Oggi vi porto a tavola con Garibaldi, un amante della buona cucina e dei semplici piatti casalinghi.
Non era arduo accontentarlo, delle sue preferenze in fatto di manicaretti si legge in diversi libri, l’argomento è stato anche approfondito tempo fa nel corso di una mostra curata dalla Dottoressa Ponte e dalla Dottoressa Bertuzzi del Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano, in quella circostanza ho avuto occasione di fare scoperte interessanti sui gusti dell’Eroe dei Due Mondi.
Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano
A scrivere del suo illustre genitore è la figlia Clelia, è lei a rammentare che a Caprera Garibaldi teneva capre, pecore e mucche che fornivano delizioso latte fresco.
Ed è lei a riferire che il nostro caro Peppe amava i piatti genuini, prediligeva il minestrone alla genovese con il pesto e gustava volentieri un buon piatto di stoccafisso.
Nel lontano Sud America aveva imparato ad apprezzare le grigliate di carne, da vero nizzardo amava la tradizionale bouillabaisse, sceglieva spesso pesce oppure selvaggina, era goloso di ricci di mare e gamberetti.
Gradiva le fave, il pecorino e le olive in salamoia, Garibaldi era un buongustaio, a mio parere.
L’Eroe dei Due Mondi, il Generale, colui che guidò gli ardimentosi in camicia rossa.
A volte l’immaginario restituisce una figura che in parte non corrisponde alla realtà e pensando a Garibaldi parrebbe quasi ovvio figurarselo mentre assapora un buon bicchiere di vino rosso insieme ai suoi fidati compagni.
Le cronache riferiscono tutt’altro: Peppe non beveva vino, si dissetava con l’acqua o con il mate, un infuso tipico del Sud America.
E a quanto si legge gli piaceva anche l’orzata, chi l’avrebbe mai detto!
Opera esposta al Museo del Risorgimento – Istituto Mazziniano
Tra le memorie portate all’attenzione del pubblico al Museo del Risorgimento anche il ricordo di un celebre garibaldino, Giuseppe Cesare Abba.
Egli narra di una tavola imbandita con semplicità, nel piatto di ogni ospite un fragrante pane casalingo.
E poi queste le portate:
“Venne subito servita una gran minestra alla genovese, poi un piatto di baccalà, poi una fetta di melone; e via così, come se del bisognaccio umano di mangiare, ognuno, primo il Generale, cercasse di sbrigarsi alla più lesta possibile.”
(Giuseppe Cesare Abba – Cose Garibaldine – Torino Società Tipografico Editrice Nazionale 1907)
Giuseppe Cesare Abba
Nella sana alimentazione di Garibaldi non mancava mai la frutta che egli stesso raccoglieva: arance sugose, fichi maturi e croccante uva.
Riguardo ai dolci aveva un debole per quelli che diverranno famosi con il suo nome: i Biscotti Garibaldi.
Con rammarico devo dire che non li ho mai assaggiati, pare che siano tuttora venduti in Inghilterra e che siano fatti di una base di galletta del marinaio arricchita con uva passa.
Sarà il caso di provarli, al Generale piacevano moltissimo!
Anche lui come Mazzini amava i biscotti del Lagaccio, a spedirglieli da Genova era il suo fidato amico Luigi Coltelletti.
Ed era la moglie di Coltelletti a preparare per Garibaldi una bontà tutta genovese, la Signora Carlotta faceva un delizioso pandolce e per le feste ne mandava sempre uno al Generale.
Sapori che conosciamo, cibi quotidiani per molti di noi, alla tavola del nostro Peppe forse non era difficile sentirsi a proprio agio.
Una tazza di mate e una fetta di pandolce, una merenda semplice per un grande eroe.
Ciao Miss! Mi piacerebbe proprio sedermi alla tavola di Garibaldi… tante cose buone!
Vero? Piacerebbe anche a me, cara Anna.
E prima o poi dovrò provare quei biscotti! Buona giornata cara, grazie.
Davvero un gran buongustaio, il nostro Eroe dei due mondi!
E ci credo non disdegnasse certe prelibatezze.
Un abbraccio e buon inizio di settimana cara Miss Fletcher
Susanna
Sì, un buongustaio, sono tutti piatti deliziosi.
Baci cara, buon inizio di settimana a te!
L’orzata! Credo che se la nominassi a un bambino di oggi sgranerebbe gli occhi senza capire di che si tratta… più o meno come per il tamarindo! Baci cara!
L’orzata! Quella piace anche a me, cara, ho qualcosa in comune con Garibaldi e mi sa che hai ragione, forse non è più tanto comune.
Baci cara, buona giornata a te!
Non so se sei mai stata a Caprera:casa Garibaldi é spartana ma la cucina era fornita di ogni suppellettile,mortaio(per il sale e par il pesto) in primis!Ed era goloso di pinoli,infatti tutti i pini dell’isola li ha piantati e seminati il Nostro,a partire da sementi e piantine che gli procurava il fratello .
In fondo é stato più fortunato di Mazzini che si faceva la pasqualina con le lattughe inglesi…
Purtroppo non ci sono mai stata, bella idea quella di seminare i pini per avere sempre la materia prima a portata di mano.
In effetti Mazzini lassù languiva e sospirava in mancanza delle cose buone che gli piacevano!
Al centro del cortile c’è un enorme pino che aveva piantato alla nascita della figlia Clelia.Miss,ti consiglio di visitarla:luoghi splendidi e reperti storici,una pacchia per la tua macchina fotografica!
Eh, lo immagino cara, io in questi ultimi anni ho viaggiato troppo poco, che peccato!
Miss, non mi sarei mai aspettato che Garibaldi preferisse l’acqua al vino, neanche quello rosso come le sue camicie… per il Mate invece sapevo che avesse una particolare predilezione, se ne era portato in Italia una grande quantità… In Argentina dicevano che gli europei che assumevano Yerba Mate, non tornavano più nel loro paese di provenienza… i miei genitori, infatti, non vollero mai assaggiarlo, anche perchè il Mate si usava assumerlo in gruppo e quando glielo offrivano, a loro faceva schifo quel passarsi di bocca in bocca la “bombilla”, cannuccia solitamente d’argento, dalla quale avrebbero dovuto succhiarlo…
In effetti capisco i tuoi genitori, bere da una cannuccia usata da tante persone non mi piacerebbe affatto.
E la faccenda del vino è piuttosto sorprendente, si fa fatica a crederci, è vero?
Però non doveva farcela quella di essere astemio! Mannaggia! ^_^
Hahaha, questa faccenda ci addolora, lo so! Come siamo messi ad orzata 🙂 ?
Buona sera ,Miss. Esiste in val Graveglia (entroterra di SanSalvatore di Cogorno,basilica Fieschi ) un piccolo ristorante famil.che si chiama Cà di Gòsita gestito da un signore che si chiama proprio Giuseppe Garibaldi. La zona è quella con la vicina val Garibalda-Chiesanuova -Conscenti. Saluti a tutti. luca de r.
Grazie della segnalazione Luca, non conosco questo posto!
ma guarda un po’ quante cose scopriamo su Garibaldi, addirittura l’orzata, buonissima fra l’altro. A leggere questo post viene fame tanto sono belli i piatti fotografati. (:-))
Buona giornata (:-))
L’orzata in effetti è sorprendente, vero?
Ti ringrazio per le belle parole, fotografare il cibo a mio parere è veramente un’impresa, non è affatto facile, io provo a fare del mio meglio.
Buona giornata a te.
Un buongustaio! Sapevo che gli piaceva lo stoccafisso, anche se non ricordo dove l’ho letto. E l’orzata, anch’io la trovo buonissima 😉
Ecco, hai qualcosa in comune con Garibaldi!
Che onore!
Eh 🙂
Non si pensa mai a cosa mangiavano gi eroi (addirittura di due mondi), come se campassero d’aria. Bello tu ricostruisca i gusti di Garibaldi. Non mi dispiacerebbe pranzare con lui
Nemmeno a me!