Oggi ritorno a parlarvi di un’opera celebre e molto amata, ora al centro di una magnifica mostra allestita al Museo Diocesano di Genova: la Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino.
Come ebbi modo già di scrivere nel mio post dedicato alla mostra, questo dipinto è entrato a far parte della devozione popolare ed è stato molte volte replicato in libri sacri, cartoline, quadretti e stendardi.
Anche io, nel mio piccolo, conservo alcune immagini della Madonna dell’Olivo e questa è l’occasione per mostrarvele.
La prima immagine è una cartolina dai colori molto vividi che venne spedita da Pesaro a Genova nel 1939.
Una grazia perfetta e la dolcezza di lei.
La cartolina si ispira alla prima versione del dipinto realizzata da Barabino nella quale l’artista aveva posto alcune arance ai piedi di Maria.
Così ritroviamo quella materna amorevolezza raffigurata dal talento di Barabino.
Dettaglio del trittico raffigurante la Madonna dell’Olivo
La seconda cartolina fu inviata invece nel 1905 da Roma a Fano ed nuovamente una replica della prima realizzazione del quadro con le profumate arance.
Queste due riproduzioni sono assai meno particolari della terza che mi pregio di poter custodire.
Con la fantasia andiamo ad un giorno del secolo scorso e immaginiamo un estroso fotografo che apre un “casting” per trovare una fanciulla somigliante a colei che era stata immortalata da Nicolò Barabino.
Non deve essere certo stata un’impresa facile ma, in ogni caso, l’anonimo autore di questa cartolina fotografica riuscì nel suo intento.
Lei ha il capo coperto, l’ovale perfetto, lo sguardo amorevole.
Il bambino, pur essendo docile e obbediente, si mostra vivace e allegro come tutti i piccini della sua età.
La cartolina fotografica viaggiò da Bologna a Genova nel lontano 1908.
Ai piedi di Maria, nel dipinto, ci sono quelle arance e quei rami di simbolico olivo.
E osservate bene il dettaglio: ai piedi di questa giovane ritratta nei panni di Maria ci sono invece fiori e boccioli.
Questa parte inferiore del ritratto pare ispirarsi alla seconda versione del quadro: il manto cade in maniera quasi identica, a terra in entrambi i casi ci sono i fiori.
Per il resto la postura di Maria rammenta invece la prima versione del dipinto.
Se ancora non lo avete fatto vi consiglio di andare al Museo Diocesano a visitare Sacro & Pop. La Quasi oliva speciosa in campis di Nicolò Barabino, capolavoro della pittura dell’Ottocento la mostra è realizzata a cura di Lilli Ghio, Paola Martini, Caterina Olcese Spingardi e Sergio Rebora, qui trovate il mio post dedicato all’esposizione.
Io spero, un giorno, di trovare da qualche parte un grazioso quadretto con la Madonna dell’Olivo, un oggetto semplice e di poche pretese.
Lo appenderei al muro, nella mia stanza.
Per adesso conservo con cura la fotografia di una fanciulla che, in un giorno della sua giovinezza, venne così ritratta nelle vesti della Madonna dell’Olivo.







































































