Nel passato di Via Roma: il favoloso negozio dei Fratelli Bocconi

Ritornando a camminare nel passato andiamocene a spasso per Via Roma, una delle strade più esclusive della Superba con i suoi negozi lussuosi e le sue scintillanti vetrine.

Incontreremo una gran folla di gentiluomini, qualcuno pare anche un po’ distratto e affaccendato nelle proprie questioni.

Un tale, invece, si fa largo tra la folla non senza fatica: è l’uomo che porta una pesante cesta sulla spalla e si guadagna il pane con il sudore della fronte.
Tutto attorno c’è un gran viavai di professionisti e uomini d’affari in giacca, cravatta e paglietta d’ordinanza.

Si noterà che gran parte della folla è proprio sul marciapiede di destra, qui c’è davvero un’autentica baraonda di gente, si vede che vanno tutti a far compere!
E certamente molti di loro se ne andranno a scegliere tra le offerte del magnifico negozio dei Fratelli Bocconi.
Si nota, salendo l’insegna che spicca lassù in alto ad attirare la clientela.

Inoltre, osserviamo con attenzione: sul muro è affisso anche un avviso che annuncia una grande liquidazione, si nota anche che come indirizzo è indicata Piazza della Nunziata.
Sapete, i Fratelli Bocconi conoscono bene i segreti del commercio, sono imprenditori di gran successo.
Vendono abiti fatti, di certo da loro si trovano anche tutti gli accessori e i capi all’ultima moda, le signore e signorine amano molto gironzolare in cerca di capi di vestiario da acquistare.

E anche voi, in qualche modo, conoscete già il talento commerciale dei Fratelli Bocconi.
Ferdinando e Luigi Bocconi erano imprenditori milanesi e nella seconda metà dell’Ottocento aprirono nel capoluogo lombardo un grande magazzino di mode sul genere di quelli allora in voga in Francia, quei magasins de nouvetés così magistralmente descritti da Emile Zola nel suo romanzo Al Paradiso delle Signore.
L’impresa dei Fratelli Bocconi venne denominata  Aux Villes d’Italie e in seguito poi Alle città d’Italia, furono aperte diverse succursali in altre città oltre alla sede di Milano, uno di questi negozi si trovava proprio a Genova.
In seguito la proprietà fu ceduta a Senatore Borletti e i grandi magazzini un tempo appartenuti ai Fratelli Bocconi conobbero un nuovo corso ed ebbero una nuova denominazione: era nata la Rinascente e come è ben noto questo nome si deve alla fantasia di Gabriele D’Annunzio.
E tutto aveva avuto inizio grazie al fiuto imprenditoriale dei Fratelli Bocconi.

Via Roma è ancora il salotto buono di Genova e qui troviamo le grandi firme e i negozi alla moda.

E camminando per la città, osservando con gli occhi dell’immaginazione, forse anche a voi potrà capitare di compiere una sorta di meraviglioso salto nel tempo alla scoperta del favoloso negozio dei Fratelli Bocconi.

Genova del passato: i nastri e le chincaglierie del Signor Gaetano Cassini

Tic tac, tic tac, saliamo ancora con gioia ed entusiasmo sulla macchina del tempo, cari amici, oggi ce ne andremo insieme a far compere nel passato di Genova.
E troveremo una vecchia conoscenza, non sapete che soddisfazione sia stata per me ritrovare un vecchio amico!
Andiamo con ordine senza far confusione e salutiamo il Signor Gaetano Cassini, lungimirante imprenditore e commerciante.
Il Signor Cassini è titolare di una fornitissima merceria, vende fili, bottoni preziosi, nastri pregiati e raffinate passamanerie, da lui si trova tutto per la felicità di signore e signorine genovesi.
Naturalmente il nome del nostro abile commerciante ricorre nelle guide commerciali della sua epoca.
E infatti è nominato sul Lunario del 1882 e risulta nell’elenco delle Mercerie e Novità per Signora, la sua attività è situata sotto i Portici dell’Accademia.

Sul Lunario del 1892 il negozio risulta poi ancora in Piazza De Ferrari ma nel 1894 si aggiunge anche un’altra merceria in Via Giulia, la strada che un giorno verrà demolita per la costruzione di Via XX Settembre.

Ma la macchina del tempo, cari amici, ci porta ancor più indietro negli anni, seguitemi in questo viaggio per me emozionante.
Dunque, dovete sapere che qualche anno fa durante uno dei miei giretti per mercatini ho avuto la fortuna di reperire un raro foglio di carta intestata del Signor Cassini firmato per quietanza dal Signor Cassini medesimo!
È evidentemente un elenco di merce probabilmente destinato ad uno dei suoi clienti.

Guardando con più attenzione si nota in alto a destra la data: questo sgualcito foglio di carta risale al 1860.

Osserviamo poi la stampa dalla quale si evince che il negozio si trova nella piazza centrale di Genova, nella cornicetta sono poi ben specificate le pregiate merci trattate dal Signor Cassini.
Vi occorrono delle cavigliere in filosella? Ecco, adesso sapete dove trovarle!

Notiamo poi il dettaglio del documento: si riferisce a una ricca fornitura di filo, filosella e filato lucido rosa che forse sarà servito per certi leziosi abitini di ambiziose bimbette o signorinette!

Ora le fortunate circostanze che hanno portato sul mio cammino il Signor Gaetano Cassini non sono certo terminate qui.
Infatti, un po’ di anni fa ebbi già modo di fare la sua conoscenza quando al mercatino di Fontanigorda trovai su una bancarella un delizioso puntaspilli proveniente dal negozio di Piazza De Ferrari.

È un piccolo oggetto passato tra le mani sapienti di qualche abile sarta o madre di famiglia, sul bordo ho trovato appuntati alcuni spilli e lì li ho lasciati.
Questo gadget pubblicitario era chiaramente destinato dal Signor Cassini alla sua affezionata clientela e, come forse i miei più fidati lettori ricorderanno, ho già avuto modo di scriverne in passato in questo articolo.

Ora potete comprendere il mio entusiasmo per il fatto di essermi imbattuta in un foglio spiegazzato che ancora una volta ha condotto davanti ai miei occhi il nome di Gaetano Cassini.
Come se un sottile e scivoloso filo di seta potesse ricondurre questo abile commerciante davanti agli sguardi dei suoi concittadini, in quella città che lo vide protagonista dei suoi successi commerciali.
Da questa Genova così lontana mando così un affettuoso saluto a lei, caro Signor Cassini.

21 Maggio 1848: Vincenzo Gioberti a Genova

Ritorniamo ai tempi del fervore patriottico, ai giorni di primavera del 1848 durante i quali si attende con trepidazione un illustre visitatore: Vincenzo Gioberti.
Pensatore, teologo, sacerdote e patriota, Gioberti ricopre in quel momento l’incarico di Presidente della Camera dei deputati del Regno di Sardegna, è un protagonista del suo tempo e della nostra storia e in quelle ore genovesi l’imminenza del suo arrivo in città accende i cuori e riscalda gli animi.
È il 20 Maggio quando si riceve la conferma che egli giungerà ad ore nella Superba: si chiudono le botteghe, una fiumana di gente si dirige verso la porta dalla quale si crede che entrerà Gioberti, le mura della città si coprono di manifesti con la scritta Viva Gioberti!
Tutti rimangono ad attenderlo fino a tardi e il nostro infine si palesa a notte fonda: a bordo di una carrozza scortata dalla Guardia Nazionale giunge così all’Hotel Feder in Via al Ponte Reale.
E tutto attorno c’è un gran trambusto, la gente si accalca tra grida di giubilo, i genovesi alle finestre e ai balconi osservano con fiera partecipazione.

La mattina dopo lo aspetta ancora una folla e una calca di gente, Gioberti si affaccia più volte dal balcone della sua camera d’albergo e ringrazia i genovesi per la calorosa accoglienza, naturalmente egli riceve in modi diversi anche tutti gli onori dalle varie autorità cittadine.

Tra i suoi recenti trascorsi Gioberti annoverava anche l’esperienza del carcere: nel 1833 era stato infatti arrestato come cospiratore mazziniano e in quella circostanza aveva condiviso la cella con un certo Grondona.
Grondona, al tempo della visita genovese di Gioberti era Maggiore della Guardia Nazionale e così non mancò certo di palesarsi ai suoi occhi, riportando alla memoria di Gioberti quei giorni difficili: narrano le cronache che i due si abbracciarono, in un istante di autentica commozione.
La mattina di domenica 21 Maggio, dove aver partecipato alla messa, Gioberti si recò a compiere una visita particolare: andò infatti a trovare Maria Drago, madre di Giuseppe Mazzini e, anche se le visioni politiche di Mazzini e Gioberti certo non collimavano, l’incontro con l’anziana madre del patriota fu denso di commozione.

Casa natale di Giuseppe Mazzini
Museo del Risorgimento e Istituto Mazziniano

La sera del 21 Maggio in Piazza Caricamento gli venne poi tributato un ulteriore omaggio, la piazza è gremita di folla, l’orchestra e i cori del Teatro Carlo Felice offrono uno spettacolo straordinario e cantano per Gioberti il coro dell’Ernani cambiando alcune parole, invece di pronunciare a Carlo Magno Gloria intonano invece al Gran Gioberti Gloria.
Ho trovato notizie del soggiorno di Gioberti a Genova nel libro di Giovanni Monteleone Storia di un teatro: il Carlo Felice edito da Erga nel 1969, ulteriori diversi approfondimenti sono reperibili in altri testi più antichi e risalenti alla seconda metà dell’Ottocento.
Gioberti lasciò l’Hotel Feder la mattina del 22 maggio, incedendo tra due ali di rappresentanti della Guardia Nazionale.
Le campane suonavano a festa e nell’aria risuonavano i colpi di cannone, gran festa salutò l’illustre ospite.
Giunto a bordo del vapore Lombardo Gioberti volse il suo sguardo verso la costa, dove sventolavano le bandiere tricolori al ritmo della musica suonata dalle bande.
Così accadde in un giorno di maggio del 1848, sotto il cielo di Genova.

Genova, 1883: il favoloso deposito di stoffe del Signor Zunino

La notizia è poco più che un trafiletto, una breve catena di parole capace tuttavia di restituire l’immagine di un mondo scomparso.
Siamo nel lontano 1883 e tra le pagine del giornale La Settimana Religiosa si annuncia l’apertura di un fornito deposito di proprietà del Signor Lorenzo Zunino.
Il signor Zunino doveva essere persona stimata e ben conosciuta a Genova, infatti sul giornale si legge che egli è il proprietario dell’antico negozio delle Vigne, a due passi dalla bella chiesa.

Per la precisione, la bottega del signor Zunino si trovava in Vico delle Vigne, un pertugio che dalla piazza conduce in Via Orefici.
E certamente doveva trattarsi di un negozio dalla lunga tradizione perché viene citato già nella Guida Commerciale Descrittiva di Genova per l’anno 1874-75 redatta da Edoardo Michele Chiozza.

Capirete che per me trovare un merciaio dalle parti di Campetto è un’assoluta emozione perché il mio avo Vincenzo aveva il suo bel negozio di passamanerie proprio in Campetto, quindi questo Signor Zunino era un suo collega e concorrente, si saranno ben conosciuti!
E certamente anche dal Signor Zunino si saranno trovati certi bordi raffinati e i fili d’oro come quelli del mio avo Vincenzo che ancora conservo.

Torniamo quindi agli affari del Signor Zunino che, da abile commerciante, pensò giustamente di aprire il suo fornito deposito in una delle strade più celebri e frequentate della città: la favolosa Via Giulia.
E così ecco il suo deposito, sorto proprio accanto alla Farmacia Lertora.
E che abbondanza dal Signor Zunino!
Qui si trovano sete e tessuti Oxford per vesti e camicie, pregiate Caroline e tessuti per materassi e tende, Madapolam e tele di cotone.
E poi spighe fini e andanti, fodere, fustagni, merinos, stoffa per fazzoletti e molto altro!
Il tutto a prezzi più che convenienti, è ovvio.
Nell’antica Via Giulia, nel lontano 1883.

Ora, come potremo ben comprendere, il nostro povero Signor Zunino non poteva certo sapere che da lì a poco, sul finire del secolo, la Via Giulia sarebbe scomparsa per lasciar spazio all’edificazione di Via XX Settembre.
E il deposito? E le stoffe? E i fustagni e le fodere?
Ho così consultato le mie guide del passato per cercar traccia del Signor Zunino e sappiate che nel 1894 il negozio di Via Giulia risultava regolarmente ancora al suo posto ma risulta in capo a Zunino M. che sarà stato certamente figlio o parente del Signor Lorenzo.
Risultano poi, in diverse parti della città e in anni diversi, negozi di stoffe di proprietà di altri Zunino, ad esempio nel 1887 risulta un negozio di proprietà dei fratelli Zunino in Piazza della Posta Vecchia.
Il glorioso negozio di mercerie di Vico Vigne ebbe invece lunga vita, è infatti presente nella Guida del 1899 e in quella del 1902.
Poi il tempo scorre e posa il suo velo sulle fatiche degli uomini, così accadde anche al nostro abile commerciante.
E da qui, da questo secolo che lui non ha mai conosciuto, mando un saluto caro al Signor Lorenzo Zunino, abile commerciante e fidato il punto di riferimento per le sarte e le madri di famiglia della Genova che lui conobbe.

Percorrendo Salita del Fondaco

Percorrendo Salita del Fondaco il cielo sopra di voi parrà invitarvi ad inoltrarvi in questo caruggio che dalla movimentata Piazza De Ferrari sbuca in Salita dell’Arcivescovato.

E il sole travolge questo modesto caruggetto anche lui di bellezza superba come la città che lo racchiude.

Salita del Fondaco prende il suo nome dai fondaci che, come scrive puntualmente Amedeo Pescio, erano i depositi e gli spacci di vino.
E lì, nei fondi di Palazzo Ducale, c’erano proprio alcuni di questi depositi.

E nel passato c’erano anche diverse attività commerciali, basta sfogliare la Guida Pagano del 1926 e si scoprirà un mondo diverso con i suoi rumori e le sue abitudini.

E infatti qui il Signor Giannini vendeva i suoi vini, poi c’era un negozio di stuoie, uno di tessuti e un mobilificio.
C’erano anche una salumeria e un rinomato ristorante che di certo vendeva piatti prelibati.

E inoltre diverse altre attività erano ospitate all’interno del civico 4, lì c’erano diversi rappresentanti ma c’era anche il Signor Raiteri con le sue confezioni alla moda e pure il Signor Filipazzi che nella sua bella sartoria di certo serviva le esigenti signori genovesi.
E infine c’era anche il signor Corsanego che qui vendeva i suoi fonografi, non sapete cosa darei per poter sbirciare un po’ tra i suoi scaffali!

Qui nell’antica Salita del Fondaco e dei depositi di vino.

Qui dove il cielo di Genova si svela in tutto il suo lucente splendore.

La Corte: una colazione deliziosa nei caruggi

Oggi vi porto con me a fare una deliziosa colazione in un locale bellissimo dove la qualità si unisce allo stile e all’eleganza degli ambienti.
La Corte è il locale di Romanengo situato in Via di Soziglia accanto alla storica confetteria, una colazione qui può divenire un’esperienza dolcemente particolare.

Salon da the, caffè, cioccolateria e gelateria, la Corte vi accoglie nella sua sala impreziosita dagli antichi arredi.
Qui potrete anche trovare piatti leggeri e raffinati per le vostre pause pranzo.

In un luogo che racconta l’antica storia di Romanengo che ho già avuto modo di raccontarvi in passato in  questo post e in questo post.

E nelle vetrinette sono esposte le scatole con le molte delizie.

Una colazione alla Corte è un rito composto da minuziosi e garbati dettagli rari da trovare in questi nostri tempi confusi e distratti.
E così accomodiamoci sulle comode poltroncine e gustiamoci un buon cappuccino.

Le morbide brioches sono una delizia per il palato, nel piattino trovate i semi di cardamomo per aromatizzare l’acqua.

E lo zucchero è in perle come le gocce di rosolio.

Gocce di rosolio che sono una delle celebri raffinatezze prodotte con cura e antica maestria nel Laboratorio di Romanengo, per la vostra colazione ve ne porteranno alcune in un raffinato piattino.

Sotto la luce soffusa di un luogo caldo e piacevolmente accogliente.

Dove ovunque si ritrova lo stile inconfondibile di Romanengo.

Dolcezza, eleganza e genovesità.

Così La Corte si affaccia sull’antica Soziglia, in questi vicoli dove ebbe inizio l’avventura imprenditoriale di Romanengo nel lontano 1780.

Qui potrete anche gustare i loro gelati.

E riscoprire la quieta e magnifica atmosfera di un’esclusiva sala da the.

Con la dolcezza dei bonbon e delle invitanti pastine.

Nella nostra amata Soziglia, nel cuore della Genova antica.

I favolosi cappelli di Via Carlo Felice

Ritornando a camminare nel passato ci ritroviamo in Via Carlo Felice, toponimo che una volta era attribuito alla nostra Via XXV Aprile.
In questo girovagare a ritroso nel tempo faremo la conoscenza di una persona che certo seguì e segnò le mode dell’epoca nel corso di molti anni.
E partiamo dal 1890: in quell’anno la signora Giuseppina Gibello esercita la sua raffinata arte di modista in Campetto e crea favolosi cappelli per le signore e signorine della città, l’attività è indicata nella Guida Pagano di quell’anno.
Nel 1899 la troviamo poi in Via Carlo Felice al numero 15 e in seguito, nel 1902,  il suo negozio sarà al numero 21 di Via Carlo Felice e qui resterà per moltissimi anni.
Ma immaginate l’elegante negozio della Signora Giuseppina?
È un trionfo di trine e sete, velluti e fiocchi, ci sono perle e fiori artificiali da appuntare sui cappelli a tesa larga, la moda di inizio secolo impone una certa leziosità.

Il tempo scorrerà, arriveranno gli anni ‘20 e saranno in voga i cappelli a cloche e la signora Giuseppina sarà ancora lì, pronta ad accontentare la sua esigente clientela con la sua fiorente attività, il suo nome infatti risulta nelle Guide Pagano dell’anno 1922 e dell’anno 1926.
Immagino la signora Giuseppina affabile e attenta, precisa e paziente, fare la modista è un’arte che richiede una certa dedizione.
E di sicuro nel negozio della signora Giuseppina ci saranno state sarte e lavoranti, ad ognuna di loro lei avrà insegnato alcuni segreti del mestiere.
Il tempo passerà ancora e per la Signora Giuseppina verrà il momento di cedere il testimone: una delle mie Guide indica infatti che nel 1934 in Via Carlo Felice 21 c’era il negozio di modista della Signora Emma Repetti.
Chissà se la signora Emma aveva conosciuto la Signora Giuseppina, sarei tanto curiosa di saperlo!

La moda dei cappelli non perse mai il suo fascino, nella Guida del 1937 viene indicata in Via Carlo Felice 21 la modista Pagliari E., lo stesso nome è presente nella Guida del 1959, anche questa attività durò quindi molto tempo.
A conti fatti questo significa che per più di sessant’anni in quell’esercizio commerciale vennero confezionati cappelli alla moda per la gioia delle genovesi.
Questo articolo nasce da una mia personale curiosità perché un bel giorno, passando in Via XXV Aprile, mi sono domandata cosa ci fosse nel passato in quello che sembra un negozio d’epoca per i marmi e le decorazioni che ne abbelliscono gli esterni.
E così ho compiuto una breve e modesta ricerca sulle mie Guide facendo poi queste splendide scoperte.
Per molti e molti anni, in Via Carlo Felice, potevate acquistare favolosi cappelli di ogni foggia, misura e stile.
E trovandovi da quelle parti provate a guardare con gli occhi della fantasia: potrebbe capitarvi di intravedere la fiera Signora Giuseppina nel suo magnifico negozio di cappelli.

Camminando nel passato di Caricamento

Tic tac, tic tac, è ripartita ancora la macchina del tempo e grazie ai dettagli di una mia bella cartolina ce ne andiamo nella Genova del passato e in uno dei suoi luoghi frementi di vita e di commerci.
Siamo in Piazza Caricamento che prende il suo nome dal caricamento delle merci che qui veniva effettuato a partire dalla metà dell’Ottocento.
C’è una sorta di chiosco e un continuo andirivieni di gente.

E poi carri, carretti, cavalli, una confusioni di voci e di suoni.

Ecco la figura di Raffaele Rubattino, armatore dei Mille, così raffigurato nella statua opera di Augusto Rivalta.
Come si noterà la solenne figura del Rubattino è rivolta verso ponente mentre ai giorni nostri egli guarda il mare.
E osserviamo bene la palazzata di Caricamento: sotto a certe finestre si scorge chiaramente un’insegna.

È quella del celebre Albergo del Raschianino o della Felicità, reso famoso da certi patrioti.

Infatti, come ancora ricorda una targa marmorea affissa sull’edificio, qui si trovarono i volontari della Spedizione dei Mille pronti ad imbarcarsi sul Piemonte e sul Lombardo al seguito del Generale Garibaldi.
Di quel loro soggiorno all’Hotel Raschianino ho già avuto modo di scrivere diverso tempo fa in questo post.

Proprio a fianco al Raschianino ecco un’altra vecchia gloria cittadina: è l’Hotel Smith con le sue camere con vista.

Continuiamo a passeggiare per Caricamento, qui è tutto un cigolio di ruote di carri e sono cataste di casse e di merci, c’è gran da fare da queste parti.
Ma cosa ci sarà là dietro?

Di sicuro c’è la bottega di un liquorista che di certo è molto frequentata, del resta è in una posizione decisamente strategica.

E tutto attorno la vita è frenetica e pare non fermarsi mai.

Ora, come già sappiamo, Raffaele Rubattino se ne sta là rivolto verso il mare e da qualche tempo lì intorno sono stati posizionati degli alberi che ancora devono crescere.

Guardando con occhi diversi, tuttavia, si può ancora vedere l’antica Caricamento e quel suo lontano passato.

Camminando nel passato di Piazza Ponticello

Tic tac, tic tac, così riparte inesorabile la mia macchina del tempo e ci porta ancora una volta in un luogo perduto di Genova, quella Piazza Ponticello che a metà degli anni ‘30 verrà demolita e scomparirà per lasciar spazio a quella Genova Nuova che sorgerà tra Piazza Dante e Via XX Settembre.
Tempo fa, nel mio girovagare per le strade di Genova, trovai una traccia di Piazza Ponticello e quella fu davvero un’emozione grande e la descrissi così in questo post, fu davvero come ritornare ad un passato scomparso.
E quell’emozione ritorna, oggi, nell’attraversare Piazza Ponticello scrutando i dettagli di una mia bella cartolina che ci restituisce intatto quel mondo lontano.
Vivace, convulsa, una baraonda di vita e di voci, di suoni e di profumi, così doveva essere Piazza Ponticello.
In lontananza si staglia la prospettiva di Via Fieschi e in primo piano si nota un ragazzino vestito alla marinara: è voltato verso la Piazza e pare invitarci ad andare con lui alla scoperta di questo luogo a lui caro.

Sul muro è affisso un manifesto della Singer, fortunate le giovani donne del tempo che hanno una macchina da cucire a pedale con la quale confezionano gli abiti e ciò che è necessario!
Lì accanto c’è l’ingresso di una bottiglieria dove si serve vino buono per brindare alla bellezza della vita.

Al piano superiore ecco le insegne di altre attività, la sartoria avrà di certo buoni affari in Piazza Ponticello.

Ecco ancora la sartoria del Signor Cosimini, con il suo bel bancone di legno, le stoffe lisce e pregiate, le scatole ricolme di bottoni e nastri.
E osservate con attenzione il dettaglio di questo frammento di cartolina.
A sinistra si nota una tenda tirata in fuori e su di esse è impresso il nome dell’attività: è la leggendaria Cremeria Buonafede che qui aveva una delle sue sedi.
Ai giorni nostri, per la gioia di genovesi e visitatori la panna e le altre delizie di Buonafede si trovano ancora in Via Luccoli e in Via degli Orefici.

In questo istante del passato, invece, in Piazza Ponticello si fa la fila per assicurarsi una dolce ricompensa e c’è anche un piccoletto con tanto di braghe corte e bretelle, se ne sta lì impaziente e desideroso di assaporare quella bontà!

Quanto è briosa questa Piazza Ponticello, la percorrono massaie trafelate, elegantoni con raffinate pagliette e lavoratori che non si risparmiano: guardate bene, dietro al bambinetto in primo piano con il cappello c’è un uomo che trascina un carretto e un po’ più a destra un tale che trasporta una piccola botte.
In Ponticello trovate poi una fornita farmacia e alla Trattoria Fieschi tutto è pronto per accontentare i palati più esigenti.

Ecco ancora un altro lavoratore con un pesante pacco sulla schiena, doveva essere dura a quei tempi, se ci pensate.
Al centro della Piazza zampilla l’acqua nella fontana: è il celebre barchile che oggi è collocato in Campetto.
Un tempo era qui, tra i i suoni e i colori di questa piazza.

Questa era Piazza Ponticello, colorata, popolare, allegra, fremente di vita e di voci e a volte, come per una misteriosa magia, pare ancora tutto reale e presente.

Le botteghe di Via di Ravecca nel 1926

Ritornando a camminare nel passato vi porto con me nella nostra Via di Ravecca, andremo per botteghe seguendo le indicazioni della Guida Pagano del 1926, un volume formidabile per compiere veri e propri viaggi nel tempo.
Via di Ravecca è una strada di grande passaggio e fermento, qui ci sono ben sei macellerie, tre rivendite di vini e sette osterie che offrono delizie fumanti agli avventori.
Ci sono due rivendite di torte e farinate, una friggitoria, diverse latterie e pizzicagnoli e salumai con i banconi pieni di merce, fruttivendoli e carbonai.

E il cielo è spazzato dal vento, sopra Via di Ravecca.

Attraversando queste antiche strade, come ben sapete spesso mi domando cosa ci fosse un tempo in quei luoghi che, oggi occupati da nuove attività, ancora conservano traccia di ciò che erano: lo si comprende dai marmi che incorniciano gli ingressi, dai numeri civici evidentemente antichi.
Ad esempio, al 26 e 28 rosso di Via di Ravecca c’era il magnifico negozio della Signora Emma Cereghino che vendeva ottime paste alimentari.

Ed è facile immaginare la coda dei clienti che pazienti fanno la fila davanti al negozio della Signora Emma.

Lì accanto, come si può ben vedere, si vendevano ottime trippe.

Malgrado noi, malgrado la nostra inevitabile distrazione luoghi come questo custodiscono ancora gelosamente le loro storie, le vicende di coloro che attraversarono queste vie e l’eco delle voci che qui risuonarono.
È l’anima dei luoghi a superare il tempo e ad essere ancora, in qualche modo, presente.
E percorrendo Via di Ravecca in quel 1926 avreste trovato ben tre diverse drogherie odorose di spezie, negozi di commestibili e panifici che sfornavano profumate specialità.

Uno di questi era il panificio del Signor Trucco, collocato al 36 rosso di Via di Ravecca, chissà che buona doveva essere la sua focaccia!

Il tempo sfuma le memorie, il presente si sovrappone a ciò che è ormai trascorso e la vita assume nuovi colori e diverse intensità.

Eppure a volte, in questi luoghi antichi, il passato e il presente si sfiorano come la luce e l’ombra in un giorno d’estate in Via di Ravecca.