Non so come sia per i bambini di adesso ma noi che siamo stati piccoli negli anni ‘70 eravamo abituati a certi riti e a certe parole che restavano impresse nella nostra memoria.
Ad esempio, chi ha mai dimenticato la canzoncina A mille ce n’è che introduceva le nostre amate Fiabe sonore?
E chi si scorda della Vispa Teresa?
E di certo a me rimasta stampata nella mente la leggendaria Pigrizia, indimenticabile!
Allora, chiaramente parlo della filastrocca La Pigrizia andò al mercato, quando ero bambina l’avrò sentita decine e decine di volte e ascoltavo sempre con interesse questa vicenda, forse speravo che prima o poi la Pigrizia sarebbe riuscita a prepararsi la cena!
E nella mia fervida fantasia naturalmente avevo dato un volto a questa enigmatica figura tante volte evocata.
Infatti per me la Pigrizia era una donna un po’ curva, con uno scialle grigio, piuttosto dimessa e con gli occhi tristi, la vedevo muoversi con lentezza, oserei dire proprio pigramente, ecco.
E poi mi immaginavo la casa della Pigrizia, un po’ cupa e dall’aspetto non tanto allegro.
E vedevo il fuoco che arde, l’acqua che scorre, il tempo immobile della Pigrizia in quella umile dimora.
Noi bambini degli anni ‘70 stavamo delle ore a giocare da soli sul tappeto della cameretta e a dire il vero non ci annoiavamo mai, il nostro immaginario era composto da personaggi delle fiabe e dei nostri cartoni animati e mi sembra che la nostra sognante fantasia fosse sempre in movimento.
Le filastrocche che ci insegnarono le mamme e le nonne sono saldamente ancorate nella nostra memoria, in quell’angolo di noi che ospita il ricordo dolce del sapore di certe merende, il rumore della corda da saltare e il cigolio della puntina del mangiadischi.
Là, da qualche parte, c’è posto anche per la Pigrizia.
E a dir la verità mi viene in mente ogni volta che vedo i cavoli dal besagnino, allora mi viene da sorridere e mi ricordo ancora una volta in più di lei.
La Pigrizia andò al mercato
ed un cavolo comprò.
Mezzogiorno era suonato
quando a casa ritornò.
Prese l’acqua, accese il fuoco
si sedette e riposò.
Ed intanto, a poco a poco
anche il sole tramontò.
Così persa ormai la lena
sola al buio lei restò
ed a letto senza cena
la Pigrizia se ne andò.
La filastrocca della pigrizia non è tra quelle che ricordo a menadito, sapevo di averla già sentita ma nulla di più, strano… si vede che non era tra i cavalli di battaglia in famiglia. Mi pare di averla letta per la prima volta sul libro di lettura a scuola. Certo che, per come ricordiamo filastrocche e canzoncine di quando eravamo bambini, avremmo potuto imparare quattro o cinque lingue senza fare una piega 😂 un bacione!
Sì, questa mi pare proprio una più che giusta considerazione, hai ragione!
Un bacione a te, cara, grazie.
C’ era una volta ….
quel fiabesco mondo della nostra infanzia … un tempo e uno spazio mentale costruito a dimensione dei piccoli ma con la consapevole certezza che quei cuccioli allevati cosi amorevolmente a pane, fiabe e rudimentali giochi sarebbero divenuti gli adulti del domani .. un patto generazionale saldo, generoso, concreto e affidabile..così…
vissero tutti felici e contenti.
Eh davvero, cara Brunattola, un tempo fiabesco.
Un abbraccio cara, grazie!
Si si Miss Dear anch’io la conosco questa canzoncina,è il modo di vivere che è cambiato,ma la pigrizia rimane sempre in aguato.
Grazie Miss Fletcher mano nela mano ci porti in quel paese che si chiama infanzia.
Famosissima, vero? Hai ragione, la pigrizia è sempre in agguato, non si poteva dire meglio.
Buona giornata, caro, grazie.
Sai Dear Miss, i cavoli li cucino diversamente tutte le volte.
Il giorno di Pasqua ho fatto le frittelle di cavolfiore,non mi andava nulla.Una volta preparai un cavolfiore lessato,poi ci misi qua e la delle olive nere,con il contorno di maionese in ciascuna,sembrava una coccinella bianca e nera.
Quando ti scrivo Dear Miss è tale la gioia nello scriverti che combino qualche “ciappotto” (pasticcio)! Compatitemi!
Ma figurati, non ti preoccupare di eventuali errori! Che buone le frittette di cavolfiore, golossime!
La pigrizia??? La ignoro!!! Mai provata !!! Troppo indaffarato a pensare a cosa non fare, studio accurato del “non fare oggi ciò che potresti fare domani … ” Come vedi prigizia zero. Sai che ti dico Miss? Mi sono stancato e vado a riposarmi. Mi raccomando amica mia, non pensare che sia pigro … Un ciao da Mario … pötronàss !!!
Hahah, fantastico Mario, non affaticarti troppo eh! Un caro saluto a te da Genova sotto la pioggia!
sì, Miss, la “tua” Pigrizia, mi era giunta ai tempi della scuola di mia figlia… invece dei miei tempi argentini, ne ricordo una che cantavano i maschietti, intitolata “Arroz con Leche” (riso e latte): “arroz con leche / me quiero casar / con una señorita de San Nicolàs / con esta sì – con esta no / con esta señorita me caso yo / que sepa coser / que sepa bordar / que sepa abrir la puerta para ir a jugar”… (casar: sposare – coser: cucire – Bordar: ricamare – penso che lavare i piatti fosse più che sottinteso)…
Ogni generazione ha le proprie filastrocche, mio caro Sergio!
Buon pomeriggio a te.
Quella della pazienza la ignoravo!
In casa mia ancora si cita la filastrocca di Gigi lo sbadato che cerca il berretto che ha in testa ogni qual volta che qualcuno non trova cose che ha sotto gli occhi (ancora stamattina l’ho recitata a mio marito…)
Era un bellissimo libro animato che, chissà perché,da bambina mi lasciavano guardare col contagocce perché particolarmente prezioso.
Altra filastrocca è quella su Pisolo che recitavo alla mia primogenita nel tentativo infruttuoso di farla dormire:se la ricorda ancora adesso dopo trent’anni
Che strano, credevo la conoscessero tutti! Che bei ricordi, però, tra tutti, vero?
Sai che questa non me la ricordo?
Ma pensa un po’, chi lo avrebbe mai detto!
Anche se io ero un bambino dei ’50 leggo, cara Miss Fletcher, che siamo stati co-registi dello stesso film… mi proietto le stesse precise immagini che ti proietti tu riguardo alla prigizia. Anche a me recitavano questa filastrocca col fine esorcizzante di tenermi ben lontano dal modello (è possibile avessi già dato i primi segni di una precoce disposizione) Per reazione, non appena raggiunta la necessaria indipendenza mi iscrissi al “Club Internazionale dei Nati Stanchi”
Una filastrocca leggendaria, caro Franco, sono contenta che abbiamo dei ricordi in comune!
Buona giornata a te, grazie!
Quante volte l’ho sentita!!
E le fiabe sonore, pomeriggi con il mio piccolo giradischi portatile ad ascoltarle.
Sono tutte conservate, le hanno ascoltate i figli e tutti i “piccoli” che hanno frequentato casa mia
Ed eccoti, ero certa che anche tu l’avresti ricordata!