“È l’eterna questione dei cappelli a teatro!” così va mugugnando un lettore del quotidiano Il Lavoro in una lettera pubblicata sul giornale nel Luglio 1908.
Il solerte cittadino si firma “un assiduo dell’Alfieri”, teatro genovese un tempo sito nell’elegante quartiere di Carignano e va così narrando la sua ultima disavventura.
Dunque, le signore a quanto pare se ne infischiano dei lamenti degli altri spettatori, si è in effetti detto più volte che non è per nulla piacevole ritrovarsi a teatro con la disgrazia di avere sedute davanti certe ambiziose spettatrici che sfoggiano vistosissimi cappelli.
E i poveretti dietro cosa vedono?
Ecco lì, infatti all’Alfieri in questo caldo mese di luglio del 1908 si è appena svolta una serata in onore del grande Ermete Zacconi ma la stessa è stata funestata dalle difficoltà riscontrate da molti che non riuscivano ad assistere con agio allo spettacolo.
E la colpa di chi era?
Eh sì, proprio di una sola signora, il nostro seccato lettore tra l’altro indica persino il posto in cui lei era seduta, impossibile dimenticare.
Ebbene costei indossava un cappello a dir poco fastoso e talmente straordinario da essere definito dal nostro sventurato genovese un cappellone fenomenale!
Era tutto un ambaradan di vaporose e svettanti piume, dovevate vedere, con cotanto copricapo la vanitosa signora ostruiva la vista a ben cinquanta persone, una cosa da non credere!
E quelli dietro tutti ad allungare il collo per poter scorgere almeno il palcoscenico, un totale disastro!
Per carità, conclude il nostro con una certa vena polemica, non si dice di rivolgersi al prefetto come è già accaduto in altre città ma ci si augura che il gentil sesso sia… un po’ meno scortese.
E così termina l’accorato appello dell’assiduo frequentatore del Teatro Alfieri: a lui vanno tutta la mia solidarietà e comprensione, gli invio un caro saluto da un altro secolo e gli dedico con il cuore una cartolina del tempo che fu, certa che malgrado tutto saprà riconoscere la sontuosa eleganza delle signore del bel tempo andato.
Proibiamo il teatro alle donne! 😛
Non se ne parla, voi là dietro arrangiatevi!
Miss, si fosse trovato in una situazione simile, Monsieur Guillotin avrebbe risolto in un attimo…
Sergio, brutti tempi quelli!
In una situazione come quella che hai dipinto… belli, non brutti 😉
Deliziose diatribe!!!!!
Vero? Grazie Antonella, benvenuta qui!
Uh che delizioso fatto di cronaca! Il bon ton avrebbe dovuto suggerire di indossare cappelli molto contenuti a teatro, ci sono degli esemplari deliziosi anche senza piumaggio in fondo. Buona giornata cara, questo qui lo mettiamo per la passeggiata al parco 😉
Ecco, mi sembra un’ottima soluzione mia cara!
Grazie Viv, un bacione a te!
Vi ricordate le suore della carità,con cuffie alate che somigliavano a grossi pennuti,in autobus occupavano dai due a più posti.altri tempi Miss?
Certo, me le ricordo sì!
Eh gia’ il famoso Zacconi e… Interessante questo luglio di cento anni fa… Una ricorrenza … Si aprono i sipari, si va in scena… questa elegante signora non rinuncia al suo rigoglioso cappelluto giardino ornamentale … sfoggia mentre altro ne sono infastiditi …
già all’epoca in fatto di abbigliamento avevano molto da dire, questo sontuoso copricapo ne è la conferma. 😉
Sì, tutto un gran fasto di piume, caro Max!
ho la curiosità di sapere quanto potesse pesare un cappello del genere e quale perizia nel portamento fosse necessaria…ma la risposta me la do da sola: quando tornava dall’orto col cercine e la cavagna piena sulla testa la mia nonna camminava come una regina
Veramente, doveva essere anche pesante!