Nessuna frenesia, nessuna fretta.
Solo la gioia di fermarsi ad ammirare un panorama, ad assaporare la quiete, i profumi di un luogo, i suoi colori.
E prendersi tutto il tempo senza pensare al tempo, senza guardare l’orologio.
Passeggiare, fare una sosta ristoratrice, riprendere il cammino.
Guardarsi intorno, scoprire i negozi, osservare le vite degli altri, perlustrare strade, attraversare piazze mai vedute, trattenere nello sguardo la memoria di un luogo, il ricordo di un’esperienza.
E ritrovarsi alla ringhiera, guardando i tetti.
Senza nulla da poter realmente afferrare, trattenendo negli occhi soltanto una diversa bellezza, un orizzonte per te inesplorato.
Piano, con dolce lentezza.
Tag: Spianata Castelletto
Per la prima volta
“We shall not cease from exploration
and the end of all our exploring
will be to arrive where we started
and know the place for the first time.”
“Non smetteremo di esplorare
e alla fine di tutte le nostre esplorazioni
ritorneremo al punto di partenza
per conoscerlo per la prima volta.”
Thomas Stearns Eliot – Quattro Quartetti
Nella luce del primo pomeriggio
È la luce del primo pomeriggio a giocare con le ombre degli alberi davanti all’ascensore di Castelletto.
A quest’ora del giorno alcuni semplicemente si godono il calore di un autunno mite, il panorama e una buona compagnia.
Sulle panchine si chiacchiera, si ricorda, si racconta, si ride.
E ci sono i bambini alle prese con i primi passi e quelli invece già esperti del cammino della vita.
A quest’ora del giorno passano i ragazzi con lo zainetto della scuola sulle spalle, qualcuno corre per non perdere l’ascensore e certi invece indugiano davanti alla ringhiera.
E si svolgono qui storie di amore, di amicizia e di vita quotidiana.
Nella luce di un primo pomeriggio di novembre.
Quiete
Un tempo lento, silenzioso e sospeso.
E l’albero antico si protende donando la sua dolce ombra mentre sull’altro lato l’alberello giovane deve ancora crescere, imparare e divenire saggio.
La ringhiera di Spianata Castelletto, il confine oltre il quale fluttuano i pensieri e le nostalgie.
Le alture della città, lo sguardo.
La pozzanghera, un magico specchio.
E le panchine.
Si rimane a pensare, a immaginare, a respirare.
Sotto il cielo di Genova: la quiete.
Nel passato di Spianata Castelletto
Ritornando nel passato di Spianata Castelletto potrebbe davvero capitare di trovarsi, ad un tratto, come disorientati in un luogo noto e sempre frequentato.
Io in questo quartiere ci sono cresciuta ma ha suscitato in me un certo stupore questo scorcio che scopriremo insieme, osserveremo i dettagli di una mia bella cartolina nella quale si vede quella che oggi è nota come Piazza Goffredo Villa e che un tempo era denominata Spianata Castelletto.
Tic tac, tic tac, saliamo sulla macchina del tempo e finiamo così in questo straordinario passato nel quale si intravede, in lontananza, l’imbocco di Corso Carbonara.
L’edificio che si nota lì all’inizio sembrerebbe essere l’ormai demolito Monastero della Santissima Incarnazione o delle Monache Turchine di sotto che fu demolito negli anni ‘60.
La tenda scostata di un negozio invita la clientela ad entrare.
Nella nostra epoca questi locali hanno sempre ospitato una panetteria e anche se l’insegna sulla cartolina non è del tutto visibile io credo che già allora da quel negozio uscissero i profumi fragranti del pane e della focaccia.
Ecco poi alcuni gentiluomini impegnati in un’interessante conversazione nei pressi di una bella aiuola.
E si nota la raffinatezza del palo della pubblica illuminazione, dietro al fitto delle piante pare che ci sia una specie di chiosco.
La vita scorre dolcemente, in Spianata Castelletto, il suo ritmo è così scandito dal suono delle ruote dei carretti.
Là, sullo sfondo, spicca la bella insegna della Farmacia che si trovava dove ai nostri tempi c’è la tabaccheria.
Era un tempo diverso e osservando questa parte del mio quartiere, con la sua luce e i suoi colori, pare ancora oggi di rivedere tutto ciò che è stato e che oggi non è più.
Tutto resta, in qualche maniera, come una memoria vissuta di ciò che eravamo.
È il nostro passato nel quale mi piace ritornare, con una certa commossa partecipazione, per ritrovare quella che un tempo era la nostra Spianata Castelletto.
Addio, grande albero
Il grande albero non c’è più.
Me lo ha detto un’amica, mi ha scritto e mi ha rivelato l’accaduto.
– Hai visto? Non c’è più! Il pino a sinistra dell’ascensore di Castelletto, l’albero che giocava a specchiarsi nell’acqua delle pozzanghere non c’è più.
Il grande albero della Spianata, il grande albero non c’è più.
La mia amica ha chiesto anche delucidazioni e le è stato spiegato che il pino purtroppo ormai rappresentava un pericolo e quindi è stato necessario tagliarlo.
E così il grande albero non c’è più, allora oggi io non desidero portare qui alcun tipo di polemica ma voglio soltanto ricordare e salutare lui che era davvero uno di noi.
Il grande albero era là da tanti anni e ha veduto centinaia di bambini muovere i primi passi in Spianata e poi diventare adulti.
Il grande albero ha conosciuto pioggia, sole e vento, nevicate e arcobaleni e molte diverse epoche della nostra vita.
Il grande albero mi ha vista passare di corsa verso l’ascensore e uscirne con altrettanta fretta in molte differenti occasioni.
Il grande albero conosceva i primi baci, le promesse di eterna fedeltà, i nostri primi splendidi amori.
Il grande albero mi ha veduta mille volte seduta su una di quelle panchine a gambe incrociate e con lo zainetto buttato lì accanto, un’amica vicino e un gelato tra le mani.
E quante nostre parole e risate ha ascoltato il grande albero!
Il grande albero era possente, magnifico, generoso, prodigo di ombra e di freschezza e custode della vita, tra i suoi rami hanno cinguettato un’infinità di uccellini.
Il grande albero è stato muto testimone di confidenze pronunciate davanti a quella ringhiera, mentre lo sguardo andava a perdersi sui tetti di Genova.
Il grande albero si protendeva indomito verso l’azzurro, con i suoi grossi rami ritorti.
Il grande albero era uno di noi.
Era una di quelle presenze che faceva parte della nostra esistenza e non avremmo mai pensato che un giorno non lo avremmo veduto più, eppure siamo grandi e dovremmo sapere che certe cose accadono.
Il grande albero, come molti di noi, amava rimirarsi nell’inquietudine dell’acqua piovana.
Il grande albero ha offerto riparo, conforto e frescura a generazioni di genovesi e visitatori, sotto i suoi rami si sono soffermati tutti coloro che giungono fin quassù in cerca di uno straordinario scorcio di panorama.
Il grande albero era nel nostro orizzonte e nella nostra memoria emotiva.
E così, in una livida mattinata d’autunno, mi sono recata a porgergli l’ultimo saluto e a ricordare ciò che siamo stati insieme a lui.
E poi mi è sovvenuto un pensiero, in qualche modo fantastico e fantasioso.
Nella mia mente sono apparsi i sorrisi e i volti di alcune persone a me care che da tempo non ho più potuto incontrare sotto il grande albero: sono coloro che non ci sono più, anche se il ricordo di loro non è mai svanito.
E così mi piace pensare che il grande albero sia ora destinato a loro e che tutti loro si ritrovino là, all’ombra di quei rami, proprio come usavamo fare in altri giorni ormai trascorsi.

Il grande albero, memoria dolce di un tempo perduto.
Addio, grande albero, amico prezioso e silente, grazie di esserci stato per lunga parte delle nostre vite.
Ritornando nel passato di Spianata Castelletto
Ritornando nel passato di Spianata Castelletto il bianco e nero di una cartolina si sovrappone perfettamente ai colori del tempo presente.
E si ritrova così una vita diversa, con un ritmo più lento e con abitudini che abbiamo perduto.
Così si svela la familiare prospettiva di Corso Firenze in quegli anni che non abbiamo vissuto.
Ed ecco la gente del quartiere intenta a fare spese, un negozio ha la tenda tirata in fuori.
Sfogliando il mio annuario Genovese Guida Pagano del 1926 ho scoperto che all’epoca c’erano qui tre negozi di commestibili, tre drogherie, due mercerie, due macellerie, due salumerie e poi fruttivendoli, osterie, un negozio di ombrelli e uno che vendeva carbone, un falegname, un orologiaio e una stiratrice, c’erano poi una fornita fiaschetteria e un’edicola di giornali.
E c’era persino uno che si occupava di noleggiare i velocipedi, pensate un po’!
Così, passando in questa parte del mio quartiere, mi piace fantasticare su questi volti di un’epoca distante.
Ecco un signore in giacca e cravatta con tanto di valigetta che presumibilmente se ne va al lavoro.
Lì accanto un rombante mezzo d’epoca e una sorta di chiosco che suscita proprio la mia curiosità!
E poi ecco il tram, altri mezzi in sosta, gli alberi rigogliosi e Castello Bruzzo in lontananza.
Questo tratto di Spianata Castelletto è oggi dedicato a Goffredo Villa, eroico studente e partigiano al quale venne tributata la Medaglia d’argento al valor militare alla memoria per le sue gesta e il suo coraggio negli anni cupi della II Guerra Mondiale: un patriota di nome Goffredo come il nostro caro Mameli.
Questa è oggi così Piazza Goffredo Villa e nell’aspetto non è poi così mutata rispetto al tempo della mia cartolina d’epoca.
Si riconoscono i palazzi, la prospettiva di Corso Firenze e tutto sembra quasi come allora.
La macchina del tempo con le sue prodigiose emozioni ci ha così riportato indietro ancora una volta, nel lontano passato di Spianata Castelletto.
Camminando nel passato di Spianata Castelletto
Camminando nel passato di Spianata Castelletto potrebbe capitarci di comprendere che, in fondo, non siamo poi tanto cambiati e ancora amiamo conservare certe care abitudini.
Nell’aria fresca di Genova si amava sedersi su quelle panchine ad ammirare il panorama.
E quella ringhiera ancora ci separa dallo spettacolo dei tetti e delle ardesie e della magnificenza del porto della Superba.
Era la nostra ringhiera, erano le nostre panchine e lo sono tuttora.
In Spianata si portano i bambini a giocare, a prendere il fresco e ad assaporare la gioia della libertà.
E in quegli anni che non abbiamo vissuto ci si soffermava, indugiando, davanti all’azzurro.
Un istante perfetto, mentre l’aria sfiora il viso e la luce lentamente declina.
Gli alberi, un tempo giovani, sono cresciuti e sono divenuti maestosi, quegli alberi hanno veduto generazioni di genovesi e di visitatori posare le mani su quella ringhiera e lasciare andare lo sguardo lontano.
In questo luogo a me così caro si svela l’anima intera di Genova e la sua vera essenza.
E così per me è ancora più dolce guardare indietro, al passato della nostra Spianata Castelletto.
Amici
Amici.
Amici, con lo stesso orizzonte e con un bagaglio di ricordi.
Amici, davanti allo stesso mare.
Memorie, tratti di strada, salite impervie, risate, giorni, esperienze condivise e tempi ancora da vivere.
Parole, a volte.
Soltanto emozioni, spesso.
E sguardi, certo.
Come ha saputo dire un poeta, con verità e semplicità.
“Amico è con chi puoi stare in silenzio.”
Camillo Sbarbaro – Trucioli
Nuove ispirazioni
È il posto per darsi il primo bacio e per osservare il tramonto, è il posto per le confidenze e per i ricordi più belli.
Ed è la ringhiera alla quale appoggiarsi per una fotografia che sarà memoria dolce di Genova.
È quella parte di Genova straordinaria e scenografica, in Spianata Castelletto, dove lo sguardo si perde sui tetti di ardesia della città vecchia e sui colori vivaci del porto.
Ed è il luogo dove trovare nuove ispirazioni, tra il celeste del cielo e il blu del mare, nel luogo dove si colgono le emozioni della città in salita.



































