A breve inizierà la scuola e da qualche parte c’è un banco vuoto.
Quante cose devi imparare?
I numeri, le consonanti e le vocali, le somme e le sottrazioni, i disegni e la bella calligrafia.
E c’è un quaderno, le sue pagine sono rimaste bianche.
Appartiene a lui, Pierino Beccari, di anni cinque.
Pierino è un bambino nato nel 1882, porta una giacchetta con i bottoni tondi, un colletto ampio e un fiocco vaporoso.
Ha i calzoni alle ginocchia, le calze lunghe, le scarpe con i lacci, in una mano regge una cartella.
A breve inizierà la scuola e da qualche parte c’è un banco vuoto.
Ha quella posa, Pierino.
Il suo passo sembra incerto ed esitante, i suoi occhi sono velati di malinconia.
Dove vai, bimbetto di un altro secolo?
E chi tiene quella mano amorevole posata sulla tua spalla, come per proteggerti?
E’ un angelo dalle grandi ali, è lui a condurre questo piccolo oltre il confine dell’ignoto.
Se andrete a Staglieno vedrete questa statua così realistica, si trova nella galleria alle spalle del Pantheon ed è opera di un artista che certo conosceva le pieghe dell’umano sentire, il monumento è di Lorenzo Orengo, colui che ritrasse nel marmo Caterina Campodonico e Teresa Pescia.
La caducità della vita è tutta in questi tratti, l’angelo volge gli occhi verso il cielo e verso il mistero inconoscibile dell’aldilà.
E lo sguardo del piccolo pare invece cercare la terra e le piccole cose umane che non ha vissuto, io vedo in questo suo visetto una svogliata obbedienza.
Lasciami qui, non voglio venire con te.
A breve inizierà la scuola e da qualche parte c’è un banco vuoto.
L’angelo stringe la mano di Pierino e lo tiene accanto a sé, ineluttabile.
Guarda.
Lui non vuole andare, io lo so.
C’è ancora tutto il mondo da vivere e da vedere.
La lapide di Pierino Beccari è struggente e nostalgica, è una lettera d’amore scritta dai suoi genitori, vi leggerete parole e aggettivi di un’altra epoca.
Leggiadrissimo fiore della scuola. Amoroso e graziosissimo angioletto.
E accanto ci sono alcune righe attribuite a Pierino, è lui a consolare il papà, la mamma e i fratellini.
Eppure.
Eppure osservate bene la statua, da qualsiasi prospettiva.
Lui non vuole andare, io lo so, lui vorrebbe restare.
La mamma di lui si chiamava Fanny, un nome desueto e ormai quasi scomparso che ci riporta ad un secolo lontano.
Un velo di polvere scurisce il momumento, copre le piccole mani, i tratti del viso, i gesti ma non le emozioni.
Qualcuno ha lasciato un fiore giallo e lo ha messo là, sulla cartella di Pierino.
Io invece ho voluto restituire in qualche modo a Pierino Beccari la sua matita e il suo quaderno dalle pagine bianche, ho voluto riportarlo là dove la sua storia si è interrotta, al tempo delle domande e dei perché, l’età delle fossette sulle guance e dei sorrisi innocenti.
Quante cose devi imparare?
La geometria e la storia, la geografia e la felicità.
E la vita.
C’è un banco ed è ancora vuoto, lo sai, Pierino?
Ed è soltanto tuo, perché ognuno di noi è unico.
A breve inizierà la scuola.
E ci sarai anche tu, tu con la tua cartella.
Col piccolo Pierino dallo sguardo triste stamattina mi hai commossa Miss! Il tuo commento è toccante. A quel banco vuoto, che ancora aspetta Pierino penserò certamente spesso oggi. Ti ripeto soltanto quello che avevo già detto: la tua capacità di riportare in vita persone che si sono perdute nel tempo è unica.
Un abbraccio Miss.
Grazie di cuore delle tue belle parole.
Ho atteso l’inizio della scuola per scrivere di lui, questo bimbetto con lo sguardo attonito mi fa tanta tenerezza.
Ti abbraccio forte, cara Anna.
E hai visto che sotto c’è anche una bambina, con lapide del preside della scuola, Da Passano, che la elogia?
Sono in una galleria dove la polvere del tempo è letteralmente visibile.
Grazie del blog!
Andrea
Benvenuto tra queste pagine, Andrea.
Mi sembra di aver visto qualcosa del genere ma non sono certa di aver fotografato quella lapide, tornerò a cercarla.
Le tombe dei bambini sono tragicamente commoventi, tutte.
Grazie delle tue parole, a presto.
Staglieno prolunga per un attimo la vita dei suoi ospiti.
E tu con i tuoi post.
E noi con i nostri ricordi.
A presto Miss
Grazie caro, io provo a condividere le mie emozioni, alcuni di questi monumenti spezzano il cuore, certe sguardi suggeriscono che certe storie vadano raccontate o almeno immaginate.
Un abbraccio a te!
In realtà si trattava di un Angelo un po’ cecato (si nota che non guarda dove mette i piedi) . Era andato a prendere Pierino, ma lui riuscì a convincerlo che aveva sbagliato:
” Hai la vista corta , Angelo mio, dovresti proprio andare in pensione-gli disse il piccolo con buoni modi- ora ti accompagno io dal giusto Pierino, stavo proprio uscendo per andare a scuola.”
Preso l’Angelo per mano-“Attento a non inciampare Angie, qui c’è uno scalino!
-è il momento ritratto dallo scultore-ecco vieni avanti piano.”
Insomma, il furbo Pierino riuscì a portare l’Angelo della Morte da un tal Piero il Malfattore, un tipaccio che terrorizzava il quartiere e che lasciò questa terra con grande sollievo di tutti i vicini.
Pierino andò poi a scuola, non combinò granchè, ma passò alla storia come Pierino la Peste, protagonista di barzellette e film, campò fino a 102 anni e morì perchè aveva calcolato male la lunghezza della miccia di un grosso petardo.
Lo so perchè ho ritrovato un manoscritto nascosto sotto il monumento, messo lì da Pierino jr, il figlio. Nell’aprire il nascondiglio è pure scoppiato un tric-trac
Ipotesi fantasiosa e ottimista.
Bentornato e buongiorno a te!
: )
Bello leggerti di nuovo !
Quando andiamo a fare un sopralluogo in S.Maria Passione?
Spero presto! Grazie Gran Roldano!
stupenda quella: “svogliata obbedienza”!
(solo Staglieno può competere ad armi pari con caruggi e panni stesi!)
buona giornata…
Mi sembrava la definizione perfetta, Sergio, grazie di aver apprezzato.
Buona giornata a te.
Che commozione leggere questo post! Anche secondo me Pierino vorrebbe restare, ma deve andare,non ha scelta……Cara Miss, le tue belle parole hanno riportato in vita la triste storia questo tenerissimo bimbo e ti ringrazio per l’emozione che oggi mi hai regalato……Ciao Miss.
Orietta, ha proprio quello sguardo perso di un bimbetto che vorrebbe restare dove si trova.
Grazie a te, cara, buon pomeriggio.
Che cosa triste, Miss. E’ come dici tu, struggente.
Stefy
Eh sì, lo è davvero. Un abbraccio Stefy, grazie a te!
Commovente e struggente.
Un grande abbraccio!
Grazie cara amica, un bacio grande a te.
Ecco…mi hai fatto piangere come spesso mi accade quando ti leggo… ❤
Ti abbraccio Anna Rosa, forte!
Nooo. Che tristezza. Non posso leggere oltre. La morte è così ingiusta.
Un bacio, con lacrimuccia
Susanna
E hai ragione, cara Susa. Bacio a te.
Sembra che l’angelo, con quello sguardo verso l’alto, voglia chiedere al buon Dio una proroga per quel bimbo riluttante a lasciare questo mondo. Davvero malinconico questo post ma come sempre riesci a toccare le corde giuste per riportare in vita i protagonisti di Staglieno. Bacioni, stasera da Monza 🙂
Non poteva che essere malinconico, questo bimbo mi ha sempre fatto tenerezza.
E che dolce l’impressione che hai avuto sullo sguardo dell’angelo, io non ci avevo pensato.
Grazie Viv, un bacio grande!
bello. Ma accidenti a te…
Eh sì, lo so. Grazie Pani!
Pingback: alcuni aneddoti dal futuro degli altri | 03.09.15 | alcuni aneddoti dal mio futuro
Che tenerezza questo bimbo.
Eh sì, davvero.
Le opere di Staglieno, ci mostrano una società drammatica, sotto il profilo della mortalità infantile.
Ogni volta con le tue interpretazioni mi stupisci, è sempre un piacere leggerti.
Eugenio
Grazie carissimo Eugenio, questo bimbo mi ha sempre fatto tenerezza e tu hai ragione, certe lapidi e certe tombe sono lo specchio di una società con le sue tragedie, alcuni di questi bimbi sono così reali, tu sai cosa intendo.
Un abbraccio Eugenio, a presto.
Che tristezza infinita. Non riesco nemmeno a concepire di essere una Fanny
Tristezza, sì. A quell’epoca la mortalità infantile era un flagello, ci sono diverse tombe di bimbi a Staglieno che suscitano infinita tenerezza.
Ciao Katia, grazie a te!
E nemmeno i benestanti ne erano immuni
Ah no, certo che no.
Oh, Miss: mi hai spezzato il cuore 😦
Mi hai riportata tra quei vecchi registri di scuola di fine Ottocento consultati per la storia della mia bisnonna, su cui si leggeva di piccoli scolari che non c’erano più…
Un abbraccio a te e uno a Pierino 🙂
Eh cara, le vicende tragiche che riguardano i bambini spezzano proprio il cuore.
Grazie a te, un abbraccio!
Miss, sono tornato a leggere questo tenero e toccante post perchè sono nonno di un nipotino di sei anni, che nel prossimo settembre inizierà la scuola…
ah, i bambini dovrebbero nascere e basta.
E io sono d’accordo con te!
Bellissimo e commovente. Grazie
Grazie Sabrina!
Una curiosità: a giugno ero a Brescia per lavoro ed ho visitato il Duomo vecchio. Nella Cappella dell’Angelo custode c’è un quadro del 1600 che ritrae la stessa scena. Mi sono informato e ho visto che nel ‘6oo era un soggetto abbastanza diffuso,” L’Angelo custode che indica al bambino la via del cielo”. Non necessariamente in senso tragico. A volte era portatore di uno scudo che proteggeva il bambino da diavoli alquanto inquietanti.
Grazie Gran Roldano, notizie interessanti!
Buona giornata.
Non conoscevo questo monumento, veramente struggente. Lo stile iperrealistico è qui spinto al massimo grado, il bambino sembra vero, quanto la figura dell’angelo ci porta in un mondo surreale.Dolci e ricche di sentimento le tue parole.Grazie !!!
Sì, è molto toccante la figura tragica di questo bimbo, purtroppo all’epoca vicende come questa erano comuni. Grazie a te!
Lo stile iperrealista ci dà un’idea precisa della società di quel tempo, ce la fa toccare con mano. Si, la morte in età infantile o giovanile, non era un raro evento, oggi gli incidenti d’auto. Andrò a vedere altre statue di Orengo. Un caro saluto !
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Sono commossa, Miss… che bellissime parole hai scritto per il povero piccino
Torno sempre a trovarlo, cara Amaia. Grazie di aver apprezzato.