Oscar Wilde, dandy e bon vivant

L’arguzia, il motto di spirito non furono banali artifici letterari per Oscar Wilde, il dandy per eccellenza, furono uno stile di vita, l’espressione di un genio che sapeva manifestarsi ad ogni occasione propizia.
La vita imita l’arte più di quanto l’arte non imiti la vita: è uno degli aforismi più celebri e citati dello scrittore irlandese il quale, nel corso della sua esistenza, dimostrò, nelle parole quanto nei fatti, come il mondo sia simile a un palcoscenico e gli uomini gli attori sulla scena.
Era il 1882 quando Wilde  intraprese un lungo viaggio attraverso il Canada e gli Stati Uniti, dove avrebbe dovuto tenere una serie conferenze sull’estetismo e sull’arte nelle maggiori città nord americane.
E’ già un campione di eccentricità, se ne va in giro vestito con abiti di velluto e con camicie di seta, porta i capelli lunghi con i boccoli, e troverà estremamente disdicevole il fatto che un barbiere di New York sia sprovvisto del ferro per arricciare le sue chiome.
Ed è scenografico e teatrale il suo ingresso negli Stati Uniti, di fronte ad un attonito impiegato della dogana che gli pone la domanda di rito:
– Niente da dichiarare?
Oscar, flemmatico, risponde:
I have nothing to declare except my genius.
– Non ho niente da dichiarare eccetto il mio genio.
E’ il bon mot, la battuta pronta quella che a Wilde non manca mai, neppure in situazioni che per altri sarebbero fonte di imbarazzo.
Una sera, dopo una rappresentazione teatrale, mentre la maggior parte del pubblico adorante gli porgeva mazzi di fiori, uno spettatore gli lanciò sul palco un cavolo marcio e maleodorante che Wilde imperturbabile raccolse da terra replicando:
Thank you my dear fellow, every time I smell it I shall be reminded of you.
– Grazie mio caro, ogni volta che lo annuserò mi ricorderò di voi.
Oscar Wilde era anticonformista ed ironico, in ogni circostanza.
Una volta, a una festa, Wilde, tediato dalle troppe chiacchiere, moriva dalla voglia di fumarsi una sigaretta.
La padrona di casa, notando che il paralume di una lampada produceva fumo per autocombustione disse:
“Signor Wilde, per favore spegnetela, sta fumando.”
Ed Oscar, con un fondo di invidia, ribatté:
Happy lamp!
– Beata lei!
Anche nei momenti difficili Oscar sapeva distinguersi.
Durante il processo che subì a causa della sua relazione con Alfred Douglas, gli venne chiesto se avesse mai adorato qualche uomo e la risposta fu:
No, I have never adored anyone but myself.
– No, non ho mai adorato nessuno a parte me stesso.


Tagliente, fine e pungente.
Fu vittima della sua ironia anche il poeta Lewis Morris. Questi angosciava di continuo Wilde con le sue lamentazioni per non essere stato nominato poeta laureato di Inghilterra, ma lo fece una volta di troppo, dicendo:
– E’ una cospirazione del silenzio, una cospirazione del silenzio contro di me! Cosa dovrei fare, Oscar?
E lui, cogliendo la palla al balzo, consigliò:
Join it!
– Unisciti!
Oscar Wilde patì le sofferenze del carcere, ma malgrado tutto, questo non gli fece perdere la sua arguzia.
Quando ne uscì, per un certo periodo adottò lo pseudonimo di Sebastian Melmoth ma appena entrava in confidenza con qualcuno, dopo breve chiedeva al suo interlocutore di chiamarlo con il suo vero nome.
Il suo amico Frank Harris, autore di una dettagliata biografia di Wilde, narra che Oscar in occasione di una conversazione con una persona appena conosciuta che si ostinava a chiamarlo Mr Melmoth, lo esortò in tal modo:
Call me Oscar Wilde, Mr Melmoth is unknown, you see.
– Chiamatemi Oscar Wilde, Mr Melmoth è uno sconosciuto.
L’altro si profuse in scuse, argomentando che pensava che quello fosse il desiderio dello scrittore, ma lui subito spiegò:
Oh, dear, no. I only use the name Melmoth to spare the blushes of the postman, to preserve his modesty.
– O caro, no. Uso il nome Melmoth solo per risparmiare ad postino di arrossire, per preservare la sua modestia.
Questo era Wilde, genio, sregolatezza e ironia.
Fino alla fine, fino agli ultimi giorni della sua vita.
E’ a Parigi, devastato dalla malattia e privo di mezzi, il fasto di un tempo è ormai perduto, gli amici lo aiutano, sia economicamente che moralmente.
A loro Wilde richiede una cassa di champagne, un lusso che non potrebbe certo permettersi.
E con amarezza, alla sua maniera, chiosa:
Alas, I’m dying beyond my means.
– Ahimé, sto morendo al di sopra dei miei mezzi.
La stanza in cui Wilde sta morendo è spoglia, niente porcellane, nessuna raffinatezza, lui che al tempo dei suoi trionfi era il maestro delle più raffinate ricercatezze, lui che se ne andava a passeggio per Piccadilly stringendo un girasole tra le mani, lui, l’esteta per eccellenza, l’apostolo dello stile e della forma, stava lasciando questo mondo in una condizione che non gli era affatto congeniale.
Un mese prima della sua morte, parlando con un amico, dal suo letto di dolore ebbe la forza, ancora una volta di ironizzare, dicendo:
I am in a duel to death with this wallpaper. One of us has to go.
– Sto combattendo un duello mortale con questa tappezzeria. Uno di noi due dovrà sparire.
Era Oscar Wilde, colui per il quale la vita imita l’arte, più di quanto l’arte non imiti la vita.
E fino all’ultimo tenne fede al suo credo, a ciò che lo rese immortale ed inimitabile, si attenne alla sua regola, quella che è giunta fino a noi grazie alle sue opere e che ritroviamo nelle parole di Gwendolen, la protagonista di una delle sue più celebri commedie, che lieve, ma con assoluta convinzione afferma:
– In matters of grave importance, style, not sincerity, is the vital thing.
-Nelle questioni di grande importanza è lo stile, e non la sincerità, ad essere vitale.
(The importance of being earnest).

38 pensieri su “Oscar Wilde, dandy e bon vivant

  1. Come già ti avevo detto Miss, non conosco moltissimo Oscar Wilde ma quello che hai sempre postato l’ho letto e lo leggo con grande interesse. Brava davvero perchè dai sempre notizie utili o comunque, per me, piacevoli da conoscere. p.s. sto lavorando a quella tua richiesta, non mi sono dimenticata sorellina. Devo solo organizzare il tutto.

  2. Miss, visto che mi sembri più ferrata di me in materia, mi confermi la notizia che Wilde volendo avrebbe potuto fuggire dall’Inghilterra, risparmiandosi le prigioni.
    Lui non ha voluto e gli è andata male. Mi è riaffiorato questo ricordo da chissà quale lettura.
    Io dietro alle battute e freddure di Wilde sento anche molta solitudine. Di sicuro è stato molto amato, ha amato. Ma alcuni geni hanno delle ombre solo loro, che è difficile comprendere. Forse sono queste a renderli così grandi.

    • Sì Chagall, è vero. Gli amici volevano aiutarlo a scappare e lui si si è rifiutato, anche la madre era dell’idea che lui rimanesse.
      Se vuoi conoscere gli abissi della solitudine di Oscar Wilde e le sue amarezze, se non l’hai mai letta dai uno sguardo a La Ballata del Carcere di Reading, è da brividi…

  3. Oscar Wilde…è uno dei miei scrittori prferiti! Tornando al post di ieri, quando siamo stati a Parigi (già ben cinque volte!), siamo andati anche a visitare la sua tomba, c’erano parecchi baci di rossetto (veri) stampati sul marmo della sua grande lapide…che emozione!
    Avercele, la sua flemma e la sua battuta sempre pronta!
    Un abbraccio e buona serata, MissFletcher, *Maristella*.

  4. sempre sempre adorato oscar wilde! deve essere stato un compagnia d’eccezione ai suoi tempi e sarei proprio curiosa di sapere cosa direbbe se vivesse ai tempi d’oggi!
    buona serata cara miss!

  5. Lo so sono ripetitiva,perdonami. Ma è sempre un piacere leggerti quando parli di lui.
    E anche io,come Maristella,durante uno dei miei 5 viaggi a Parigi,sono stata a Père-Lachaise. Aggiungo,per la gioia di mio marito.
    Stefy

  6. Il grande Oscar fa parte di quelle persone che nascono centellinate secolo per secolo. Il genio si è fortemente concentrato su di lui.
    Forse è stata la Guinness che ha bevuto ai tempi del Trinity!

  7. Pingback: Placida Signora » Blog Archive » Placide Segnalazio’: Elenco molto molto in progress di Cose Belle da leggere e guardare

  8. Brava, brava, brava!
    Ti ho appena scoperta, ma non mi sfuggirai, ho appena letto alcuni dei tuoi articoli su Oscar Wilde, complimenti ben scritti! Scrivi talmente bene che sono stata spinta a leggerne altri di diversa argomentazione. Sto raccogliendo tutto ciò che trovo su Oscar Wilde, un genio durato poco a causa della stupidità sociale. E’ un vero peccato: avrebbe meritato di meglio!

  9. Grazie per il benvenuto.
    Oltre che geniale è filosofico, psicologico, eroico, coerente con se stesso fino alla fine; ha amato molto e questo è stato considerato un male, ma i mali e i malati sono altri!
    Attenderò con impazienza altri tuoi scritti in merito, ho fatto delle ricerche su John Gray, ma non ho trovato un granchè, tu hai qualcosa a riguardo?
    Grazie ancora e buona serata a te, è un piacere leggerti!

  10. e’ molto piacevole questo articolo su Oscar Wilde sei brava nello scegliere e collocare i suoi famosi aforismi . non e’ proprio che lo ami pero’ mi intriga mi affascina . mi piacciono moltissimo i suoi racconti le sue favole per i bambini denota sensibilità forse era quello il mondo in cui avrebbe voluto vivere per sempre .c’ e’ un libricino piccolo di pagine non di contenuto sui fantasmi che e’ delizioso ..non ricordo il titolo . grazie miss

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