Davanti all’orizzonte

Ci sono attese che ti inchiodano sul crinale dell’incertezza.
Resti lì, con la tua esitazione.
E non sai quale strada dovrai percorrere e cosa ci sarà dopo la curva, così sono certe attese.
E poi, tutto si rischiara e diviene più semplice.
E allora hai per te le altre attese, quelle durante le quali ti ritrovi, prendi fiato, respiri profondamente e ti sembra quasi di tenere nella tua mano tutto il tempo del mondo.
Con una quieta lentezza, leggera come il vento e impalpabile come la luce.
Davanti all’orizzonte, semplicemente.

Bogliasco

Tiepido autunno sulla Passeggiata di Nervi

È un tiepido autunno e ritornando sulla Passeggiata di Nervi si respira il profumo del mare e anche un’impressione di primavera.
Il mare è calmo, il vento tace e il calore del sole accarezza la pelle.

È un tiepido autunno ed è l’ora perfetta per camminare, pensare e forse anche sognare.

E il mare luccica di riflessi d’argento.

Nelle ore del tiepido autunno ho seguito la ringhiera azzurra della Passeggiata di Nervi come un’affettuosa consuetudine, con la bellezza straordinaria di ritrovare un luogo caro che sempre mi dona quiete e senso di appartenenza.
Sono venuta qui in ogni stagione della vita e sempre ci ritorno.

E così mi sono seduta su una panchina tanto cara davanti alla quale si estende l’immensità del mare.

Mentre una vela bianca scivolava via sospinta da favorevole brezza.

Ognuno poi si gode a suo modo una mattinata dal clima mite e primaverile.

E sbocciano ancora i fiori delicati lungo i viali del Parco.

Con la dolcezza di un tiepido autunno sulla Passeggiata di Nervi.

Quiete

Un tempo lento, silenzioso e sospeso.
E l’albero antico si protende donando la sua dolce ombra mentre sull’altro lato l’alberello giovane deve ancora crescere, imparare e divenire saggio.
La ringhiera di Spianata Castelletto, il confine oltre il quale fluttuano i pensieri e le nostalgie.
Le alture della città, lo sguardo.
La pozzanghera, un magico specchio.
E le panchine.
Si rimane a pensare, a immaginare, a respirare.
Sotto il cielo di Genova: la quiete.

Addio, grande albero

Il grande albero non c’è più.
Me lo ha detto un’amica, mi ha scritto e mi ha rivelato l’accaduto.
– Hai visto? Non c’è più! Il pino a sinistra dell’ascensore di Castelletto, l’albero che giocava a specchiarsi nell’acqua delle pozzanghere non c’è più.
Il grande albero della Spianata, il grande albero non c’è più.

La mia amica ha chiesto anche delucidazioni e le è stato spiegato che il pino purtroppo ormai rappresentava un pericolo e quindi è stato necessario tagliarlo.
E così il grande albero non c’è più, allora oggi io non desidero portare qui alcun tipo di polemica ma voglio soltanto ricordare e salutare lui che era davvero uno di noi.
Il grande albero era là da tanti anni e ha veduto centinaia di bambini muovere i primi passi in Spianata e poi diventare adulti.
Il grande albero ha conosciuto pioggia, sole e vento, nevicate e arcobaleni e molte diverse epoche della nostra vita.

Il grande albero mi ha vista passare di corsa verso l’ascensore e uscirne con altrettanta fretta in molte differenti occasioni.
Il grande albero conosceva i primi baci, le promesse di eterna fedeltà, i nostri primi splendidi amori.
Il grande albero mi ha veduta mille volte seduta su una di quelle panchine a gambe incrociate e con lo zainetto buttato lì accanto, un’amica vicino e un gelato tra le mani.
E quante nostre parole e risate ha ascoltato il grande albero!

Il grande albero era possente, magnifico, generoso, prodigo di ombra e di freschezza e custode della vita, tra i suoi rami hanno cinguettato un’infinità di uccellini.
Il grande albero è stato muto testimone di confidenze pronunciate davanti a quella ringhiera, mentre lo sguardo andava a perdersi sui tetti di Genova.

Il grande albero si protendeva indomito verso l’azzurro, con i suoi grossi rami ritorti.

Il grande albero era uno di noi.
Era una di quelle presenze che faceva parte della nostra esistenza e non avremmo mai pensato che un giorno non lo avremmo veduto più, eppure siamo grandi e dovremmo sapere che certe cose accadono.
Il grande albero, come molti di noi, amava rimirarsi nell’inquietudine dell’acqua piovana.

Il grande albero ha offerto riparo, conforto e frescura a generazioni di genovesi e visitatori, sotto i suoi rami si sono soffermati tutti coloro che giungono fin quassù in cerca di uno straordinario scorcio di panorama.

Il grande albero era nel nostro orizzonte e nella nostra memoria emotiva.
E così, in una livida mattinata d’autunno, mi sono recata a porgergli l’ultimo saluto e a ricordare ciò che siamo stati insieme a lui.

E poi mi è sovvenuto un pensiero, in qualche modo fantastico e fantasioso.
Nella mia mente sono apparsi i sorrisi e i volti di alcune persone a me care che da tempo non ho più potuto incontrare sotto il grande albero: sono coloro che non ci sono più, anche se il ricordo di loro non è mai svanito.
E così mi piace pensare che il grande albero sia ora destinato a loro e che tutti loro si ritrovino là, all’ombra di quei rami, proprio come usavamo fare in altri giorni ormai trascorsi.


Il grande albero, memoria dolce di un tempo perduto.
Addio, grande albero, amico prezioso e silente, grazie di esserci stato per lunga parte delle nostre vite.

Le panchine di Santo Stefano d’Aveto

Queste sono alcune delle panchine di Santo Stefano d’Aveto, sono colorate e allegre, sotto il cielo terso e azzurro, sono panchine perfette per prendere il fresco.

E se ne trovano diverse nelle strade del paese, là dove ci sono certi bei negozietti.

Una è di fronte a un negozio di alimentari e frutta e verdura.

Per l’occasione ospitava una fantastica zucca che se ne stava lì come piace fare anche a noi.

Il sole e l’ombra tra le case di Santo Stefano d’Aveto.

E le piante, le foglie verdi e rigogliose d’estate.

E il prato verde, gli alberi svettanti, la quieta atmosfera di questa valle.

Queste sono le belle panchine vista monti di Santo Stefano d’Aveto.

Una panchina nel bosco

È una panchina nel bosco, sotto l’ombra confortevole degli alberi.
È una panchina per godere il fresco, per immergersi nella lettura di un romanzo appassionante, è una panchina per mangiare il gelato oppure un bel ghiacciolo.
Ed è una panchina per riposarsi, per mettersi seduti con le gambe a penzoloni, è una panchina per grandi e piccini.
Ed è una panchina per genitori che portano i bambini sui giochi, qui al Bosco delle Fate, ma è anche una panchina perfetta per chiunque voglia fermarsi a fare quattro chiacchiere in tranquillità.
È una panchina nel bosco, in una fantastica quiete, in questi giorni d’estate a Fontanigorda.

Amici

Amici.
Amici, con lo stesso orizzonte e con un bagaglio di ricordi.
Amici, davanti allo stesso mare.
Memorie, tratti di strada, salite impervie, risate, giorni, esperienze condivise e tempi ancora da vivere.
Parole, a volte.
Soltanto emozioni, spesso.
E sguardi, certo.
Come ha saputo dire un poeta, con verità e semplicità.

“Amico è con chi puoi stare in silenzio.”
Camillo Sbarbaro – Trucioli

Blu di Capo Santa Chiara

E questo è il blu intenso e vibrante di Capo Santa Chiara.
La linea dell’orizzonte, le case chiare di Boccadasse, la Chiesa di Sant’Antonio e la quiete di un tempo lento.

E l’azzurro e il turchese e le rocce affioranti.

E il sole che brilla e la costa con i quartieri del levante cittadino.

Di mattino presto, poi, si trova anche posto sulle belle panchine di Capo Santa Chiara, tra le più panoramiche che io conosca in questa nostra Genova.
C’è il mare di fronte, i gabbiani volano alti e le barche lasciano la loro bianca scia.

E le onde ritornano a intonare il loro canto che risuona nell’infinito.

Risplendono i colori vivaci del borgo di Boccadasse.

E poi la luce, le ombre, il silenzio, la perfezione assoluta.

In un’armonia pulita di linee, oltre il muretto di mattoni, il blu di Capo Santa Chiara.

I posti dove mi piace leggere

Questi sono per me tempi di letture appassionanti, i libri del resto sono tra i miei migliori amici e in quanto tali la loro compagnia è sempre un privilegio.
L’altro giorno, mentre ero immersa nelle fantastiche vicende di un magnifico romanzo, mi sono ritrovata a riflettere su tutti i posti dove mi piace starmene con un libro tra le mani e così eccomi a raccontarvi le mie preferenze di lettrice.
In primo luogo amo da sempre leggere a letto e prediligo le ore del primo mattino, dopo aver bevuto il mio caffè mi piace ritornare sotto le coperte e rimanere a lungo a leggere, nel silenzio ovattato del giorno che nasce: e così il mio primo sguardo sul mondo passa attraverso le parole di un libro e si arricchisce di altri sguardi e di panorami inconsueti.
Nelle giornate serene, luminose e non troppo calde tipiche della primavera amo leggere tra i fiori del mio terrazzo, con una musica che mi accompagna nella lettura.
E quando poi viene il tempo dell’estate, a Fontanigorda, prediligo una certa panchina che considero una postazione di lettura davvero privilegiata!
Questa panchina si trova sulla strada tra Fontanigorda e Casanova, ci si arriva dopo una breve passeggiata ed offre il conforto dell’ombra degli alberi, il canto del vento tra le foglie e il cinguettio gioioso degli uccellini.
Io potrei rimanerci per ore e ore, la mia panchina è incantata come un tappeto volante.

Mi sistemo là sopra a gambe incrociate e parto felice per i miei viaggi letterari: comodamente seduta sulla mia panchina sono stata diverse volte nella Parigi di Zola e altrettanto di frequente nella Londra vittoriana, ho vissuto amori tormentati e ho conosciuto storie indimenticabili.
La mia panchina, come dicevo, è lungo la strada e quindi di tanto in tanto passano altri villeggianti ma tutto è semplicemente perfetto e nulla interrompe la mia adorata lettura.
Leggere è un gioco di fantasia, una meraviglia dell’immaginazione che ognuno si costruisce da sé, ognuno nel luogo che preferisce.
E ancora, qui a casa, a Genova, quando fuori piove amo sedermi per terra vicino alla porta finestra per restare lì a a leggere mentre in sottofondo tintinnano le gocce di pioggia sulla ringhiera.
Ci sono tante gioie semplici, al mondo.
A volte a renderci felici sono le parole di uno scrittore, le suggestioni di una storia antica, il riflesso di emozioni che sappiamo riconoscere come nostre.
A volte a renderci felici è un libro, una di quelle gioie semplici uniche al mondo.