I cugini d’America

La zia Angela aveva atteso quella busta per lungo tempo: finalmente era arrivata ma lei esitava ad aprirla, l’aveva posata sul comò di legno scuro e la fissava, timorosa e impaziente.
Ogni viaggio è un nuovo inizio, ogni meta conquistata un sogno che può divenire realtà.
Erano partiti.
Avevano portato poche care cose: qualche valigia, alcuni indirizzi preziosi, un mestiere nelle mani e la fatica di ricostruirsi il destino.
Il futuro è in un foglio, in un timbro, il futuro è al di là di una porta che si apre.
Il futuro è tra le righe di quelle domande, prima di imbarcarsi.
Ed è nelle risposte pronunciate con voce ferma per non tradire l’insicurezza.

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Galata Museo del Mare

Il pensiero resta a riva.
Sulla terra che hai lasciato, ancorato alla banchina.

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Il pensiero risuona negli addii, nelle voci commosse.
Scrivi presto, abbi cura di te, non piangere.
E sorridi, mentre il pensiero resta sulla riva.

Porto Antico (18)

Il viaggio.
Lungo, faticoso, infinito, non lo si può neanche raccontare un viaggio così.
Alle tue spalle un continente si allontana, davanti ai tuoi occhi un luogo mai veduto.

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Galata Museo del Mare

Notti stanche, notti senza sonno sul tumultuoso oceano.

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Galata Museo del Mare

E poi, ancora con il fiato sospeso.
Uno sguardo che ti scruta, domande, domande e ancora domande.
Il futuro è in un foglio, nell’inchiostro che segna la tua vita.

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Galata Museo del Mare

Diverso tempo dopo era arrivata la lettera per la zia Angela, lei la aprì con mani tremanti, posò gli occhi su quella calligrafia a lei così cara e lasciò andare un sospiro troppo a lungo a trattenuto.
E li guardò uno ad uno quei nipoti, quei figli di famiglia andati così lontano.
Il futuro è una terra vasta e polverosa da calcare con quelle scarpette consumate.
Tutta la vita davanti.
Potrai diventare un contadino, un uomo d’affari, forse un avvocato, un commerciante.
Un uomo di successo.
O più semplicemente, un uomo felice.
Felice, capisci cosa intendo?
Gioca bene le tue carte, ora che sei là.

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Loro.
Laggiù.
Distanti.
Non sarebbero mai più tornati, nessuno lo aveva detto ma era implicito e sottinteso, quell’arrivederci aveva avuto un sapore amaro.
E tuttavia zia Angela era stata forte, non si era fatta scappare neanche una lacrima, aveva aspettato che la nave svanisse all’orizzonte e poi era scoppiata in un pianto dirotto e sconsolato.

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Il futuro.
Una lingua nuova, le tue usanze, i tuoi ricordi da tramandare ai tuoi figli.
E una casa.
Il futuro è là, davanti alla porta di legno.

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I cugini dall’America avevano gli occhi illuminati da una luce nuova: la luce di una nuova vita.
Adele, pensò zia Angela, sembrava come rinata, si leggeva sul suo viso il segno di una ritrovata serenità, la fiducia nel tempo che sarebbe venuto.
Del resto il marito di lei era sempre stato un gran lavoratore: nella terra delle opportunità avrebbe trovato modo di farsi valere.

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E i bambini?
Ah, zia Angela si era tanto raccomandata!
Negli anni a venire avrebbero dovuto conservare la memoria del luogo dal quale provenivano: uno sguardo al domani, una mano tesa verso il proprio passato.
Giacomino era così piccolo, avrebbe conosciuto le storie di famiglia dai ricordi di mamma e papà, Teresa sarebbe diventata una signorinetta in quella terra lontana.
Pietro, il più grande dei quattro, era un ragazzino assennato ed obbediente, per lui non c’era da preoccuparsi.

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Adele, la sua buona e dolce nipote, avrebbe mantenuto ogni sua promessa.
Avrebbe continuato a parlare in italiano ai suoi figli, avrebbe tenuto stretto il legame con la sua terra natale.
Anche se ormai era lontana, anche se ogni nuovo inizio porta inevitabili cambiamenti, anche se la zia Angela non era accanto a lei, ad aiutarla e a rassicurarla.
Italiani d’America, con il cuore e il pensiero sulla banchina di un porto.

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Alcune immagini di questo articolo sono state scattate al Galata Museo del Mare, nella sezione dedicata ai nostri emigranti.
La famiglia della quale vi narro è ritratta in una fotografia che da qualche giorno fa parte della mia piccola collezione.
Tutto ciò che avete letto è un mio gioco di fantasia, è reale il nome della destinataria della foto, sul retro si legge: alla Zia Angela auguriamo buon fine e miglior principio.
Non è specificato un anno o un luogo di provenienza, ma le scritte a stampa sul retro dell’immagine sono in inglese, pertanto presumo che questo ricordo provenga dagli Stati Uniti.
La fotografia spedita dal mondo nuovo è stata conservata con cura, osservata con affetto, accarezzata da mani amorose.
Loro ce l’hanno fatta.
Un carro, una casa, una famiglia unita, un solo cuore.
Loro ce l’hanno fatta, loro sono i cugini d’America.

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21 pensieri su “I cugini d’America

    • Cara Roberta, ne sono sicura anch’io, queste storie di nuovi inizi sono sempre emozionanti e certe immagini fanno sperare che la vita sia stata poi generosa con queste persone.
      Grazie a te cara, buona giornata.

  1. Ecco un’altra foto piena di poesia. Il babbo sembra indossi la casacca di un pigiama ma ha uno sguardo bello e dignitoso. E la bimba ha un’aria furbetta 😉 complimenti per l’acquisto! Baci e buon lunedì.

  2. Ho i brividi, carissima amica. Perchè dimmi chi di noi non ha qualcuno in America, partito alla ricerca di un futuro come tu hai magistralmente raccontato.
    Parenti stretti che vivono da generazioni in Sud America, o in Canada e tutto si è svolto come tu hai descritto.
    Un abbraccio e buon inizio di settimana
    Susanna

  3. Miss, ti ringrazio per questa tua magistrale elaborazione… se il loro bastimento, anzichè puntare verso gli Stati Uniti, avesse avuto per meta l’Argentina, il loro viaggio sarebbe durato il doppio… hai inserito un dato importante, laddove si legge che i bambini non dovevano disimparare l’Italiano… per esempio, mia madre mi dava una sberla ogni volta che nel rivolgermi a lei, mi scappava una parola in spagnolo… può essere che la scritta a penna sul cielo della foto l’abbia scritta la zia Angela (la F di Fortunato è modernissima), per i posteri di famiglia… qualcosa di simile faccio io sulle mie vecchie foto, affinche i miei posteri sappiano chi sono i ritratti…

    • Carissimo, naturalmente nello scrivere questo articolo e nell’immaginare una possibile storia ti ho pensato, ero certa che questa famiglia avrebbe suscitato il tuo interesse.
      Chissà da quale parte precisa dell’America proviene questa fotografia, sarebbe davvero bello saperne di più.
      E anche io, come te, credo che la scritta a penna sia stata fatta dalla zia Angela, con autentico amore e orgoglio per quei nipoti coraggiosi.
      Grazie Sergio, buona giornata a te!

  4. nel 1938 partì per l’America, New York, lo zio Luigi, detto Gigino, fratello del mio bisnonno Leone. Non per motivi economici, ma politici.
    Laggiu’ ebbe due figli , che a loro volta ne ebbero due a testa, rimasti tutti nella grande Mela.
    Nel 1998 la zia Tina, zia della mamma, nipote di questo zio “americano” , in un pomeriggio di sole, mentre sistemava i fiori in giardino, vide arrivare , dal vialetto di casa, una coppia di mezza età. Lei continuava a ripetere ” ero vestita da casa, avevo anche i capelli in disordine!”. Le chiesero ” E’ lei la signora A. B?”
    era il cugino americano, figlio di quello zio partito nel 1938, tornato in Italia sulle tracce di una famiglia mai dimenticata, con la voglia di trovare le sue radici. La zia mi ha sempre raccontato del loro abbraccio e delle loro lacrime.
    e poi, 14 anni fa, dopo la morte della zia, in una scatola di cartone a fiori rosa (sai, quelle scatole che contenevano bottiglie di liquori offerte in regalo), nella soffitta della sua meravigliosa casa, ho trovato meravigliose lettere tra New York ed il nostro piccolo paese ; si erano scritte per anni,la zia, grafomane come me ( o meglio, io come lei!) e la moglie di uno dei due figli dello zio. Quelle buste leggere leggere di Posta aerea….
    L’ultima è datata 1998. Ho un unico indirizzo. E’ da 14 anni anni che cerchiamo notizie!
    grazie, Miss, per il tuo racconto. Questa è la mia storia!
    Emanuela

  5. magnifico e toccante post…..quale prova più ardua possono affrontare persone e famiglie intere che partire verso l’ignoto…nessuna questa è una prova di disperazione e coraggio insieme…noi italiani siamo stati eroici in questa prova…grande Miss il solito capolavoro che ti fa’ sentire emigrante anche te…un abbraccio carissima!!!

    • Grazie carissimo, riesci sempre a farmi commuovere con le tue parole.
      Io tento solo di immaginare, questa fotografia è così bella… induce a pensare al destino di queste persone con la speranza che sia stato felice.
      Un abbraccio grandissimo a te!

      • Quando tu immagini un fotografia scrivi il soggetto di un film… quindi hai già deciso il finale…. grande enorme bravura la tua Miss….per cui finale scontato tutto bene hanno realizzato il loro sogno americano…non ci sono parole grande..abbraccio grandissimo 👏💐

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