Lei cammina svelta, protetta dalla penombra dei vicoli di Noli.
Il suo nome è Maiettina ed è una madre alle prese con una crudele prova della vita, nel tempo in cui le coste di Liguria sono depredate da minacciosi pirati.
No, non troverete mai il suo nome inciso sulla pietra.
Alcune esistenze attraversano le vicende storiche e le sfiorano lasciando il loro piccolo segno, Maiettina è una di queste e insieme a lei ci sono molte altre donne del popolo, anch’esse madri, accomunate da un destino che certamente non avrebbero voluto condividere.
Ho trovato queste vicende in uno di quei vecchi libri che si comprano sui mercatini, su quelle pagine si leggono storie di pirateria.
Tre donne, tre vite, nella seconda metà del Seicento.
Eccola Maiettina Corso, incede silenziosa e intanto sospira, scruta il mare che si estende davanti a Noli con la speranza che le venga restituito il suo affetto perduto.
Lei non ha più il marito, ha tre figlie femmine e un unico figlio maschio che si chiama Paragorio.
Qui per vivere si naviga, si solcano le onde affrontandone rischi e pericoli e il giovane Paragorio è caduto nelle mani dei pirati, adesso è lontano, schiavo ad Algeri.
Lei, sua madre, non sa darsi pace.
All’epoca di Maiettina esiste persino un’apposita magistratura che si dedica al riscatto degli schiavi.
E così, la povera madre inconsolabile si rivolge al Maggior Consiglio di Noli, qualcuno giungerà in suo soccorso?
In cambio della libertà di Paragorio, il suo padrone chiede che venga liberato il suo stesso fratello, a quel tempo schiavo su una galea genovese.
E così le autorità di Noli accettano l’offerta, purtroppo però nulla accade ma Maiettina non si arrende, torna ancora a chiedere aiuto.
Le verrà assegnata una certa cifra, purtroppo non è l’unica ad essere in difficoltà, servono molti denari per riscattare i propri parenti.
E così Maiettina mette da parte ogni moneta, il suo gruzzoletto è la sua speranza, Paragorio deve far ritorno nella sua Noli.
L’autore del libro, lo storico Giulio Giacchero, narra poi la vicenda di Nicoletta.
A lei i pirati hanno portato via il marito e il figlio, il primo è morto durante la prigionia, il figlio Gio Batta invece è ancora prigioniero.
E lei, Nicoletta, dimostra di avere un certo spirito di iniziativa: vende un suo magazzino e con quei denari compra a sua volta uno schiavo, per poterlo scambiare proprio con il suo Gio Batta.
E ‘ un concetto molto distante dalla nostra etica e dal nostro modo di concepire la vita umana, la dignità e l’unicità dell’individuo, anche la Repubblica di Genova aveva i suoi schiavi.
Ho un libro che narra nel dettaglio come vivevano nella nostra città e quali ingiustizie dovettero patire e quanto breve, a volte, fosse la loro vita, in un’altra circostanza vi racconterò alcune di quelle vicende.
Così accadeva, a quei tempi, ma l’affetto che lega una madre al proprio figlio, in ogni epoca, sa essere più forte di qualunque catena.
E c’è un’altra madre di nome Maria, anch’essa è originaria di Noli e lascia il suo paese per venire a Genova dove conta di racimolare il necessario per restituire la libertà a suo figlio Bartolomeo.
Lei si affida alla provvidenza e al buon cuore delle persone, la vedete?
Gira per la città tenendo la mano tesa, raccoglie le elemosine, fiduciosa nella generosità altrui.
Maiettina, Nicoletta e Maria, non so come siano andate a finire le loro storie.
Mi piace immaginarle felici.
E mi piace credere che un giorno, dopo tante fatiche, si siano incontrate davanti al mare di Liguria.
E riesco a vedere i loro sguardi pieni di speranza.
Eccola, una nave si staglia all’orizzonte, si avvicina sempre più, pochi metri la separano ormai dalla riva.
E sul ponte della nave, io sono certa, li vedete anche voi, ci sono tre ragazzi, Paragorio, Gio Batta e Bartolomeo.
Tornano a casa, alle loro madri e alla loro terra.
Belle e tristi storie… Paragorio c’entrerà qualcosa con il San Paragorio della bellissima chiesa di Noli? Ma che dico? La chiesetta è romanica, sarà molto più antica. Ma magari si chiamava così in onore di quel santo. Chissà…
Ciao Miss e buona giornata 🙂
Io credo che sia proprio come tu dici, si chiamava così in onore di quel santo, è un nome troppo particolare per essere casuale.
Grazie Tiptoe, un abbraccio!
Che grande scrittrice che sei,da poche pagine di cronaca antica ne fai un racconto stupendo e struggente!!! Certo che allora i tempi erano tristissimi per chi cadeva in mani nemiche e ancor più mussulmane,dovevano veramente i loro congiunti meno abbienti reinventarsi la vita!!! Grazie onore a Noli e ai suoi passati storici,un grande abbraccio carissima Miss!:)
Grazie Pino, troppo generoso!
Queste vicende e questi libri hanno qualcosa di epico, penso anch’io che quegli anni siano stati molto difficili, immagino anche il senso di spaesamenti nel non avere notizie dei propri cari.
Un abbraccio a te Pino, buon pomeriggio!
Se almeno ne fosse tornato uno sarebbe già un lieto fine. Tristi storie ma donne coraggiose! Bacioni cara 🙂
Molto coraggiose, in tempi davvero difficili.
Buona giornata Viv, bacioni a te!
che bella storia Miss, con una sua morale. Grazie
elisabetta
Grazie Elisabetta, contenta che tu abbia apprezzato. Buona serata a te!
Che meraviglia queste storie… quanto tempo è passato e quante cose cambiate, perfino i modi di pensare … e la tua capacità di narrarcele è una vera arte … te lo dico sempre ci sai far viaggiare nel tempo.
P.S. Oggi sono stata a vedere il presepe della “Madonetta” e devo essere sincera mi sono ritrovata in una parte della città praticamente sconosciuta, la creuza, angoli e scorci della città… e così ti ho pensata… perché é vero che questa città è meravigliosa, tutta da scoprire ed ogni angolino che all’apparenza sembra privo di senso nasconde un tesoro… basta solo saperlo scovare … e tu in questo ci sei maestra. Buon anno ❤
Grazie Francesca, sono storie molto distanti dal noi, fa piuttosto effetto pensare che siano accadute nei nostri luoghi, nei paesi delle nostre vacanze.
Sei venuta alla Madonnetta? Se lo avessi saputo ti avrei fatto ciao con la mano da casa, quella chiesa è qui vicino e il presepe è una vera meraviglia! Buon anno a te cara!
Che storie riesci a scovare e sono felice tu porti alla luce la storia dei piccoli
La storia dei piccoli è importante quanto quella dei grandi.
Grazie Katia, buona serata.
Direi che senza la prima non c’è la seconda
Esattamente!
Cara Miss F., è stata una vera sorpresa leggerti. Le storie che hai scovato sono belle, intriganti e, come succede anche a te – mi pare – vorremmo sapere come sono andate a finire. Cosa ne dice l’autore o gli autori dei racconti? e di quando sono? Grazie di averle scovate e di avercele raccontate. Adele
Benvenuta Adele, grazie di queste belle parole, davvero.
Queste vicende sono citate da Giacchero insieme ad altre, risalgono alla seconda metà del ‘600, c’è una serie di casi e penso che probabilmente la fonte siano le varie richieste di aiuto che queste madri avanzavano alle autorità ma non è riportato l’esito, almeno per queste.
Mi fa molto piacere che tu abbia gradito il mio racconto, a presto!
Le donne sono una vera potenza e il mistero che aleggia di come sia stato il loro futuro… beh anche a me piace immaginarle felici.
Con la speranza che ogni cosa sia andata per il verso giusto, è ottimistico, lo so.