Un’antica edicola in Via Garibaldi

È un’antica edicola sita in Via Garibaldi ed è tutta una meraviglia di marmi e di piccoli angeli deliziosi e devoti.

Le mani sul cuore, lo sguardo rivolto a Gesù.

La parte centrale dell’edicola, oscurata già nei tempi lontani da una grata, era destinata ad ospitare un dipinto raffigurante la Madonna di Loreto che penso non sia più presente oppure è talmente sbiadito da non essere visibile, personalmente però propendo per la prima ipotesi.

Nella parte superiore i piccoli angioletti circondano l’ovale nel quale è dipinto il volto di Gesù.

E i suoi tratti, sebbene offuscati dallo scorrere del tempo, restano invece ancora riconoscibili.

Un piccolo angelo sovrasta il ricco baldacchino.

E alla base dell’edicola è collocata un’iscrizione latina recante anche l’indicazione dell’anno 1874.

Un visetto dolce, una celestiale e infantile tenerezza.

La bella edicola si trova all’inizio di Via Garibaldi, sul fastoso Palazzo di Agostino Pallavicino.

È la memoria viva di una devozione antica, nella strada più bella di Genova.

In carrozza in Strada Nuova

Cigolano le ruote di legno, i cavalli procedono mansueti mentre si attraversa Strada Nuova in carrozza.
Ed è una mirabolante fantasmagoria di colori, nella prospettiva regale della più fastosa strada genovese, mentre la folla si accalca e fluisce come l’onda tra i palazzi nobiliari.

La luce dei lampioni rischiara le sere di Strada Nuova, ammantando le dimore di una magia incantevole.

E la vita fluisce, con le sue sfumature e la dolcezze.
Tutto è vivace, vero, suggestivo e pare di sentire i suoni del quotidiano e la voce argentina della bimba che incede accanto alla sua mamma.

Una suggestione di Strada Nuova, anche ad osservarla ai nostri tempi non è difficile immaginare le epoche passate e quella romantica lentezza che la percorreva.

Le immagini che avete veduto sono dettagli di una bella cartolina della mia collezione.
Il dipinto è opera dell’acquarellista Aurelio Craffonara e fa parte di una serie di cartoline che furono pubblicate all’inizio del ‘900 dal Fratelli Benzo Editore di Alessandria.
Una veduta particolare ricreata dalle pennellate d’artista e il tempo che scorre mentre la carrozza percorre lentamente Strada Nuova.

Natale 1913: doni speciali dal fotografo Ernesto Rossi

Nei giorni che precedono le feste tutti noi ci mettiamo in cerca dei regali perfetti per i nostri cari, così è ai nostri tempi e così era anche nel passato.
E come sempre per conoscere usi e abitudini della vita quotidiana la lettura dei giornali si rivela uno strumento infallibile, anche un articoletto di poche righe apre finestre inaspettate sugli anni che non abbiamo vissuto.
E leggendo Il Lavoro del mese di dicembre del 1913 si trova uno spazio dedicato al celebre fotografo Ernesto Rossi che così illustra le sue proposte per i doni di Natale.
Il nostro abile fotografo propone ai suoi clienti alcuni autentici gingilli, nel suo studio infatti si trovano esposti ritratti a colori in vero smalto e miniature racchiusi in anelli, ciondoli per catena, spille da uomo e da donna, orologi, portasigarette, accendi fiammiferi e porta gioielli.
E così, coloro che si sono lasciati immortalare dal bravo fotografo, come la bella coppia che qui vedete, potranno avere sempre vicino il ritratto dell’amato bene.

E questi apprezzati gioielli contenenti il ritrattino possono essere acquistati anche a buon prezzo, ve ne sono da lire otto in più!
Chi volesse ammirarne un’ampia esposizione non ha che da recarsi presso lo Stabilimento Fotografico di Ernesto Rossi in Via Garibaldi 6, come ben specificato sul dorso di ogni fotografia.

Lo studio si trova in un edificio prestigioso, un tempo dimora di Gio Battista Spinola e poi della famiglia Doria.
E nel passeggio di Strada Nuova, in quegli anni di un secolo nascente, si videro passare dame, gentiluomini, bimbi e bimbe di Genova che varcarono la soglia di quel palazzo per andare dal fotografo Rossi per la fotografia che sarebbe divenuta un caro ricordo.

Là in quel palazzo sul quale sventola il vessillo della Superba.

Che splendida invenzione la fotografia!
Nello righe dedicate al nostro Ernesto Rossi sulle pagine del Lavoro si legge anche che i clienti possono richiedere ingrandimenti dei loro ritratti e questi verranno proposti con un raffinato passe-partout e con una bella cornice in oro oppure in bronzo.
Sono doni tanto graditi e apprezzati da coloro che li ricevono, tutti desiderano conservare l’immagine cara delle persone amate.
E infine da Ernesto Rossi c’è anche un reparto speciale interamente dedicato ai ritratti in porcellana, nei giorni di dicembre si raccomanda ai signori clienti di prenotarsi per tempo, con la certezza che usciranno dallo pienamente soddisfatti.

Con un sorriso che rimarrà per sempre, con questa luce negli occhi, negli anni dell’amore e della felicità, grazie alla misteriosa bellezza di una magnifica invenzione.

Luce in Strada Nuova

È la luce che così cade, in Strada Nuova.
Di mattino presto, quando ancora non c’è nessuno in giro.
La luce sfiora la via, sembra scivolare via e giocare con le ombre, in questa straordinaria prospettiva di palazzi nobiliari.
E tutto dura appena qualche istante, un miracolo di bellezza che ho avuto la fortuna di ammirare.
È semplicemente la luce in Strada Nuova.

Genova, 1899: un parrucchiere in Strada Nuova

Ed eccoci ancora a camminare nuovamente nel nostro passato, alla scoperta delle curiosità e dei luoghi prediletti dai genovesi di quel tempo.
Elegante, fastosa e sempre alla moda ecco la nostra bella Strada Nuova con i suoi ricchi palazzi nobiliari, questa via genovese conserva intatto il suo indiscutibile fascino.

E in questo 1899, alle soglie di un nuovo secolo che sta per sbocciare, Strada Nuova è un fiorire di interessanti attività.
Vi si trovano, ad esempio, certi ricercati studi fotografici dove si recano i membri della buona società per farsi ritrarre in quelle carte de visite nelle quali verrà catturato un breve istante della loro esistenza.
E in Strada Nuova, ai nostri tempi denominata Via Garibaldi, è sempre gradita una sosta al celebre Caffè della Concordia del quale ebbi già modo di scrivere in questo articolo, si tratta davvero di un luogo leggendario di questa città.

Dunque, in questi giorni luminosi del 1899, proprio lì sotto al Caffè della Concordia, svolge la sua attività il Signor Osilia: G.B. per la precisione!
A Genova, come si sa, c’è sempre un Giovanni Battista, chiaramente Baciccia per gli amici!
Ma non divaghiamo, restiamo davanti al bel salone di Strada Nuova: il Signor Osilia è parrucchiere e profumiere e si è aggiudicato un’intera pagina sull’Annuario Genovese Lunario del Signor Regina del 1899 ed io, avendo la fortuna di possedere questo prezioso volume, posso portarvi a fare questo fantastico viaggio nel tempo.
Così il Signor Osilia, con tutti gli ossequi e le raffinatezze del caso, vi accoglierà nel suo negozio, ma all’occorrenza sappiate che è previsto anche il servizio a domicilio.

Va detto che il nostro presta notevole attenzione ad ogni dettaglio.
Ah sì, naturalmente ha molta importanza l’igiene e G.B. Osiglia ci tiene così a sottolineare la sua professionalità per la quale è certamente molto apprezzato dalla clientela.
E a colpire la mia attenzione è stato un preciso particolare, di certo molto gradito anche agli affezionati clienti del Signor Osilia: la sala da toeletta è fornita di ventilatore elettrico rotativo.
Perbacco, niente di meno!
E con il caldo incessante fa tanto piacere un po’ di refrigerio, c’è da dire che il nostro sa davvero il fatto suo e se volete far la sua conoscenza vi basterà viaggiare indietro nel tempo e arriverete così nel favoloso 1899 quando in Strada Nuova c’era un parrucchiere e profumiere di nome G. B. Osilia.

 

Il sorriso di Elvira

E poi lei: il suo nome è Elvira.
Ritta in piedi accanto ad una seggiolina, con il braccio posato ad arte secondo precisi canoni, osserva il fotografo quasi un po’ spavalda, non sembra proprio timida.
Elvira, la piccola Elvira con la giacchetta di velluto e i capelli che le cadono sulla schiena.

Elvira con la gonnellina chiara bordata di scuro secondo la moda del tempo, Elvira con gli stivaletti, in quella su posa.
Elvira con tutto un sentiero infinito ancora da percorrere, con il passo leggero.

Elvira con gli occhi grandi, gli orecchini pendenti, il fiocchetto in testa.
Elvira e quel sorriso appena accennato: il suo.
Non esistono due sorrisi uguali, mai.

Il nome di lei mi è noto perché qualcuno lo scrisse a matita sulla fotografia: zia Elvira.
Accadde in un giorno di un tempo lontano, nello studio del bravo fotografo Sciutto in Strada Nuova, la via più elegante della città.
Elvira forse arrivò stringendo la mano della sua mamma, scosse un po’ i capelli, forse si guardò intorno incuriosita.
E rimase immobile, in un tempo catturato da una magia, un tempo che ancora ci restituisce il sorriso di Elvira.

Luci mattutine in Strada Nuova

Così, una mattina di dicembre.
Era presto, da poco erano passate le sette e mi trovavo in Via Garibaldi, la magnifica via genovese che io amo chiamare ancora con il suo antico toponimo: Strada Nuova.
Meravigliosa, regale, bella da togliere il fiato, semplicemente Strada Nuova nella luce del mattino.

Quando ancora poche persone l’attraversano, quando la notte sfugge via per lasciare posto al giorno nascente.

Cosi si diradano le ombre e la luce accarezza gli antichi edifici nobiliari.

E un chiarore dorato riveste il palazzo un tempo appartenuto a Baldassarre Lomellini, i recenti restauri ne valorizzano davvero l’eleganza.

Lentamente il cielo si rischiara, piano il sole si leva e sotto al turchese si risveglia la città con le sue fastose dimore.

E tutto è avvolto da una magica e silenziosa quiete.

Così risplende la nostra Strada Nuova nelle brillanti luci del mattino.

Un pianoforte in Strada Nuova

Una sera, rientrando a casa.
Mentre la luce si fa sempre più fioca, nel tempo d’autunno.
E metti che ci sia un pianoforte in Strada Nuova.

E metti che poi le note risuonino in questa strada ampia e gloriosa.
E tutti si fermano ad ascoltare, la musica ha questa potenza, sa avvolgere i pensieri, in certi luoghi poi è ancora più incantevole.

Un pianoforte in Strada Nuova: chi lo vede da lontano rallenta il passo.
Arriva una ragazza con lo zainetto sulle spalle, alcune persone stanno sedute sui gradini di Palazzo Tursi, una mamma spinge il passeggino.

Musica nella via dei Rolli, i palazzi della nobiltà, questo è uno degli eventi organizzati in occasione del Salone Nautico.
Tra questi edifici maestosi, davanti alla prospettiva dorata di un caruggio a me molto caro, mentre il giovane pianista fa scorrere le dita sui tasti bianchi e neri.

Un pianoforte in Strada Nuova: una che come me ama i caruggi non può che osservarlo da là, tra le case alte di Vico Duca.

E intanto dolcissime note si levano nell’aria.
Ed è pura bellezza e perfetta armonia.
Semplicemente, in Strada Nuova.

Ombre d’estate in Strada Nuova

D’estate, la luce.
Come una marea che sale, come un vento caldo che attraversa le vie.
Si getta così, lungo Strada Nuova e tutto rischiara.
D’estate, questa è la luce del mattino.

Mutevole poi, quando quasi si avvicina la sera, il sole in lontananza ti abbaglia.
E allora i suoi raggi disegnano le ombre, in una sera di luglio che va via lenta, con questa dolcezza.

Ed è un risuonar di voci, gonne leggere, sandali, zainetti sulle spalle, capelli sciolti, collane colorate, pelle ambrata e lentiggini.
E passi di danza, nel chiarore scintillante di Genova.

Una magia del sole, semplicemente.
Nel tempo d’estate, luci ed ombre in Strada Nuova.

Guardando i tetti da Palazzo Rosso

Di ardesie, caruggi e terrazzini.
In Via Garibaldi, già Strada Nuova, c’è un edificio che un tempo appartenne a una generosa genovese: Palazzo Rosso era la sua casa, lei volle donarlo alla città e ai suoi abitanti, oggi è uno dei prestigiosi Musei di Strada Nuova.

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Benvenuti nella dimora di Maria Brignole Sale, nobildonna e benefattrice che tanto si spese per la Superba, altrettanto fece il suo consorte, il Duca di Galliera, colui che lasciò a Genova ben più di un dono.
Di entrambi tornerò a scrivere, oggi vi porto ad ammirare la Superba da questo palazzo da lei tanto amato.

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Genova di edifici fastosi e di caruggi.
Accanto, grandezza e contrasti.

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E una balaustra, al di là dei vetri geometrie della città.

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Luce e grigio di ardesie, finestrelle e comignoli.

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Prospettive di vicoli e campanili in lontananza.

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Vedute visibili a tutti, oltre alle mirabili collezioni d’arte il palazzo offre ai suoi visitatori panorami mozzafiato.
Sventola la croce di San Giorgio issata sulla Torre Grimaldina, la sospinge il vento di mare.

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E poi ringhiere, pianticelle, cielo.

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Mediterraneo, in una mattina tersa e limpida.

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Rimane tutto in un sola immagine: il Campanile delle Vigne e un filo con i panni stesi,
la Torre degli Embriaci in lontananza e un verde rampicante.
In un solo scatto sacro e profano, la memoria dell’eroe e la semplice quotidianità.

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E tetti, rifugio di pigri gabbiani.

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E ancora si sale, fino alla sommità dell’edificio.
E sono scalette, riquadri di finestre, navi e sovrapposizioni di epoche diverse.

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Una ringhiera, gli abbaini, una scaletta tra le ardesie.

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Profili di curve, di strade, di maestosi palazzi.
E ancora non ho perso l’abitudine di cercare la mia casa quando lo sguardo si posa sulle alture.

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Il terrazzino.
Lassù.
Perso nell’azzurro.
Sopra i tetti, tetti della Superba.

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E ardesie e prospettive che scivolano via, verso l’orizzonte del mare.

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E la città reale e la città riflessa.

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Io so che da alcune case dei caruggi si gode di vedute simili a queste, ma questa particolare bellezza è offerta a tutti: è aperta al mondo, ai genovesi e ai visitatori di questa città.
Un dono di lei, Maria Brignole Sale.
La città di ieri e quella di oggi, i vicoli, il bigo, la vita del porto.

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Un tetto spiovente, tegole rosse, il vento inquieto.
Genova.

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Un dono di lei, Maria Brignole Sale.
Genova.
Guardando i tetti, da Palazzo Rosso.

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