Era il 12 Marzo 1912, accadde su queste alture genovesi.
Forse il tempo era mite e clemente come spesso accadde in questi giorni che precedono di poco la primavera, forse era una giornata che molti pensavano di poter trascorrere in allegria.
È il primo pomeriggio quando in un’osteria sita in Salita San Simone si presentano tre giovani uomini che prendono posto ad uno dei tavoli.
Conversano tra di loro e all’oste ordinano pane, salame e un buon vino.
Così, mentre costoro consumano il loro pranzo, ecco sopraggiungere nell’osteria altri tre uomini che si dirigono con passo sicuro verso il campo da bocce, si tratta di tre amici che dopo breve si apprestano ad iniziare una partita.
Ecco che succede l’inimmaginabile: i tre uomini seduti al tavolo dell’osteria si alzano con prontezza e con delle pistole in pugno si dirigono verso i giocatori.
Li minacciano, la loro è un’aggressione in piena regola, uno dei tre si fa consegnare soldi, orologi e anelli d’oro.
Sono attimi di paura e sconcerto, le vittime non sono davvero in grado di reagire.
In tutto questa concitazione il povero oste, accortosi di quanto stava accadendo, pensò di correre ad avvertire le forze dell’ordine.
Eccolo scapicollarsi per Salita San Simone, giù per la discesa, corre di gran carriera.
Stanco, trafelato e tremante per la paura l’uomo giunge così in Via Pertinace dove racconta l’accaduto alle competenti autorità.
Un gran numero di poliziotti parte così alla ricerca dei malfattori, si setacciano senza sosta il quartiere e le alture e ad un tratto due dei malviventi vengono intercettati.
I due però si accorgono di essere nel mirino della polizia e tentano di darsi alla macchia fuggendo per Corso Firenze con gran clamore tra la gente del quartiere.
Corrono, corrono, uno di loro viene acciuffato, l’altro riesce a sfuggire ma sarà in seguito identificato.
Questa è solo un fattaccio di cronaca del passato, la notizia riportata da Il Lavoro del 13 Marzo 1912 e si conclude con la constatazione che probabilmente uno degli aggressori aveva avuto precedenti attriti con uno dei giocatori, proprio durante una partita di bocce all’Osteria in Salita di San Simone.
Leggendo quelle righe io ho immaginato l’oste che corre a perdifiato giù per la creuza, ho visto le eleganti signore di Corso Firenze atterrite per l’inatteso inseguimento.
E poi ho immaginato quell’osteria con i tavoli di legno, le sedie impagliate, i fiaschi di vino rosso, i cestini colmi di pane, il tagliere dove si affettano i salumi.
E il campo da bocce fuori, c’erano forse anche un pergolato e qualche panca per sedersi al sole.
In un altro tempo che non abbiamo vissuto, in una bella creuza di Genova dalla quale si ammirano i tetti e la linea del mare di Genova.
E mai avrei detto che, in un altro tempo, in Salita San Simone c’era un’osteria con un campo da bocce.
Una creuza così tranquilla sconvolta da quei tre brutti ceffi… la preferiamo certamente così come ce la mostri in foto: erta e silenziosa. Buongiorno cara!
Certamente sì, hai ragione.
Un bacio grande Viv, grazie.
Manco mì sàiva che lì ghe fise stæta ’n òstàia. A-o numero 18 ghe son nasciua mi, inta caza fæta fâ da mæ mesiâo do 1923.
Neanch’io sapevo che lì ci fosse stata un’osteria, Al numero 18 ci sono nata, nella casa fatta fare da mio nonno nel 1923.
Ma davvero? Non lo sapevo! Bisogna che poi ci facciamo un giro insieme, mia cara.
Un abbraccio cara Isabella, grazie.
Miss, bravo l’oste che deve pure averci rimesso il conto…
Ecco appunto, non ci avevo pensato, tra l’altro!
Quando verrai a Genova faremo questa creuza, merita… grazie Sergio, buona giornata!
Grazie per questa storia del passato e anche per la bella vista sulla tua città. Ho anche imparato delle parole sconnosciute come il fattaccio e darsi alla macchia.
Irene sei fantastica, ti abbraccio forte! Grazie amica mia!
La casa costruita da mio nonno nel 1900 confina con un pezzo di salita San Simone… ci ho abitato un po’ di anni.
Via Pertinace?
Quanti ricordi.
Buon Pomeriggio.
Quarc
Che bei ricordi Quarc!
MIss cara questa videnda dell’ oste e gli aggressori in osteria mi riportano all’ atmosfera di una canzone di Guccini meno nota: Antenor …
Ecco!
Che quartieri malfamati che frequenti, miss!
Hai visto che roba? Un abbraccio Mauro, grazie!
Da genovese non conoscevo questa storia…
Ciao!!!
L’ho scoperta per caso anch’io Buona serata a te!
Povero oste!
Eh sì.
ormai Genova non ha più confini per te, anche nel periodo storico, ottimo post!
Un caro abbraccio 😉
Grazie Max, sei sempre caro!