

  8. Ciao! Ma si può sapere dove sei stata? Sono sicura che le foto che hai fatto hanno ripagato i “disagi” del viaggio… sono curiosissima!!!

    • Haha! E io che ti ho sempre immaginata pacata e paziente! A pensarti sul treno tra i passeggeri che lietamente parlano al telefono mi vien da sorridere.
      E in spiaggia, ne vogliamo parlare 😉 ?

  9. A me piace tanto viaggiare in treno, a parte lo sporco, adesso è diventata una babilonia principalmente per i cellulari è una cosa indecente non si può leggere, non si può godere il panorama perché quel continuo parlare al telefono ti da fastidio più di un discorso perché senti una voce che non sai con chi parla non c’è colloquio evviva la privacy ci sono persone che non so che contratti hanno non finiscono mai di parlare e di dare fastidio………….CIAO!!!!!!!

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